vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
FEMM.
Dopo l’eiaculazione, che con la monta naturale può avvenire in
vagina nel caso della bovina o a livello di cervice nel caso della
cavalla, gli spermatozoi devono risalire le vie genitali femminili.
Nella specie bovina la velocità di risalita dei gameti maschili è
di circa 6 mm/min (circa 36 cm/h). La prima barriera fisica nella
risalita degli spermatozoi è rappresentata dal superamento della
cervice uterina, la seconda è il punto di giunzione tra utero e
tube. Nel percorso uterino gli spermatozoi completano l’ultima
parte della loro capacitazione che li renderà idonei alla
penetrazione dell’ovocellula.
La sopravvivenza degli spermatozoi nelle vie genitali femminili
è di circa 24-48 h.
FECONDAZIONE e SINGAMIA
Se l’oocita giunto nell’ovidotto incontra uno spermatozoo “capacitato” quest’ultimo per effetto
litico degli enzimi contenuti nell’acrosoma riesce a penetrare la membrana della zona pellucida
dell’ovocellula (il flagello non penetra mai nella cellula uovo).
Il secondo globulo polare presente all’interno dell’ovocellula viene quindi espulso e si avvia la
SINGAMIA cioè la fusione dei pronuclei maschile e femminile che porterà alla formazione dello
ZIGOTE con numero cromosomico diploide (2n) caratteristico della specie.
Lo zigote inizia quindi la sua discesa verso l’utero (3-4 gg bovina e scrofa, 8 giorni nella cavalla)
e durante tale migrazione subisce la SEGMENTAZIONE, cioè una serie di divisioni cellulari
(mitosi con formazione di 2/4/8/16/32 blastomeri etc..) che lo porteranno alla formazione di un
aggregato compatto detto MORULA.
Nella morula inizia ad accumularsi liquido e comparirà una cavità di dimensioni sempre maggiori
che porterà alla definizione nella VESCICOLA BLASTODERMICA da cui si originano i 3
foglietti embrionali primitivi (endoderma, mesoderma, ectoderma) che avvieranno la
differenziazione dei vari organi e tessuti (organogenesi) a partire dal disco embrionale (ad es.
l’endoderma origina l’intestino primitivo da cui si differenzieranno poi l’epitelio dell’apparato
respiratorio, del digerente, del fegato e pancreas e di parte dell’apparato urinario).
ANNIDAMENTO E PRE-PLACENTAZIONE
L’embrione nel frattempo ha continuato la sua discesa ed ha raggiunto l’utero dove, entro 1-2-3
gg, entra in contatto con l’endometrio; quando l’endometrio si trova in fase secretoria l’embrione
stabilisce rapporti stabili con la mucosa uterina e si parla di ANNIDAMENTO (o impianto) che nei
mammiferi domestici risulta superficiale e l’embrione si localizza sporgente verso il lume
dell’utero.
L’annidamento o impianto è un processo graduale che si completa in circa:
4 settimane nella bovina e cavalla
2 settimane nel suino e nei piccoli ruminanti
1-2 settimane nei piccoli animali (cane, gatto, topo, ratto e coniglio)
In alcune specie si registra un fenomeno indicato come diapausa embrionale in cui lo sviluppo
dell’embrione viene temporaneamente arrestato:
in orsi e cervi il blocco è legato a fattori come la stagione
nei marsupiali il blocco può essere indotto dalla lattazione,
topi e ratti, possono bloccare allo stadio iniziale lo sviluppo dell’embrione per periodi +/-
lunghi.
Nella fase di annidamento le ghiandole uterine presenti nella muscosa di corna uterine e utero
(che si trovano in fase secretiva per effetto del progesterone) producono un secreto ricco di
glicoproteine e glicogeno detto “latte uterino”, una sostanza che mantiene in vita l’embrione fino
alla formazione prima del corion quindi della placenta quando si passerà alla fase fetale.
INVOGLI o MEMBRANE o ANNESSI FETALI
Dalla differenziazione dei 3 foglietti embrionali primitivi si formano anche gli INVOGLI o
MEMBRANE o ANNESSI FETALI che svolgono un ruolo primario per lo sviluppo e protezione
dell’embrione.
L’annesso più esterno è il corion che presenta sulla sua superficie dei villi (estroflessioni digitiformi
semplici o ramificate) che contraggono rapporti con la mucosa uterina (Corion/Villi/Mucosa
uterina = PLACENTA). Quando i villi sono organizzati a ciuffi formano i microcotiledoni e
quando sono in contatto con la mucosa dell’utero si parla di microplacentomi.
L’allantoide riveste internamente e completamente corion e amnios ed è intimamente unito ad essi
formando allanto-corion ed allanto-amnios, il liquido allantoideo è presente all’interno e può
contenere dei calcoli allantoidei e residui di urina fetale.
L’amnios delimita la cavità amniotica, l’amniogenesi inizia per cavitazione; il liquido amniotico,
che può contenere glicogeno, svolge funzioni protettive e di sostegno per l’embrione. Tale liquido
rappresenta le cosiddette “acque” che fuoriescono dalla vagina nelle prime fasi del parto.
Nella bovina al termine della gestazione il sacco allantoideo e amniotico e arrivano a contenere
rispettivamente 15 e 25 litri di liquidi.
Il sacco vitellino serve per trasferire sostanze nutritive dall’utero all’embrione. È separato dalle
pareti uterine soltanto dallo strato più esterno della blastocisti ed è provvisto di vasi sanguigni che
assorbono rapidamente le sostanze nutritive. Nelle fasi più avanzate della gravidanza le funzioni
del sacco vitellino sono svolte dal sacco allantoideo.
Il funicolo ombelicale presenta
una parte intra-amniotica ritorta, lunga circa 40 cm ed
una parte extra amniotica (allantoidea) di circa 20 cm;
è costituito dal peduncolo vitellino, dal peduncolo allantoideo (o uraco) e da 2 arterie e 1 vena
allantoidea immersi nella gelatina di Warthon e circondati da ectoderma cutaneo o amniotico.
RUOLO della PLACENTA
La placenta si stabilisce dopo la formazione dell’allanto-corion ed è la struttura attraverso la
quale il feto riceve tutti i nutrienti da parte della madre.
La placenta svolge quindi le funzioni del sistema digerente, respiratorio e renale del feto in
quanto tali organi nel feto sono inattivi sino al momento dopo il parto. Molte sostanze riescono ad
attraversare la barriera placentare mediante sistemi di trasporto specializzati, mentre altre
mediante semplice diffusione. Sfortunatamente, molti farmaci, sostanze inquinanti, agenti chimici
ed alcuni microrganismi riescono ad attraversare la placenta e sono dannosi per il feto (fino ad
indurre l’aborto).
La placenta ha anche un’azione antimmunitaria evitando che la madre rigetti il feto che, dal
punto di vista immunitario, è un tessuto estraneo e quindi potrebbe essere attaccato dal sistema
immunitario materno.
Quindi queste sono le principali funzioni della placenta:
Separazione del feto dall’ambiente esterno
Protezione del feto da traumi e urti
Respiratoria, per l’affinità con l’ossigeno
Nutrizionale, consentendo il passaggio di:
Acqua,
Carboidrati (glucosio)
Proteine ed aminoacidi
Lipidi (ac. grassi liberi)
Elettroliti vari (Na, K, Ca, Mg)
Calcio e Fosforo
Rame e Ferro
Vitamine
Immunologica in base al tipo di placenta
Endocrina poiché produce:
progesterone che assicura il mantenimento della gravidanza
ormone lattogeno placentare (HPL) per la formazione/ingrossamento della gh.
mammaria
Assicura lo sviluppo fetale
Le placente possono essere classificate in base alla:
distribuzione dei villi coriali (aree di scambio), strutture digitiformi che interconnettono il
corion con l’endometrio uterino,
connessione tra tessuti placentari fetale e materni e quindi su base istologica in funzione
del grado di separazione del feto dal circolo sanguigno materno.
modalità di diffusione dei nutrienti,
modalità di distruzione della mucosa uterina
-placenta diffusa (cavalla e scrofa)
Nella scrofa la placenta è diffusa, costituita da moltissimi villi coriali distribuiti su tutta la
superficie del corion (eccetto alle estremità in cui non arriva l’allantoide). L’adesione iniziale alla
mucosa uterina inizia al 12° giorno di gravidanza e si completa al 18°-20° giorno.
Nella cavalla la placenta diffusa con molte microzone di villi coriali dette microcotiledoni e
particolari strutture, le coppe endometriali, che producono l’ormone PMSG (Pregnant Mare
Serum Gonadotrophin o eCG equine Corionic Gonadotrophin). Queste strutture si sviluppano tra
35°-60° gg di gravidanza e perdono la loro funzionalità dopo il 60° gg. Nella cavalla l’embrione
aderisce all’utero tra il 24° ed il 36°gg di gravidanza.
-placenta cotiledonata (ruminanti).
Nella pecora, capra e nella bovina la placenta è cotiledonata cioè con cotiledoni, strutture
digitiformi ricche di vasi e di tessuto connettivo. Nella pecora/capra ci sono dai 90 ai 100
cotiledoni, nella bovina dai 70 ai 120. Il placentoma nei ruminanti (convesso nella bovina, concavo
nella pecora) è costituito da un cotiledone fetale e da una caruncola materna. Nei ruminanti al 16°
ed al 25° gg di gravidanza il corion inizia ad attaccarsi alle caruncole dell’utero e l’attacco si
completa verso il 30°-40° giorno. Durante la gravidanza i placentomi si sviluppano fino ad arrivare
alle dimensioni di 5-6 cm al momento del parto.
-placenta zonata
Nei cani e nei gatti la placenta è detta zonata perché i villi sono disposti in una fascia anulare,
quindi attorno alla zona centrale del feto.
-
placenta discoide
Nei roditori e primati la placenta è discoidale cioè i villi sono concentrati in una (o due) zone
discoidali ad un polo del corion.
Classificazione placentare basata sulla struttura istologica
Questa classificazione dipende quindi dal numero di strati tissutali che separano il sangue fetale da
quello materno; globalmente gli della mucosa uterina e gli strati tissutali dei villi placentari sono
6:
- endotelio dei vasi materni
- connettivo materno
- epitelio dell’endometrio uterino
- epitelio del corion (detto trofoblasto)
- connettivo fetale
- endotelio dei vasi fetali
Nella terminologia che si adotta la prima parte del nome (prefisso) indica la componente materna,
la seconda parte (suffisso) quella fetale.
Ad esempio la placenta “epitelio-coriale” indica epitelio per la componente materna e coriale per
quella fetale.
Si distinguono così placente di tipo:
- epitelio-coriale (cavalla, scrofa, bovina e pecora)
- sindesmo-coriale (capra e pecora)
- endotelio-coriale (cagna e gatta)
- emo-coriale (primati e roditori).
- placenta epitelio-coriale (cavalla, scrofa, bovina)
Negli equini, suini e nei ruminanti è di tipo epitelio-coriale: all’epitelio dell’endometrio uterino è
adeso allo strato più esterno del corion (detto trofoblasto).
Il sangue del