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Essi si concentrano molto su un dato dell'aspetto fisico ossia i denti in quanto

fonte di espressività. Entrambi dal pallido volto (gusto pre-romantico).

Foscolo, insiste sull'aspetto "leale" del suo carattere, considerato forse la

caratteristica più importante degli uomini. Ed, infine, si concentra molto sulla

lotta tra mente e cuore, tra ragione e sentimento è sempre il sentimento che

ha la meglio.

8. Nè mai più toccherò le Sacre Sponde (A Zacinto).

In questo sonetto Foscolo racconta delle sue radici greche. la composizione,

infatti è un omaggio alla sua grande terra madre, che, oltretutto nell'800

romantico diviene un faro, un modello rivoluzionario grazie ai moti rivoluzionari

di cui fu terra spettatrice, inoltre essa fu la prima terra a raggiungere

l'indipendenza (tra i combattenti, molti intellettuali ad es Byron).

Il poeta elogia la sua terra Madre, e nella seconda terzina sostiene di poterle

donare solo la sua poesia dal momento in cui dovrà morire esule. Questo

passaggio tematico ci collega inevitabilmente alla fine del sonetto in cui viene

citata l'illacrimata sepoltura. Foscolo compiange la sua sepoltura, in quanto,

molto probabilmente, in desiderio di essere sepolto nella sua terra lontana,

inconsciamente sta a significare un desiderio di rifugiarsi nella sicurezza del

grembo materno.

Molti sono i collegamenti tra la Grecia, come madre patria, e la sua madre

biologica, da cui inevitabilmente nel corso della vita fu obbligato ad

abbandonare. Sotto questo aspetto, è notevole osservare i riferimenti quasi

ossessivi all'acqua e al rumore delle onde. sia intese come acque greche, che

come grembo materno.

9. Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo. (in morte del fratello Giovanni)

Modello dell'intero sonetto è il carme di Catullo sebbene quest'ultimo potesse

ricongiungersi con il defunto tramite la tomba, mentre a Foscolo questa

possibilità viene negata, e l'incontro potrà verificarsi solo dopo la morte. La

figura materna è centrale nel sonetto, a causa del duplice dolore che la donna

vive: per la morte di un figlio e la distanza e il destino avverso dell'altro.

Tuttavia, sebbene nella poesia sia forte e sentito il tema sepolcrale esso viene

affrontato in modo diverso rispetto all'Ortis, la soluzione del suicidio viene

superata grazie all'accettazione del dolore prodotto dalle vicende personali e

storiche.

10. Pur tu copia versavi.

Sonetto dominato da un tono elegiaco, evoca nostalgicamente il passato e

affronta poi il presente che pare senza speranza. Anche la poesia sembra non

essere più capace di assolvere alla sua funzione e viene terribilmente

drammatizzata.

11. Che stai?

Il poeta, in questo sonetto, auspica che le illusioni d'amore, le delusioni

storiche e politiche della giovinezza confluiscano in un destino di gloria e,

soprattutto, alle "fatiche dotte", chiara citazione all'ampio commento riguardo

questo tema, presente nell'ultimo sonetto presente in questa edizione.

12. La Chioma di Berenice.

Lavoro conclusivo del periodo 1801-1802 nell'attività poetica del Foscolo.

L'opera rientra in una meditazione sulla funzione della poesia e sul rapporto

che essa deve avere con la storia e con la società.

La società egiziana dei Tolomei diviene allegoria e metafora della modernità.

la riflessione dunque si estende su come e se sia possibile, nella modernità,

ritrovare una poesia non disgiunta dalla poesia. E' in questa chiave che

bisogna parafrasare e spiegare il sintagma "fatiche dotte".

Le Chiome di Berenice sono strutturate in 4 discorsi:

-Il primo è dedicato a editori, interpreti e traduttori

-Il secondo e il terzo trattano della figura storica di Berenice, regina d'Egitto

che aveva consacrato la sua chioma agli dei per propiziare il ritorno del

consorte dalla guerra e, inoltre, trattano dell'astronomo di corte Conone che

sosteneva la metamorfosi della Chioma in costellazione.

Conone è considerato un'anticipo del tema scientifico che troveremo con

Galileo Galilei nei Sepolcri.

-Infine, il quarto, è il discorso più importante "Della ragion poetica di

Calimmaco", sia per le note sulla traduzione latina di Catullo e del

volgarizzamento in 18 endecasillabi sciolti.

Inoltre sono presenti varie considerazioni e, nella dodicesima il poeta finge di

aver trovato frammenti di un inno greco, tradotti e definiti da lui le

"Protograzie"

In questo discorso egli rivaluta Omero, Dante e Shakespeare in quanto poeti

che hanno concretizzato l'ideale di lirica raccontando la storia della loro patria.

E' da qui che nasce la nuova concezione della poesia di Foscolo, secondo cui

la poesia debba avere in sé i principi della morale e della politica e, dunque, il

compito di cantare memorabili storie, accendere gli animi al valore, gli uomini

alla civiltà e le città all'indipendenza.

LE DUE ODI:

-A Luigia Pallavicini caduta da cavallo.

ode composta tra il 1799 e il 1800.

Nel titolo si coglie l'occasione immediata: l'incidente che ha sfigurato la

gentildonna genovese.

La bella donna appare delicata e fragile tra mille pericoli che la insidiano e la

minacciano, vi è un tentativo, incompiuto di divinizzare una creatura terrena. Il

lessico è ricco di classicismi, ricco di figure retoriche, latinismi. Inoltre, nel

tentativo di divinizzare la donna, compaiono, nel testo similitudini con due dee:

Venere (ferita da spino profano e soccorsa dalle Grazie) e Diana (evocata col

nome di Cinzia, che dopo essere caduta dal cocchio ritorna a risplendere tra

le dee invidiose).

Modelli sono: Parini, Bertola, Savioli, Vittorelli.

L'ode presenta la parte centrale più dinamica, descrivendo la caduta della

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher G.iusi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Granese Alberto.