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VIALE
Pag. 32-34
Faust cammina avanti e indietro pensieroso, sopraggiunge Mefistofele.
Critica la chiesa di pietra, che è avida. Critica anche i re, che si arricchiscono
con le tasse. Critica gli ebrei che si arricchiscono con gli affari. Faust,
innamorato perso, suggerisce ogni mezzo, consiglia al diavolo qualsiasi mezzo
per raggiungere il cuore dell’amata. Propone lui stesso di servirsi della vicina di
casa.
CASA DELLA VICINA
Pag. 34-41
È una scena dal carattere comico, non volgare sebbene ci siano alcune battute
particolari. Marta ricorda la tradizione, le commedie di Hans Sachs.
SCENA SENZA TITOLO
Pag. 41-43
Faust è molto agitato, arrabbiato. L’impeto di Faust non deve sorprendere, del
resto è nello stile dello Sturm und Drang.
GIARDINO
Pag. 43-49
Margherita al braccio di Faust, Marta e Mefistofele passeggiano avanti e
indietro.
Scena bella nel suo alternarsi di coppie, e in questo alternarsi abbiamo il
contrasto dei caratteri e degli umori. Faust innamorato, Margherita ingenua, ma
sensibile al corteggiamento di Faust. Mefistofele evita, con gentilezza, Marta
che invece è interessata a lui. Goethe ci presenta un salto temporale, siamo in
una fase avanzata; dà per scontato la falsa testimonianza (l’aver trovato il
marito morto). Goethe apprezza virtù quali modestia e umiltà.
UNA CASETTA NEL GIARDINO
Pag. 49-51
Margherita entra col batticuore, si nasconde dietro la porta r, tenendo la punta
delle dita sulle labbra, sbircia attraverso la fessura.
Si baciano. Dopo che si sono scambiati il bacio, Margherita dà del tu a Faust.
LA STANZA DI GRETA
Pag. 51-52
Lo stato d’animo in cui si trova in questo momento l’aveva già descritto
Mefistofele. Margherita è molto nostalgica, si inizia a manifestare un certo
desiderio passionale; non c’è nulla di sporco in questo suo desiderio. Tutta
questa passione adesso, questo ardore si fa canto. Questa canzone ha un tono
diverso rispetto a quella di Tule (canzone popolare), adesso abbiamo un canto
che proviene dall’intimo, viene fuori l’io di Margherita, una sorta di confessione.
Per noi è la prova del mutamento che è avvenuto in Margherita, ora vuole
appartenere a quell’uomo a qualsiasi costo. Vuole donarsi a lui, al di fuori di
Faust non c’è nient’altro per Margherita, non c’è vita, la vita è Faust.
L’inesorabilità della passione è la stessa della natura; in natura però abbiamo
degli opposti che si fondono. Per l’uomo non è così semplice, poiché spesso due
corpi non riescono a trovare un punto di incontro, qui questa fusione è
ostacolata dalle memorie che sono insuperabili, sono le convenzioni sociali.
Greta all’arcolaio musicata da Schubert. In sottofondo si può udire il ritmo che
sembra il pedale dell’arcolaio. Lessico facile. Strofe brevi, che si ripetono.
Leggendo questo canto si ha come l’impressione che Margherita pensasse ad
alta voce. È tutto vissuto nell’immediato, è la passione che entra in scena. Vi è
un realismo sessuale piuttosto evidente, tutto impeto e passione. Solo
nell’Urfaust è presente la parola “grembo”, che dà un’idea immediata e forte
del desiderio (dell’anima e della carne). Nel Faust, invece, Goethe usa la parola
“petto”. Nelle parole di Margherita all’arcolaio abbiamo questo desiderio, ma
anche nostalgia (“non ho più pace; non la riavrò mai e poi mai.”), che si
fondono in qualcosa di inscindibile. Lei sente il bisogno dell’unione tra spirito e
corpo. Per abbandonarsi completamente, Margherita vuole togliersi ogni dubbio
sulla religiosità di Faust, vuole sapere se, come e quando è religioso. La sua è
una fede molto semplice, che deriva dal catechismo. Una fede radicata sin
dall’infanzia. Faust, invece, non è della stessa pasta. La religiosità di Faust è
quello dello Sturm und Drang. Ha l’idea del razionalismo, una religione in
natura. Egli sostiene che ogni individuo ha dentro di sé Dio, ogni cosa è Dio. La
sua è una confessione di fede panteistica. L’uno e il tutto, natura e Dio. Faust
sostiene che chi la religione è altra cosa, il sentimento è altra cosa. È l’essenza
del divino che senti dentro di te. Egli si rifiuta di dare un nome.
IL GIARDINO DI MARTA
Pag. 52-57
Emerge la divinità per Goethe, ma non è una persona, è un spirito, un’essenza.
Dio è ovunque. Margherita cerca di ricondurre i due pensieri. Viene fuori la
reale preoccupazione di Margherita, ovvero intuisce la natura vera di
Mefistofele. Sembra una preoccupazione quasi materna nei confronti di Faust.
Faust un po’ imbarazzato capisce che Margherita ha intuito qualcosa. Si
comincia a riconoscere qualcosa di Goethe, che si lascia prendere dalla
passione del momento e quando le cose iniziano a farsi serie tende a scappare.
Mefistofele pensa di aver avviato Faust verso la strada che gli aveva destinato,
quella del piacere, verso l’appagamento dei sensi. Ogni comportamento
scorretto dell’altro è un piacere per lui.
ALLA FONTANA
Pag. 57-59
L’elemento tragico entra sempre più nel vivo. La fontana è come un albero
intorno al quale ci si riunisce per conversare/ spettegolare. Margherita sa di
essere incinta, anche se la pancia non è ancora visibile. Qui incontra un’amica
e le parole dell’amica, che non si rivolgono direttamente a lei (riguarda una
situazione analoga), Margherita si sente colpita nel vivo e si fa un’idea di quello
che spetterà a lei. “Sibilla”: ironia Goethiana.
“Adesso chini il capo e vada in chiesa a fare penitenza con il saio!”: le ragazze
madri dovevano andare in chiesa e indossare un saio e venivano esposte allo
scherno e alla derisione di altre persone.
Da “con che coraggio prima criticavo” a “Dio, era così buono! Così caro!”: chi è
senza peccato scagli la prima pietra. Margherita riconosce che anche lei
cadeva nella tentazione del pettegolezzo. La colpa è nell’anima di Margherita,
capisce in qualche modo che non c’è futuro con Faust, per via delle costrizioni
sociale (mai potrà sposare una persona più in alto di lei dal punto di vista
sociale).
Però non tutto quello che è amore in Margherita si è spento del tutto. C’è il
ricordo, la certezza in lei che tutto quello che ha fatto sia stato peccato, c’è il
lato sentimentale. Ma qui il suo dolore emerge chiaramente. È un’atmosfera
diversa rispetto alla canzone di Tule o a Margherita all’arcolaio, dove emergeva
spontanea la passione, la trasformazione del sentimento d’amore, lei voleva
morire dei baci dell’amato, abbandonarsi completamente a lui, si aveva
un’immagine di morte intesa come, però, rafforzamento dell’idea di vita e di
amore. Qui invece lei inizia a sentire che davanti a lei c’è la morte vera, quindi
con il suo doloro comincia, inevitabilmente, la sua solitudine.
DENTRO LE MURA
Pag. 59-60
In una nicchia delle mura un’immagine venerata della Mater Dolorosa; davanti,
vasi di fiori.
Qui si fa un passo avanti nel tempo, nella tragedia di Margherita. Ha perso le
ultime illusioni. Non c’è nessuno che possa darle conforto e aiuto dopo un
peccato del genere. Capisce che nemmeno Faust può correre in suo aiuto, è
lontano e non lo vede da un po’. In questa scena ci sono vari motivi:
l’immagine della Mater Dolorosa, che esisteva a Francoforte vicino alla casa di
Goethe; riferimento alla spada nel cuore della Mater Dolorosa (Vangelo di
Luca). Goethe unisce questi elementi per creare un soliloquio, che verrà poi
musicato da Schubert.
Se in Margherita all’arcolaio il ritmo seguiva l’azione manuale, qui il ritmo
segue l’angoscia e il dolore di Margherita. Si capisce quello che attraversa la
mente di Margherita, il pensiero di morte, ma anche di suicidio di fronte alla
vergogna, la punizione che spettava a tutte le ragazze madri che
commettevano l’infanticidio. Qui abbiamo il massimo della solitudine di
Margherita, estremamente sola, di fronte a lei c’è solo la nicchia con la Mater
Dolorosa. Tutto intorno a lei il vuoto. Forse Goethe aveva in mente i dipinti
dell’ultimo Rembrandt, figure su sfondi desolati. Si potrebbe dire che i
personaggi siano due, Margherita e il suo dolore. Questo suo dolore è trasferito
nell’immagine sacra della Mater Dolorosa che diventa immagine emblematica
di questo dolore. Il loro è un unico ritmo per quanto riguarda i sospiri. Lo stesso
è anche il nodo della loro sofferenza. Si crea un’atmosfera di intimità, quindi si
ferma a guardare l’immagine della madonna che a sua volta guarda il figlio.
Hanno le stesse lacrime, antiche, eterne, come del resto è antico il male e
come del resto è eterno il peccato. Margherita tra le lacrime supplica di essere
salvata. La Mater Dolorosa qui diventa il simbolo di ogni dolore, è il dolore. In
questa Mater Dolora c’è il significato di ogni sofferenza, di ogni ingiustizia e di
ogni dolore senza fine. Il dolore umana di Margherita si fonde con il dolore
sacro.
DUOMO
Pag. 60-63
Esequie della madre di Margherita. È una scena ancora più disperata, ma
diversa nel tono e nella composizione. La vicenda ora va verso il climax della
tragedia. Adesso non c’è più nessuna speranza di salvezza, non può parlare
con nessuno. È solo una peccatrice davanti alla sua colpa. È davanti alla
giustizia divina direttamente. La scena è tutto un fluttuare di angoscia, di
dolore, terrore, ritmo irregolare; versi brevi; immagini affollate; ma a un certo
punto crolla tutto. Tutto gira nella spirale d’angoscia di Margherita, tutto le
cade intorno, la soffoca. La sua testa è affranta e Margherita cade svenuta.
NOTTE
Pag. 63-66
Davanti alla casa di Margherita. Valentino soldato, fratello di Margherita.
Valentino si vergogna della sorella.
La parte SENZA TITOLO appartiene a questa scena, è rimasta in prosa, tutto
alla maniera dello Sturm und Drang e di Shakespeare, è forse la parte più
antica di tutte. Lo si capisce dalla struttura, dalla forma; i critici indicano come
periodo per la stesura Gennaio 1772, presumibilmente. Abbiamo lo scontro tra
Faust e Mefistofele. Goethe ci presenta questi due personaggi esattamente
come li ha conosciuti lui attraverso la tradizione popolare, infatti tutta la scena
presenta elementi della tradizione popolare. Mefistof