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· QUOZIENTE DI AUTO-COPERTURA DELLE IMMOBILIZZAZIONI
N/F
Relazione fra l’attivo immobilizzato e i finanziamenti propri. Quanta parte delle immobilizzazioni è coperta da
Capitale proprio.
Nel nostro caso siamo in una situazione addirittura > 1
Se fosse < 1 andrebbe bene lo stesso.
Margine di struttura —> stessi valori: là come differenza; qui come rapporto
Un valore inferiore a 1 non è necessariamente un valore negativo: possiamo attingere ancora dalle Passività
consolidate per poter coprire le nostre immobilizzazioni rispettando l’equilibrio.
Tant’è che c’è l’indice di copertura delle immobilizzazioni che somma al Capitale Netto i fin. da terzi a medio-
lungo e li mette in relazione con le immobilizzazioni.
Questo indice —> Margine di struttura allargato: stessi valori
Sempre parlando di copertura c’è un indice che calcola la copertura del Magazzino
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dramma
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Questo indice che calcola la copertura del magazzino parte sopra facendo N + P = ciò che dobbiamo
rimborsare a lungo; prendo ciò che dovrò rimborsare oltre i 12 mesi successivi (a prescindere che sia
mio o di terzi); a quello tolgo l’attivo immobilizzato. L’equilibrio perfetto vuole che le immobilizzazioni
possano essere coperte solo con qualcosa che deve essere rimborsato oltre i 12 mesi.
La parte sopra del nostro indicatore ci sta a dire ciò che è imprescindibile.
Dopodiché quello che mi rimane fra ciò che dev’essere rimborsato oltre i 12 mesi, una volta coperto
l’attivo immobilizzato, lo posso usare per coprire il magazzino.
Poiché il magazzino sta nel CCL e quindi si sarebbe portati a dire che deve trovare copertura nei
finanziamenti da terzi a breve; tuttavia se si tratta di magazzino materie devo ancora produrre e quindi c’è
in forse la stessa produzione; e aldilà del forse c’è un lasso di tempo significativo che mi separa dal
completamento del processo produttivo e dall’ottenimento dei prodotti.
Stessa cosa se si tratta di Magazzino prodotti: può esserci in forse la vendita. Quindi in termini veri non
possiamo considerare o interpretare il Magazzino alla stregua delle liquidità differiti. Tutti questi elementi
di incertezza ci portano a prendere in considerazione questo quoziente di copertura perché ci lascia più
tranquilli. In più ci sono situazioni dove un certo ammontare di beni in magazzino devono esserci
strutturalmente per far sì che il processo produttivo continui.
Il calcolo di questo indicatore non sempre ha senso. Gli indicatori visti prima di questo sono in qualche
modo sganciati dalla tipologia di azienda che stiamo analizzando: livello di indebitamento, copertura delle
... ovviamente ci saranno aziende dove le immobilizzazioni sono più elevate e altre dove lo
immobilizzazioni
sono meno; ma la loro modalità di copertura dev’essere di quel tipo. Invece un quoziente di copertura del
magazzino, in alcune tipologie di aziende perde significato: all’interno delle aziende di servzi, il magazzino o sarà
inesistente, o se c’è sarà una roba talmente esigua che non ha senso prendere in considerazione il calcolo di questo
indicatore.
Quindi questo indicatore ha senso se lo applichiamo alle aziende di produzione: per le aziende di servizi è un
indicatore poco significativo.
Quindi oltre ai rapporti di composizione, quando parliamo di struttura patrimoniale gli altri indicatori che ci
dobbiamo ricordare sono i seguenti: ÉÉÈ-=←-# t
(o di indebitamento)
copertura delle
auto-copertura delle copertura del magazzino
immobilizzazioni
immobilizzazioni
· INDICI PER L’ANALISI DELLA SITUAZIONE FINANZIARIA
È
Situazione finanziaria => rendiconto finanziario
Da poco tutte le aziende, salvo quelle di piccole dimensioni, redigono il rendiconto finanziario. Noi
dobbiamo pensare però che l’analisi attraverso indici è nata quando le aziende non redigevano un
rendiconto finanziario. S.P. e C.E. erano gli unici due documenti contabili obbligatori, che gli
interlocutori esterni potevano vedere e quindi aveva molto senso il calcolo di questi indici di natura
finanziaria. Oggi però abbiamo a disposizione il rendiconto finanziario, strumento molto più strutturato
e preciso: pertanto questo filone di indicatori passa un po’ in secondo piano.
Vado a guardare su quel documento contabile di sintesi che ha natura finanziaria: lo S.P.
Lo Stato Patrimoniale ha dei valori fondo : è la fotografia al 31/12 della nostra situazione patrimoniale.
Quindi prendendo i valori finanziari per definizione, il denaro su c/c.
, significa che al 31/12 ho 5k su c/c etc.
FINANZIAMENTI
INVESTIMENTI
Banca c/c 5.000 60 gg Debiti v/fornitori 10.000
Crediti v/clienti 2.000
ossia
30 gg 30 gg
BEH
30 gg 02/01 + crediti. 15.000 30 gg
Ho quindi valori misurati in quell’istante temporale: 31/12
Quando si parla di situazione finanziaria però non è così significativo avere un valore calcolato al 31/12.
Mettiamo anche che guardando la lettura fra sezioni scopriamo che al 31/12 siamo nella situazione descritta
sopra. Nell’attivo corrente ho 7.000 €: non posso pagare i miei fornitori. Mi manca una dimensione
fondamentale dal punto di vista finanziario: il fattore tempo.
Questa è la situazione al 31/12 ma magari io il 2/1 vendo e quindi ho un più crediti sempre a 30 gg per
15.000 €.
Scopriamo che non c’era in realtà alcun problema perché esattamente 2 gg dopo aver fatto la fotografia ho
concluso un’altra operazione di vendita che fa parte delle robe che faccio quotidianamente, a fronte della
quale ho aumentato i crediti per 15.000€ e ora vado benissimo: anzi, mi avanza sia del tempo che del denaro.
A questo punto ho 10.000 che devo pagare fra 60 gg a fronte di 22.000 € che se tutto va bene arriveranno
disponibili sul mio c/c entro 30 gg.
La dimensione importante che manca per parlare di dinamica finanziaria nella lettura dello S.P. è la
dimensione tempo: una fotografia al 31/12 ha senso, ma con tutti i di cui. Ha più senso nella parte bassa:
perché là ho quello che ruota lento, che torna in forma liquida in un orizzonte temporale di lungo. Se
guardiamo invece la parte di breve che però è quella più importante, sicuramente l’analisi ha meno senso.
Fatta questa necessaria premessa vediamo cosa ci dice l’analisi attraverso indici riproponendo in rapporti
quello che abbiamo fatto prima leggendo mettendo in relazione le sezioni effettuando correlazioni non più
entro sezioni ma tra sezioni (orizzontale). Poi cerca di fare qualcosa per quello che può per andare a
prendere in considerazione la dimensione tempo: cerca di calcolare la durata dei crediti e la durata dei
crediti. A
È
A numeratore ho il CCL: lo metto a rapporto con i fin. da terzi a breve —> l’indicatore mi dice se sono in
grado di coprire i debiti a breve col CCL, che se tutto va bene tornerà in forma liquida nei 12 mesi successivi.
Ci ricorda il CCN (quanto ci rimane una volta coperti i debiti): questo indice fa la stessa cosa ma
relativizzando.
Il quoziente di liquidità generale mi dice se sono capace di coprire i miei debiti con quello che tornerà in forma
liquida nei 12 mesi successivi. Nella parte sopra ci sta però anche L.
Quali sono le categorie più importanti dentro L? Crediti a breve e Ratei/Risconti. Che cosa sono i RATEI/
RISCONTI?
Sono degli espedienti contabili. Ora, i ratei vanno anche abbastanza bene, ma i risconti poco; quindi già nel calcolo
delle liquidità differite proprio perché derivanti dalle liquidità differite ci sono degli elementi che non così
perfettamente si sposano con una logica di entrata di denaro. In più noi sappiamo bene che, in qualità di
interlocutori esterni, leggendo lo schema di S.P. civilistico, non sappiamo neppure se ci sono dei risconti di lungo, i
quali non andrebbero in L e neppure in M. Quindi, posto che, parlando di dimensione finanziaria, ci ricolleghiamo
naturalmente e correttamente ad una dimensione entrata-uscita di denaro, già il fatto che stiamo elaborando delle
robe contabili ci porta dire che nello S.P. gli elementi di incertezza sono tanti.
· INDICE DI LIQUIDITÀ PRIMARIA
Stessa cosa togliendo il Magazzino; mette in relazione solo quello che o è già liquido o per sua natura è
destinato a tornare in forma liquida nei 12 mesi successivi con i fin. da terzi a breve.
Queste lettere le abbiamo già viste nel Margine di Tesoreria.
Questo indicatore ci aspettiamo che assuma come valore limite 1.
1 —> buono/accettabile
> 1 —> + che buono
< 1 —> non bene
L’indice di liquidità primaria è uno dei pochi indicatori per i quali possiamo individuare un valore di
riferimento come valore buono/non buono.
Questo è uno di quegli indicatori che, se letti nel tempo ci dà dei messaggi: leggendo nel tempo ci aspettiamo
di vedere in un’azienda stabile, che non fallisce, con riferimento al suo indice di liquidità primaria costanza e
crescita ma soprattutto un valore sopra 1.
Un’azienda che continui nel tempo a registrare un indice di liquidità primaria inferiore a 1 non è possibile in
condizione vere perché vuol dire che quest’azienda non sta pagando i suoi debiti nel tempo.
Quindi se troviamo situazioni nelle quali l’analisi dell’azienda ci restituisce nel tempo un indice di liquidità
primaria inferiore a 1 dobbiamo constatare che se quell’azienda non è fallita o ha una qualche sovvenzione
politica/sociale in forza della quale si può non pagare i debiti oppure dobbiamo ricordare che i dati da cui
partiamo per calcolare il nostro indice non sono buoni. Questa d’altro canto è la premessa di tutta l’analisi di
bilancio: noi partiamo dal presupposto che andiamo a rielaborare dei dati che ci sono già. La bontà di quei
dati è presupposto fondamentale affinché la nostra analisi regga. In questo caso un indice di liquidità primaria
inferiore a 1 sta a significare che i dati sui quali costruiamo la nostra analisi non sono buoni.
I dati che potrebbero non essere buoni infatti sono: L e p. Immaginiamo che dentro alle passività correnti ci
siano ratei e risconti elevati che non sono riuscito a coprire con le liquidità: poco male. Non è che non coprire
con le liquidità un risconto necessariamente generi difficoltà dal punto di vista finanziario: quindi l’esistenza
di questo indice che nel tempo rimane sotto l’unità sta a dire che purtroppo i dati da cui partiamo