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La Carta di Mercatore e la Carta di Peters
Nella Carta di Mercatore, l'Europa appare più grande del Sud America, quando invece quest'ultimo è in realtà il doppio. Il Nord America appare più grande dell'Africa, quando invece quest'ultima è più grande.
Nella Carta di Peters, invece, si avvicina ad una situazione più realistica per quanto riguarda le dimensioni.
Nel corso degli anni, altri cartografi hanno creato nuove mappe, ma quella che ha avuto più successo è stata la Carta di Peters.
La Carta di Peters
La Carta di Peters è stata creata da Peters stesso, rappresentando in modo egualitario tutti i paesi della Terra.
Peters è nato a Berlino nel 1916. Ha avuto una vita piena di interessi e studi, e intorno agli anni '50 si è appassionato alla storia del mondo, iniziando a studiarla in modo approfondito. Nel 1952 ha pubblicato un importante lavoro sulla storia del mondo. Durante i suoi studi, ha individuato ed evidenziato le ingiustizie eurocentriche presenti in alcune mappe.
Carte e così ne crea una nuova, la quale venne annunciata da lui in una conferenza nel 1973. Anche in questo caso vi è una precisa posizione ideologica. Durante il congresso disse che la nostra immagine del mondo in termini geografici è falsa, perché si basa su teorie cartografiche che sono solo mezze verità, irrilevanti e deformanti, come ad esempio la teoria dell'eurocentrismo.
Aggiunse quindi che la sua carta, ovvero la cosiddetta carta di Peters, rappresenta appunto in modo egualitario tutti i paesi della Terra.
Alcune delle caratteristiche della carta, sono:
- Anche solo dal punto di vista estetico, ci accorgiamo subito che i continenti hanno una forma allungata
- È fedele alla superficie: ogni area (Paese, continente, mare) è rappresentata secondo le sue reali dimensioni
- È fedele alla posizione: tutte le linee Est-Ovest sono parallele ed orizzontali
Il rapporto di qualsiasi punto della carta con la sua
distanzadall'equatore è subito identificabile.d. È fedele all'asse: tutte le linee Nord-Sud sono verticali. La posizione di ciascun punto è subito verificabile in termini di meridianoo di fuso orario.
e. Presenta totalità, quindi la Terra è rappresentata nel suo intero, senza tagli o doppie rappresentazioni.
f. C'è una caratteristica legata ai colori della carta. (La carta di Mercatore attribuisce una serie di colori ai diversi stati e le colonie hanno lo stesso colore degli stati colonizzatori. Traccia quindi un segno di dominio dell'Europa.) Peters, a differenza, sceglie un colore base per ogni continente e sceglie gli altri vari colori in base alle concentrazioni etniche - per evidenziarne le affinità e le radici comuni - , eliminando la caratteristica della storia della colonizzazione.
g. Presenta una regolarità nella distribuzione degli errori, che qui non vengono concentrati nelle aree più
Lontane dall'Europa. Per quanto riguarda la toponomastica, viene usato l'alfabeto latino e la lingua inglese. Dando alla carta una valenza internazionale. Questo tipo di carta ebbe subito un riscontro positivo nel contesto delle organizzazioni governative e tutto il mondo dell'ONG. Prima fra tutte, le Nazioni Unite, con le proprie agenzie, accolse la carta, considerando che per la prima volta venivano poste le dimensioni corrette dei continenti, anche quelli che venivano considerati inferiori all'occidente. Ebbe però anche un riscontro negativo da parte di cartografi e geografi, che accusarono il cartografo di strumentalizzazione ideologica. Vennero messi in discussione i fondamenti matematici, sui quali si basava l'oggettività del lavoro. Venne accusato di poca chiarezza perché non forniva una serie di equazioni. Nonostante le critiche, la carta di Peters ebbe successo ed oggi ha successo, perché risponde ad una visione equa. Nel
1980 ad esempio, Willie Brunt volle la carta di Peters, come copertina del rapporto economico, nel quale la commissione delle NU, presieduta appunto da lui che era un ex cancelliere, esortava i paesi ricchi ad impegnarsi per sostenere i paesi poveri. Ed in questo caso, alla proiezione di Peters fu inserita la linea di Brunt che tagli il mondo in due, dove tutti i paesi al nord erano industrializzati – Da qui nascono i termini nord e sud del mondo. – (Paesi ricchi e paesi poveri)
Inoltre ebbe un momento di grande successo, dopo la caduta del muro di Berlino. Quindi quando a livello geopolitico, sono accadute importanti cose, legate non solo al nord sud, ma anche all'est-ovest. Abbiamo una sovrapposizione di tempistiche. Infatti si dice che Peters ha creato la carta giusta al momento giusto. Siamo nel '900, anni del pacifismo, della guerra in Vietnam, delle grandi opposizioni, delle grandi potenze, della guerra Fredda, era in atto la terza ondata di decolonizzazione.
La carta riflette quindi la situazione, mandando messaggi. Nel 1989, Peters pubblicò anche un atlante, che ebbe una seconda edizione nel 2002, tradotto in 6 lingue. Oggi, troviamo utilizzate entrambe le carte. È chiaro che se noi ci troviamo a fare un lavoro e dobbiamo scegliere una carta o l'altra, dobbiamo sapere che le carte inviano messaggi diversi. (Ad esempio se ci troviamo a lavorare in un contesto di un luogo che anticamente era colonizzato, non sarebbe consono proporre la carta di Mercatore, che va a sottolineare ciò che è stato appunto il passato e che ora non è più così.) Lezione 20/04/2020 Culture ibride e traffico delle culture Una nozione fondamentale è: Quando parliamo di culture ibride, dobbiamo tener presente che non esistono culture non ibride, in quanto al mondo non abbiamo una cultura pura. Perché da un punto di vista concreto ed empirico le culture sono sempre state ibride. (Pensando alla nostraLa propria esperienza formata da norme, da pratiche, simboli e da valori, è sempre frutto di incontri di apporti di mentalità differenti tra loro, di elementi che vengono persi da un punto di vista culturale ma, anche da ricordi. Anche solo il tramandarsi elementi culturali, comporta un cambiamento e l'inserimento di elementi non presenti nella generazione precedente. Quindi: l'espressione culture ibride, è da intendersi come un modo per esprimere ciò che oggi accade nel mondo. È una metafora dell'intensità e della rapidità, che caratterizzano l'incontro tra culture nella contemporaneità.
Con l'espressione culture ibride si indicano quelle situazioni di incontro fra culture che si traducono in nuove sintesi, in nuovi profili che caratterizzano il mondo contemporaneo dal punto di vista socioculturale. Si tratta di nuove situazioni culturali che nascono dall'incontro di individui e gruppi con storie, memorie,
conoscenza ed identità diverse, spesso fondate su premesse esperienziali e concettuali molto distanti tra loro. È quindi facile capire perché oggi, l'espressione "culture ibride", è utilizzata - in quanto correlata a quelli che sono i meccanismi collegati alla globalizzazione, ad una velocità della comunicazione, alle possibilità di scambio e d'incontro sia reale che virtuale tra conoscenze, saperi, culture, lingue e storie di vita. Oggi quindi si utilizza più che mai questa espressione perché questo è il momento storico in cui questi fenomeni sono presenti in maniera esponenziale. (Dato per scontato che, l'incontro fra culture non è una caratterizzazione dell'oggi. Perché sostanzialmente è da sempre avvenuta. - Quindi oggi si utilizza ancora di più, in quanto si vuole sottolineare la dimensione dell'incontro in termini di intensità e di rapidità.
molto facilitata dagli strumenti e dalle tecnologie di oggi.)- Su un piano teorico quindi, parlare di culture ibride significa mettere l'accento sulle strategie, pratiche e simboliche, che le culture mettono in atto per risituare continuamente se stesse in un contesto di contatto e di scambio accelerati. – da qui nasce la metafora del traffico delle culture, con la quale si fa riferimento alle molteplici e complesse dinamiche caratterizzanti i fenomeni di ibridazione che sempre più rapidamente hanno luogo e di cui abbiamo quasi sempre una percezione parziale. Quindi, il singolo individuo e le singole comunità, spesso non hanno una piena consapevolezza del tipo di ibridazione culturale a cui sono sottoposti. L'interesse è quindi quello di capire cosa accade all'intero sistema culturale nel momento in cui entra in contatto con un altro sistema culturale. Nel momento in cui un elemento dell'altro mondo culturale, entra in contatto con la mia cultura,è complessa e richiede un'analisi approfondita.va impostata in maniera tale da non offrire reinterpretazioni mutualmente esclusive della situazione. Tutto ciò, porta l'antropologia a sostenere che noi dobbiamo ragionare su un mutamento culturale, partendo dal principio che la cultura non è mai stata statica, ma invece dinamica. Recuperando la questione del mutamento culturale, (collocando la dimensione già a partire dagli anni '40) è apparso subito che i mutamenti culturali possono essere spiegati come conseguenza dell'interazione fra dinamiche interne ed esterne, andando a formulare la dialettica del locale e del globale, individuato come processo d'intreccio. In questo processo, una cultura vede modificati i propri valori e significati locali, in rapporto a quello che arriva dall'esterno (quello che arriva d