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PERIODO HA INIZIO CON

Stato Selvaggio

a. a.

Inferiore Infanzia della razza umana

b. b.

Intermedio Alimentazione ittica, uso del fuoco

c. c.

Superiore Invenzione dell’arco e delle frecce

Barbarie

a. a.

Inferiore Invenzione delle tecniche di ceramica

b. b.

Intermedia Domesticazione di animali, coltivazione e irrigazione, uso di pietra e argilla cotta al

sole

c. c.

Superiore Lavorazione del ferro

Civiltà Invenzione dell’alfabeto fonetico, uso della scrittura

I criteri per ordinare la sequenza dei periodi etnici, hanno a che fare con cambiamenti nelle “TECNICHE di SUSSISTENZA”, ossia

nei modi di procurarsi il cibo. Laddove il passaggio da uno stato al successivo non era chiaro, Morgan adopera altri criteri come l’uso

della ceramica o della scrittura. Dal suo punto di vista, lo schema unilineare chiariva così bene la variazione culturale, che eccezioni e

incongruenze erano dovute senz’altro all’insufficienza dei dati.

 TIPOLOGIE SOCIO-STRUTTURALI, il contributo dell’antropologia britannica: con il tempo, nuove

informazioni e nuove scoperte portarono gli antropologi a considerare insoddisfacente la tipologia evoluzionistica.

Alla fine del XIX secolo la maggioranza dell’Africa e gran parte dell’Asia, fino ad allora formalmente indipendenti, furono suddivise

fra le potenze europee. L’evoluzionismo culturale unilineare avrà pure giustificato le ambizioni planetarie dell’Europa e fatto apparire

il regime coloniale inevitabile e giusto, ma non era adatto a soddisfare le necessità pratiche dei governanti una volta al potere. Per un’

efficace amministrazione dei popoli assoggettati, occorrevano informazioni più precise, ad esempio, allo scopo di mantenere la pace

fra i vari gruppi governati l’ amministratore coloniale in Africa doveva conoscerne i metodi consuetudinari per comporre le dispute.

In questo periodo di “pace” coloniale, agli antropologi era permesso di lavorare per lunghi periodi sul campo. Tuttavia fare ricerca sul

campo sotto il regime coloniale, non significava appoggiare il colonialismo, spesso gli antropologi erano schierati dalla parte dei

popoli colonizzati con i quali lavoravano (ad esempio Evans-Pritchard).

I funzionari non impiegarono molto a capire che il loro compito sarebbe stato più facile se avessero affidato ai capi tradizionali il

mantenimento della pace tra i sudditi con mezzi tradizionali. Da qui ebbe origine la politica britannica del GOVERNO INDIRETTO,

con i funzionari coloniali al vertice della gerarchia e al di sotto i governanti tradizionali nel ruolo di intermediari con il popolo. Gli

antropologi britannici elaborarono nuovi criteri per classificare le forme di società, concentrandosi sulla STRUTTURA SOCIALE, in

specie sulla struttura politica dei gruppi indigeni e presero il nome di antropologi sociali. Nel 1940 fu pubblicata l’opera di Meyers ed

Evans-Pritchard, in cui essi parlavano di società diverse, in quanto STATUALI o NON statuali.

E’ Ted Lewellen (tabella pag.76) a fornirci una tipica classificazione socio-strutturale delle forme di società. La distinzione

fondamentale è fra sistemi politici centralizzati e sistemi politici egualitari o non centralizzati, ed è affine a quella di Meyers ed

Evans-Pritchard, solo che le etichette cambiano.

• SISTEMI POLITICI NON CENTRALIZZATI (o EGUALITARI): non alcuna istituzione specifica e permanente

deputata esclusivamente a prendere pubbliche decisioni, ovvero i gruppi all’ interno dei sistemi egualitari godono di

relativa autonomia e di pari status e non rispondono a un’autorità superiore. Abbiamo qui una suddivisione:

BANDA: piccolo raggruppamento sociale i cui membri, come i selvaggi di Morgan, non coltivano la terra né allevano

bestiame, ma vivono di prodotti selvatici. Che ha a sua volta tre sottotipi: Composite, Patrilocali e Familiari (anomale).

TRIBU’: come i barbari di Morgan, si situa tra la banda e il sistema politico centralizzato. E’ più grande della banda, si

sostenta di piante e animali domestici, ma conserva un’organizzazione politica in gran parte egualitaria e non centralizzata.

Che presenta cinque sottotipi: Sistemi di maggiorenti, Consigli di villaggio, Stratificata ritualmente, Associazionale e

Lignaggi segmentari.

• SISTEMI POLITICI CENTRALIZZATI: diversi da quelli egualitari perché hanno un’autorità centrale istituzionalizzata

come un capo o un re, e presuppongono inoltre la gerarchia, cioè alcuni membri hanno più prestigio, potere o ricchezza di

altri. Si suddividono in due tipi:

CHIEFDOM (ceto): dove di solito solo il capo e la sua famiglia si innalzano al di sopra del resto della società, che rimane

abbastanza egualitaria.

STATO: dove i diversi gruppi soffrono di una permanente disparità di accesso a ricchezza, potere e prestigio, indice di

stratificazione sociale.

La tipologia di Lewellen non avanza alcuna ipotesi sui rapporti evolutivi, non si propone di rintracciare i cambiamenti nel corso del

tempo e si concentra invece sulle somiglianze e le differenze strutturali osservate in un dato momento: il presente. Essa comprende i

periodi etnici di Morgan, ma con ulteriori dettagli sconosciuti in precedenza.

L’enunciazione più matura della TEORIA STRUTTURAL-FUNZIONALISTA, impostazione che esplora il funzionamento

quotidiano di particolari forme sociali volte a riprodurre la struttura tradizionale della società, si deve a A.R. Radcliffe-Brown, la cui

attività teorica principale risale agli anni Trenta e Quaranta del Novecento.

Gli antropologi cominciarono a chiedersi non perché le cose cambiassero, ma perché restassero uguali. Perché alcune strutture sociali

durano per secoli (come la Chiesa cattolica romana) e altre scompaiono rapidamente, perché alcune società hanno abbandonato la

caccia e la raccolta migliaia di anni fa per l’agricoltura, mentre altre ancora la praticano, etc. Più aumentano i dati, più le tipologie

traboccano di sottotipi, più gli antropologi si convinsero dell’inutilità di tutta l’impresa.

4.5 Fare a meno delle tipologie: le aree culturali in America.

Gli antropologi statunitensi cominciarono a esprimere scontento per l’evoluzionismo unilineare più o meno nella stessa epoca dei

colleghi britannici e per ragioni affini. Il padre dell’antropologia americana fu FRANZ BOAS. Lui e i suoi allievi lavorarono

principalmente fra le popolazioni indigene dell’America Settentrionale, cominciando a raccogliere dati più accurati e abbondanti

soprattutto sulla storia dei singoli gruppi. Quelle società non erano cambiate nel corso del tempo progredendo tutte attraverso stadi

uniformi, ma alcune erano arrivate ad organizzazioni sociali simili, attraverso strade storiche differenti. Sottolineando che le nuove

forme culturali sono più spesso prese in prestito da società vicine che inventate autonomamente, Boas e seguaci si avvidero ben

presto che, se nel cambiamento culturale il ruolo importante spetta al prestito e non all’ invenzione indipendente, la sorte degli

schemi evoluzionistici unilineari era segnata, ma si avvidero anche che il prestito culturale è possibile per la permeabilità dei confini

fra società diverse.

La concezione della società che si sviluppò in America era diversa da quella britannica cultural-evoluzionistica, ovvero società=

esemplari isolati di stadi universali, inaccessibili alle influenze esterne, responsabili del proprio progresso o fallimento, ma

criticavano anche la concezione struttural-funzionalistica che teorizzava tipi sociali delimitati e atemporali. Vedevano gruppi sociali

fondamentalmente aperti al mondo esterno, e ritenevano che il cambiamento nel tempo fosse più il risultato del prestito dai

vicini che del progresso inevitabile, regolato dalle leggi. I seguaci di Boas concentrarono l’attenzione sui modelli di prestito

culturale, avviando il filone di studi cosiddetto delle AREE CULTURALI. Compilavano elenchi di tratti culturali, o caratteri, tipici

di un gruppo particolare dei quali poi determinavano la diffusione nelle società limitrofe. L’AREA CULTURALE era definita dai

limiti del prestito, o diffusione, di un particolare tratto o insieme di tratti.

Capitolo 5. IL LINGUAGGIO

5.1 L’interesse antropologico per il linguaggio

Il linguaggio è importante per almeno 3 ragioni: è un mezzo per comunicare sul campo, un oggetto che merita di essere studiato in sé,

un rivelatore di dati culturali. Per prima cosa, gli antropologi spesso fanno ricerca sul campo tra gente di lingua diversa dalla loro;

seconda ragione, possono estrapolare i discorsi dal contesto, dopo averli trascritti o registrati su nastro, per analizzarli in quanto tali;

terza e importantissima, il linguaggio serve a codificare l’ esperienza e a strutturare la comprensione di sé e del mondo. Imparando la

lingua di un’ altra società impariamo qualcosa anche sulla sua cultura. E’ utile distinguere il “Linguaggio” da termini come: “lingue”,

“discorso” e “comunicazione”. Il Linguaggio con la maiuscola è una caratteristica del genere umano, tuttavia ogni gruppo di uomini

parla una lingua particolare; il discorso racchiude solo il “parlato”, escludendo altre modalità di linguaggio come la scrittura, l’

alfabeto Morse e il Linguaggio dei Segni; infine la comunicazione umana include modi di trasferire informazioni tra le persone

diversi dal Linguaggio: attraverso un modo di vestire o di camminare, per esempio. La LINGUA è il prodotto degli sforzi umani per

venire a patti con l’esperienza e generalmente viene associata ad un gruppo concreto di persone detto: comunità linguistica.

5.2 Caratteri formali del linguaggio umano

Nel 1966 l’antropologo e linguista Charles Hockett elencò 16 diverse CARATTERISTICHE CONFIGURAZIONALI, ovvero

caratteristiche che distinguerebbero il linguaggio umano dalle altre forme di comunicazione animale(sistemi di richiamo chiusi)

analizziamo i più importanti:

APERTURA dà rilievo al punto sottolineato dal linguista Noam Chomsky (1965), il linguaggio umano è CREATIVO.

I parlanti sono in grado non solo di enunciare, ma anche di capire nuovi messaggi. L’ apertura si

potrebbe definire come: “la capacità di comprendere la stessa cosa da diversi punti di vista”, sul piano

linguistico, ciò significa essere in grado di parlare delle stesse esperienze da prospettive diverse, di

parafrasare impiegando altre parole e costruzioni grammaticali, anzi di concepire, classificare e

descrivere diversamente le esperienze stesse.

DISLOCAZIONE capacità umana di parlare di oggetti assenti o inesistenti, di accadimenti passati e futuri con la stessa

facilità con la quale si discute di situazioni immediate.

ARBITRARIETA’ assenza di un legame necessario tra un certo suono e un certo significa

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
19 pagine
28 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Elendil di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Ligi Gianluca.