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LA COMUNITA' SEMIOTICA

E' un campo di significati culturali e di valori condivisi, uno spazio mentale collettivo.

I membri sono tali quanto condividono o almeno riconosco un insieme di simboli, significati, valori, norme e tradizoni.

E' uno spazio immaginato, costituito da mappe mentali, che coloro che abitano condividono un repertorio di tratti culturali.

E' uno spazio elastico perché non si basa solo sulla condivisione ma anche sul riconoscimento di una specifica costellazione

di significati e valori. semiotica”

La nozione di “comunità è applicabile al processo di eurogenesi.

Es: nel tentativo di creare un senso di appartenenza transnazionale, si è sostenuta l'esistenza di un'eredità culturale europea. Fra le

matrici prese in considerazione, c'è il cristianesimo. I principi etico-religiosi del cristianesimo sono riconosciuti da tutti gli europei, sia

che creadano o meno, che pratichino o no, o che siano di confessione anglicana, cattolica, protestante e via dicendo. Vi sono

dunque profonde variabili nel rapporto ideologico con il cristianesimo, eppure tutti condividono la cognizione della sua costellazione

di simboli, tutti hanno consapevolezza dei valori che rappresenta e dei suoi dogmi.

Dunque il cristianesimo è sicuramente una comunità di fedeli ma in senso più ampio è una comunità semioticai che include anche

coloro che anche professandosi non credenti, sono cresciuti in un ambiente culturale il cui paesaggio è dominato dal cristianesimo.

La nozione di comunità semiotica è dunque fondamentale affinché il progetto di Europa unita abbia successo, tuttavia

attualmente mancano gli strumenti politici, culturali e tecnici per innescare questo processo di eurogenesi, tipo mass­media

europei, movimenti transnazionali, partiti politici europei. Senza tali strumenti è difficile avviare qualsiasi tentativo di

superamento di barriere linguistiche, storiche e religiose.

Inoltre si è sempre pensato che l'integrazione economia e giuridica fosse primaria rispetto a quella sociale e politica, che anzi,

l'avrebbe seguita.

Si è dunque pensato che i vantaggi economici avrebbero generato una crescita di consenso intorno al progetto europeo.

1950 1970 neofunzionalista, basato sull'idea secondo cui l'integrazione

Tra il e il ha prevalso questo approccio ovvero

economica realizzata abolendo le dogane e favorendo la libera circolazione di merci, dei capitali e del lavoro avrebbe

automaticamente portato all'integrazione politica.

Con piccoli passi in questa direzione si è pian piano tolto potere decisionale agli Stati nazionali, che invece è andato ad

agenzie internazionali.

Tale strategia è stata messa in atto dall'élite tecnocratica formata dai leaders politici e dai funzionari comunitari.

Proprio il fatto che questo progetto di unificazione sia stato e sia tuttora gestito dall'alto, lo rende poco popolare.

L'indifferenza dell'opinione pubblica nei confronti dell'UE è chiaramente rivelata dal calo della partecipazione alle elezioni per il

parlamento europeo: 61% del 1979, 40% del 2009.

L'assenza di una saldatura, nell'opinione pubblica, fra le istutizioni europei e la nozione di “interessi comuni trasnazionali”

impedisce, insieme all'assenza di soggetti politico­sociali trasnazionali e la persistenza di forti identità nazionali, che si compia

un primo passo verso la costruzione di una vera comunità semiotica europea.

TECNICHE DI FORMAZIONE DELL'IDENTITA' TRANSNAZIONALI

Al momento l'unico soggetto che può promuovere la formazione di un'opinione pubblica europea in assenza di soggetti

trasnazionali (mass­media, partiti politici...) è proprio l'Unione, attraverso l'élite tecnocratica e poltica e le sue istituzioni, in

la Commissione per la cultura,

particolare la gioventù, l'educazione e i media.

la cultura

Anche se le istituzioni comunitarie hanno cominciato a considerare uno strumento efficace per la costruzione di

un'identità europea, il limite delle loro iniziative consiste nell'adozione di una strategia basato un modo antico di intendere la

cultura: ovvero il sapere alto, l'eredità artistico­letteraria dei secoli passati e “modernizzata” con l'aggiunta di settori quale

l'industria dello spettacolo e l'informazione.

Nell'orizzonte concettuale di “Noi europei” la cultura viene rappresentata al tempo stesso come una somma di parti

(arte+letteratura+musica ecc...) e come parte di un settore distinto e separato da altri settori quali politica, economia ecc...

Il limite principale della strategia dell'UE in campo cultura sta nell'incapacità di utilizzare il concetto antropologico di cultura.

Infatti il progetto dell'UE si limita a iniziative eterogenee che non aiutano la reale integrazione culturale, quali gemellaggi di

città di Stati diversi, l'istituzione di un premio letterario europeo, uno per la donna europea dell'anno, di settimane europee, di

mesi della cultura europea, di anni europei dedicati a temi specifici.

Il progetto di europeizzare gli europei favorendo la nascita di una nuova identità trasnazionale si concretizza, oltre che

nell'integrazione culturale, anche nell'elaborazione di strategie di persuasione che vengono messe in atto parallelamente al

processo di costruzione legislativa e normativa.

Se l'edificazione di questa intelaiatura mira a ridurre sempre di più gli spazi di sovranità dei singoli Stati membri, le strategie di

persuasione perseguono l'obiettivo completare di diffondere e radire un senso di appartenenza transnazionale che tolga

spazio mentale al senso di appartenenza nazionale. tecnologie

Fra le strategie di persuasione messe in atto per costituire questa cittadinanza mentale, vanno annoverate le

politiche, grazie ai quali si producono e si erogano informazioni e conoscenze che mirano a rimodellare il modo di percepirsi

e di comportarsi dei cittadini europei, creando un'opinione pubblica che rappresenta un passaggio necessario per trasformare

gli abitanti del Continente in una comunità semiotica.

La rappresentazione della realtà sociale viene influenzata in modo da alimentare la credenza nell'esistenza di entità etichettate

come “opinione pubblica europea”, “cittadini europei”. Una volta che gli abitanti si sono persuasi dell'esistenza di tale entità, è

assai facile indurli a credere di farne parte e a comportarsi di conseguenza.

Non è da sottovalutare anche la barriera linguistica: se nella creazione delle Comunità Nazionali l'omogeneità linguistica fu un

fattore determinante, la sintesi pan­europea trova un enorme ostacolo nella frammentazione linguistica. Ma nessuna lingua

può aspirare a prendere un ruolo egemonico, anche se, la sostanziale equipotenza delle tre lingue più importanti e la rilevanza

che hanno sul piano demo­culturare anche lo spagnolo e l'italiano, produce una sorta di neutralizzazione reciproca tra queste

cinque lingue.

Capitolo 3 – La nuova cittadinanza

L'isituzione di una cittadinanza europea è uno dei pilastri della strategia adottata degli organismi dell'UE per creare una nuova

identità sovranazionale.

La cittadinanza da un lato è un insieme normativo di diritti, doveri e privilegi emanato da

un'entità politicamente sovrana (uno Stato), dall'altro è una componente dell'identità individuale

e include elementi autorappresentativi che plasmano comportamenti, relazioni e il modo in cui

un soggetto concepisce il rapporto tra sé e lo Stato e fra sé e le catogorie di “cittadino” e

“straniero”.

La questione della “cittadinanza europea” è ancora nel pieno del dibattito e il punto di partenza è costituito dalla nozione di

nazionale”.

“cittadinanza

trattato di Maastricht 7 Febbraio 1992, istituisce all'articolo 8 lo status di cittadinanza dell'Unione, cui associa

Il del

specifici diritti politici e privilegi, quali libertà di movimento e residenta nei territori degli Stati membri, libertà di voto e

candidatura al Parlamento Europeo e diritto di presentare petizioni in tale Parlamento.

Trattato di Amsterdam 1997 la cittadinanza europea è e a quella

Il del precisa che complementare aggiuntiva

nazionale e non la sostituisce.

In sostanza la cittadinanza europea non abolisce né altera i diritti e gli obblighi di ogni europeo in quanto cittadino di uno Stato

membro dell'unione.

Anche dal punto di vista legale la cittadinanza europea si rivela poca cosa, in quanto la sua sostanza consiste in un fascio di

diritti già esistenti e riconosciuti dalle Costituzioni degli Stati membri dell'Unione. Questa leggerezza della cittadinanza

europea induce a ritenere che essa non possa svolgere un ruolo significativo come fattore identitario e strumento destinato a

potenzare il senso di appartenenza all'Europa.

Capitolo 4 – Simboli ed emblemi dell'Europa unita

La creazione di un repertorio di simboli condivisi costituisce un passaggio cruciale nella creazione di unità e senso di

appartenenza; pertanto sono i medesimi che incarnano le idee di sovranità statale e di identità nazionale: bandiere, inni,

passaporti, monete e banconote. Giugno 1985,

La adottata ufficialmente nel è costituita da un cerchio, scelto in quanto figura geometrica

bandiera dell'UE,

che meglio esprime il senso di unità, mentre il numero 12 delle stelle non sta per il numero di Stati membru, ma perché

ricorrente nelle mitologie e nella storia che l'Europa ha adottato come matrici ideologiche.

12 è il il simbolo di perfezione, pienezza, associato agli apostoli, ai figli di Giacobbe, alle tavole delle leggi romane, alle fatiche

di Ercole, alle ore del giorno e i mesi dell'anno e ai segni dello zodiaco. La Commissione lo scelse quindi come simbolo

dell'identità europea, cosa comprensibile dato che rimanda ai tre pilastri fondamentali che l'Europa ha costruito per

rappresentare il suo passato: mitologia greca, ebraismo e cristianesimo, civilità romana.

In molti casi il simbolismo del vessillo nazionale è comprensibile immediatamente perché rimanda a una narrazione nota come

storia condivisa (es: stelle della bandiera USA, falce e martello dei sovietici, le tre croci sovrapposte della Union Jack...); quello

europeo però è un simbolismo artificioso e quasi nessuno dei cittadini europei è a conoscenza dei riferimenti storico­mitici del

numero di stelle.

L'inno è strettamente associato alla bandiera (vd. l'alzabandiera). La diffusione planetaria del mezzo televisivo ha reso

possibile anche una versione elettronica di questa cerimonia: infatti molti programmi

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Publisher
A.A. 2013-2014
26 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ale_heloise di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Scarduelli Pietro.