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CAPITOLO 8: ATTIVITÀ CREATIVA ED ESPRESSIONE ESTETICA
1) La creatività culturale
1.1 La creatività come aspetto costitutivo della cultura
La creatività culturale è strettamente legata ad una caratteristica fondamentale del linguaggio umano: la sua produttività infinita. La creatività culturale consiste nella possibilità che gli esseri umani hanno di produrre sempre nuovi significati a partire dai modelli culturali a loro disposizione. La creatività, intesa come capacità di produrre novità mediante la combinazione e la trasformazione delle pratiche culturali esistenti, è non soltanto presente in tutte le società, ma trova anche riscontro in campi molto diversi da quelli in cui noi d'abitudine tendiamo a collocarla: la tecnologia, la scienza e l'arte.
1.2 La festa come dimensione creativa
Se la creatività consiste nell'accostamento inedito di pratiche e significati allo scopo di...
Produrre nuovi modi di vedere la realtà, o di conferire un senso nuovo a quest'ultima, la creatività non ha nulla di spettacolare. Vi sono tuttavia forme di attività e circostanze in cui questi accostamenti di pratiche e significati inediti sono più evidenti che in altre. Una di queste circostanze è costituita dalla festa. La festa è un tratto universalmente diffuso nelle società umane, al pari del gioco e del rito. Anche le feste infatti mettono in moto comportamenti improntati alla dimensione collettiva. Inoltre, come il gioco e il rito, la festa segna una rottura con il corso ordinario della vita. Proprio in quanto costituiscono degli "stacchi" nel flusso della vita ordinaria, le feste, i giochi e i riti possono venire a costituire dei marcatori temporali di una certa importanza. Feste, giochi e riti sono tuttavia, pur avendo in comune le caratteristiche di cui abbiamo detto, settori ben distinti dell'attività umana.
Una differenza fondamentale tra un rito e una festa è che mentre il rito ha un centro e una periferia, la festa presenta la tendenza a moltiplicare i centri. Come complesso di atti che si distaccano dalla routine del quotidiano e dalle sue regole la festa si presta a essere un terreno culturalmente creativo. Innanzitutto nella festa i partecipanti esperiscono quella che viene definita la dimensione comunitaria; si sentono coinvolti in un processo collettivo dove le differenze tradizionali tra individui si annullano o si riducono notevolmente, i comportamenti possono deviare dalla norma, e gli individui sperimentano una sorta di "libertà" d'azione ed espressione. Alcuni autori hanno considerato le feste come eventi collettivi che mirano a rinsaldare periodicamente il senso dell'appartenenza a una comunità. Altri hanno visto nelle feste un modo "per fronteggiare e neutralizzare la negatività dell'esistenza". Altriancora "un modo per rappresentare la gerarchia ei valori sociali e riaffermarli solennemente". Molte "feste" sono infatti occasioni per ribadire l'ordine e la gerarchia sociali. La creatività della festa non coincide né con il suo carattere trasgressivo né con il suo carattere per così dire normativo. Tale creatività consiste invece nella possibilità che, nella festa, si compiano accostamenti simbolici inediti o comunque insoliti mediante i quali sia possibile trasmettere concetti e stati d'animo difficilmente esprimibili altrimenti. 2) L'espressione estetica 2.1 "Arte" ed espressione estetica C'è una sfera dell'attività umana a cui colleghiamo immediatamente l'idea di creatività: è ciò a cui diamo il nome di "arte". Se tuttavia possiamo distinguere tra concetti "vicini" e concetti "lontani" dalla nostra esperienza,non c'è dubbio che il concetto di "arte" rientra proprio in questa categoria. Il concetto di arte rinviaperò a una tale quantità di rappresentazioni riguardanti l'artista che si hanno forti dubbi sulla possibilità didefinire "arte" ciò che, prodotto in altri contesti culturali, può benissimo non essere considerato "artistico" inquesti ultimi. Le arti si ripartiscono in arti "visive" e "non visive". Quelle visive comprendono le arti plastiche equelle grafiche. Invece la poesia, l'oratoria, la musica e il canto appartengono alla categoria delle arti nonvisive. Questa classificazione è puramente strumentale e certo non coglie né le intenzioni espressive, né lemotivazioni culturali che sono all'origine di prodotti che noi consideriamo "artistici". Forse un modo correttoper parlare di "arte" sarebbe quello di considerareLa questione dal punto di vista di ciò che è sicuramente un tratto universale dell'umanità, e di cui la nostra stessa arte è un prodotto: l'espressione estetica. In tutte le culture vi sono modi di accostare colori, forme, parole, suoni e movimenti del corpo i quali producono, su chi li esegue, li osserva o li ascolta, uno stato percettivo capace di suscitare reazioni e stati d'animo di un tipo diverso da quelli indotti dalle azioni e dalle immagini della vita ordinaria. Per poter parlare di percezione estetica bisogna che non solo venga prodotto qualcosa capace di suscitare questo tipo di percezione, ma è anche necessario che i soggetti siano "disposti" a farsi cogliere da tali reazioni e stati d'animo. La percezione estetica non ha a che vedere soltanto con l'idea delle bellezza e del suo contrario; il senso estetico è in parte un fatto soggettivo e in parte un fatto collettivo. Inoltre le percezioni
2.2 La natura culturale dell'espressione estetica
Che l'espressione estetica sia un dato universale è provato dal fatto che se non tutte le società praticano quelle che per noi sono le arti, tutte producono un qualche oggetto o eseguono una qualche "performance" capaci di generare nei destinatari delle reazioni di tipo estetico. La produzione estetica di una data cultura è collegata in qualche modo ai valori, alla visione del mondo e al modo, o ai modi, di sentire che sono tipici di una certa comunità. L'arte non è infatti un'attività disgiunta dal contesto sociale, politico, culturale ed economico in cui viene prodotta. L'arte può essere più o meno creativa ma in ogni caso i suoi legami con le condizioni generali del gruppo entro il quale viene prodotta hanno un'importanza fondamentale. L'atteggiamento verso l'espressione estetica può cambiare.
con le epoche e con la temperie politica del momento.“Arti”, pratiche sociali e significati culturali: non tutte le culture sviluppano allo stesso modo quelle che noi chiamiamo arti. La loro espressione estetica infatti può concentrarsi su una o alcune di esse e ignorare completamente, o quasi, tutte le altre. Un esempio abbastanza significativo di questo tipo di “selezione estetica” è costituito dalla cosiddetta “arte africana” la quale, a differenza che altrove, si è concentrata sulle arti visive e in particolare sulla scultura. La nozione di “arte africana” è però una semplice etichetta sotto la quale si è voluto classificare una serie diversissima di manifestazioni estetiche. Nell’Africa sub-sahariana la scultura in legno e in bronzo ha conosciuto per secoli una fioritura eccezionale. Tuttavia è difficile parlare in generale di “arte africana”. Quest’ultima è
Una categoria troppo generica di fronte alla estrema varietà di forme in cui si è tradotta la produzione estetica dei popoli della regione sub-sahariana. Questa grande varietà di forme è dovuta ad un'altrettanto grande varietà di motivi culturali, sociali ed estetici, oltre che tecnici, che sono stati all'origine della produzione di opere di questo tipo. I Kalabari vedono le loro sculture come "dimore degli spiriti"; anzi, come il "nome" dello spirito particolare che la statua rappresenta. Essi considerano le sculture come oggetti che, notati dagli spiriti, vengono a stabilirvisi. Per questo gli spiriti devono riconoscerle come "proprie". Più che "bella" o "brutta", una scultura è considerata "buona" oppure "cattiva". La bontà di una scultura consiste appunto nell'essere capace di "attirare lo spirito", e poiché le
sculture non devono essere fatte in maniera tale da richiamare presso di sé lo spirito sbagliato, esse vanno scolpite in accordo con i criteri che le destinano ad essere "il nome" dello spirito particolare. Insomma, per essere considerate valide, le sculture kalabari devono essere riconoscibili, portatrici dei segni che la fanno essere il "nome" di uno spirito determinato. La stessa attività creativa può d'altronde avere modalità di espressione diversa all'interno dello stesso tipo di arte. Gli Yoruba della Nigeria, ad esempio, sono conosciuti per produrre due tipi principali di maschere: le maschere egungun, di soggetto "sacro", e le maschere gelede, di soggetto profano. Le sculture possono avere funzioni simboliche simili ma significati culturali e valenze estetiche differenti. Sembra in ogni caso che non esistano canoni estetici universali. Forse, allora, sarebbe più esatto affermare che negli esseri umani.è universale la capacità di esprimersi esteticamente, ma che la forma assunta da tale espressione estetica nelle diverse culture dipende da un'ampia varietà di fattori. 3) L'arte "tribale" nel contesto occidentale 3.1 Musei e arti "primitive" Nel corso del XIX° secolo i musei antropologici ed etnologici vennero moltiplicandosi in Europa come negli USA. L'enorme quantità di oggetti provenienti dai mondi "primitivi" e "arcaici" dei cinque continenti andò accumulandosi per opera di viaggiatori, commercianti, esploratori e naturalmente etnologi interessati alla cultura materiale dei popoli della Terra. In questi musei d'Europa e d'America gli oggetti venivano catalogati ed esposti ricalcando ampiamente le teorie antropologiche di allora. Essi venivano spesso raggruppati in categorie omogenee e presentati in ordine di "complessità crescente". Ad un certo punto sicominciò araggruppare gli oggetti per aree culturali, al fine di presentare le caratteristiche delle culture tipiche dideterminate regioni del pianeta. A partire dagli anni successvi alla 2^ guerra mondiale i musei etnografici hannosviluppato e affinato sempre più i loro criteri espositivi. In certi musei si tende a privi