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II GP;
premiò i Plateesi per i meriti cumulati e i sacrifici compiuti, permettendo loro di
ricostruire la propria città. Apriamo una parentesi. Platea aveva dato anzitutto un
coraggioso e indispensabile contributo ad Atene nella battaglia di Maratona del
490 a.C. nella IGP; nella IIGP la battaglia di Platea del 479 a.C. vide la vittoria
su Mardonio (a questo proposito Alessandro disse ai Plateesi che “i loro antenati
lottare per la libertà”); nel 431 a.C. fu
avevano offerto ai Greci la terra dove
proditoriamente attaccata da truppe tebane e spartane (cosa che diede inizio alla
GDP); nel 427 a.C. fu distrutta da Sparta e nel 421 a.C. fu conquistata da Tebe;
ricostruita in seguito, fu di nuovo distrutta dai Tebani tra il 374 e il 372 a.C.;
infine alle Olimpiadi del 328 a.C. fu annunciato che Platea sarebbe stata
ricostruita. Platea era perfetta per assurgere a simbolo di città-martire e
Alessandro non dovette fare molti sforzi in tal senso.
Il paradigma di Samo e il caso di Enìade
Alessandro in difesa della libertà in quanto tale. Alessandro curò un provvedimento
speciale per i bistrattati esuli di due comunità, Samo ed Enìade: nel 365 a.C. gli
Ateniesi avevano fondato cleruchìe a Samo cacciandone i suoi legittimi cittadini (e ciò
sarebbe stato permesso da Filippo); nel 330 a.C. gli Etòli avevano occupato Enìade
(sulla costa occidentale dell’Acarnània) e ne avevano esiliato i cittadini. Samo in
particolare venne a rappresentare un modello di ideologia libertaria, perché se da una
parte gli Ateniesi furono sempre restii a “cedere Samo ai Samii”, dall’altra lo stesso
Alessandro difese convintamente i Samii. Gli Ateniesi non volevano che i clerùchi
rientrassero ad Atene in quanto considerati “feccia”, ma Alessandro accusato di
che “non avrebbe ceduto [loro] quest’isola
tirannide fece notare loro in una epistola mai
libera e famosa” e che se l’isola era in mano ateniese, ciò si doveva a Filippo e non a
lui medesimo.
Proprio per risolvere tali soprusi, una prima volta alle Olimpiadi del 324 a.C. (estate)
e una seconda a Òpis (in Mesopotamia) Alessandro diede una certa buona notizia agli
esuli (si tenga conto del fatto che molti esuli costituivano i mercenari assoldati da
Alessandro): essi avrebbero potuto fare ritorno nelle loro città, salvo gli assassini e i
pena l’occupazione armata
sacrileghi, e le città di origine avrebbero dovuto obbedire,
delle truppe macedoni. Alle Olimpiadi erano presenti più di 20000 individui che
avrebbero usufruito di questa decisione. Dunque si può capire come questo
provvedimento desse ad Alessandro la possibilità di tenersi il consenso di una larga
fetta di soldati, che in caso di necessità gli sarebbero stati leali.
Ma il caso di Samo in particolare non conobbe risoluzione, anche perché Alessandro
morì nel 323 a.C. (e nel 319 a.C. Polipercònte, prima generale macedone sotto
Alessandro, favorì Atene).
La diàbasis in Asia (primavera del 334-326 a.C.)
L’impresa di Alessandro è resa possibile dal vettore della civiltà greca. Se Alessandro
in sostanza accettò, pur non passivamente, l’eredità del padre, lo stesso Filippo ci vide
giusto. Solo una civiltà come quella greca, che possedeva una cultura superiore rispetto
a molti altri popoli (quello macedone compreso), poteva assumersi il compito di
esportare il suo elevatissimo modello in Oriente e cogliere il pieno successo di questa
l’impero
operazione. Alessandro conquistò persiano in pochissimi anni perché era un
che poteva contare sull’assoluta
sovrano intelligente e un abilissimo comandante
superiorità militare del proprio esercito: la spedizione in Asia fu compresa tra il 334 e
Ma non c’è bisogno di sottolineare
il 326 a.C. che la fonte a cui aveva attinto lui, il
padre e la Macedonia stessa era la cultura greca. La civiltà greca vinse questa stessa
partita prima coi Macedoni (che in origine erano stati Greci anche loro) e in seguito coi
Romani: i Greci diedero il loro contributo senza fare la parte del leone, ma se
titanica
Alessandro riuscì nell’impresa di conquistare la Persia fu per merito della
cultura, delle istituzioni, della tattica, della tecnologia militare, del pensiero greci.
Il disegno di Alessandro. Rispetto a Filippo Alessandro aveva sogni molto più
ambiziosi: così come Filippo (e poi lui) volle mantenere il potere in Grecia senza
imporlo necessariamente, Alessandro non si limitò a conquistare l’impero persiano e
sottometterlo (come in realtà un Greco genuino avrebbe probabilmente fatto, sfruttando
di poter porre in equilibrio l’elemento greco e quello persiano.
al midollo), ma sognò
Ideologia a parte, il piano di Alessandro aveva un movente chiaro: se i due elementi
fossero stati bilanciati, nessuno dei due (nemmeno quello greco, più restio a piegarsi
all’autorità regia; i sudditi persiani invece erano abituati da quest’idea) avrebbe
sopravanzato l’altro. la conquista dell’Asia,
In realtà bisogna ritenere che con tutta
probabilità, avesse cominciato a diventare possibile, una volta che Alessandro si rese
conto che poteva prendere molto di più che non la ‘sola’ Asia Minore.
L’esercito macedone. Nella primavera del 334 a.C., Alessandro si preparò per operare
(ossia la spedizione militare) in Asia. All’inizio delle operazioni
la leggendaria strateìa
aveva un grande esercito, 40000 soldati di cui 5000 cavalieri e 32000 fanti non
provenienti dalle póleis della Lega corinzia; questi 32.000 erano fanti, Macedoni
(12.000), Traci, alleati e mercenari greci, fanti leggeri. Nel corso della strateìa
l’esercito di Alessandro si accrebbe dei contingenti asiatici arruolati via via. Lasciato
l’Ellespònto
il governo della Macedonia ad Antìpatro varcò e diede iniziò a un
programma fortemente ideologico, che inquadrava la strateìa in confini mitici e
circoscriveva la lotta contro i Persiani come un bipolarismo ineluttabile contro il
nemico di sempre, l’Asia. La visita di Troia e del tempio di Atene Iliaca [che sarà stato
.
vicino a Ilio, cioè Troia]
Inoltre l’esercito di Alessandro fu accompagnato anche da artigiani costruttori,
ingegneri e tecnici di altra natura, studiosi (di geografia, storia, letteratura) e poeti. Era
una spedizione che si prefiggeva avventurosa e pertanto moltissimi vollero conoscere
il mondo nuovo che si sarebbe profilato loro. Ciò può dare l’idea dei piani di
Alessandro, nonostante abbiamo ipotizzato non essere stati da subito di immensa
portata.
Il vasto impero persiano. Diamo alcune coordinate geografiche. Certamente il cuore
dell’impero persiano era la Persia, all’incirca combaciante con l’odierno Iràn, da cui
Ciro il Grande si mosse contro gli altri Asiatici per dare nuovo lustro alla dinastia degli
Achemènidi. L’altopiano iranico è quel territorio che abbraccia un enorme territorio
che va dal Tigri all’Indo, ossia dalla Mesopotamia (o dai confini dell’Anatolia) fino al
Pakistan (o ai confini dell’India). Ciò significa che i pur grandi Egitto, Anatolia e Siria
– –
che erano le terre più vicine alla Grecia rappresentavano, grosso modo, poco più di
1/6 del colossale impero persiano. E tutto questo senza contare il Regno macedone e
gli Stati della Lega corinzia. Alessandro dovette avere a che fare con un problema
molto delicato: come governare un numero così alto di popoli, in cui c’erano tradizioni,
istituzioni e usanze diverse che non sarebbe stato opportuno sradicare? Inoltre per via
delle numerose zone inaccessibili all’ellenizzazione, Musti ha creato un’espressione
governare: “regno
felice per il gigantesco territorio persiano che Alessandro si trovò a
poroso”. Alessandro e i suoi successori dovettero per forza delegare il potere alle
istituzioni locali politiche e/o religiose, sotto forma di dominio indiretto.
La visita a Troia. Alessandro non solo omaggiò le tombe di Protesilào, Aiace e Achille,
ma fece dei sacrifici nel santuario di Atena Iliaca, in cui dopo la prima vittoria contro
i Persiani al Granìco (estate del 334 a.C.) avrebbe portato parte del bottino.
Dalla battaglia del Granìco (tra maggio e giugno del 334 a.C.) fino alla conquista
dell’Anatolia. al centro dell’Anatolia),
I sàtrapi di Frigia Maggiore (la regione di Frigia
ellespontica, di Lidia e di Cappadocia affrontarono la falange macedone, che uscì
vittoriosa, nella battaglia sul fiume Granìco (nella Tròade/Frigia ellespontica): questa
prima vittoria fu conseguita grazie alla cavalleria macedone e tessala; i Persiani morti
erano tantissimi. Si usa dire che questa sola battaglia avesse garantito ad Alessandro
l’intera Asia Minore. In questa prima battaglia, sul Granìco, si videro i difetti
dell’esercito persiano. I Persiani potevano contare su un esercito molto numeroso (le
fonti parlano del doppio o anche più, ma non sono attendibili), comunque da credere
Un altro fortissimo difetto era l’uso
che fosse più numeroso di quello greco-macedone.
delle truppe mercenarie (tra le quali militavano molti Greci), che i Persiani non avevano
saputo legare a sé (diversamente dai mercenari cui Alessandro aveva fatto delle
–
concessioni di grande riguardo come nel caso dei Samii). Infine gli stessi sàtrapi, nel
corso dei pochi anni della strateìa macedone, fecero mancare il proprio appoggio a
Dario III, pensando egoisticamente di conservare il potere nelle satrapìe di pertinenza.
Anche quando Dario sarebbe stato deposto in favore di Besso i sàtrapi che non si
arrendevano andavano a rintanarsi nella Battriàna [vedi infra].
che la battaglia sul Granìco garantì l’Anatolia ad Alessandro è
Se si dice perché gli
sconfitti furono i generali di molte province anatoliche e perché un inarrestabile
Alessandro liberò la Ionia scendendo verso sud, dalla Tròade alla Cària, e conquistò
attraversando l’Anatolia
rapidamente altre città in lungo e in largo. Perciò dopo la
dopo liberò le città greche d’Asia, tra le
battaglia del Granìco conquistò Sardi, subito
quali l’unica a opporsi fu Mileto, mentre a Èfeso e in altre città dovette scalzare le
Nell’autunno
oligarchie del posto, favorevoli ai Persiani, e instaurarvi la democrazia.
del 334 a.C. ormai Alessandro aveva preso la risoluzione di spedire a casa la maggior