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2.2 PERCEZIONE DEL MONDO FISICO E STILI COGNITIVI
La percezione del mondo fisico coincide con i processi mediante i quali un individuo organizza le informazioni di carattere sensoriale, ma la percezione del mondo fisico può risultare differente tra un individuo ed un altro.
Lo psicologo Lev Vygotskij distinse tra processi cognitivi elementari e sistemi cognitivi funzionali.
I processi cognitivi elementari sono alcune capacità universalmente presenti e formalmente identiche a tutti gli uomini normali (non colpiti da particolari patologie):
- astrazione - capacità di focalizzare l'attenzione su un aspetto di un complesso di elementi;
- categorizzazione - capacità di raggruppare gli elementi in gruppi o classi;
- induzione - dallo specifico al generale;
- deduzione - dal generale allo specifico.
I sistemi cognitivi funzionali sono il prodotto del contesto culturale entro cui il soggetto attiva i processi cognitivi elementari.
Gli antropologi hanno
constatato che individui provenienti da ambiti culturali diversi si apportano al mondo seguendo diversi stili cognitivi, che possono oscillare tra due estremi ideali: lo stile cognitivo globale e quello articolato. Lo stile cognitivo globale è caratterizzato da una disposizione cognitiva che parte dalla totalità del fenomeno considerato per giungere solo successivamente alla particolarità degli elementi che lo compongono. Lo stile cognitivo articolato, al contrario, parte dai singoli elementi per giungere in seguito alla totalità del fenomeno. 2.3 L'ETNOSCIENZA Gli antropologi che si sono occupati delle classificazioni nei vari contesti culturali definiscono la loro specializzazione con i termini di etno-scienza. Nei processi di classificazione del mondo fisico-naturale, la categorizzazione sembra prodursi in relazione a un prototipo, un oggetto-rappresentazione che rappresenta il punto di riferimento attorno al quale vengono costruite categorie o classi. 2.4 DAIPROTOTIPI AGLI SCHEMI
prototipi sono un modo di organizzare la percezione del mondo circostante, ma non consentono di mettere concettualmente in forma la realtà. La possibilità di individuare e ordinare la realtà è data dagli schemi, che sono ciò che organizza la nostra esperienza.
2.5 LA TERMINOLOGIA DEL COLORE. TRA UNIVERSALISMO PERCETTIVO E DETERMINAZIONE SOCIO-CULTURALE.
Alla fine degli anni '60 gli antropologi statunitensi Brent Berline Pual Kay confrontarono le terminologie dei colori in 26 lingue diverse, accertando che il numero dei termini presenti variava da un minimo di due a un massimo di undici. Questi termini fondamentali, chiamati "di base", riflettono fenomeni di percezione e non hanno bisogno di specificazioni per essere compresi.
Le loro conclusioni furono che tutti gli esseri umani sono capaci di percepire le differenze (undici) del colore, ma queste differenze vengono espresse con undici termini diversi, o vengono ricondotte
ad altre categorie cromatiche. La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa: nei sistemi che possiedono solo due termini, sono sempre chiaro e scuro, in quelli che ne possiedono tre, sono sempre bianco, nero, rosso; nei sistemi con più termini, a quei tre vengono aggiunti il giallo e il verde; il sesto termine è sempre il blu, e mano a mano si aggiungono tutti gli altri, dal più semplice al più complesso.
Secondo i due antropologi, il numero di termini impiegati per designare i colori varia a seconda della complessità culturale e tecnologica della cultura in questione. Le variazioni nel significato dei colori hanno a che vedere con le connotazioni che i colori stessi hanno ricevuto, che spesso precedono le definizione cromatica in senso stretto.
TEMPO E SPAZIO
3.1 DUE CATEGORIE DEL PENSIERO UMANO
Gli esseri umani hanno la percezione della trasformazione delle cose e della loro finitezza, l'avvicendarsi di fenomeni quali il giorno e la notte,
il sonno e la veglia, l’estate e l’inverno. In riferimento alla trasformazione delle cose e di sé, gli uomini percepiscono ciò che noi chiamiamo tempo, mentre in riferimento al posizionamento del proprio corpo e delle cose rispetto ad altri corpi, percepiscono ciò che noi chiamiamo spazio, categorie che costituiscono “intuizioni a priori” universali.
Secondo Kant, la percezione dello spazio e del tempo sono funzioni primarie dell’attività mentale, senza le quali non potremmo dare forma al pensiero; non potremmo fare nulla senza spazio e tempo perché sono le dimensioni costitutive di qualunque modo di pensare.
Durkheim sostiene che tempo e spazio sono “istituzioni sociali”: lo stile di pensiero predominante all’interno di una società influenzerebbe, secondo il sociologo, le valenze affettive, simboliche e persino percettive che il tempo e lo spazio assumono in quel contesto.
3.2 IDEE DEL TEMPO
Il senso di un
tempo non quantizzato, ma carico di significato speciale, è presente in tutte le società che hanno bisogno di evocare periodicamente l'atto considerato il fondamento della propria esistenza, eventi come il Capodanno o il Natale ne sono un esempio. Etnografia è molto ricca di esempi di come le culture prive di pensiero cronometrico collocano gli eventi nel tempo. Il tempo non qualificabile è detto "tempo qualitativo", ma non è sconosciuto alle nostre società basate sul tempo quantizzato. Il tempo cronometrico, espressione di società organizzate sul piano amministrativo, politico e produttivo, tende ad essere la rappresentazione del tempo dominante, se non esclusiva. 3.3 IMMAGINI DELLO SPAZIO Lo spazio costituisce spesso un elemento centrale per la memoria di un gruppo, ma è anche una dimensione che, per poter essere vissuta, deve essere addomesticata. Nella cultura umana c'è sempre la necessità diConcepire un luogo dello spazio come punto di riferimento e di sicurezza.
3.4 LA CORRELAZIONE DI TEMPO E SPAZIO
L'antropologo britannico Christopher Hallpike ha sviluppato un esempio di teoria della distinzione tra tempo operatoria e concezione preoperatoria del processo temporale, riconducendo queste due concezioni alla distinzione di Piaget tra pensiero operatorio e pensiero preoperatorio. Il pensiero operatorio mette in relazione spazio e tempo considerandoli due variabili dipendenti e produce una concezione quantitativa, lineare e misurabile sia del tempo che dello spazio. Il pensiero preoperatorio è privo di questa caratteristica ed è tipico del pensiero infantile fino a 8 anni, e non stabilisce una connessione tra i fattori di durata, successione, simultaneità.
La mancanza di una concezione non lineare e quantificabile del tempo sembra non escludere la capacità di coordinare perfettamente durata, successione, simultaneità.
SISTEMI DI PENSIERO
COSMOLOGIE
Nessuna visione del mondo, per quanto complessa, articolata e sofisticata è totalmente coerente; tutte sono, al contrario, costellate da incogruenze, contraddizioni, spiegazioni irrisolte e zone d’ombra. Tuttavia, si può dire che il pensiero umano è sempre alla ricerca della coerenza, caratteristica di ogni sistema di pensiero.
I sistemi di pensiero comprendono ambiti di riflessione molto diversi, quali la rappresentazione dello spazio e del tempo, le credenze religiose, le pratiche magiche o di stregoneria, le teorie sul rapporto cultura/natura, quelle relative al rapporto tra i sessi, alla riproduzione, alla causalità in generale.
<1.2 DIFFERENZE E SOMIGLIANZE>L’antropologo inglese Robin Horton mise a confronto i “sistemi di pensiero tradizionali” africani con i sistemi di pensiero occidentali ed individuò che entrambi sono alla ricerca di
Un'esplicazione del mondo, dove spiegare significa: 1) oltrepassare il senso comune e la diversità dei fenomeni; 2) ricercare l'unità dei principi e delle cause; 3) semplificare al di là della complessità dei fenomeni; 4) superare l'apparente disordine per ricercare un principio d'ordine del mondo; 5) cogliere la dimensione di regolarità dei fenomeni, al di là della loro anomalia o casualità. I sistemi di pensiero africani affrontano questi problemi in termini di concetti religiosi e di divinità, mentre il sistema scientifico moderno in termini di forze fisiche.
L'uso delle analogie esplicative: malattia e relazione sociale. Il pensiero elabora sempre analogie esplicative: nel pensiero occidentale ci si è rivolti alle "cose" per costruirle, mentre gli altri sistemi hanno privilegiato il mondo sociale, e sono personalizzate. Ad esempio, per i Camerunensi, l'AIDS, oltre ad essere, come per noi occidentali,
Una malattia a trasmissione sessuale molto grave, è, per i giovani, anche una manifestazione delle forze maligne dei capi che vogliono trattenerli presso di loro nelle zone rurali, dove si possono avere rapporti solo previa autorizzazione del capo.
1.4 SISTEMI CHIUSI E SISTEMI APERTI
Secondo Horton, i sistemi di pensiero rilevabili in Africa sono sistemi definibili "chiusi", mentre quelli che fanno capo a concetti di natura scientifica sono, invece, denominati sistemi "aperti". Nei primi vi è una causalità diretta tra parole e oggetti-azioni, come se il "dire" fosse anche il "fare". Questa distinzione tra apertura e chiusura si è rivelata, con il tempo, eccessivamente rigida; questa distinzione ora va intesa in senso relativo e non assoluto, ma può essere utile per comprendere come certe trasformazioni nel modo di ragionare possano essere determinate da mutamenti importanti nel sistema di trasmissione delle conoscenze.
E della comunicazione delle informazioni.
PENSIERO METAFORICO E PENSIERO MAGICO
2.1 LE CREDENZE APPARENTEMENTE IRRAZIONALI E IL PENSIERO METAFORICO
Alcuni popoli affermano che gli alberi siano il luogo dove abitano gli spiriti, oppure affermano di incontrare le anime dei loro defunti nei sogni, o pronunciano formule magiche di buon auspicio: si tratta di cosmologie e sistemi di pensiero diversi dai nostri. L'antropologo australiano Roger Keesing ha sollevato il problema che spesso il pensiero degli altri popoli è stato interpretato "alla lettera", come se quanto venisse affermato fosse la loro concezione "ultima" e definitiva della realtà e si è chiesto se solo noi siamo capaci di pensare met.