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ARANCIA MECCANICA: LA VIOLENZA, LA DISTORSIONE, LA
GUARIGIONE
Introduzione alla musica da film
Rispetto alle epoche precedenti, il XXI secolo si avvale di un’importante forma di linguaggio,
che pian piano nel corso degli anni si conquisterà l’appellativo di settima arte: il cinema.
Inizialmente muto e utilizzato per documentare, questa forma di spettacolo narra prima piccole
gag, poi incredibili storie. Dal 1927 il cinema diventa sonoro e si comincia così ad interrogarsi
sul rapporto esistente tra la musica e le immagini: deve essere un semplice supporto, poiché il
cinema è prima di tutto immagine in movimento, o può esistere anche un rapporto più
complesso in cui è la musica ad essere la reale protagonista?
Spesso è la prima ipotesi quella più frequente: la musica serve a sottolineare l’atmosfera creata
dalle immagini, adeguandosi quindi al ritmo filmico e creando uno stato di compartecipazione
dello spettatore, in relazione agli eventi che si susseguono sullo schermo. Quindi se si sta per
assistere ad un omicidio, la musica porterà alla formazione di uno stato di tensione e suspense;
se ci si sta appassionando ad una storia d’amore, il sonoro contribuirà alla creazione di
un’atmosfera melensa.
Non sarà però sempre così: la musica comincerà nel film ad essere distorta, spiazzando le
aspettative del pubblico, ironizzando sul plot narrativo e visivo, trovandosi così a seguire un
percorso autonomo rispetto alle sequenze filmiche.
Uno dei maestri del Novecento, che ha saputo fare di musica e immagini pura arte visiva e
concettuale, è l’autore di cult come 2001: Odissea nello spazio, Arancia Meccanica e Barry
Lyndon: Stanley Kubrick.
Kubrick e la musica
Nell’ossessiva ricerca della perfezione delle sue opere, Stanley Kubrick dedica ampia
attenzione anche nell’associare musica e immagini. Il mondo musicale è stato sempre presente
nella vita del regista, il quale era batterista jazz di formazione.
Nasce nel 1928 da una famiglia di ebrei non praticanti, nel quartiere del Bronx e si guadagna
inizialmente da vivere lavorando come fotografo per la rivista Look. Nel 1953 dirige il suo
primo lungometraggio, Paura e desiderio, che non ottenne un buon successo, ma gli consente di
avvicinarsi e di prendere confidenza con la tecnica cinematografica. D’altronde lo stesso
Kubrick sosteneva che il miglior modo per imparare a fare film è dirigerne uno. 2
Bisogna aspettare il 1975 perché lo stile musicale del regista cominci ad affermarsi nei suoi
film e ciò avviene in Orizzonti di gloria, la cui colonna sonora è la prima originale per
percussioni. Qui però la musica è rara e puntuale, com’era caratteristico dei film di guerra, e il
vero salto di qualità, che metterà in luce le doti espressivo - musicali del regista, si avrà con
2001: Odissea nello spazio. È il primo film di
Kubrick a procedere pressoché alla maniera dei film
muti, perché la volontà del regista era che fossero le
immagini a raccontare la storia: sono presenti solo
quarantadue minuti di dialogo e nella maggior parte
delle scene d’azione non c’è un sottofondo musicale.
Il regista si appropria invece delle grandi musiche
classiche e le associa in prevalenza alle sequenze
contemplative. La musica, però, non crea nello
spettatore uno stato di abbandono totale, di trance, ma
spesso lo distanzia ulteriormente da un possibile coinvolgimento con la trama e con i
personaggi, prevenendo così l’identificazione “passionale”.
Da questo momento Kubrick avrà più bisogno di arrangiatori, più che di compositori per le
colonne sonore delle sue pellicole. Questa scelta può essere chiarita da una dichiarazione del
regista stesso: “Per quanto bravi possano essere i nostri migliori compositori,
non sono certo un Beethoven, un Mozart o un Brahms. Perché
usare della musica che è meno valida quando c’è una tale
quantità di grandi musiche per orchestra, del passato e della
[1]
nostra stessa epoca, che si possono utilizzare?”
Kubrick utilizza, quindi, le pagine musicali già esistenti e le dota di un nuovo significato, per
poi decontestualizzarle con il solo scopo di appropriarsene, diventando così vere e proprie
musiche kubrickiane.
Arancia Meccanica: il film
“Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pit, Georgie e
Dim. Eravamo seduti nel Korova Milk Bar arrovellandoci il
[2]
gulliver per sapere cosa fare della serata.”
Così comincia il film kubrickiano tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess del 1962.
Alex è il capo dei Drughi, una banda di teppisti che trascorre le notti a rapinare e torturare
persone nelle loro case, a pestare barboni e a scatenare feroci lotte con bande rivali. In un
linguaggio pieno di parole strane, il Nadsat, il protagonista parla dei suoi compagni, i quali si
trovano tutti insieme al Korova Milk Bar per bere del “buon latte migliorato”. Durante il corso
3
del film due sono le cose che spiccano tra le passioni di Alex: l'«esercizio dell'amata
ultraviolenza» e Beethoven, che chiama affettuosamente «il Ludovico Van».
In una delle loro serate all’insegna della violenza, della droga e del sesso sfrenato, si ritrovano a
mettere a soqquadro la casa di un famoso scrittore e a stuprare la moglie di questo. I drughi però
cominciano a provare del risentimento per i modi crudi, egoisti ed autoritari di Alex e dopo un
colpo finito male ad una clinica per dimagrire, lo aggrediscono e lo abbandonano nelle mani
della polizia. Il nostro “affezionatissimo”, come Alex stesso si
definisce rivolgendosi ai “compagni e rari amici”, viene
condannato a quattordici anni di carcere per omicidio.
L’ormai ex-drugo adotta in prigione un comportamento
apparentemente modello: sembra docile e malleabile,
disposto a cambiare vita, cerca di entrare nelle simpatie
del cappellano, il quale crede che Alex sia sinceramente
interessato alla Bibbia, quando invece s’ispira ai sacri
versetti per immaginare scene violente e sanguinose.
Lì viene a conoscenza dell'iniziativa del nuovo Governo in carica, che promette la scarcerazione
immediata, a patto che ci si sottoponga ad un innovativo programma di "rieducazione", il
Programma Ludovico. Viene dunque trasferito in un nuovo edificio, dove cominciano le sedute
del dottor Brodsky, che consistono in iniezioni di liquidi bizzarri e in proiezioni obbligatorie di
film, in cui Alex, legato ad una sedia, gli occhi aperti con dei ferma - palpebre, assiste a scene
di violenza e di stupro che all’inizio lo lasciano estasiato, poi cominciano a dargli la nausea.
Sfilano quindi alcune immagini di Hitler e delle parate naziste, ma Alex urla di dolore perché
sono accompagnate, probabilmente per una scelta del tutto casuale, da un arrangiamento per
sintetizzatore della Nona di Beethoven.
Il giorno della dimostrazione il ministro degli Interni esalta l’efficacia del trattamento davanti
alle autorità, che applaudono e approvano. Solo il vecchio cappellano dissente: nessuno ha il
diritto di privare un uomo del suo libero arbitrio. Lo stesso Kubrick affermerà, chiarendo poi il
titolo del film:
“L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il
male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma
[3]
un'arancia meccanica.”
Alex, infatti, non ha cambiato la sua natura, non ha
scelto di essere buono: è semplicemente condizionato,
prova nausea e dolore quando tenta anche solo di
reagire alla violenza. Rimesso in libertà, si ritrova a
confrontarsi con un mondo dove non c’è più spazio per
lui: i genitori hanno affittato la sua stanza, dato via il
suo serpente e non sembrano propensi a riaccoglierlo in
casa, i suoi drughi sono diventati poliziotti e le sue
vittime si vendicano, in particolare lo scrittore torturato
da lui stesso anni prima. Mr. Alexander inizialmente lo coccola come una vittima del sistema
politico, poi quando si rende conto di avere davanti lo stesso ragazzo che aveva picchiato e
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stuprato la moglie, gli versa del sonnifero nel vino e lo fa svegliare dalle note della sua musica
preferita. Ormai però la Nona risulta essere insopportabile per il povero Alex, al punto da
portarlo a tentare il suicidio.
Malconcio, e di nuovo tra i medici, si risveglia da un sonno profondo nel quale, si lascia
intendere, qualcuno ha tentato di “de-condizionarlo”. Riceve la visita del Ministro degli Interni
che, preoccupato per lo scandalo causato dalla sua storia, si assicura che il ragazzo stia dalla sua
parte. Alex torna a promettere, ad accettare tutte le condizioni, stringe la mano al Potere e viene
colto da una visione: di nuovo sesso, di nuovo la sua adorata Nona e, stavolta, una Società che
lo approva. Con gioia il drugo, ritornato in sé, esclama: “Ero guarito. Eccome!”
Arancia Meccanica: le musiche
Quest’opera offre a Kubrick la possibilità di interrogarsi e riflettere sul valore della musica
all’interno della società, sulle sue virtù benefiche, così come sugli influssi negativi che può
avere sull’animo umano. Il regista, però, affronta la tematica in
maniera piuttosto originale: la sua riflessione non parte da
pezzi che possono essere palesemente diseducativi (ci si
aspetterebbe, infatti, che Alex ascoltasse un genere come il
rock satanico), bensì da quella che è considerata musica “alta”,
musica “colta”.
La scelta di brani di musica classica è motivata anche dal fatto
che il regista offre allo spettatore un punto di contatto con il
protagonista del film, una condivisione di gusti necessaria,
affinché Alex non venga relegato in una sorta di universo a
parte, poiché la sua crudeltà e la violenza, i crimini di cui si macchia lo rendono già di per sé
distante dalla sfera emozionale del pubblico.
L a Musica per il funerale della regina Maria di Purcell apre i titoli di testa e fa da colonna
sonora al primissimo piano del protagonista, il quale, un occhio truccato e la bombetta in testa,
mostra un viso quasi distorto dalla crudeltà della sua anima. Poco dopo l’inquadratura si allarga
e si entra in uno dei luoghi chiave dell’opera cui si associa la musica di Purcell, il Korova Milk
Bar, dove Alex si trova assieme ai suoi drughi, tutti rigorosamente con un bicchiere di “latte
più” in mano. Lo stesso motivo si ritrova poi nella dimostrazione del cambiamento forzato del
giovane grazie alla cura Ludovico, nella sequenza in cui tenta di violentare la ragazza seminuda