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MOTTO DI SPIRITO COME AZIONE INNOVATIVA

Attraverso Freud e Aristotele, Schmitt e Wittgenstein, Virno traccia un sentiero che attraversa e connette filosofia del linguaggio e della politica. Infatti quando coniamo una battuta che altera all'improvviso l'andamento della conversazione facciamo appello infatti alle stesse risorse cognitive ed emotive che utilizziamo per affrontare una crisi esistenziale o un rivolgimento politico. Un percorso in cerca di strumenti adeguati non solo a comprendere le forme di vita contemporanee, ma anche a costruire una vera e propria "logica Fra i fenomeni del cambiamento".

Linguistici, proprio il motto di spirito racchiude in sé i meccanismi più raffinati della creatività e dell'innovazione. Il riferimento costante è il saggio di Freud sul Witz, l'interpretazione dell'arguzia però è rigorosamente non-freudiana. Infatti si propone come alternativa al witz freudiano riprendendo

Gli spunti più interessanti della sua opera e rielaborandoli dal proprio punto di vista. Il motto di spirito, sostiene Freud, richiede la presenza della terza persona, ovvero di un pubblico che verifichi la riuscita del motto. Quindi il motto diventa, oltre a un'azione linguistica, un'azione pubblica. Il motto di spirito fa affiorare delle caratteristiche comportamentali dell'animale umano che non dipendono dalla condizione storica e normativa in cui si è evoluto. Regredire a questo insieme di comportamenti prepara il terreno dell'azione innovativa. Virno ricostruisce, attraverso parole-chiave ricavate dall'"Etica" di Aristotele, le caratteristiche di tale azione. L'animale linguistico è un essere in agguato, teso a cogliere il "kairòs", l'occasione propizia per fare la sua mossa e rendere comprensibile e sensato il motto. È un essere che coltiva la "phronesis", intesa non come saggezza o

prudenza, ma come capacità o virtù dell'individuo di attivare strategie adeguate di conservazione e innovazione applicando la giusta norma a una situazione contingente. Un essere che, utilizzando un "orthos discorso corretto, pur logos", un partendo da "éndoxa" condivisi, cioè da opinioni e credenze diffuse (gli usi linguistici di Wittgenstein), le mette continuamente in discussione, contribuendo così a trasformare la grammatica della propria forma di vita.

Il motto ha luogo nello scarto ineliminabile tra una regola e la sua applicazione, che corrisponde alla stessa distinzione tra piano semiotico (segno) e piano semantico (discorso). Una regola infatti, sia essa giuridica, linguistica o ludica, si può applicare in molti modi diversi. La regola non può suggerire le modalità concrete della propria applicazione. Nelle "Ricerche filosofiche" Wittgenstein mette in luce queste conclusioni in ambito linguistico e

Le loro ricadute sul piano filosofico. Ogni individuo possiede delle convinzioni generali sul mondo, sull'ambiente in cui vive, sulla propria esistenza. Convinzioni né vere né false, perché non sono oggetto di conoscenza, bensì ereditate dal contesto in cui si sono formate. Esse rappresentano, per così dire, le norme generali o le "regole grammaticali" di quella particolare forma di vita. Quindi sono il substrato del sapere. A queste regole si affiancano le vicende ordinarie della vita individuale, i fatti empirici, le decisioni prese in situazioni determinate, i giudizi formulati sullo sfondo e sulla scorta della grammatica a nostra disposizione. Fra quelle regole e questi fatti esiste sempre un divario entro cui si attualizza l'azione individuale, l'applicazione concreta delle regole generali. Ora, sostiene Virno, il motto di spirito si può definire come una specifica applicazione della regola che mette in risalto quel divario.

Le regole stesse, infatti, sono state a loro volta proposizioni e fatti empirici, che l'uso ha progressivamente irrigidito e 'congelato' in forme grammaticali. Ma nuovi fatti e nuove proposizioni possono mettere in crisi quelle strutture, scongelando le vecchie regole per formarne di nuove. Oltre Wittgenstein, quindi, Virno invita a illuminare questa 'zona grigia' che sussiste fra regola e applicazione, attraversata da proposizioni semifluide o semirigide. Questo è infatti il terreno privilegiato dell'azione innovativa, vero e proprio "stato di eccezione" su cui tracciare inediti diagrammi di trasformazione. Freud inoltre suddivide i motti in base alle risorse fonetiche, semantiche e logiche individuando "motti verbali" e "motti concettuali". I primi rappresentano il corpo materiale di un enunciato, sono dunque il significante; quelli concettuali sono l'insieme dei contenuti semantici e rappresentano il significato. Tuttavia lostesso Freud si rende conto che si tratta di una distinzione labile e precaria poiché molti motti si collocano da entrambe le parti. Dunque Virno individua la loro forma logica nelle "fallacie argomentative". Nell'opera di Aristotele "Confutazioni sofistiche" vi è una suddivisione dei ragionamenti paralinguistici in quelli basati sull'espressione (motti verbali) e quelli indipendenti dall'espressione (motti concettuali). Virno, invece, supera questa distinzione e li suddivide in paralogismi che combinano in modo diverso i dati di partenza, quindi in questo modo un enunciato contiene due significati contraddittori in fallacie che deviano il discorso introducendo elementi molteplici. Nella tassonomia di Freud si parla di "impiego" e di "spostamento molteplice dello stesso materiale" dell'accento psichico considerati da Virno i due principali generi di motto e le risorse logiche dell'azione innovativa.aiuta a cogliere le forme più specificamente politiche dell'azione innovativa, che Virno definisce come "innovazione imprenditoriale" ed "esodo". La prima non ha niente a che vedere con l'imprenditorialità tipica del modo di produzione capitalistico, ma indica la capacità tipica dell'animale linguistico che si attiva solo in certe condizioni, per rompere equilibri esistenti, giocando sulla polisemia degli elementi a disposizione. L'esodo corrisponde invece a un cambiamento di discorso improvviso e inaspettato, un'attività che consiste nel porre problemi nuovi e immaginare soluzioni inedite che sfuggano alla grammatica sociale e politica esistente. Le parole del motto di spirito, conclude Virno, sono sempre troppo poche. La dinamica del motto è come una carta geografica appoggiata sul terreno che intende descrivere. Immagine imperfetta della totalità ma anche sua parte circoscritta, con l'ambivalenza.

Dei propri simboli e diagrammi, talvolta utili talvolta ingannevoli, perché riduttivi. Ma per cambiare rotta, potremmo dire, non occorre una carta del nostro futuro. Le mappe dell'azione innovativa sono già a nostra disposizione. Il motto di spirito, scrive in sintesi Virno, è il microcosmo nel quale si danno nitidamente a vedere quei mutamenti di direzione argomentativa e quegli spostamenti di significato che, nel macrocosmo della prassi umana, provocano la variazione di una forma di vita.

IL MOTTO DI SPIRITO E LA SUA RELAZIONE CON L'INCOSCIO

Il riso (o il sorriso) che scatta con il comico, mostra in atto un fenomeno energetico, i cui aspetti quantitativi sono in primo piano ed evidenti per tutti. Per Freud nel riso si scarica una tensione ed è spesa un'energia che nella serietà corrente della vita deve essere altrimenti impegnata. E' questa dissipazione improvvisa, che il riesce a promuovere, ad essere piacevole.

WitzFreud

è quasi ossessionato in quest'opera da una sorta di contabilità psichica che il comico eWitz,l'umorismo attivano e presuppongono. Il valore dei motti di spirito, delle barzellette e dellacomicità, in genere, è per Freud di tipo economico: infatti con questo metodo la nostra psiche riescea liberare energie, altrimenti bloccate nell'inconscio, e contemporaneamente raggiunge un precisoobiettivo: la liberazione di desideri sessuali o aggressivi al fine di raggiungere il piacere.Il motto di spirito riesce a «stornare» investimenti impegnati comunementenel lavoro logicoo nei processi di astrazioneo nell'impiego richiesto dall'aderenza al reale, dal rapporto con la realtà - nelleo limitazioni e inibizioni imposte dalla censura, cosciente o inconscia.Dunque la funzione del riso consiste in parte nell' «alleggerire momentaneamente le pressioniutilitarie». Ma la concezione freudiana sembra estenderenotevolmente l'area rispetto alla quale il riso rappresenta un disimpegno. Qualsiasi cosa si voglia pensare oggi di quest'impostazione economica ed "energetica", si manifesta in essa l'esigenza di non disgiungere la componente psicofisiologica e edonica del riso dagli altri importanti fattori (morfologici, linguistici, circostanziali) che caratterizzano il ma di cogliere Witz, la necessaria connessione tra le strategie psicosociali, linguistiche, retoriche del comico e il fenomeno di dissipazione piacevole che si scarica nel riso attraverso il corpo, la motilità e la voce. La metapsicologia del e del comico cercano di rendere pensabile questa connessione, Witz l'articolazione tra le forze in gioco e il senso specifico che qui si manifesta. In questa prospettiva Freud stesso sintetizza conclusivamente la sua analisi così: Il piacere dell'arguzia (Witz) deriva dal il piacere della comicità dispendio inibitorio risparmiato, dal (outilizzando i tag html appropriati:

d'investimento) risparmiato e il piacere dell'umorismo dal dispendio rappresentativo dispendio emotivo risparmiato.

Nella formulazione del motto di spirito e della comicità Freud trova gli stessi meccanismi operanti nel sogno: la condensazione, come quella, divenuta celebre, di "familionari", il gioco di parole creato da Heine; le sostituzioni, i travestimenti, le trasposizioni, lo smascheramento, la caricatura, la contraffazione, eccetera.

Ma sarebbe sbagliato identificare semplicisticamente comicità e sogno, perché sono assai diversi sia i regimi di coscienza implicati (nel sogno si dorme, nel motto di spirito si è ben svegli); sia la funzione comunicativa, che il sogno non possiede altrettanto esplicitamente rispetto al Witz; il carattere pluripersonale del motto di spirito, che comporta come minimo il coinvolgimento di due o tre persone.

Una volta compiuta la distinzione tra sogno e motto di spirito, la si deve subito attenuare,

nti, senza passare attraverso la censura razionale.
Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MrStout di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi dell'umorismo in italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze Storiche Prof.