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LEGGE DI HESS
La legge di Hess, nota come legge di somma delle entalpie, afferma che l’entalpia DH°r di una reazione chimica è
uguale, a prescindere dal modo e dagli stadi in cui essa avvenga, alla somma dell’entalpia di formazione dei
singoli prodotti sottratta della somma delle entalpie di formazione dei singoli reagenti (n indica i coefficienti
stechiometrici). DH di reazione dipende quindi soltanto dallo stato iniziale e finale del sistema.
Non è possibile determinare il DH di formazione dell’acqua ossigenata
Ma si può determinare il DH di formazione della reazione inversa: chiaramente, quello
H2O(l) + ½ O2(g) H2O2 (l)
della prima reazione, sarà uguale e opposto a quello appena calcolato.
Spesso, non è possibile calcolare il DH di certe reazioni, perciò si usano strategie come questa. Ad esempio, il DH
di formazione del monossido di carbonio non può essere calcolato dalla reazione
C + O2 (in difetto) → CO2 + CO + sottossidi ma bisogna ingegnarsi per calcolare e sommare il DH delle due reazioni
CO(g) + ½ O2(g) → CO2(g) ΔH°reaz = -67.62 kcal/mol C grafite(s) + O2(g) → CO2(g) ΔHf ° = -94.5 kcal/mol
Se consideriamo la reazione come se avvenisse in due stadi (sommiamo alla seconda l’inverso della prima)
avremo l’equazione chimica C(s) + ½ O2 CO (g) DHf° = -26.88 kcal/mol
Come fare se dobbiamo calcolare il DH di una reazione ad una temperatura diversa dai 298 K?
Prendendo come esempio la reazione ½ H2 + ½ Cl2 HCl a 600 K
Abbiamo i seguenti dati Cp(H2)= 6.82 cal/mol*K Cp (Cl2) 7.71 cal/mol*K Cp(HCl) 6.81 cal/mol*K e DT=-302K.
DH°f HCl= -22060 cal/mol e per il prodtto DT= +302K
Dobbiamo prima “raffreddare” i reagenti dalla temperatura di reazione alla temperatura standard e calcolare i
DH. DH(H2) = 0.5*6.82 (-302) = -1030 cal DH(Cl2) = -1164 cal
I prodotti vanno invece poi “riscaldati” DH(HCl)= 1*6.81*(302)= +2057 Stando alla legge di Hess,
l’entalpia della reazione che volevamo analizzare è quindi di -22197 cal/mol a 600K.
Tutti gli eventi spontanei portano ad una diminuzione dell’energia del sistema considerato? Potremmo
concludere che un qualsiasi processo esotermico debba in natura avvenire spontaneamente, ma purtroppo non
è sempre così. La spontaneità di una reazione non dipende solo dalla variazione di entalpia: essa è infatti
semplicemente uno dei vari fattori termodinamici che, messi insieme, ci danno la facoltà di prevedere la
spontaneità di una determinata reazione. L’unica cosa che ci è data dire è che i processi esotermici hanno una
certa tendenza ad avvenire spontaneamente.
Cos’è quindi che determina la direzione dei processi spontanei, verso i reagenti o verso i prodotti? Perché un gas
tende naturalmente ad espandersi e non a comprimersi? La causa di tutto ciò non è da attribuire all’energia
totale. La prima legge della termodinamica ci dice che l’energia totale dell’universo è costante, quindi se durante
un processo spontaneo l’energia del sistema diminuisce, l’energia dell’ambiente deve aumentare di uguale e
opposta quantità. L’energia rimane costante ma viene distribuita in differenti maniere.
Un esempio che può aiutare a comprendere ciò, è quello di una palla che rimbalza. Nessuno ha mai osservato
una palla che, rimbalzando, col passare del tempo aumenta l’altezza dei propri rimbalzi. Come si osserva, i
rimbalzi sono in verità sempre più bassi, fino a fermarsi. Questo perché al momento di ogni urto con il
pavimento, l’energia della palla è “degradata” in energia termica trasferita al pavimento, all’attrito con l’aria etc.
Il processo si muove quindi verso la direzione in cui la palla è ferma in equilibrio sul pavimento e tutta la sua
energia è stata degradata in energia termica. Il processo inverso è assolutamente impossibile. Per far sì che una
palla a contatto con un pavimento caldo cominciasse a rimbalzare (?) si dovrebbe avere dapprima che tutti i moti
termici presenti nel pavimento si localizzassero su di essa per riscaldarla, dovremmo avere una localizzazione
spontanea di energia delle miriadi di particelle. Inoltre, tutti gli atomi della palla dovrebbero “trasformare” i loro
moti termici disordinati in moti ordinati, tutti nella stessa direzione.
Quindi, i processi spontanei sono sempre accompagnati da una riduzione della qualità dell’energia, una sua
degradazione: un’energia di qualità più bassa è quella che ha forma più caotica, più dispersa. Quindi, la prima
legge della termodinamica ci dice soltanto se un processo è realizzabile o meno, nient’altro.
Occorre dunque definire una nuova funzione di stato termodinamica, che ci dà la possibilità di descrivere il grado
di dispersione dell’energia, , il modo in cui è distribuita in sistema e ambiente.
ENTROPIA
Grandissima parte delle reazioni spontanee sono esotermiche, quindi sembrerebbe esserci una relazione tra
spontaneità e diminuzione di entalpia o energia interna. In realtà non è sempre così, e per accorgersene basta
considerare la fusione del ghiaccio: è una reazione spontanea, ma sicuramente endotermica.
È facile notare che tutti i processi esotermici sono accompagnati da un aumento dello stato di disordine del
sistema (espansione di un gas, dissoluzione di un sale in acqua, evaporazione di un liquido) e che qualsiasi
sistema, se abbandonato a se stesso, tenderà a portarsi nella situazione di massimo disordine, probabilità. Vista
la particolare simpatia di Madre Natura verso il disordine, possiamo dire che qualsiasi sistema evolve
spontaneamente verso il massimo stato di disordine. La grandezza termodinamica che esprime lo stato di
disordine di un dato sistema si chiama entropia (S) .
Secondo principio della termodinamica: a causa delle trasformazioni spontanee, l’universo tende ad uno stato di
disordine crescente.
Un’osservazione importante è che calore e lavoro percorrono una strada a senso unico. È facile convertire
l’energia del lavoro in calore, ma provando ad attuare la trasformazione inversa (svolgere lavoro partendo da una
quantità di calore) si ha che la conversione non è mai completa. Questo avviene perché esistono fenomeni di
dissipazione del calore, e da ciò può nascere un primo enunciato del secondo principio:
“È impossibile per un qualsiasi processo ciclico e ripetibile assumere calore e convertirlo completamente in
lavoro”.
In un motore di automobile, si ha combustione di un idrocarburo, reazione della quale l’energia si trasforma in
energia cinetica e spinge il pistone. Parte dell’energia si trasforma in calore che viene espulso tramite lo scarico o
smaltito dal sistema di raffreddamento. Non possiamo pertanto considerare il lavoro prodotto dalle molecole
come la sommatoria delle energie cinetiche di ciascuna molecola. Le molecole sono sistemi che prese
singolarmente rispondono alla fisica dell’ordine, ma nel complesso formano un qualcosa di disordinato.
Definiamo il rendimento come rapporto tra l’energia utile e l’energia utile + energia dissipata.
Per quanto detto prima, il rendimento deve sempre ovviamente essere minore di 1.
L’energia cinetica è un moto ordinato e coerente di particelle, viceversa il calore è molto disordinato. È
chiaramente facile trasformare un moto coordinato in un moto disordinato, ma è impossibile il processo
opposto.
Le variazioni di entropia sono collegate a variazioni di temperatura o di calore. Avremo che, per un sistema
chiuso, DS = Q/T , e ricordando quanto detto riguardo calori reversibili e irreversibili DS = qrev/T > qirr/T
inoltre non è possibile conoscere il valore del DS di una trasformazione se non si conosce almeno una via per la
quale essa avviene reversibilmente.
Osservando l’equazione, possiamo notare che per una quantità di calore fissata, l’aumento di entropia è tanto
maggiore quanto è bassa la temperatura in kelvin.
A temperatura e pressione costante, possiamo affermare che DS >= DH/T perché DH=Qp. Possiamo dire che una
reazione è spontanea o irreversibile se l’aumento di entropia è maggiore del valore DH/T; quando i due membri
sono uguali, la reazione sarà invece reversibile. La quantità di calore scambiata alla temperatura T è massima se
lo scambio avviene in maniera reversibile (Qirr < Qrev) come conseguenza del primo principio DU=Q – L . Visto
che U è una funzione di stato, DU ha lo stesso valore indipendentemente dal fatto che la trasformazione avvenga
reversibilmente o meno, e quindi Qrev – Lrev = Qirr – L irr. Siccome Lrev è il lavoro massimo, si ha appunto
Qrev>Qirr.
A partire da DS >= DH/T, visto che per un sistema isolato DH=0, analogamente a prima se l’aumento di entropia è
positivo la reazione sarà spontanea o irreversibile, se l’aumento di entropia è nullo essa sarà reversibile.
Secondo principio della termodinamica: in un sistema isolato le trasformazioni spontanee avvengono con un
aumento di entropia, mentre le trasformazioni non spontanee non portano a variazioni di entropia.
Come calcolare le variazioni di entropia? Bisogna servirsi del terzo principio della termodinamica:
l’entropia di una sostanza pura nella sua forma pura di cristallo perfetto (perfettamente ordinato)
è esattamente zero alla temperatura di zero kelvin ( zero assoluto)
L’entropia aumenta all’aumentare della temperatura DS = S(T,K) – S (0, K) e siccome per il 3° principio a 0 kelvin
l’entropia è nulla, si ha che DS = S(T,K). Analogamente all’entalpia, definiamo un’entropia standard calcolata a
298k e un atmosfera di pressione. A differenza dell’entalpia, i valore di DS sono sempre positivi. Per calcolare la
variazione di entropia di una reazione possiamo di nuovo ricorrere alla legge di Hess, che sarà esattamente
analoga alla forma utilizzata per l’entalpia.
ΔS°reaz = Σ nS° prodotti - Σ nS° reagenti
Se il DS di una reazione risulta negativo, è perché il sistema ha ceduto calore all’ambiente. Prima è stato detto
che il DS può essere > 0 o tuttalpiù uguale a 0, ma ciò è valido per la variazione di entropia totale dell’universo,
non del sistema. È l’entropia totale dell’universo che non può diminuire.
CH2=CH-CH3(g) + H2(g) → CH3-CH2-CH3(g)
L’idrogenazione del propilene (che dà come prodotto il propano) ha un DS negativo perché tra i reagenti ci sono
due molecole, le quali, dopo la trasformazione, si trovano combinate in una sola.