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Adam Smith

Fa parte dei filosofi moralistici scozzesi dell'800. Quest'appartenenza può essere commentata da due punti di vista. 1) È un filosofo moralista che vede quindi anche i problemi economici da un punto di vista morale. 2) Prima della sua opera più famosa "Sulla ricchezza delle nazioni" aveva già scritto un trattato morale. Smith parte da un'antropologia del tipo moralistico cercando di evitare alcuni aspetti causatori (che invece si ritrovano in Hume). L'ottica individualistica, nella quale si inserisce la visione di Smith, è temperata moralmente e socialmente da certi comportamenti; tramite questi si deve giungere non solo ad un piacere individuale (che, se vogliamo, già di per sé fa parte della natura umana) bensì ad un piacere del tipo sociale. Smith pensa a un ordine sociale: "noi siamo spinti, mossi, da impulsi che nascono dalla nostra individualità; allo stesso tempo sappiamo di vivere in una condizione sociale e sappiamo muoverci 'virtualmente' al

posto degli altri, e sappiamo anche giudica e i nostri comportamenti. C'è si un indiv dualismo uno tormentato dal bisogno di essere apprezzati dagli altri (sympath

3) Tema dell'educazione (affinamento dei propri comportamenti rispetto agli altri).

Egli descrive un sistema economico di tipo capitalistico riguardante l'interagire di varie individualità. La situazione economica po incrementare anche la felicità individuale. La soddisfazione economica è uguale all'ottenere la felicità (pero non ultraterrena).

Pero, come trasferire il tema del benessere dal lato individuale a quello sociale?

La ricerca del bene individuale si trasfea ma involontariamente e spontaneamente in bene social, a tal proposito Adam Smith usa la metafora della "mano invisibilé" (che non ha niente di divino). Gli soggetto di Smith e?

poi, allo stesso tempo consumatore e produtt ve. Consumatore, in quanto in chiede un prodotto nel mercato e produttore, perchè

Il contratto naturale: è vero che i sistemi politici si formano nel corso del tempo, ma non dobbiamo attribuirvi aspetti positivi a queste convenzioni formatosi nel passato. Non è infatti detto che, ad una nuova analisi, queste convenzioni risultino efficaci.

Ciò da fare è distinzione delle leggi: 1) capire come sono queste leggi, e fare poi una censura (giurisprudenza eusercizio); dire cioè come dovrebbero essere cambiate in base all'utilità. Tutto può essere soggetto a discussioni, l'unico elemento che rimane basilare è il principio di utilità (solo con questo principio possiamo giustificare le leggi).

Una formula molto importante che Bentham utilizzò, ma che in verità egli riprese da Helvetius e Beccaria, fu: "Massima felicità per il maggior numero". La legislazione deve cioè fare sì che la felicità di coloro che sono soggetti alle leggi, sia la massima possibile. Le leggi devono essere verificate però nei loro effetti pratici, non solo filosofici, e servono perché altrimenti le varie proposizioni individuali potrebbero entrare in conflitto l'una con l'altra. Leggi = equilibrio.

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Publisher
A.A. 2017-2018
8 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/02 Storia delle dottrine politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Silvia.29 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle dottrine politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof De Boni Claudio.