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H O.
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Cellule→ capillari: CO , NH , altri cataboliti, glucosio e acidi grassi (dal fegato e dal tessuto adiposo),
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colesterolo (dal fegato), Ca e altri minerali (dal tessuto osseo), anticorpi (plasmacellule), ormoni (cellule
endocrine) + H O.
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Lo scambio di sostanze attraverso la parete endoteliale dei capillari può avvenire secondo quattro modalità:
come in tutte le cellule, diffusione semplice attraverso la membrana plasmatica delle cellule
endoteliali→ sostanze liposolubili (idrofobe): p.es., gas respiratori, ormoni steroidei, H O (osmosi);
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trasporto vescicolare attraverso le cellule endoteliali: pinocitosi o endocitosi mediata da recettori sul
versante luminale, esocitosi sul versante basale→ sostanze idrosolubili (idrofile), legate e non
legate;
fessure intercellulari tra le cellule endoteliali: intervalli o regioni in cui le membrane plasmatiche di
cellule adiacenti non sono unite da giunzioni strette→ H O e soluti di piccole dimensioni, soluti più
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grandi nel caso dei sinusoidi; tranne i capillari dell’encefalo, le cui cellule endoteliali sono
completamente unite da giunzioni strette (la base della barriera emato-encefalica), la maggior parte
dei capillari presenta fessure intercellulari;
pori di filtrazione (fenestrature) dei capillari fenestrati→ H O e soluti di piccole dimensione.
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I meccanismi che caratterizzano il passaggio attraverso le pareti endoteliali dei capillari sono la diffusione, la
transcitosi, la filtrazione e il riassorbimento.
Transcitosi:
• vescicole pinocitotiche;
• vescicole dal trans Golgi→ endocitosi mediata da recettori
• entrambe si fondono e formano canali che attraversano tutto lo spessore della cellula endoteliale.
Tipicamente, il fluido filtra fuori dall’estremità arteriosa di un capillare e vi rientra osmoticamente all’estremità
venosa. Infatti, la pressione sanguigna o ematica (pressione idrostatica capillare) tende a spingere liquidi e
soluti fuori dai capillari, mentre la pressione osmotica tende a richiamare liquidi entro i capillari, perché il
sangue presenta una concentrazione di soluti (dovuta alle proteine plasmatiche) più elevata di quella del
liquido interstiziale.
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Circolazione coronarica
Il cuore è un organo sottoposto a un notevole carico di lavoro e, quindi, ha necessità di un abbondante
apporto di O e nutrienti: p.es., in 80 anni un cuore che batte in media 75 volte/min batterà più di 3 miliardi di
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volte e pomperà più di 200 milioni di litri di sangue. Queste necessità di rifornimento non sono soddisfatte in
modo sufficiente dal sangue all’interno delle camere cardiache, perché la diffusione delle sostanze da qui al
miocardio è troppo lenta.
Di conseguenza, il miocardio ha un proprio corredo di arterie e capillari che lo irrorano. I vasi sanguigni della
parete cardiaca costituiscono la circolazione coronarica.
A riposo, i vasi sanguigni coronarici irrorano il miocardio con ~250 ml/min, pari a ~ il 5% del sangue
circolante che è destinato a soddisfare le necessità metaboliche del cuore, anche se il cuore rappresenta
solo lo 0,5% del peso corporeo. Il cuore, quindi, riceve 10 volte la parte di sangue che gli "spetterebbe" per
sostenere il suo notevole carico di lavoro.
Le arterie coronarie sono di calibro medio-piccolo ( 3-5 mm).
Le arterie coronarie destra e sinistra originano alla base dall'aorta ascendente, appena al di sopra della
valvola SL aortica (sono le prime arterie che originano dall'aorta), decorrono sia sulla superficie esterna del
cuore (arterie coronarie epicardiche) sia in profondità nel miocardio (arterie coronarie endocardiche),
ramificandosi ampiamente e assottigliandosi sempre di più.
I rami del l'arteria coronaria destra tipicamente forniscono sangue:
• all’atrio destro,
• a una porzione dell’atrio sinistro,
• al setto interatriale,
• a tutto il ventricolo destro,
• a una porzione variabile del ventricolo sinistro,
• al terzo postero-inferiore del setto interventricolare,
• a porzioni del sistema di conduzione del cuore: nodo senoatriale (pacemaker) e nodo
atrioventricolare.
I rami principali sono:
• rami atriali;
• rami ventricolari→ ramo marginale destro o arteria marginale destra e ramo o arteria
interventricolare posteriore o arteria discendente posteriore;
• rami per il sistema di conduzione.
I rami del l'arteria coronaria sinistra comunemente forniscono sangue:
• a gran parte del ventricolo sinistro,
• a una ristretta porzione del ventricolo destro,
• a gran parte dell’atrio sinistro,
• ai due terzi anteriori del setto interventricolare.
I rami principali sono:
• ramo o arteria interventricolare anteriore o arteria discendente anteriore;
• ramo circonflesso o arteria circonflessa→ramo o arteria marginale sinistro/a e ramo o arteria
ventricolare posteriore sinistro/a.
I vasi che rimuovono il sangue deossigenato dal miocardio sono le vene cardiache:
• la grande vena cardiaca o vena cardiaca magna,
• la vena cardiaca media o vena interventricolare posteriore,
• la vena posteriore del ventricolo sinistro o vena marginale sinistra,
• la vena cardiaca parva, o piccola
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si svuotano tutte nel seno coronario, una grande vena a decorso trasversale localizzata nella porzione
posteriore del solco coronario, che raccoglie il sangue anche da altre vene più piccole e lo svuota nell’atrio
destro, dove si apre inferiormente allo sbocco della vena cava inferiore.
Le vene cardiache anteriori, che drenano il sangue dalla superficie anteriore del ventricolo destro, si
svuotano direttamente nell’atrio destro.
Il 5-10% del sangue coronario si svuota direttamente nelle camere cardiache, prevalentemente nel ventricolo
destro, attraverso molteplici piccole vene cardiache minori (vene tebesiane).
I vasi seguono sempre lo stesso decorso → sempre paralleli.
Circolazione sistematica
Tutte le arterie sistemiche originano dall’aorta, che presenta tre regioni principali:
• Aorta ascendente (VS) → arterie coronarie;
• Arco aortico→ tronco brachiocefalico o arteria anonima, arteria carotide comune sinistra, arteria
succlavia sinistra;
• Aorta discendente: aorta toracica + aorta addominale; termina nella regione inferiore della cavità
addominale, dividendosi nelle arterie iliache comuni destra e sinistra.
Vascolarizzazione arteriosa dell’encefalo
L’encefalo è assai sensibile a modificazioni dell’apporto vascolare. Una sospensione della circolazione per
diversi secondi provoca incoscienza, ma dopo quattro minuti i danni cerebrali possono essere permanenti in
seguito a morte dei neuroni. Un apporto continuo di sangue all’encefalo è quindi essenziale; il sangue
arterioso è portato all’encefalo da due paia di arterie: le arterie carotidi interne e le arterie vertebrali.
Arterie carotidi interne→ decorrono nel collo ed entrano nel cranio attraverso l’osso temporale; a livello del
nervo ottico, ciascuna si divide in tre rami: arteria oftalmica→ occhio, arteria cerebrale anteriore→ lobi
frontali e parietali dell’encefalo, arteria cerebrale media→ mesencefalo e superfici laterali degli emisferi
cerebrali.
Arterie vertebrali → originano dalle arterie succlavie, risalgono il collo attraverso i fori trasversi delle vertebre
(C1-C6), entrano nella cavità cranica attraverso il forame magno, si fondono a formare l’arteria basilare.
Quest’ultima decorre sulla superficie ventrale dell’encefalo, anteriormente al ponte, ramificandosi diverse
volte e vascolarizzando il cervelletto e il ponte prima di suddividersi nelle arterie cerebrali posteriori→
porzione posteriore dell’encefalo.
Le arterie carotidi interne generalmente forniscono sangue alla metà anteriore del cervello, mentre il resto
dell’encefalo riceve sangue dalle arterie vertebrali. Questa modalità di distribuzione può mutare facilmente
perché le arterie carotidi interne e l’arteria basilare (e, quindi, la vascolarizzazione anteriore e quella
posteriore dell’encefalo) sono unite da piccoli rami comunicanti arteriosi che formano un circuito
anastomotico ad anello, il circolo arterioso cerebrale o circolo di Willis o poligono di Willis, che circonda
l’infundibolo dell’ipofisi (base dell’encefalo). Questo circolo equipara la pressione arteriosa nell’encefalo e
può rappresentare una via collaterale in presenza di un’eventuale occlusione di un vaso. In questo modo,
l’encefalo può ricevere sangue sia dalle arterie carotidi interne sia dalle arterie vertebrali, con conseguente
riduzione della possibilità di pericolose interruzioni dell’apporto vascolare.
Numerose vene cerebrali superficiali e vene cerebrali interne drenano il sangue dagli emisferi cerebrali. Le
vene vertebrali drenano il midollo spinale cervicale e la superficie posteriore del cranio; decorrono nei fori
trasversi delle vertebre cervicali, insieme alle arterie vertebrali e si svuotano nelle vene brachiocefaliche.
La maggior parte del sangue venoso è drenato in ampie vene con pareti sottili nell’insieme chiamate seni
venosi della dura madre o seni venosi durali, che decorrono tra i due foglietti (periostale e meningeo) della
dura madre (la più superficiale e spessa delle tre meningi, costituita da una membrana fibrosa molto
resistente che avvolge e protegge l’asse cerebro-spinale) e ricevono anche il liquido cerebrospinale che
deve essere riassorbito. Gradualmente, il sangue refluo dei seni durali confluisce nelle vene giugulari
interne, che confluiscono con le vene succlavie formando le vene brachiocefaliche, che sboccano nella vena
cava superiore.
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Vene superficiali di testa e collo→ convergono formando vene facciali (→vena giugulare interna), vene
temporali e mascellari (→ vena giugulare esterna).
Sistema linfatico
Oltre al sistema circolatorio ematico, i vertebrati hanno un sistema circolatorio accessorio, il sistema linfatico,
che svolge tre importanti funzioni:
1. riassorbimento di fluidi→ raccoglie il fluido interstiziale in eccesso e lo restituisce al sangue venoso;
in questo modo, mantiene la volemia (volume sanguigno) ed elimina le variazioni locali nella
composizione chimica del fluido interstiziale.
2. Immunità → produce, mantiene e distribuisce i linfociti; inoltre, recuperando i liquidi interstiziali in
eccesso nei tessuti, elimina cellule e sostanze estranee; prima di essere reimmessi nella
circolazione ematica, i liquidi passano attraverso le "postazioni di controllo" dei linfonodi, dove si
trovano cellule immunocompetenti pronte ad agire contro sostanze/cellule estranee, attivando una
risposta immunitaria specifica (o acquis