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CLASSIFICAZIONE DI EVERSONE (1977)

Eversone costruisce tre categorie, basate sulla "protettività" materna:

  1. Madre molto protettiva: Appartengono a questa categoria le madri con un comportamento protettivo, capaci di un significativo e valido supporto emotivo durante il periodo successivo allo svelamento dell'abuso. Il grado di protezione che la madre riesce a garantire al figlio è un buon indice prognostico del tipo di evoluzione psicologica del bambino. La madre si allea decisamente coi figli, dando loro appoggio e mettendo in atto i meccanismi protettivi propri della funzione genitoriale. Il fatto che l'abuso diventi una realtà accettata dalla madre, porta quest'ultima a "scegliere" il figlio, e di conseguenza, la punizione del padre-marito.
  2. Madre poco protettiva: Questo tipo di madri mettono in atto un comportamento di rifiuto nei confronti del proprio figlio, fino ad arrivare ad estremi in cui la donna è completamente assente.
In questi casi la decisione di allontanare il minore diventa indispensabile per garantirgli la protezione di cui ha bisogno, poiché altrimenti il ciclo di violenza non potrebbe essere interrotto. Spesso la negazione diventa l'unica possibilità di sopravvivenza per queste donne che vedono franare la loro vita di coppia e la loro credibilità sociale. Si tratta spesso di personalità fragili, provenienti da realtà familiari difficili. A volte queste donne hanno subito comportamenti violenti da parte del partner prima ancora dell'abuso e quindi si trovano in una condizione di paura nei confronti dello stesso. di donne vittime di violenza, incapaci di reagire per sé e per i propri figli. Madre ambivalente. È in parte consapevole dell'abuso e non lo nega quindi a se stessa. Contemporaneamente, però, non si offre come sostegno al figlio, si aspetta che l'abuso si interrompa, senza la necessità, da parte sua.posizione di vittima, ma allo stesso tempo la costringono a mantenere un legame con il padre abusante. Questo può creare un conflitto interno molto difficile da gestire per la ragazza, che potrebbe sentirsi in colpa per le attenzioni ricevute e allo stesso tempo desiderare di proteggere i fratelli più piccoli. Inoltre, è importante sottolineare che anche i fratelli della vittima possono essere coinvolti in modo indiretto nell'abuso. Possono essere testimoni degli abusi subiti dalla sorella e provare sentimenti di impotenza e colpa per non essere riusciti a proteggerla. In alcuni casi, potrebbero anche essere coinvolti attivamente nell'abuso, diventando complici del padre abusante. È fondamentale che i tribunali dei minori prendano in considerazione anche il coinvolgimento dei fratelli nella valutazione dei casi di abuso. Una valutazione psicologica dei fratelli potrebbe aiutare a comprendere meglio le dinamiche familiari e individuare eventuali bisogni di sostegno e protezione. In conclusione, è importante considerare il ruolo dei fratelli nella dinamica dell'abuso. Essi possono essere vittime, testimoni o complici e il loro coinvolgimento deve essere preso in seria considerazione per garantire una giusta tutela dei minori coinvolti.condizione di essere oggetto delle invidie dei fratelli, dunque questa, oltre a dover subire l'angoscia e la sofferenza derivanti dall'abuso da parte di un adulto significativo, si troverebbe in una condizione di isolamento rispetto ai fratelli. →- Più fratelli abusatiSe i figli abusati sono diversi, l'abusante si troverà a dover mettere in atto sottili strategie per continuare a perpetrare il comportamento di abuso senza essere scoperto, per questo motivo, in questi casi si ritiene che la figura della madre, più che insensibile ai segnali lanciati dai figli a riguardo, sia complice, o quantomeno al corrente, del "segreto" del coniuge. Normalmente, i fratelli vittime di abuso, tendono a non parlare tra di loro della violenza subita, non aumenterebbe il senso di solidarietà tra di loro, ci si troverebbe di fronte a un maggiore distacco (slide 22).Può sembrare inevitabile che vivendo nella stessa casa ed avendo un contattointimo, prima o poi il limite consentito nell'intimità familiare venga superato. I giochi di esplorazione corporea iniziano difatti in famiglia ed una certa nudità, in ambiente domestico non suscita scalpore. Di fronte ad un incesto agito tra fratelli si potrebbe ipotizzare un indebito prolungamento dell'esigenza di scoperta corporea, attribuendo ad essa una valenza soltanto relativamente sconveniente. Frequentemente i genitori tendono a minimizzare l'accaduto, anche per la difficoltà di schierarsi con un figlio piuttosto che non con l'altro (slide 24). Dati sui bambini abusati Leggera prevalenza del sesso femminile. La distribuzione per fasce di età mostra una lieve dominanza (21%) di bambini tra i 7 e i 9 anni (seguono con 20% e 19% rispettivamente 10-12 anni e 4-6 anni). Le tipologie di violenza più frequenti stanno nel maltrattamento fisico (46%) seguito dall'abuso sessuale, trascuratezza e maltrattamento psicologico. Mentre il

Il maltrattamento fisico tende ad aumentare fino a raggiungere la punta massima nella fascia 7-9 anni, per poi diminuire. La trascuratezza, più consistente nei bambini piccoli, segue un andamento progressivamente decrescente (più consistente nei bambini di tre anni).

L'abuso sessuale, differentemente da quello che comunemente si pensa, non colpisce prevalentemente pre-adolescenza e adolescenza, ma bambini molto giovani (con punta a 4-6 anni). Si tratta quasi sempre di rapporti famigliari che evolvono in stili relazionali disfunzionali e duraturi.

Si può osservare un certo numero di bambini, tra i 4 e i 6 anni, rimasti nella famiglia d'origine e una bassissima percentuale di affidamenti etero-famigliari o a parenti. In quanto, l'affido etero-famigliare rappresenta un intervento efficace quando diventa opportuno prendere provvedimenti per il bambino meditati e frutto di una valutazione dell'intera famiglia d'origine. Ma vi è anche una seconda

Ragione che orienta ad un inserimento in strutture idonee e specialistiche: i bambini che vengono allontanati dalla famiglia d'origine, necessitano di un'accurata "protezione", sia fisica (far fronte ad es. alle minacce, ...) che psicologica (nel senso di poter attuare interventi specialistici.

I bambini più piccoli per le particolari attenzioni che richiedono oppure quelli più grandi per le difficoltà comportamentali o l'aggressività che possono manifestare, subiscano omissioni di cure circoscritte nel tempo, o punizioni in forma acuta, non reiterate. La durata del maltrattamento quindi non appare connessa al tipo di violenza perpetrata.

5. Sindrome di Münchausen

L'origine del termine "sindrome di Münchausen" risale al personaggio letterario Karl Friederick von Münchausen, un nobile mercenario tedesco realmente esistito nel XVIII secolo, il quale, dopo essersi ritirato nel suo castello, intratteneva

ospiti e amici inventando straordinarie storie accompagnate da viaggi incredibili. Da qui, l'espressione "sindrome di Münchausen" fu utilizzata per la prima volta da Asher nel 1951 per intendere con essa l'invenzione esagerata di disturbi e sintomi clinici da parte di persone adulte che si rivolgono continuamente a consulti e cure mediche. In Italia è stato proposto il termine "sindrome del magliaro" (Rezza, 1985) riferendosi a tutte quelle situazioni in cui dei soggetti riescono a ingannare i medici che li seguono, allo stesso modo in cui i magliari ingannano coloro a cui vendono oggetti privi di valore facendoli passare per oggetti preziosi o d'antiquariato. Questi soggetti sono, infatti, delle persone molto abili e piene di risorse, capaci di interpretare alla perfezione il ruolo che si sono costruiti. Una caratteristica della sindrome di Münchausen è la sua cronicità, in quanto tutta la vita dell'individuo.

È dedicata all'incessante ricerca di un modo per essere accolto in ospedale. Nel 1977 Meadow coniò per primo l'espressione "sindrome di Münchausen per procura", situazione in cui uno dei genitori, generalmente la madre, attribuisce al proprio figlio sintomi fisici e malattie inesistenti da lei inventati, creati, o fatti simulare dal bambino per ottenere aiuto e assistenza medica. Questo comportamento è frutto della convinzione distorta e delirante di una madre che soffre di una patologia psichica e che trasferisce al figlio ogni sua preoccupazione e interesse inerente la malattia fisica, sottoponendolo ad accertamenti e cure inutili, capaci di determinare gravi danni fisici e psichici.

Secondo il DSM-IV, la sindrome è definita come "Disturbo Fittizio con Segni e Sintomi Fisici Predominanti". La sindrome di Münchausen per procura non ha un impatto esclusivamente sul bambino o sulla madre, ma i suoi effetti possono

essere riscontrati su fratelli e sorelle, partners, altri membri della famiglia o sul personale sanitario coinvolto nella vicenda. Caratteristiche materne: - La madre è più frequentemente l'autrice dell'abuso e solitamente possiede un grado di istruzione medio-alto (più raramente si tratta di madri sole e in condizioni difficili); non è insolito che ella abbia compiuto studi medici o infermieristici o che comunque abbia conoscenze dettagliate in ambito sanitario. - Si presenta come madre sollecita e ansiosa per la salute del figlio e si dilunga con piacere nel raccontare la storia dellamalattia del bambino al personale sanitario o a chiunque incontri nelle numerose sale d'attesa degli ospedali in cui si reca col figlio. - È costantemente presente, premurosa e attenta nella cura del bambino e appare, infatti, una mamma esemplare. - Nell'ambiente ospedaliero si dimostra socievole, gentile, collaborante e riconoscente versol’operato dei medici e degli infermieri, ai quali confida le proprie ansie e preoccupazioni in modo insistente; tutto ciò contribuisce a renderla immune da ogni sospetto riguardo alla sua capacità di maltrattare in modo estremamente subdolo il proprio figlio. Solo a un esame più accurato sarà possibile rendersi conto che dietro il suo interesse verso il figlio è celato il bisogno narcisistico di essere considerata un’ottima madre, capace di prendersi cura della prole. Il suo più grande desiderio patologico è quello di essere posta al centro dell’attenzione del personale medico e del mondo in generale attraverso la malattia del figlio. Pur di raggiungere il suo scopo è capace di qualsiasi cosa, sviluppando una fantasia senza limiti che in alcuni casi estremi si concretizza con la morte del bambino; quando non è più possibile per lei fabbricare la malattia, può rivolgere le proprie energie a.screditare il medico per ottenere denaro. Non ha l'intenzione di procurare danni o uccidere il proprio figlio. Soffre di un grave disturbo della personalità, in cui predominano stati ansiogeni e tratti depressivi; è ambivalente e
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Publisher
A.A. 2018-2019
53 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jerago93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Maltrattamento e abuso nell'infanzia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Longobardi Claudio.