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HDL)
Lesioni arteriose:
Fin dalla nascita lo spessore dell’intima non è costante nell’ambito di uno
stesso segmento arterioso: vi sono infatti aree di ispessimento
eccentrico ed aree di ispessimento diffuso. 1
L’ispessimento eccentrico si ritrova esclusivamente in corrispondenza
delle biforcazioni per continuarsi senza soluzione alcuna
nell’ispessimento diffuso che è l’aspetto normale di alcuni segmenti
dell’albero arterioso, quali i principali rami delle coronarie.
L’ispessimento intimale non rappresenta di per sè una lesione.
Tuttavia le lesioni parietali tendono a svilupparsi più facilmente nei segmenti
arteriosi con intima più spessa.
La classificazione di Stary identifica:
:
Cellule schiumose isolate
Strie lipidiche
Preateromi
Ateromi
Fibroateromi
Le cellule schiumose isolate costituiscono una modalità di accumulo
lipidico arterioso in minima quantità ed a localizzazione esclusivamente
intracellulare, non sono visibili macroscopicamente.
Le strie lipidiche sono lesioni rappresentate da strati di cellule con
inclusioni lipidiche: minima è la quantità di lipidi a localizzazione
extracellulare. Le cellule contenenti lipidi sono soprattutto i macrofagi e,
in numero minore le cellule muscolari lisce. Vi sono anche accumuli lipidici
extracellulari derivati dalla necrosi di cellule ripiene di materiale lipidico.
Le cellule isolate e le strie lipidiche sono presenti fin dai primi anni di vita
Il preateroma è la lesione di transizione tra la stria lipidica e l’ateroma
propriamente detto. La caratteristica di questa lesione è il cospicuo
accumulo lipidico extracellulare. Questo avviene in forma di particelle che
distruggono a coesione strutturale delle cellule muscolari liscie. In questa
fase, malgrado il cospicuo ispessimento della parete, non si ha riduzione
del lume arterioso
.
L’ateroma è la lesione più tipica, caratterizzata dalla fusione delle
particelle lipidiche extracellulari in un grosso nucleo. Il nucleo lipidico
dell’ateroma contiene rare cellule muscolari liscie disperse e sparpagliate:
i macrofagi, di cui già diversi andati incontro a necrosi, non sono presenti
in questo nucleo, ma piuttosto lo circondano all’esterno. Compare nella
pubertà.
Lesioni arteriose: 2
Il fibroateroma è la lesione più avanzata, ed è caratterizzata da un
cappuccio fibroso che riveste la lesione sul versante luminale. Il cappuccio
fibrosi è costituito da cellule muscolari liscie all’interno di una densa
matrice contenente collagene e capillari. Emorragie microscopiche sono
talora presenti in corrispondenza di aree neovascolarizzate.
Il fibroateroma cresce di dimensioni lentamente nel tempo. È una lesione
instabile che può complicarsi con emorragia intraplacca, rottura, trombosi
sovrapposta.
Compare nella terza decade di vita e si sviluppa lentamente.
E’ in questo stadio che le lesioni arteriosclerotiche diventano sintomatiche
in quanto si realizza un’ostruzione del flusso ematico con produzione di
ischemia.
Il complicarsi delle lesioni arteriose costituisce il principale meccansimo
responsabile dell’infarto miocardico e cerebrale, delle arteriopatie
obliteranti agli arti e dell’ischemia mesenterica.
Patogenesi dell’aterosclerosi
L’ipotesi patogenetica più accreditata è detta “della risposta alla lesione
endoteliale”.
La sofferenza endoteliale si traduce in un aumento della permeabilità nei
confronti dei costituenti plasmatici ed in una adesione di piastrine e
moniciti all’endotelio leso.
Fattori di crescita liberati dalle piastrine e dai monociti inducono la
migrazione e la proliferazione di cellule muscolari liscie all’interno
dell’intima.
Diversi fattori quali Iperlipidemia, ipertensione arteriosa, fumo di
sigaretta, diabete mellito producono il primitivo danno endoteliale che
mette in moto poi tutte le reazioni cellulari coinvolte nell’aterogenesi.
Da molti anni si ritiene che l’aterosclerosi abbia le caratteristiche dei
processi infiammatori cronici. La risposta della parete arteriosa è molto
particolare, ad es. i granulociti sono rari nell’aterosclerosi. Un ruolo
importante è invece svolto dai macrofagi derivati dai monociti circolanti e
dal linfociti T.
I macrofagi attivati presentano antigeni riconosciuti dai linfociti T che
rispondono a loro volta con la produzione di citochine che amplificano il
processo infiammatorio.
La risposta al danno endoteliale ripetuto ripara o demarca la zona lesa per
mezzo di una risposta fibroproliferativa.
E’ dimostrato che le placche con cappuccio fibroso denso e continuo sono
stabili e solo raramente si complicano con la trombosi. 3
Da studi autoptici è emerso che nella maggioranza degli infarti mortali si
osserva un assottigliamento o erosione o rottura del cappuccio fibroso.
Accumuli di macrofagi e di materiale lipidico intra ed extracellulare sono
evidenti a livello dei siti di erosione o rottura.
Lo stress emodinamico legato all’escursione sisto-diastolica della
pressione arteriosa precipita la complicanza trombotica a livello dei più
vari siti vulnerabili.
Quando il processo infiammatorio è molto attivo ed esteso si osserva un
aumento delle concentrazioni plasmatiche di proteina C reattiva e
fibrinogeno (markers di infiammazione).
L’aterosclerosi è una malattia multifattoriale ed il vario combinarsi dei
diversi fattori di rischio condiziona l’estensione e la gravità del processo
arteriosclerotico, nonchè le localizzazioni preferenziali.
L’ipercolesterolemia ad esempio, ha un ruolo patogenetico di primo piano
nella coronaropatia, così come l’ipertensione lo ha nell’ aterosclerosi
cerebrale e fumo e diabete nelle arteriopatie obliteranti agli arti.
Ipercolesterolemia:
I livelli di colesterolo plasmatico sono strettamente correlati alle più gravi
manifestazioni dell’aterosclerosi coronarica, infarto miocardico acuto,
angina pectoris, morte improvvisa.
Nelle ipercolesterolemie familiari, l’aumento delle LDL plasmatiche
determina accumulo lipidico nelle pareti delle arterie di medio e grosso
calibro. Si realizza così un aterosclerosi diffusa e precoce la cui
manifestazione clinica principale è la cardiopatia ischemica.
Per l’ipercolesterolemia si può parlare di vero e proprio fattore eziologico
non solo fattore di rischio.
Evidenze sperimentali dimostrano l’elevato potenziale aterogeno della
LDL dopo che abbiamo subito modificazioni ossidative.
La vit E che è trasportata nel sangue all’interno delle LDL svolgerebbe un
ruolo centrale nel prevenire le modificazioni ossidative, inibendo la
formazione delle lesioni aterosclerotiche.
Il sequestro delle particelle lipoproteiche dentro l’intima può separare le
lipoproteine da alcuni antiossidanti plasmatici e può favorire la loro
ossidazione. Le lipoproteine modificate danno inizio ad una reazione
infiammatoria che comporta la produzione di vari segnali molecolari,
coinvolti nelle tappe successive di formazione e sviluppo della lesione.
Aterosclerosi 4
Il processo aterosclerotico inizia nell’infanzia con lo sviluppo delle strie
adipose ricche di lipidi, macrofagi e cellule muscolari lisce che si
localizzano all’interno della T. Intima arteriosa.
Qui possono depositarsi accumuli di Colesterolo.
STRIE ADIPOSE: riscontrabili in AORTA POCO DOPO LA NASCITA;
riscontrabili in Aa Coronarie: circa a partire dal 15° anno di età.
PLACCA FIBROSA: compare circa verso i 25 anni di età.
E’ lesione biancastra, si ispessisce fino a protrudere nel lume dell’arteria,
può occludere il lume vasale.
ATEROMA. Placca complicata: emorragia, degenerazione, ulcerazione,
formazione trombi murali di fibrina e piastrine.
Aterogenesi-Class AHA
I Les. Iniziale: isolati macrofagi schiumosi
II Strie lipidiche: accumulo di lipidi intracellulari (pl. Reversibile)
III Les. Intermedia: accumulo di lipidi anche nella matrice extracell.,
comparsa di Calcio intra ed extracellulare.
IV Ateroma:core lipidico formato da ammassi di lipidi extracellulari.
(pl.vulnerabile)
V Fibroateroma: core lipidico ricoperto da cappuccio fibroso (fibroateroma
Va), prev calcifico (Vb), prev fibrotico(Vc).
(pl. Complicata)
VI Placca ulcerata: danneggiata in superficie con erosioni, ematomi,
ulcerazioni o trombi. *************
Lesioni I, II, III: precursori silenti di lesioni avanzate
Lesioni IV, V, VI: lesioni avanzate, da cui originano eventi clinici
Fattori di rischio:
NON MODIFICABILI:
ETA’
• GENERE
• ANAMNESI FAMILIARE DI ATEROSCLEROSI PRECOCE
• FATTORI PSICOSOCIALI
• FdR “EMERGENTI”
• 5
MODIFICABILI: IperColesterolemia, Ipertensione arteriosa, abitudine
tabagica. Obesità- Sedentarietà- Diabete mellito-Anticoncezionali orali-
• Stress- Fattori comportamentali- Etilismo
* Menopausa precoce
• METABOLICA
§ SINDROME
• Prevenzione primaria: E’ quella che si attua su popolazione sana.
Prevenzione secondaria: E’ quella che si attua su individui che hanno già
avuto un evento ischemico.
Infarto miocardico acuto (IMA):
IMA = Ischemia prolungata (occlusione persistente di un r.
• coronarico)
Angina= ischemia transitoria
• IMA = interruzione totale dell’apporto di sangue a una zona del
• miocardio. Tale evento è spesso indipendente dal fabbisogno
miocardico.
IMA sede elettrocardiografica
Inferiore: D2, D3, aVF
• Anteriore: D1, aVL
• Anteriore esteso: D1, aVL, V1-V6
• Settale: V2,V3,V4
• Ima esteso al Ventricolo Destro: precordiali destre
• “Ima non Q”
•
IMA
-Interruzione totale dell’apporto di sangue dovuta a trombosi su
ateroma complicato, che precedenteente aveva ristretto del 70-80% il
lume vasale. 6
-Rottura placca- emorragia all’interno della placca o erosione dell’intima
sul cappuccio fibroso- trombo-trasforma restringimento critico
in occlusione totale.
Ischemia miocardica:
E’ il risultato di carenza di apporto di sangue arterioso al muscolo
• cardiaco.
Può essere in rapporto ad aumentato fabbisogno
• Può essere in rapporto ad anemizzazione (diminuzione di O2)
• Può essere causata da spasmo coronarico.
•
Forme cliniche:
ANGINA STABILE
• ***************
• ANGINA INSTABILE
SCA
INFARTO MIOCARDICO ACUTO
Sintomi: angor tipico*. Durata > 20’. Spesso associato a diaforesi!
• *Retrosternale- costritti