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CAPPELLA ANTAMORO IN S. GIROLAMO DELLA CARITA’: –
(Roma 1708 1710) si trova accanto
a Palazzo Farnese. È l’unica opera romana di Filippo Juvarra: bicromia nell'uso dei marmi (con cromie
fortissime) e di luce e sfondamento spaziale, cappella di pianta quadrangolare con colonne poste ai vertici del
rettangolo (ai lati), ha una volta a padiglione con lanterna, che sembra voglia simulare una cupola. a statua
posta al centro della cappella raffigura S. Filippo Neri. Quindi ha tutte le caratteristiche tipiche del barocco.
–
BASILICA DI SUPERGA: (Torino 1715 1731) I committenti sono i Savoia per la liberazione
dall'assedio. In alto su una collina a poche miglia ad est di Torino è il brillante
riassunto di idee correnti, messe insieme in un modo inaspettato. Tre quarti del
suo esterno circolare esce dalla linea retta del retrostante convento. Questa
parte è rivestita in pietra trattata come una coerente unità che nasconde le
lunghe facciate in mattoni del monastero; la larghezza del portico è uguale alla
larghezza delle ali arretrate; la pianta mostra grandi aperture nelle assi
incrociate e cappelle satelliti nelle diagonali; non c'è la zone dei pennacchi e le
colonne reggono invece l'anello ininterrotto della trabeazione sul quale poggia
l'alto cilindro del tamburo. A differenza di molte strutture del Guarini nelle
quali viene inaspettatamente introdotto una zona di pennacchi qui, altrettanto
inaspettatamente essa è stata soppressa. Juvarra ha unito in un solo edificio i
due tipi principali di struttura a cupola: il tipo del Pantheon dove la cupola si
innalza dal corpo cilindrico, e il tipo a croce greca; differenti schemi
centralizzati che rimangono qui chiaramente visibili: il corpo della chiesa è
ottagonale, come dovrebbe essere in una croce greca, con pilastri smussati; e il
passaggio dall'ottagono al cerchio è concepito arditamente, perché la
trabeazione circolare è inserita nell'ottagono in modo da toccarlo solo nel
centro dei quattro archi; Borrominiane sono le finestre ondulate del tamburo,
mentre la combinazione di costoloni e cassettoni nella cupola è vicina al
Bernini. Nell'esterno egli riprende il vecchio problema della cupola alta fra
torri ai lati con campanili estremamente barocchi (S. Agnese, S. Pietro). La
superficie esterna è con paraste di ordine gigante e balaustre di collegamento.
riprende quindi la tradizione romana con un pronao tetrastilo ritmico e una
cupola cortoniana (S. Carlo al Corso) e michelangiolesca.
–
VILLA REALE DI CACCIA A STUPINIGI: (1729 1733) Juvarra oscilla tra la tradizione francese del
castello con la scalinata adiacente al vestibolo e la tradizione italiana a forma di stella dove unità
corrispondenti sono raggruppate intorno al nucleo centrale. Estese il tutto ad una dimensione unica e
ad una categoria a sé. L’esterno è con un’architettura semplice (qui
Stupinigi appartiene veramente non è
barocco), i volumi sono definiti da moduli di fasciature. I volumi sono definiti con fasciature esterne che
definiscono i moduli. Il nucleo centrale è costituito da un grande salone centrale di pianta ovale da cui
partono quattro bracci più bassi a formare una croce di Sant'Andrea. Nei bracci sono situati gli appartamenti
reali e quelli per gli ospiti. Il salone centrale è ovale con una complicata copertura su 4 grandi piloni
strutturata con una serie di strutture lignee cui veniva appesa la cupola (spazio a doppio involucro), una volta
a vela dipinta (la decorazione simula una cupola). Caratteristiche scenografiche. Per quanto riguarda il
barocco troviamo solo delle geometrie mistilinee, le decorazioni e le capacità strutturali.
CHIESA DEL CARMINE: (Torino 1732-1735) la tipologia è post-conciliare a navata unica e 3 cappelle
per ogni lato. Sopra le cappelle ci sono alte gallerie aperte che danno il seguente risultato:
sovrapposizione sempre di due archi lungo la navata (uno della cappella e uno della galleria);
eliminazione della fila di finestre della navata che è illuminata con le finestre della galleria;
il muro della navata è stato sostituito da un'ossatura che funge da scheletro di alti pilastri.
Tutto ciò è senza precedenti in Italia. Ne risulta uno spostamento di importanza dalle volte ai sottili sostegni.
un’unità
Risulta essere simile alle alte gallerie di S. Ambrogio a Milano. Le cappelle non sono
indipendentemente illuminate, ma la luce vi penetra dalle ovali finestre della galleria. L'idea di usare luce
nascosta e di guidarla attraverso un'apertura dietro o sopra l'altare fu concepita da Bernini (in S. Teresa), ma
non era mai stata utilizzata per le cappelle di un edificio religioso; l'idea infatti è più probabile sia stata
ripresa da esempi tedeschi o austriaci.
Il SETTECENTO
Dopo la morte di Alessandro VII° (1667) il mecenatismo papale a Roma declinò rapidamente, e persino
l'anziano Bernini era a corto di commissioni ufficiali. La supremazia artistica di Roma fu seriamente
intaccata soprattutto dal rinascimento artistico in Francia, che sopravvenne portato dall'accumularsi di
potenza e di ricchezza sotto l'autocrazia centralizzata di Luigi XIV°. Sotto il Papa Clemente XI° Albani
(1700-1721) Roma cominciò a rianimarsi e i pontificati di Benedetto XIII° Orsini (1724-1730) e Clemente
XII° Corsini (1730-1740) videro una fervida attività su scala monumentale (scalinata di Piazza di Spagna,
facciata di S. Giovanni in Laterano e la fontana di Trevi). I papi stessi fomentarono il crescente amore per le
cose antiche e si formò così il Museo Capitolino, il primo museo pubblico di arte antica. Dalla fine del
XVIII° secolo in avanti gli architetti si rifecero a una duplice tradizione. C'erano a portata di mano e ancora
fresche le grandi opere dei maestri romani del XVII° secolo; c'era inoltre la tradizione più vecchia del
Cinquecento e dietro a questa quella dell'antichità classica vera e propria. Il repertorio cui un architetto
poteva attingere non aveva limiti, Juvarra è un esempio calzante. Da un lato ci sono coloro che, esempi tipici
di un'epoca al tramonto, raggiungono posizioni eminenti manipolando con destrezze il repertorio, senza
aggiungervi molte idee originali (Carlo Fontana, Ferdinando Fuga, Luigi Vanvitelli). Poi ci sono quelli che
padroneggiano completamente il repertorio ,scelgono qua e là secondo le circostanze e tuttavia lo plasmano
in un modo nuovo e allettante (Filippo Juvarra). Infine c'è il gruppo di maestri, che restringe il repertorio,
segue una linea distinta e arriva a soluzioni inaspettate e sorprendenti (Filippo Raguzzini, Vittone). I primi
due gruppi attinsero alla riserva delle forme e idee classiche piuttosto che alla corrente borriminiana, senza,
però, escludere un moderato inserimento di quest'ultima L'ultimo gruppo invece trovò ispirazione,
direttamente o indirettamente, soprattutto da Borromini.
Classicismo tardo barocco:
• immensa versatilità rispetto alle precedenti tendenze classiche;
• qualità decisamente scenica a cui mirarono tutti;
I letterati arcadici abbandonarono i grandi temi dell'enfatica letteratura barocca a favore di uno stile chiaro,
semplice, immediato, naturale che risaltasse il buon gusto e la misura del razionale opposto alla ridondanza.
Tale senso del semplice, comprensibile, ragionevole, si diffonde anche tra le fila degli architetti: si assiste ad
un raffreddamento del gusto barocco, maturato in un clima culturale in cui riemerge l'apprezzamento peri il
mondo classico di cui si riscoprono sentimenti ed estetica colta alla semplicità, alla misura, alla sobrietà delle
forme. abbiamo quindi la poetica dell’Arcadia: contro gli artifici e le metafore del Barocco
a) In letteratura
(l’Accademia è fondata nel 1680 intorno a Cristina di Svezia, la troviamo poi a Roma dal 1674 in Palazzo
Corsini), sottolinea la necessità di buon gusto, immaginifico proprio del barocco;
L’antico è custode dell’armonia, delle proporzioni, della misura.
b)
In architettura vi sono due volti: mentre permane ancora un’anima barocca, maturano posizioni in cui si
assiste ad una semplificazione, ad un raffreddamento delle forme, ad una razionalizzazione degli elementi
compositivi. Allo stupore e meraviglie barocche, subentrano la ragionevolezza degli strumenti compositivi,
la semplificazione delle decorazioni e degli impianti compositivi, lo sviluppo di organismi necessari, comodi
e di uso pubblico. Un ruolo fondamentale per questo periodo lo ebbe l’Accademia di S. Luca in quanto nel
1715 lo statuto conferisce all’Accademia l’autorità esclusiva di riconoscere la qualifica di Architetto.
Rococò italiano:
• libera e fantasiosa decorazione e abbandono degli ordini come sistema rigido di accentuazione;
• ricco gioco di eleganti forme curvilineari e complessità spaziali (anticlassicismo)
–
CARLO FONTANA: (vicino Como 1638 Roma 1714) Sarà collaboratore di tutti i più grandi architetti del
Barocco romano (Cortona, Rainaldi, Bernini). Mette in evidenza nelle sue opere la “doppia anima” del primo
'700.
FACCIATA DI S. MARCELLO AL CORSO:
Il suo stile è completamente formato quando progetta questa facciata (1682-
83). Questa facciata va considerata come una pietra miliare sulla strada del
classicismo tardo barocco, è separata da un abisso dalle facciate del tardo
barocco nonostante l'uso di accorgimenti come la curvatura concava e la
nicchia illusionistica del piano superiore. Come Maderno, Fontana lavora
ancora con sporgenze del muro che dividono l'intera facciata in settori
incorniciati da ordini, ma qui ogni membro dell'ordine ha il suo preciso
completamento: ogni pilastro appare interno dietro alla colonna
corrispondente; anche la sporgenza del muro è della stessa larghezza del
diametro della colonna ognuna delle quali è un motivo isolato.
–
COMPLETAMENTO DI PALAZZO LUDOVISI O DI MONTECITORIO: (Roma 1694 1697) egli
trasforma il progetto berniniano per Innocenzo XII° facendolo diventare il Palazzo dei tribunali. Egli vuole
regolarizzare la veduta del palazzo (vuole prendere come modello il palazzo Farnese). Quattro colonne
principali e sopra vi si pone la torre con l’orologio. Adesso troviamo modanature lisce
inquadrano le entrate
e un sistema di balaustre.
COMPLESSO DEL S. MICHELE: (Roma 1686-1830)
Attualmente sede del Ministero dei Beni culturali. Fu
completato solo dopo 150 anni di tormentate vicende,
quest'edificio vuole rispondere ad una determinata necessità.
L'Istituto, il cui primo nucleo fu progettato dagli architetti Carlo
Fontana e Mattia de' Rossi, era destinato ad accogliere e
rieducare giovani orfani e bisogn