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Numeri Complessi
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Introduzione ai Numeri Complessi
Nell'insieme dei numeri reali R si possono affrontare e risolvere una vastissima classe di problemi, tuttavia esistono alcuni problemi particolari per i quali l'insieme R si rivela insufficiente.
Come per esempio le equazioni:
x2 + 1 = 0 e2 + 1 = 0
Che non ammettono alcuna soluzione in R.
Appare quindi logico tentare un ampliamento algebrico di R per ottenere un insieme in cui questi problemi possano essere risolti. Questo insieme esiste e si indica con C.
Storicamente la motivazione essenziale per l'introduzione dei numeri complessi è stata la risoluzione delle equazioni di 3a grado.
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Definizione di un Numero Complesso
Detta una coppia ordinata di numeri reali (a,b), si definisce numero complesso l'espressione:
z = a + ib (Forma algebrica)
Dove a è detto parte reale e ib parte immaginaria (b è il coefficiente della parte immaginaria) e sono indicati con i simboli:
a = Re z e ib = Im z
Due numeri complessi, a + ib e c + id, sono uguali se e solo se a = c e b = d.
(3) Modulo Argomento Complesso Coniugato
Prop. 3.1
Il modulo di un numero complesso soddisfa le seguenti proprietà:
- \(|z| \ge 0 \quad\quad \forall z \in \mathbb{C}\)
- \(|z| = 0 \quad (se \quad e \quad solo \quad se) \quad z = 0\)
- \(|z_1 \cdot z_2| = |z_1| \cdot |z_2| \quad\quad \forall z_1, z_2 \in \mathbb{C}\)
- \(|z_1 + z_2| \le |z_1| + |z_2| \quad\quad \forall z_1, z_2 \in \mathbb{C}\)
Disuguaglianza triangolare
Prop. 3.2
L'argomento di un numero complesso soddisfa le seguenti proprietà:
- \(\arg(z_1 \cdot z_2) = \arg(z_1) + \arg(z_2) \quad\quad \forall z_1, z_2 \in \mathbb{C}\)
- \(\arg\left(\frac{z_1}{z_2}\right) = \arg(z_1) - \arg(z_2) \quad\quad \forall z_1, z_2 \in \mathbb{C}, \, z_2 \ne 0\)
Di semplice verifica se si utilizza la forma trigonometrica.
Def. 3.1
Assegnato il numero complesso \(z = a + ib\), si dice complesso coniugato di \(z\) il numero complesso \(\overline{z} = a - ib\).
Geometricamente il punto che corrisponde a \(\overline{z}\) è simmetrico rispetto all'asse reale del punto che corrisponde a \(z\). Il complesso coniugato è legato al modulo, alla parte reale e a quella immaginaria dalle relazioni:
- \(|z|^2 = z \cdot \overline{z}\)
- \(\text{Re } z = \frac{z + \overline{z}}{2}\)
- \(\text{Im } z = \frac{z - \overline{z}}{2i}\)
Valgono anche: \((z_1 \cdot z_2) = \overline{z_1} \cdot \overline{z_2}\), \((z_1 + z_2) = \overline{z_1} + \overline{z_2}\)
- \(\overline{\left(\frac{1}{z}\right)} = \frac{1}{\overline{z}}\)
- \(\overline{\left(\frac{z_1}{z_2}\right)} = \frac{\overline{z_1}}{\overline{z_2}}\)
- \(\overline{z^n} = \overline{z}^n\)
6) Potenze di un numero complesso
zn = (a + ib)n
= [p eiΦ]n = pneinΦ = pn[cos(nΦ) + i sin(nΦ)]
In particolare: zn = pn[cos(nΦ) + i sin(nΦ)]
Formula di De Moivre
7) Radici n-esime di un numero complesso
Assegnato w ∈ ℂ, si dice che z è una radice n-esima complessa di w se zn = w
Se w = 0 l'unica radice è z = 0; se invece z ≠ 0 allora esistono sempre n numeri complessi che soddisfano l'equazione, ovvero n radici n-esime complesse, scriviamo...
- W = ρ[cos(ψ) + i sin(ψ)] e z = ρ1/n[cos θ + i sin θ]
L'equazione zn = w diventa ρn[cos(nθ) + i sin(nθ)] = ρ[cos ψ + i sin ψ]
Ricordando che due numeri complessi sono uguali se hanno lo stesso modulo e l'argomento che differisce per multipli di 2kπ otteniamo
- ρ1/n = ρ
- nθ = ψ + 2kπ => θk = ψ/n + 2kπ/n con k = 0, 1, 2, ..., n-1.
Oss. 7.1
Nel piano di Gauss i punti P1, P2, ..., Pn corrispondenti alle radici n-esime di w si trovano tutti sulla medesima circonferenza di centro l'origine e raggio n√(ρ) e sono vertici di un poligono regolare di n lati
(3) Limiti e Continuità
Def. 3.1 Assegnato un punto z0 ∈ C e un numero reale r > 0 si definisce intorno di z0 di raggio r il cerchio : {z ∈ C : |z - z0| < r} ∈ {z ∈ C : |z - z0| < r}
Def. 3.2 Siano f(z) : A ⊂ C → C e z0 ∉ A, il punto z0 è detto di accumulazione per A se in ogni intorno di z0 esistono punti di A diversi da z0.
In analoga a quanto che è noto per le funzioni di variabile reale, si detta dominio di una funzione f(z) l'insieme degli z ∈ C per cui f(z) è definita.
Sia f(z) una funzione complessa di variabile complessa f(z): A ⊂ C → C e z0 un punto di accumulazione del dominio di f(z) (A), si dice che f(z) ammette limite ℓ per z → z0 e si scrive:
- Se per ogni numero positivo ε (piccolo a piacere) si trova un numero positivo δ (generalmente funzione di ε) tale che sia |f(z) - ℓ| < ε, nonchè |z - z0| < δ si scrive:
- ∀ ε > 0 ∃ δ > 0 : |f(z) - ℓ| < ε ∀ z ∈ A : 0 < |z - z0| < δ
- Limite non deve dipendere dal cammino secondo il quale z si avvicina a z0.
- Geometricamente, se z0 è un punto nel piano complesso si ha se la differenza tra il valore assoluto di f(z) e ℓ può essere resa piccola a piacere scegliendo punti z sufficientemente vicini a z0 (escludendo z0 stesso).
- δ è limite di una funzione data, esiste e esso è unico (costruzione di Th).
- Usando la trasformazione w = 1/z il punto z = 0 si trasforma in w = ∞ detto punto all'infinito del piano W. Per studiare il comportamento di f(z) per z → ∞ basta porre z = 1/w indicando con w = 0 il punto all'inf. di f, e studiare il comportamento di f(1/w) in w = 0.
Prop. 1.4
Siano \( f(t) \) e \( g(t) \) funzioni olomorfe in una regione che comprende il punto \( z_0 \).
Si supponga che sia \( f(z_0) = g(z_0) = 0 \) ma \( f(t) \) ≠ \( 0 \). La regola o l’Hopital stabilisce che: \( \lim_{t \to z_0} \frac{f(t)}{g(t)} = \frac{f'(z_0)}{g'(z_0)} \) se \( f'(z_0) \) ≠ \( 0 \) o \( g'(z_0) \) ≠ \( 0 \). La regola può essere estesa alle derivate di ordine superiore.
- Questa regola è molto utile per calcolare dei limiti che riguardano le seguenti forme indeterminate: \( \frac{0}{0} \), \( \frac{\infty}{\infty} \), \( \frac{0}{\infty} \), \( \frac{\infty}{0} \).
Prop. 1.5
Se in un punto \( z_0 \) una funzione \( f(t) \) non è olomorfa ovvero nel punto \( z_0 \) la funzione non ha la derivata, si dice che \( z_0 \) è una singolarità o punto singolare della funzione \( f(t) \).
- Esistono vari tipi di singolarità:
- Singolarità isolata: se esiste un cerchio di centro \( z_0 \) e raggio \( r \) escluso \( z_0 \) in cui la singolarità sia \( z_0 \) allora \( z_0 \) è detta singolarità isolata.
- Poli: un punto \( z_0 \) è un polo di ordine \( m \) se esiste un determinato numero intero positivo \( m \) tale che sia \( \lim_{t \to z_0} (t-z_0)^m f(t)) = A \) ≠ \( 0 \).
- Zeri: se g(t) = (t-2)nh(t) dove h(t) ≠ 0 in t e n è un intero positivo.
- Punti di diramazione delle funzioni a più valori sono anch’essi punti singolari. \( f(t) = (z-3) \)
- Singolarità eliminabile: si dice che il punto z₀ è una singolarità eliminabile se g(1) = 0 o (znz) se esiste il \(\lim_{t \to z_0} \frac{1}{(t-z)^{h}} \frac{f'(t)}{(t-z)(z^m-1)} \).
- Singolarità essenziale: una singolarità che non sia né un polo né un punto di diramazione né una singolarità eliminabile è detta singolarità essenziale.