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DEBOLEZZA

DELLA GESTALT poca attenzione verso la definizione delle cause dei singoli disturbi

psicologici.

Scopo delle terapie che utilizzano la Gestalt

Scopo delle terapie della Gestalt è quello di aiutare le persone ad incrementare la consapevolezza (insight) e

l’espressione delle proprie motivazioni, bisogni e desideri.

63 Gruppo

Il gruppo è definito “come

DEFINIZIONE: un insieme numericamente ridotto di persone (Più di tre) , che interagiscono

tra di loro influenzandosi reciprocamente e condividendo in modo più o meno consapevole interessi, scopi, valori e norme

comportamentali o sono legati da rapporti di vicinanza”

Tra le teorie che hanno indagato questo tema troviamo:

- Teoria del campo di Kurt Lewin (1948)

- La teoria del conflitto realistico di Sherif (1954)

- La teoria psicosociale di Erikson

Teoria approfondita

Teoria del campo di K.Lewin (1936)

Un contributo teorico rilevante nell’ambito degli studi sul gruppo è quello che proviene dal gestaltista K.Lewin, con la

formulazione della teoria del campo. Egli è stato il primo a introdurre la nozione di dinamiche di gruppo, secondo cui

l’individuo in un gruppo è soggetto a tipici sistemi di forze psicologiche e ne viene condizionato nelle motivazioni, i pensieri

e le azioni.

La teoria di campo definisce il comportamento come il risultato di un’interazione reciproca tra le caratteristiche personali e le

caratteristiche dell’ambiente, che si realizza nel momento dato all’interno di uno specifico campo psicologico.

Il campo psicologico è definito da Lewin (1936) come la totalità dei fatti esistenti ad un dato momento, la natura di questi

fatti è triplice, essi sono:

Lo spazio di vita = dato dalla rappresentazione psicologica soggettiva che la persona ha dell'ambiente

- fatti sociali e/o ambientali (cio' che accade oggettivamente senza che cio' influenzi in quel momento lo spazio di

- vita della persona)

la zona di frontiera (dove lo spazio di vita ed il mondo esterno si incontrano, rappresenta quindi il confine tra

- oggettivita' e soggettivita')

Il comportamento è originato da questa totalità di fattori interdipendenti, e quindi, in buona sostanza, dalla totalità

dinamica della situazione così come si determina in un dato momento. Lewin prova a dare una rappresentazione simbolica

della sua teoria, con la formula, diventata ormai celebre: C = f (P,A)

dove (C) sta ad indicare i comportamenti, che sono funzione (f) degli spazi di vita a loro volta costituiti dalle persone (P) e

dagli ambienti (A). Tale formula consente a Lewin di affermare che la dinamica dei processi deve sempre tenere conto della

relazione tra la persona e la situazione. ESPERIMENTO

La teoria del campo conduce Lewin verso il problema del GRUPPO. Il gruppo è:

un solo fenomeno non come l'insieme di piu' fenomeni, una unita' unica quindi, una totalita'.

- Il gruppo e' una struttura in continuo divenire, complessa in quanto entrano in gioco piu' relazioni, ruoli, canali di

comunicazione, esercizi di potere.

Non e' quindi una realta' statica ma dinamica e racchiude in se conflitti, forze e tensioni che producono

- mutamenti.

Nel gruppo l'azione di ogni persona modifica sia le altre persone che il gruppo stesso, ed anche la sua di azione (del

- gruppo), viene modificata sia dalle azioni che dalle reazioni degli altri (interdipendenza).

Questo comporta cambiamenti e riequilibri.

Nonostante il gruppo sia dinamico tendera' sempre all'equilibrio attraverso l'assestamento tra forze che tendono

- 64

all'unione e forze che tendono alla disgregazione.

N La leadership è una delle funzioni più incisive nell’orientare la dinamica di gruppo, essa può influenzare gli aspetti tecnici

del gruppo (si pensi al potere dell’esperto nella risoluzione dei problemi); sul clima relazionale e socio emotivo (qualità

delle interazioni conflittuali o collaborative) e infine sugli aspetti normativi della vita di gruppo (assicura il rispetto delle

regole). ESPERIMENTO

Nel 1939, R.Lippit e R.White condussero la loro ricerca su gruppi di bambini di dieci anni che una o due volte a

settimana si trovavano per attività ricreative o di doposcuola, come disegnare, costruire modellini, preparare maschere.

Venivano affidati ad adulti, che in realtà erano complici dei ricercatori addestrati ad adottare stili diversi di leadership.

Lippit e White ne avevano programmati tre:

- - lo stile autoritario e direttivo

- - il democratico fondato sul consenso, la confidenza e la collaborazione

- - il permissivo o laiisez faire, tendente a lasciar correre e a disinteressarsi

-

- Gli adulti leader si spostavano nei gruppi in base a un preciso programma di rotazione, ciascuno passava 7 settimane in

ogni gruppo e passando dall’uno all’altro cambiava stile di leadership. Procedendo così, i gruppi sperimentavano in

successione i tre stili di leadership ed era possibile vedere come la cosa si ripercuoteva sul clima psicologico e sociale che

vivevano.

Sotto la leadership democratica si creava l’atmosfera più serena, improntata a rapporti amichevoli e a soddisfazione per

- ciò che si faceva.

- La leadership permissiva era gradita, non produceva grosse tensioni, ma tendeva a svuotare i ragazzi che in realtà non

restavano soddisfatti.

Con la leadership autoritaria, il clima si guastava decisamente, le tensioni portavano all’aggressività, a volte manifesta a

- volte sotterranea e mascherata dall’apatia.

- Sul piano della quantità facevano di più i gruppi con leader autoritario, uelli con il leader democratico ottenevano poco

meno, mentre sotto la guida del permissivo non si combinava praticamente nulla. Tuttavia valutata nel complesso, la

produttività migliore era uella dei gruppi democratici. Sotto la leadership autoritaria i ragazzi lavoravano, ma con scarsa

creatività e scarsa motivazione. Lippit e White conclusero che la leadership democratica è la migliore sia per uanto

riguarda il morale del gruppo sia per la produttività.

Strumenti di indagine

• il sociogramma di Moreno, strumento di osservazione indiretta che consente di visualizzare

graficamente la centralità o la perifericità di ciascun membro di un gruppo e le relazioni di attrazione

e repulsione tra i membri. L’ipotesi fondamentale è che in qualsiasi gruppo, al di sotto della struttura

superficiale, è possibile individuare la presenza di una struttura non ufficiale, invisibile, ma più reale

e dinamica della prima. Scopo del test è quindi quello di evidenziare la struttura psicosociale

nascosta dei gruppi, codificandola in dati oggettivi quantificabili.

• Osservazione standardizzata e partecipante

Ambiti di applicazione

• Ad esempio, nella psicologia dell’età evolutiva, si studia il gruppo

PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO:

pari, che dall’infanzia all’adolescenza assume centralità per la costruzione della personalità poiché

dei

fornisce modelli di identificazione reciproca e, dal punto di vista sociale, consente di sperimentare le

prime tecniche di negoziazione, cooperazione, mediazione dei conflitti. In ambito familiare, la famiglia

stessa è un gruppo dove i ruoli possono essere imposti o negoziati, possono esserci coesione,

comunicazione, regole.

• Nella psicologia del lavoro, si studia il gruppo di lavoro, spesso predisponendo corsi di team building,

leadership, comunicazione, negoziazione, per migliorare la cooperazione e l’efficienza. Oppure, nella

selezione del personale, spesso si convocano i candidati in gruppi per capire il ruolo che tendono ad

assumere in gruppo.

• PSICOLOGIA SOCIALE = si studiano varie tipologie di gruppi linguistici, culturali, etnici, per

predisporre anche progetti di integrazione, per promuovere la tolleranza della diversità, la cooperazione.

65 Conflitto

DEFINIZIONE: Il conflitto può essere definito come la presenza nel comportamento di un individuo di assetti

d’appartenenza

motivazionali contrapposti rispetto alla meta, uno scontro tra ciò che una persona o il proprio gruppo

un’istanza

desidera e interiore, interpersonale o sociale che impedisce la soddisfazione del bisogno.

Il conflitto è in stretto legame con la frustrazione perché i desideri e i bisogni spesso continuano a sussistere anche se sono

tra loro apparentemente inconciliabili o comune opposti.

Panorama storico

MODELLO PSICOANALITICO

Teoria psicoanalitica freudiana

Nell’ambito della teoria psicoanalitica, Freud ha definito il conflitto in termini

intrapersonali. conflitto si svolge secondo la seguente dinamica: si verifica

l’irrompere delle pulsioni rimosse (es) avvertite come pericolose, l’io in uesto

contesto funge da mediatore e giudice della realtà e chiarisce la natura

inaccettabile delle pulsioni dell’Es, mentre il Super-Io che ha la funzione di

coscienza morale minaccia la punizione e induce sensi di colpa.

Teorie sul conflitto COGNITIVISMO con la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger

L’Autore ha introdotto il concetto di dissonanza cognitiva per spiegare il

conflitto, ossia lo stato di tensione che si genera quando due o più

concezioni sono in contraddizione tra di loro

TEORIA DEL CAMPO DI LEWIN

TEORIA DEL CONFLITTO REALISTICO DI SHERIF

66 Teoria approfondita

Teoria del conflitto di K.Lewin (1965)

come: “una situazione in

Uno dei maggiori teorici relativi al tema del conflitto è K. Lewin, che nel (1965), lo ha definito sull’individuo”. In

cui forze di valore approssimativamente uguale ma dirette in senso opposto agiscono simultaneamente

ogni situazione conflittuale si possono rintracciare tendenze verso almeno due forme di comportamento:

- tendenze appetitive, rivolte al raggiungimento di un obiettivo,

e tendenze avversative, volte all’evitamento di eventi indesiderati.

-

Da questa distinzione emergono quattro possibilità di conflitto:

1. Conflitto tra due tendenze appetitive. il soggetto dovrà scegliere tra due obiettivi ugualmente positivi, la decisione

sarà più ardua perché escludendo una tendenza appetitiva si deve rinunciare a qualcosa di piacevole

2. Conflitto tra una tendenza appetiva e una avversativa. In questo conflitto una situazione ha in sé caratteristiche sia

positive che negative, il soggetto sarà spinto verso la tendenza appetitiva. Per es. il bambino desidera soddisfare la

dell’adulto.

propria golosità ma, al tempo stesso, teme la punizione da parte

3. Conflitto tra due tendenze avversative. Nel conflitto di questo tipo la scelta sarà semplice, il soggetto sceglierà

un malato deve scegliere se continuare a soffrire o affrontare un’operazione

quello che considera il male minore. Pe

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Publisher
A.A. 2019-2020
252 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vane84sr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Esame di stato per psicologo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Filipello Pina.