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VASCOLARE.
fase avascolare
La è la fase iniziale dello sviluppo neoplastico. In questa fase il
carcinoma è definito in situ.
Carcinoma in situ
Il consiste di un piccolo agglomerato di cellule neoplastiche con
diametro < 1mm con caratteristiche morfologiche di malignità. Il carcinoma in situ è
confinato nel contesto epiteliale, è costituito da sole cellule epiteliali trasformate, senza
stroma ne vasi. La fornitura di ossigeno e nutrienti dai capillari del connettivo sottostante
è scarsa per cui si raggiunge uno stato stazionario di equilibrio tra morte cellulare e
proliferazione. fase vascolare:
Dalla fase avascolare si passa alla perdita di adesività con le altre cellule
neoplastiche, movimento e proliferazione cellulare, angiogenesi, ...
Lo stimolo angiogenetico è rappresentato da condizioni fisiologiche come l’ipossia e/o
dal rilascio di fattori angiogenetici prodotti direttamente dalle cellule tumorali o anche da
cellule infiammatorie (macrofagi) 10
ONCOGENI CHE PROMUOVONO LA PROLIFERAZIONE
(Autosufficienza dai segnali di crescita)
PROTONCOGENI: geni cellulari normali i cui prodotti promovono la proliferazione
cellulare.
ONCOGENI: versioni mutate o super-espresse di protoncogeni, che funzionano in modo
autonomo senza necessità dei normali segnali promuoventi la crescita.
cellulari)
Gli oncogeni possono derivare da protoncogeni cellulari (oncogeni o possono
essere parte del genoma di alcuni virus.
oncogeni virali Retroviridae
Gli (v-onc) sono stati descritti nei virus della famiglia e sono
capaci di indurre la comparsa di diversi tipi di tumore.
Sono denominati con 3 lettere che descrivono il virus in cui è contenuto l’oncogene o il
tipo di tumore cui è collegato. ras.
Esempio: v-onc del sarcoma del ratto, rat sarcoma =
Come si formano gli oncogeni dai proto-oncogèni?
Gli oncogèni hanno potere trasformante e sono derivati da protooncogèni mutati nelle
loro sequenze regolatorie o in quelle codificanti. 11
Queste mutazioni comportano un guadagno di funzione.
Le mutazioni trasformano i proto-oncogèni in oncogèni cellulari attivi coinvolti nello
sviluppo del tumore.
Le oncoproteine che ne derivano garantiscono alla cellula l’autosufficienza per la crescita.
In condizioni fisiologiche, la proliferazione cellulare può essere suddivisa nelle seguenti
fasi:
(1) legame di un fattore di crescita al suo recettore;
(2) attivazione del recettore e trasduzione del segnale attraverso il citosol fino al nucleo
(3) attivazione di fattori di trascrizione nucleari che regolano la trascrizione del DNA;
(4) Ingresso o progressione della cellula nel ciclo cellulare.
Durante la cancerogenesi questi processi di proliferazione cellulare sono alterati.
Fattori di crescita
(1) Condizioni normali: le cellule proliferano tramite stimolazione da parte dei fattori
di crescita che agiscono in maniera paracrina.
Cellule tumorali: acquisiscono la capacità di produrre il fattore di crescita al quale
sono responsive (autopromozione autocrina). Nella maggior parte dei casi, il gene
del fattore di crescita non è alterato, né mutato ma oncogèni delle vie di
trasduzione del segnale (RAS) causano la sua iperespressione.
Recettori di fattori di crescita
(1) Condizioni normali: proteine transmembrana con dominio esterno per il legame
con il ligando e quello citoplasmatico con attività tirosin-chinasica (attivazione
transitoria attraverso il legame ligando-recettore). Le cellule che sintetizzano e
secernono il fattore di crescita non esprimono il recettore.
Cellule tumorali: il recettore dimerizza e la sua attivazione diviene costitutiva. I
recettori mutati inviano continuamente segnali mitogeni alla cellula anche in
assenza di fattore di crescita. L’attivazione anomala dei recettori può avvenire per
mutazioni a livello genetico o per iperespressione degli stessi, che rende la cellula
sensibile a livelli di fattori di crescita che normalmente non stimolerebbero la
prolferazione (caso più frequente).
Trasduzione del segnale:
(2) le proteine di trasduzione del segnale collegano i recettori
per i fattori di crescita con i loro bersagli nucleari. Il proto-oncogene più comunemente
mutato nei tumori umani è quello codificante per la proteina RAS.
RAS è un membro della famiglia delle proteine G che legano i nucleotidi guanosinici GTP
e GDP. E’ localizzata sul versante
citoplasmatico della membrana
plasmatica e si attiva in seguito al
legame del fattore di crescita con il
recettore. Le proteine RAS normali
passano alternativamente da uno stato
attivato per la trasmissione del segnale
ad uno stato quiescente.
RAS inattiva lega GDP.
Il passaggio da GDP a GTP induce un
cambiamento conformazione che attiva
RAS
La proteina RAS attivata promuove la
proliferazione cellulare. GAP
In condizioni normali la proteina
previene l’attivazione incontrollata di RAS
12
favorendo l’idrolisi del GTP in GDP.
Mutazioni puntiformi di RAS, in corrispondenza di residui amminoacidi presenti nella
tasca di legame per il GTP, riducono notevolmente l’attività GTPasica di RAS.
Le proteine RAS mutate rimangono pertanto intrappolate nella loro forma attiva legata al
GTP e la cellula è costretta a una continua proliferazione.
RAS mutata è pertanto una oncoproteina.
(famiglia delle proteine G)
Tirosin-chinasi “non recettoriali”, ABL: le mutazioni possono assumere la forma di
traslocazioni cromosomiche o riarrangiamenti che danno origine a geni di fusione.
Il gene più noto coinvolto in questo tipo di mutazione è quello codificante per la proteina
ABL. In condizioni normali ABL è una proteina
coinvolta nella cascata di trasduzione del
segnale la cui attività è attenuata da domini
regolatori negativi.
Nella leucemia-mieloide cronica parte del gene
ABL trasloca e si fonde con parte del gene
BCR.
L’oncoproteina ibrida che origina, BCR-ABL ha
attività tirosin-chinasica costitutiva.
Questa oncoproteina ha un ruolo crucciale
nella sopravvivenza del tumore.
Il trattamento della leucemia mieloide cronica
si basa su inibitori della chinasi BCR-ABL.
terapia mirata
Questo è un esempio di che
consiste cioè nella somministrazione di
farmaci diretti contro specifiche alterazioni
molecolari del tumore.
Fattori di trascrizione:
(3) tutte le vie di trasduzione del segnale convergono nel nucleo
per attivare geni responsabili di regolare l’avanzamento ordinato della cellula attraverso il
ciclo mitotico. La crescita autonoma di un tumore può essere il risultato di mutazioni a
carico dei geni che regolano la trascrizione.
Molte oncoproteine fungono da fattori di trascrizione deputati a regolare l’espressione di
geni promotori della crescita.
MYC
Esempio: La proteina attiva geni che promuovono la crescita cellulare, tra cui
chinasi cicline-dip (CDK) e al tempo stesso reprime i geni per gli inibitori di CDK (CDKI).
MYC inoltre rappresenta anche un sistema chiave nel controllo del metabolismo: regola
positivamente i geni che promuovono la glicolisi aerobica (effetto Warburg) e l’incremento
dell’utilizzo di glutammica, due modificazioni fondamentali delle cellule neoplastiche.
La deregolazione di MYC, risultante da una traslazione, induce la cancerogenesi
aumentano l’espressione dei geni che promuovono la progressione nel ciclo cellulare ed
inibendo quelli che la rallentano.
Ingresso nel ciclo cellulare, cicline e chinasi cicline-dip:
(4) le Cicline sono proteine
che presentano un andamento ciclico nella loro produzione e degradazione.
Il complesso CDK-cicline fosforila proteine bersaglio che guidano la cellula attraverso il
ciclo cellulare.
Mutazioni che deregolato l’attività di cicline e CDK possono favorire la proliferazione
cellulare. Esempi: 13
Alterazioni che aumentano l’espressione della ciclina D o della CDK4 sembrano essere
• frequenti nella trasformazione neoplastica.
I CDKI, inibitori delle CDK, svolgono un controllo negativo sul ciclo cellulare.
• L’espressione di questi inibitori è sottoregolata (mutata o inibita) in molte neoplasie
maligne.
I Checkpoint sono controlli interni del ciclo cellulare (passaggio G1-S e G2-M).
Checkpoint G1-S: verifica la presenza di eventuali danni al DNA (in presenza di danni
avvia la riparazione ed i meccanismi deputati ad arrestare il ciclo cellulare ed apoptosi).
Difetti in questo punto determinano: blocco della replicazione di cellule con anomalie nel
DNA.
Checkpoint G2-M: controlla il completamento della replicazione del DNA e verifica che la
cellula possa iniziare la mitosi in
sicurezza e separare i cromatidi
fratelli.
Difetti in questo punto determinano:
anomalie cromosomiche.
I checkpoint richiedono per il loro
corretto funzionamento:
• Rilevatori del danno del DNA
(proteine famiglia RAD, proteine
atassia-teleangectasia mutate o ATM);
• Trasduttori del segnale (famiglia
delle chinasi CHK);
• Molecole effettrici (diverse in base
alla fase del ciclo cellulare in cui
intervengono, per es. p53 nel
passaggio G1-S attiva l’inibitore del
ciclo cellulare p21).
Difetti dei checkpoints sono la causa
dell’instabilità genetica delle cellule
tumorali! 14
GENI ONCOSOPPRESSORI
Mentre gli oncogeni codificano proteine che promuovono la crescita cellulare, i prodotti
dei geni oncosoppressori esercitano un freno sulla proliferazione cellulare.
Quindi nelle neoplasie:
• I geni PROTO-ONCOGENI subiscono mutazioni con guadagno di funzione, per lo più in
eterozigosi, spesso mutazioni somatiche.
• I geni ONCOSOPPRESSORI subiscono mutazioni con perdita di funzione, solo in
omozigosi.
Quindi a differenza degli oncogeni, entrambe le coppie dei geni oncosoppressori devono
essere mutate con perdita di funzione affinché compaia il tumore.
Oncosoppressori come RB e p53 fanno parte di un sistema di regolazione capace di
riconoscere lo stress genotossico indotto da qualunque fonte e rispondono arrestando la
proliferazione. Le vie che inibiscono la proliferazione possono spingere le cellule verso
l’apoptosi.
- Oncosoppressore RB.
Il gene del Retinoblastoma è stato il primo oncosoppressore scoperto.
Retinoblastoma:
neoplasia rara dell’età pediatrica.
• Il 40% dei casi viene ereditato con carattere autosomico dominante con
• penetranza incompleta (alcuni individui eterozigoti manifestano il fenotipo
recessivo in quanto l’allele dominante non è abbastanza forte da mascherarlo).
Il 60% è sporadico.
• Per poter spiegare la modalità di comparsa sporadica o familiare, Knudson
• colpi”: