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L'ITALIA

In Italia lo Stato come fattore sostitutivo dell'industrializzazione italiana, attraverso l'utilizzo del debito pubblico come strumento di ricollocazione del risparmio privato, aveva:

  • Avviato la costruzione e gestione della ferrovia
  • Generato commesse pubbliche e sussidi per le imprese private
  • Salvato diverse imprese o interi settori
  • Istituito istituti di credito speciali come il CREDIOP e l'ICIPU.
  • Salvato diverse banche, come la banca italiana di sconto e la banca di Roma.

Nel 1922, ricevuta la nomina a primo ministro, Mussolini avviò una politica liberale:

  • Abolì il monopolio sulle assicurazioni
  • Diminuì l'imposta patrimoniale
  • Ridusse i dazi doganali

La politica economica cambia però di passo nel 1925 con l'instaurarsi del regime totalitario:

  • Rialzo dei dazi doganali
  • Limite agli investimenti esteri
  • Nel 1926 la banca di Italia ottiene il monopolio sull'emissione monetaria
  • Nel 1927 viene ripristinato il

gold standard (90 lire per sterlina vs il reale cambio di 153 lire per sterlina), per farlo taglia i salari e contrae il credito.- Crollo dell’export e della domanda interna, crollo dei profitti e dell’occupazione.

Lo stato decide di rispondere ai disagi economici aumentando il suo intervento:

  • Battaglia del grano per l’autosufficienza alimentare e lo stimolo di macchinari.
  • Bonifica delle paludi

Nel 1931 viene istituito l’IMI, Istituto Mobiliare Italiano per il finanziamento di medio e lungo periodo dell’industria. L’impatto con la grande crisi fu molto violento.

Alla fine del 1932 l’economia italiana era sull’orlo del collasso. Le banche universali registravano una crisi di liquidità e tutti gli indicatori economici precipitavano. La stessa banca di Italia non era in grado di gestire la situazione.

Venne quindi istituito nel 1933 l’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale), con l’obiettivo di essere un organismo transitorio,

che doveva alleggerirsi a mano a mano che la crisi svaniva. Lo Stato lo dotò dei capitali necessari per soccorrere istituti di credito ma allo stesso tempo ne acquisì le azioni e le proprietà industriali. Fu così che le tre più importanti banche vennero nazionalizzate. L'Istituto venne diviso in due sezioni: - La sezione finanziamenti avrebbe valutato la situazione patrimoniale e reddituale delle imprese e le avrebbe liquidate o rilanciate. - La sezione smobilizzi si occupò invece di privatizzarle dopo il risanamento. Dopo la condanna da parte della Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia, Mussolini annunciò che l'obiettivo principale era ora l'autarchia e la propria indipendenza economica, esponendo il proprio "Piano regolatore dell'economia italiana del prossimo tempo fascista". Il programma autarchico nacque dalla consapevolezza che tutta l'Italia andava preparata a.

Un conflitto imminente. Essa rappresentò allora uno strumento politico per la mobilitazione del paese per quattro ragioni:

  1. Accelerò lo sfruttamento delle risorse naturali nazionali e dell'impero
  2. Rafforzò l'intervento e il controllo pubblico in ambito economico
  3. Inoculò verso le masse l'etica della povertà educando gli italiani ad una vita di sacrificio a beneficio della collettività
  4. Mobilitò in modo permanente l'intera comunità nazionale verso l'idea che la guerra fosse il momento più elevato della vita degli stati

Venne sostenuta l'occupazione, venne promosso lo sviluppo di aree industriali arretrate come Napoli, Livorno ecc.

La Carta del Lavoro del 1926 stava quindi prendendo forma, attraverso un disegno organico di riforme che aveva in mente:

  1. La pianificazione centralizzata dell'allocazione delle risorse
  2. L'utilizzo dell'IRI per rafforzare alcune industrie pesanti

chiave e aumentare il controllo pubblico nei settori nevralgici dell'economia.

La socializzazione delle imprese e quindi la partecipazione di tecnici e operai alla gestione aziendale, una terza via rispetto a capitalismo e comunismo.

Nel 1936 venne emanata la riforma bancaria che separò la banca dall'industria e che avviò la specializzazione del settore creditizio in istituti del credito a breve e a medio/lungo termine (il credito a medio/lungo termine venne riservato a istituti di credito speciali), rafforzando i poteri di vigilanza in capo alla Banca d'Italia, nominata Banca Centrale.

Nel 1937 l'IRI diviene ente permanente, una holding che gestiva i titoli detenuti dallo Stato, creando anche delle finanziarie di settore come Finsider e dopo la guerra, Fincantieri. Il 40% di tutto il capitale azionario delle imprese italiana era raccolto sotto l'IRI.

La guerra d'Etiopia rilanciò l'economia italiana, stimolando tutti i settori.

successivamentevenne occupata la Libia e l'Albania, con la ricerca di uno spazio vitale italiano parallelo aquello tedesco.

La Seconda Guerra Mondiale (Cap. 14)

La Seconda guerra mondiale rappresentò il culmine della trasformazione in senso tecnologicodello scontro bellico. Tutti i paesi belligeranti ne uscirono stremati in termini di risorse. Laguerra sovvertì l'ordine politico e favorì la decolonizzazione.

Prima di tutto, la guerra pose fine alla lunga stagnazione conseguente alla crisi dei primi anni30.

Economia di guerra:

Spinta dalla domanda bellica, la produzione mondiale aumenta del 20% ma non si distribuiscein maniera omogenea. Cresce infatti la spesa militare e diminuisce il consumo di beni durevolie non durevoli, privati. I paesi si chiudono e il commercio mondiale crolla. La spesa militareaumenta e diventa il traino delle spese nazionali. La guerra comportò anche distorsionisettoriali in relazione a quanto un settore fosse legato

all'industria bellica. La guerra è una guerra di massa, di vari volumi, ma non si dimentica la qualità. Gli armamenti sono sempre più sofisticati, sempre migliori in termini di qualità. Anche l'organizzazione del lavoro si estese per aumentare i volumi e la capacità produttiva delle aziende, anche non automobilistiche. Un altro aspetto è l'innovazione tecnica, in settori nuovi, nascenti o che conoscono un enorme salto di qualità. Complessivamente, quasi ovunque i paesi belligeranti avevano un PIL nel 1950 superiore a quello del 1938. La crescita indotta dal conflitto fu quindi sostanzialmente un fenomeno malamente distribuito tra i pochi vincitori che andarono in pari e tra i perdenti, alcuni dei quali versarono in condizioni drammatiche. La guerra ebbe un impatto generalmente depressivo sul commercio internazionale e sugli investimenti esteri, anche se gli effetti variarono da paese a paese. Si passò da un volume di tre.

Miliardi di dollari a un miliardo di dollari, con il commercio che subì lo spostamento dellacomposizione di consumi (più pubblici che privati), la riduzione del potere di acquisto delle famiglie e le sempre più rischiose condizioni di trasporto. A generare un trend positivo fu il piano americano che prevedeva l'invio di beni e derrate alimentari ai paesi alleati. Nonostante questi beni venivano contabilizzati al 10% del loro valore e non prevedevano interessi, furono comunque importanti per sviluppare la posizione di credito degli USA verso l'Europa. Oltre che a subire una frenata, il commercio globale si regionalizzò in blocchi geografici: quello anglosassone, quello europeo continentale e quello orientale.

Lo sforzo bellico non risparmiò alcun settore. Il comparto agricolo dovette fronteggiare la diminuzione della forza lavoro e la riduzione della produzione di derrate alimentari. Ad esse, per via della guerra si aggiunsero devastazioni, occupazioni,

requisizioni e la mancanza di macchinari per via delle industrie rivolte alla produzione bellica. Va anche sottolineato che questo non avvenne nel Mid-West americano, in Australia e in Argentina, per via della forte domanda da parte degli alleati. Un'altra componente primaria colpita fu il settore delle materie prime, la guerra ne stimolò l'estrazione ma anche la ricerca di alternative. Per quanto riguarda l'industria militare, la guerra la fece espandere esponenzialmente. Lo sforzo produttivo fu ovunque imponente e, fallita l'idea della guerra lampo, la supremazia degli alleati si fece vedere. In generale, questa enorme produzione fu realizzabile solo grazie alle più moderne tecniche di produzione di massa. Furono infatti le grandi imprese già affermate prima del conflitto a avere un ruolo centrale nei settori di appartenenza e nella riduzione industriale bellica. Uno sforzo produttivo di questa portata, dato un apparato produttivo sufficiente,

Poteva avvenire solo tramite la regolazione delle allocazioni dei fattori produttivi. Ovunque la guerra portò a prezzi amministrati, razionamenti e controlli per comprimere i consumi privati a favore delle produzioni belliche. Il dirigismo economico era quindi entrato nei governi e dittatori di tutta Europa. Pianificazione e capacità di coordinamento del complesso produttivo pubblico e privato attuate durante lo sforzo bellico costituirono un importante know-how per i governi che negli anni del dopoguerra avviarono politiche economiche interventiste che presero il nome di economie miste.

La Seconda guerra mondiale fu caratterizzata da un contenuto tecnologico ancora più elevato della precedente e agì da coagulo di una serie di innovazioni che affollavano i laboratori di ricerca e di sviluppo delle imprese. Tre settori vennero prevalentemente investiti da una serie di innovazioni radicali:

  • Aeronautica, con il volo ad alta quota, il volo di lunga percorrenza, il volo assistito,

Il radar, il motore a reazione, la raffinazione per ottenere carburanti ad alto rendimento- Energetico: chimica dei carburanti (additivi e ricerche di benzine sintetiche) ed energia nucleare (nei Los Alamos National Laboratory, sotto la direzione di J.R. Oppenheimer, furono progettate e costruite le prime bombe nucleari americane)- Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ITC): le necessità di calcoli sempre più complessi incoraggiano la progettazione di macchine in grado di svolgere simultaneamente migliaia di operazioni, viene messo a punto uno dei primi grandi elaboratori elettronici ENIAC.

Finalmente la prosperità (Cap. 15)

La Seconda guerra mondiale è l'evento che chiude la "seconda guerra dei trent'anni" e apre una nuova fase, con la ridefinizione delle regole che governavano l'economia internazionale e l'avvio dei processi di decolonizzazione, con il mondo che va a strutturarsi in due blocchi contrapposti (la

guerra fredda). Per l'occidente si apre una stagione

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
18 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FreqIsi31 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano o del prof Bigatti Giorgio.