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EVENTI ACUTI DI PLACCA:
o Ulcerazione con sollevamento di un flap
o Diffusione di sostanze con vasospasmo
o Rigonfiamento con ematoma intraplacca
o Trombosi del lume
a seguito di questi eventi si può manifestare ANGINA INSTABILE E INFARTO MIOCARDICO
TRANSMURALE.
necrosi ischemica focale del miocardio
è valutabile solo all’esame istologico ed è dovuta a uno spasmo di un’arteria intramiocardica a seguito di
iperstimolazione catecolaminergica (feocromocitoma)- è una lesione ben delimitata, che dopo la necrosi
diviene fibrotica (piccola lesione biancastra subendocardica)- è presente anche in caso di danno da
riperfusione (Interventi senza protezione coronarica)
necrosi segmentale del miocardio (infarto TRANSMURALE)
La definizione di infarto transmurale è descrittiva della necrosi seguente all’occlusione di una coronaria
SUBEPICARDICA – essendo tempestivo l’intervento di ri- vascolarizzazione, al giorno d’oggi, raramente
un’occlusione di questo tipo porta a un danno TRANSMURALE quindi è più corretto definirlo INFARTO
→
SEGMENTALE coinvolge un segmento irrorato da una arteria coronaria.
I segmenti coinvolti maggior frequenza:
- Discendente anteriore (infarto anterosettale )– se comprende la prima arteria diagonale
→
(antlaterale) 50% dei casi
→ →
- Tronco coronaria destra se ha dominanza DX, inferosettale 30% dei casi
→ →20%
- Circoflessa infarto infero-laterale
→ →10%
- Prima diagonale infarto anteriore senza coinvolgimento del setto
Evoluzione del danno miocardico
→Danno
- Primi secondi metabolico – conversione alla glicolisi anaerobia ( la cellula forma poca
ATP e tanto acido lattico)
→
- 2 minuti Danno funzionale – le cellule smettono di contrarsi per risparmiare energia
→
- Da 20 min a 1 h Danno reversibile – si hanno dei danni subcellulari come il rigonfiamento dei
mitocondri
→Danno
- Dopo 2 h irreversibile – necrosi che procede a ONDA dall’subendocardio→ epicardio
- Danno microcircolo – l’ipossia colpisce le cellule endoteliali con trasformazione dell’danno
ischemico in un probabile danno emorragico e presenza di NO-REFLOW (incapacità di riperfondere
il miocardio per assenza di vasi)
Morfologia dell’infarto:
- 2h – non si notano alterazioni macroscopiche ma solo ultrastrutturali (rottura sarcolemma)
- 2-6h – nelle sezioni di cuore colorate per individuare la deidrogenasi succinica si notano le aree
infartuate →
- 6-12 h – PRIMO SEGNO ISTOLOGICO waving delle miocellule nell’area infartuate (perché non si
contraggono più e le fibre funzionali le comprimono)
- 18-24 h – PRIMO SEGNO MACROSCOPICO – area pallida e morbida
- 2-3 gg – la zona diventa più densa con contorno rosso per piccole aree emorragiche – la necrosi è
completata – ai bordi si organizzano i neutrofili
- 3-4 gg . i- i neutrofili iniziano a colliquare il tessuto necrotico – l’infarto è giallo
- 7-10 gg – l’area continua a perdere consistenza fino al rammollimento miomalacia, si inizia a
costituire tessuto di granulazione
- 3 settimane – la zona è totalmente sostituita da materiale fibroso, nel corso delle settimane la
cicatrice si stabilizza completamente entro 3 mesi
Riassumendo le Fasi cellulari:
→ →
Necrosi miocardica neutrofili per colliquare il tessuto macrofagi per eliminare il tessuto→ miomalacia
→ tessuto di granulazione con fibroblasti
Come accennato, se si effettua una riperfusione in un tempo idoneo, non si ha l’evoluzione del fronte
d’onda: →
- Riperfusione precoce – entro 6 h permette di salvare una porzione più o meno ampia di tessuto,
anche salvando una porzione più esterna esigua si può impedire la formazione di ANEURISMA o di
RIMODELLAMENTO →
- Riperfusione tardiva dopo le 6 h non c’è modo di fermare il fronte d’onda ma si può migliorare la
stabilità elettrica e migliora i processi di cicatrizzazione, favorisce l’ipertrofia
Danno da riperfusione →
- Danno da radicale induce NECROSI A BANDE DI CONTRAZIONE - si vedono delle bande
eosinofile che segnano la morte della fibra muscolare rimasta contratta
→
- Emorragia dovuta al danno endoteliale
→
- No reflow se c’è occlusione del microcircolo non si ha flusso in tutta l’area interessata
Complicanze di un infarto segmentale
- Insufficienza di pompa - riduzione della gittata sistolica
→
- Aritmie possono essere PERMANENTI se il tessuto di condizione è stato direttamente interessato
dalla necrosi o TRANSITORIE se è stato solo interessato dall’edema
→
- Espansione infartuale la necrosi delle cellule, fa slittare gli strati di tessuto residuo assottigliando
la parete e ampliandola (non estendendo l’epicardio!)
→
- Aneurisma distensione della parete con interessamento dell’epicardio, può essere ACUTO se si
forma nella fase di miomalacia o CRONICO se si forma con la cicatrizzazione e con lo stiramento
della lamina cicatriziale → →
- Rimodellamento sferico non si dilata solo la porzione infartuata ma TUTTO IL VENTRICOLO
può aumentare fino al quadro di cardiomiopatia dilatativa post-infartuale
→
- Rottura di cuore interviene o nei primi tre giorni o nella seconda settimana (miomalacia)
o Rottura interna – interessa il SETTO o un muscolo PAPILLARE →
o Rottura esterna –DISSECANTE o creare una BRECCIA DIRETTA tamponamento
- Trombosi parietale – da infarto subendocardico – dalla liberazione di sostanze trombogeniche si
forma un trombo che poi si stacca con embolia
- Pericardite – può essere a rapida insorgenza (4 giorni) o ritardata immunomediata, sindrome di
Dressler (rilascio di allarmine)
- Insufficienza della mitrale – dovuta alla rottura di un papillare (acuta) o a rimodellamento
ventricolare (cronica)
Infarto non segmentale (subendocardico DIFFUSO)
Questa forma riguarda il terzo più interno della parete cardiaca e si estende per un’area che eccede i limiti
di distribuzione della coronaria.D
→
deriva da IPOPERFUSIONE GENERALIZZATA. Questa, si genera in cuore con varie STENOSI CORONARICHE
che in caso di ulteriore diminuzione della pressione (shock) o per aumento delle richieste metaboliche
precipita in IPOPERFUSIONE – macroscopicamente le aree interessate sono distanziate da tessuto non
colpito, tendono a cicatrizzare prima e come complicanza principale danno TROMBOSI.
Miocarditi
Processo infiammatorio ACUTO o CRONICO del miocardio con presenza di NECROSI non di natura
ischemica.
I fattori eziologici sono diversi ma spesso, soprattuto in caso di miocardite virale è difficile individuarne la
causa.
- Virali – adenovirus, enterovirus, Cytomegalovirus
- Funghi – candida
- Batteriche – rare, in pazienti immunodepressi
→
- Protozoi – trypanosoma malattia di Chagas
- Immunomediate – allergeni, autoantigeni (sarcoidosi, miocardite gigantoccellulare, reumatica,
lupus, Kawasaki)
→
- Tossiche cocaina, catecolamine (miocardite da feocromocitoma)
Nella maggioranza dei casi si ha una fase ACUTA con penetrazione del virus, una SUBACUTA con attivazione
del sistema immunitario (cellule NK->linfoT->linfoB) ed eliminazione del virus senza reliquati. se questo non
→
avviene CARDIOMIOPATIA INFIAMMATORIA
Istologicamente:
- Infiltrato infiammatorio →
o Ipersensibilità eosinofili
→
o Batteriche granulociti
→
o Granulomatose formazione di granulomi gigantocellulari
- Elementi di danno regressivo nelle cellule
Miocardite granulomatosa reumatica – si nota inizialmente la dissociazione delle miofibrille per EDEMA
→
BASOFILO – dopo un mese dall’esordio compaiono GRANULOMI PERIVASALI noduli di Ashoff con
un’area interna di necrosi fibrinoide costituiti da cellule di Anitschkow che sono dei grossi istiociti CON
NUCLEO VESCICOLOSO E CROMATINA NASTRIFORME (se sezionato ha aspetto a occhio di civetta o a bruco)
→
- cellule di Ashoff che sono più voluminose e più basofile e MULTINUCLEATE il granuloma reumatico ha
EVOLUZIONE CICATRIZIALE →
Miocardite gigantocellulare formata da cellule multinucleate, linfociti, eosinofili e plasmacellule SENZA
GRANULOMI – dopo si ha trasformazione fibrosa con miocardiosclerosi parcellare
Classificazione - esistono diverse forme di classificazione che si basano su:
- Eziologia – secondarie o idiopatiche
- Cronologica – comprende miocardite acuta con esordio rapido, una miocardite acuta con lieve
ipocinesia del ventricolo sx e esito borderline alla prima biopsia, miocardite cronica attiva,
miocardite cronica persistente con reperto alla prima biopsia di miocardite attiva
- Morfologica – i criteri di Dallas permetto di diagnosticare la miocardite istologicamente valutando
o il danno cellulare e la presenza di infiltrato infiammatorio,
o l’entità lieve, moderata e grave,
o l’estensione focale o diffuso
o la composizione dell’infiltrato
qualora una delle due componenti non risultasse verificata (infiltrato + danno) si definisce stato borderline
da confermare alla successiva biopsia e di definirne lo stato persistente, in regressione, regredita (con o
senza fibrosi) – la flogosi interessando spesso in modo focale viene spesso sottostimata (vanno effettuati
almeno 5 campionamenti) – l’evoluzione della PCR permette di valutare la presenza virale ma questa non
può essere unicamente intesa come eziologia della malattia perché può sopraggiungere in un secondo
momento – escludendo le rare forme che permettono una dimostrazione univoca del reperto come le
inclusioni tipiche del Cytomegalovirus o la miocardite granulomatosa da sarcoidosi o quella reumatica si
tratta di diagnosi aspecifiche
cardiomiopatie
inizialmente classificate come un gruppo di patologie di causa sconosciuta oggi vengono definite come un
gruppo eterogeneo di malattie del miocardio ASSOCIATE A DISFUNZIONE MECCANICA EO ELETTRICA che
sono usualmente a carattere GENETICO e che si possono manifestare con IPERTROFIA o DILATAZIONE
ventricolare
Cardiomiopatia ipertrofica
Il cuore presenta una marcata ipertrofia concentrica, spesso localizzata a livello SETTALE nella porzione
superiore o in quella inferiore (variante giapponese ) – macroscopicamente i fasci di muscolo appaiono a
LEIOMIOMA - la VALVOLA mitrale urta sul setto ispessito e questo causa fibrosi endocardica e ispessimento
del lembo valvolare – microscopicamente si nota il disarray con un elevato disordine strutturale del
miocardio, le cellule assumono principalmente una