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UNO SGUARDO ALLA STRUTTURA DELLE PROTEINE
La disposizione spaziale degli atomi di una proteina o di una porzione di una
proteina, è dette conformazione. Le conformazioni possibili di una proteina, o di un
segmento di una proteina, corrispondono a tutte le strutture che la proteina può
assumere senza rottura di legami covalenti. Per esempio variazioni di
conformazionali si verificano per rotazione intorno ai legami singoli.
Nel contesto della struttura delle proteine, la può essere definita come la
stabilità
tendenza a mantenere una conformazione nativa, ossia quando una proteina si
trova in uno dei loro stati conformazionali funzionali.
Le interazioni chimiche che stabilizzano la conformazione nativa comprendono:
- Legami covalenti ponti disolfuro
- Legami non covalenti legami idrogeno e interazioni idrofobiche e ioniche
I legami covalenti hanno un ruolo importante nel determinare la conformazione del
polipeptide. Gli atomi di Cα di residui amminoacidici adiacenti sono separati da 3
legami covalenti che si susseguono in questo modo: Cα – C – N – Cα. Alcuni studi
hanno dimostrato che il legame peptidico C – N è un po’ più corto del legame C – N
delle ammine primarie e che gli atomi che fanno parte del legame peptidico sono
complanari. Queste osservazioni indicavano l’esistenza di una risonanza o di una
parziale condivisione di due coppie di elettroni tra l’O carbonilico e l’N ammidico.
L’O ha una carica parziale negativa e l’N ha una carica parziale positiva, generando
così un piccolo dipolo elettrico.
I sei atomi del gruppo peptidico giacciono sullo stesso piano e l’atomo di O del
gruppo carbonilico è in posizione trans rispetto all’atomo di H legato all’N ammidico.
Da queste osservazioni Pauling e Corey conclusero che i legami C – N, a causa del
loro parziale carattere di doppio legame, non possono ruotare liberamente; è invece
permessa la tra i legami N – Cα e Cα – C.
rotazione
La rigidità del legame peptidico limita considerevolmente il numero delle
conformazioni che la catena polipeptidica può assumere.
La conformazione del polipeptide è definita da tre angoli diedrici (angoli di torsione)
chiamati φ (phi), ψ (psi) e ώ (omega), che riflettono la rotazione intorno a ciascuno
dei tre legami che si ripetono nello scheletro del peptide.
L’angolo che si instaura tra questi due piani è quello che dobbiamo misurar per
ottenere la conformazione di una proteina.
In linea di principio φ e ψ possono avere qualsiasi valore compreso tra -180° e
+180°, ma molti valori non sono permessi a causa degli impedimenti sterici tra gli
atomi dello scheletro carbonioso e le catene laterali degli amminoacidi. Per questo
motivo la conformazione in cui gli angoli φ e ψ hanno un valore = 0° non è
permessa. I valori permessi di φ e ψ sono riportati nel grafico di Ramachandran.
Grafico di Ramachandran per la L-Ala
STRUTTURA SECONDARIA
L’espressione struttura secondaria si riferisce a un segmento polipeptidico della
proteina e descrive l’organizzazione spaziale della catena principale.
Una struttura secondaria regolare si ha quando ogni angolo diedro φ e ψ rimane
invariato all’interno di un segmento.
Puling e Corey erano ben consapevoli dell’importanza dei legami idrogeno
nell’orientamento dei gruppi chimici polari, come i gruppi C O ed N – H del legame
═
peptidico.
Nel 1948 il modello sviluppato da Pauling e approvato da Corey rappresentava la più
semplice organizzazione regolare che una catena polipeptidica può assumere
massimizzando l’utilizzo di legami idrogeno interni. Era una struttura elicoidale che
Pauling e Corey chiamarono In questa struttura lo scheletro carbonioso
α-elica.
polipeptidico si avvolge strettamente intorno a un asse immaginario che attraversa
longitudinalmente la parte esterna della spirale, mentre i gruppi R dei residui
amminoacidici sporgono al di fuori dello scheletro elicoidale.
Ogni giro dell’elica ontiene 3,6 residui. I segmenti di α-elica nelle proteine spesso si
discostano leggermente da questi valori e possono variare anche all’interno di un
singolo segmento. Si formano così lievi torsioni o ripiegamenti rispetto l’asse
dell’elica. Pauling e Corey considerarono entrambe le varianti destrorsa e sinistrorsa
dell’α-elica. La successiva delucidazione della struttura tridimensionale della
mioglobina e di altre proteine mostrò che l’α-elica destrorsa costituitsce la forma più
comune presente. Le α-eliche sinistrorse estese sono teoricamente meno stabili e
non sono state osservate nelle proteine.
La struttura è stabilizzata da legami idrogeno che si formano tra l’atomo di H legato
all’N elettronegativo di un legame peptidico e l’atomo di O carbonilico del quarto
amminoacido successivo nella direzione dell’estremità amminica.
Nell’α-elica ciascun legame peptidico partecipa alla formazione di legami idrogeno.
Ciascun giro dell’α-elica è collegato ai giri adiacenti da tre o quattro legami idrogeno,
che conferiscono una buona stabilità all’intera struttura. All’estremità di un
segmento ad α-elica ci sono sempre tre o quattro gruppi carbonilici ammidici o
cruppi amminici che non possono prendere parte alla configurazione ad α-elica o
alla formazione di legami idrogeno. Questi gruppi possono formare legami idrogeno
con l’acqua, oppure con altre parti della proteina in cui incontrano altri gruppi in
grado di creare legami idrogeno.
Vi sono anche degli elementi che destabilizzano l’α-elica:
1. Una limitazione alla formazione dell’α-elica è rappresentata dai residui di
prolina e glicina.
- Nella prolina, l’atomo di N fa parte di un anello rigido e non è possibile
alcuna rotazione intorno al legame N – Cα.
- La glicina ha una flessibilità conformazionale superiore a tutti gli altri residui.
Quindi i polimeri di glicina tendono ad assumere strutture avvolte
casualmente, molto diverse dall’α-elica.
2. Un altro fattore importante che può modificare la stabilità di un’α-elica è dato
dalla natura dell’amminoacido localizzato all’estremità del segmento del
polipeptide con struttura ad α-elica.
Nel 1951 Pauling e Corey ipotizzarono l’esistenza di un secondo tipo di struttura
ripetitiva, la Nella confermazione β lo scheletro della catena
conformazione β.
polipeptidica si estende in una conformazione a zig-zag.
Il foglietto β appare di forma piatta.
Le catene polipeptidiche adiacenti di un foglietto β possono essere parallele o
antiparallele:
- Parallele i legami peptidici di catene contigue hanno il medesimo
orientamento
- Antiparallele l’orientamento testa-coda dei legami peptidici dei residui di
catene contigue hanno orientamento opposto
Ciò che stabilizza questa struttura sno i legami idrogeno che si instaurano tra regioni
adiacenti delle catene polipeptidiche all’interno del foglietto.
Pur rappresentando strutture molto comuni, le α-eliche e i foglietti β rappresentano
soltanto una parte della struttura tridimensionale assunta da una catena
polipeptidica (31% e 28% rispettivamente).
La porzione rimanente assume disposizioni conformazionali meno riconoscibili come
i e le
coil conformazioni in loop.
Una buona parte delle proteine globulari infatti è composta da frammenti, indicati
spesso come giri, che connettono strutture vicine o adiacenti.
STRUTTURA TERZIARIA
La struttura terziaria rappresenta la conformazione precisa dello scheletro
covalente. In altri termini la struttura terziaria è la disposizione nello spazio di tutti
gli atomi di una proteina.
La struttura terziaria è la conformazone nello spazio che rende biologicamente
attiva una proteina monomerica, mentre per le proteine multimeriche serve la
struttura quaternaria.
Esempi di struttura terziaria sono: motivo βαβ, Hairpin, motivo aa, motivo a chiave
greca, domini a, domini β, ecc.
Stabilizzano questa struttura:
- Interazioni elettrostatiche
- Interazioni idrofobiche
- Interazioni covalenti
INTERAZIONI ELETTROSTATICHE:
1. Coppie ioniche sono forze elettrostatiche determinate dall’interazione tra
catene laterali di carica opposta. Rappresentano interazioni molto forti, ma in
realtà contribuiscono molto poco alla stabilità finale della proteina perché se
ne formano molte poche. Infatti la maggior parte delle catene laterali cariche
è esposta ai solventi, quindi, queste sono fortemente solvatate.
2. Forze di Van der Waals sono interazioni non covalenti tra molecole prive di
carica formale. Sono interazioni deboli, ma partecipano in modo
determinante alla stabilità strutturale della proteina.
3. Legami idrogeno sono legami più fort di quelle di van der Waals. Sono
interazioni elettrostatiche tra gruppi debolmente acidi e gruppi che
presentano dei doppietti elettronici liberi. Sembrerebbero aiutare durante il
folding nativo della proteina.
INTERAZIONI IDROFOBICHE
Queste interazioni rappresentano un determinante molto importante dell struttura
tridimensionale delle proteine e del loro folding, ed avviene perché i residui idrofilici
interagiscono con l’H O, in questo modo la proteina si ripiega “bloccando”
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all’interno dello scheletro tutti i residui idrofobici.
L’acqua instaurando interazioni con i residui idrofilici (carichi e polari) tiene
impacchettata la proteina.
L’acqua tende a massimizzare i legami idrogeno.
In sostanza le interazioni idrofobiche sono quelle che contribuiscono maggiormente
alla stabilità della proteina, in quanto la presenza di residui non polari favorisce il
folding proteico, perché termodinamicamente spontaneo.
INTERAZIONI COVALENTI
Ad esempio i ponti disolfuro sono legami covalenti che vengono instaurati tra le
catene laterali di due cisteine e che stabilizzano ulteriormente la struttura
tridimensionale della proteina ripiegata. Tali strutture vengono tavolta definite
cistine.
STRUTTURA QUATERNARIA
Alcune proteine contengono due o più catene polipeptidiche distine (ognuna con
una propria struttura teziaria), rappresentano subunità che si assemblano con
geometrie distinte. La disposizione di queste subunità in complessi tridimensionali
prende il nome di struttura quaternaria.
La struttura quaternaria è tipica delle proteine multimeriche; è l’insieme delle
strutture terziarie che sono t