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RAZZA ED ETNIA
Questi sono termini (razza, etnia e cultura) che hanno svolto un ruolo essenziale nei modi in cui ad esempio nel '900 si è pensato alla diversità umana. Si fa riferimento ad una diversità che è sostanzialmente marcata da un'appartenenza che quasi sempre è data per nascita a gruppi umani che si caratterizzano per collocazione geografica, per peculiarità somatiche, linguistiche e religiose. Tradizioni o percorsi storici in grado di produrre delle identità collettive.
In realtà razza ed etnia sono termini su cui molto nel '900 e ancora oggi vengono costruite delle idee di differenziazione che portano spesso dei giudizi di stigmatizzazione in negativo rispetto a chi si differenzia per queste caratteristiche.
Nel parlare popolare il termine razza ed etnia sono usati come sinonimi anche se in realtà hanno due significati diversi.
Il termine "razza" ha una storia relativamente recente perché lo si
Trova usato a partire dal ‘500 per indicare una discendenza. L’etimologia probabilmente risale dal latino e solo nel secolo scorso il termine ha assunto il significato attuale: un gruppo umano caratterizzato da specificità sia somatiche che intellettuali e comportamentali che si suppongono fondate biologicamente e trasmesse per via ereditaria.
La diffusione del termine razza fu tutt’uno però con la diffusione delle dottrine razziste, che intorno alla metà dell’800 dominano il pensiero antropologico e vengono elaborate in Europa e negli Stati Uniti. Se si pensa all’evoluzionismo che era in un periodo di pieno positivismo, la questione della gerarchizzazione delle comunità umane, il concetto di etnocentrismo e suddivisione dal primitivo allo stadio più civilizzato che è quello occidentale della popolazione al mondo. Questi concetti non solo derivavano da un clima di conoscenze, di pensiero, di visioni molto vicine alla
superiorità di un gruppo umano rispetto all'altro, ma nascono in questo contesto e poi queste teorie antropologiche evoluzioniste vanno benissimo ad alimentare quelli che sono i razzismi che andranno a sfociare nel '900 (l'antropologia nasce formalmente nel 1871 come disciplina, ma il pensiero antropologico era già presente nel 1856 e anche cultura al plurale anche se la teoria di Tylor non c'era ancora).
Infatti in tutti i volumi in cui si parla della storia del razzismo si può trovare la frase "dominano il pensiero antropologico" perché per Tylor pensava che nella gerarchizzazione da un livello più elevato a un livello inferiore si potessero collocare le comunità umane e questo non fa altro che alimentare la differenza in termini di inferiorità.
La più celebre delle opere è quella del francese conte de Gobineau che nel 1856 pubblica "Il Saggio sull'ineguaglianza delle
razze umane”. (La parola cultura significa una cosa diversa in quel periodo) I punti cardine di questo testo che godrà di grande diffusione, possono essere schematizzati così: - Biologizzazione o naturalizzazione di ogni tipo di differenza tra culture o civiltà umane, - non si parla solo di razza come differenze somatiche, ma anche come intellettuali e comportamentali - L'affermazione di una gerarchia rigida fra le razze, che vede naturalmente ai vertici la razza bianca, - L'orrore per la mescolanza tra le razze Prima del lavoro del conte de Gobineau c'erano dei lavori sulle classificazioni naturalistiche dei gruppi umani dove al centro troviamo la bellezza. Nel 1758, Linneo aveva proposta una tipologia di subspecie umane basate sul colore della pelle, ma in cui si confondeva tratti fisici, mentali, sociali e culturali, pensata come una scala che partiva dal gradino più basso con le scimmie fino ad arrivare al gradino più alto conL'uomo europeo. È un periodo in cui si parla sempre di gerarchia di percorsi unilineari quindi dal più evoluto al meno evoluto culturalmente, intellettualmente ed in termini estetici. In quel periodo storico nessuna ipotesi veniva presa in considerazione rispetto alla relatività dei giudizi e dei criteri (chi decide cosa è bello?) -> prima il bello era bianco e europeo -> in questo periodo parliamo di eurocentrismo.
Il termine "etnia" deriva dal greco ethnos, popolo, anche con il significato di stirpe, moltitudine, nazione. Si intende generalmente per etnia un raggruppamento umano in cui i componenti hanno caratteristiche comuni di lingua, abitudini, tipologia fisica, avente una certa continuità stabilità, sebbene non necessariamente chiuso in confini rigidi. Nell'800 e nel primo Novecento il termine etnia lo troviamo mescolato ai concetti di razza, popolo, nazione. Quando troviamo la parola etnia e razza sono come sinonimi.
Su volumi dell'epoca non c'è distinzione. La prima differenziazione di utilizzo dei due termini la troviamo in qualche lavoro del 1896, anche se agli inizi del '900 troveremo ancora dei documenti e studi che utilizzano in maniera mescolata questi due termini.
Il primo testo che inizia a diversificare il significato reale al 1896 è un termine che disegnava qualità culturali, psicologiche e sociali di un popolo (venivano escluse quindi quelle morfologiche che andavano invece a distinguere le razze).
Nella razza abbiamo la caratteristica morfologica e invece con etnia troviamo delle qualità più culturali e sociali, pratiche legate al vivere ad un determinato periodo, in un determinato tempo e ad usare una determinata lingua.
L'etnia poteva quindi includere individui di razze diverse riuniti per ragioni storiche, ma non doveva e non poteva essere confusa con la nazione che richiedeva solidarietà maggiore. Pagina 14 di
Weber distingue nettamente tre entità: razza-etnia-nazione
La razza è fondata sulla comunità d'origine (in questo caso è una comunità di origine subase biologica).
L'etnia si fonda sulla credenza soggettiva in origini comuni - è una comunità umana che condivide origini comuni.
La nazione si differenzia dall'etnia per una più intensa passione politica - è una comunità umana che condivide una passione politica.
I gruppi etnici sarebbero così per Weber "gruppi umani che nutrono una credenza soggettiva in una comunità di origini, fondata su somiglianza di abitudini esteriori, costumi o di entrambi o sui ricordi della colonizzazione e della migrazione, in modo che questa credenza diventa importante per la propagazione dello spirito di comunità; non importa che una comunità di sangue esista o no oggettivamente" (Weber, Economia e società, 1921).
elimina il carattere biologico e si sofferma sulla dimensione comunitaria in termini culturali, come abitudini e costumi e anche condivisione di un periodo storico, come colonizzazione e migrazione, come evento vissuto dalla comunità e ne rinforza il sentimento di appartenenza, indipendentemente dal legame di sangue. "L'etnia è vissuta se sentita" nate da terze
Questo è interessante nella comunità attuale perché abbiamo persone generazioni (ossia la prima generazione parte dal proprio paese, la seconda generazione è variata nel tempo prima: solo coloro che nascevano da migranti di prima generazione. Il figlio del figlio era terza generazione).
Nel corso degli ultimi decenni, soprattutto negli ultimi due si ha una nuova definizione molto articolata, legata anche all'importanza del fenomeno e alla presenza di seconda generazione in paesi europei ma non solo perché la definizione è stata elaborata ed indicata in ambito
di documenti ufficiali nella comunità europea. Seconda generazione: insieme di persone molto più articolare, rispetto alla sola generazione di chi nasceva nel contesto di arrivo del primo migrante, ad esempio si è inserita tutta quella fascia di minori che nati nel paese di origine migravano nel periodo della scolarizzazione. Ad oggi rientra nella seconda generazione rientra tutta quella parte di comunità di minori stranieri per passaporto che sono arrivati in Italia per vivere il proprio ciclo di istruzione in Italia. Oggi, di fronte alla non chiarezza dell'utilizzo di questi termini, si privilegia quest'ultimo poiché non si basa su concetti genetici ed evoluzionistici e quindi tende a non connotare con scale di valore i diversi raggruppamenti umani anche perché qualcuno sostiene che bisogna stare attenti ad usare il termine razza per non urtare le sensibilità. Anche se scientificamente non dobbiamo avere problemi adUsare questa parola, però, nel parlato e nell'uso comune bisogna essere più cauti dato che nel corso della storia questo termine è andato a connotare qualcosa di ben specifico (negativamente). Le etnie sono universalmente diffuse, ma anche molto in movimento, sia per il sentimento di appartenenza che deve esserci e perché le tradizioni cambiano.
LE CARTE GEOGRAFICHE
La terra è una sfera, o quasi, e da sempre la più grande sfida, per i cartografi, è rappresentarla su di una superficie piana -> si è posto il problema di quali criteri scegliere per arrivare a una miglior rappresentazione, data dalla fedeltà e sulla base di una serie di ideologie che si volevano rappresentare -> Esistono centinaia di proiezioni e di rappresentazioni diverse, non si può perciò affermare che esista una proiezione migliore di un'altra, nessuna lo è in senso assoluto, poiché dipende da cosa si ritiene importante rappresentare.
afica con la proiezione di Mercatore, che ha il vantaggio di mantenere le proporzioni delle aree, ma che allo stesso tempo distorce la forma dei continenti. Altre proiezioni, come quella di Peters, cercano di correggere questa distorsione, ma a loro volta presentano altre imperfezioni. In ogni caso, è importante ricordare che una mappa è solo una rappresentazione approssimativa della realtà e che ogni proiezione ha i suoi vantaggi e limiti. Quindi, quando osserviamo una mappa, dobbiamo sempre considerare che ci sono delle distorsioni e che non possiamo prendere tutto alla lettera. Quindi, la prossima volta che osserviamo una mappa, ricordiamoci che è solo una rappresentazione e che la realtà è molto più complessa e variegata di quanto possa sembrare su un foglio di carta.