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GH.
3. Ipernutrizione: qui si ha ipertrofia adiposa
4. Fatto i meccanici: per esempio precedentemente venivano messi dei palloncini sotto
la cute egrazie allo stress meccanico le cellule proliferavano, questo è un bel vantaggio
perché per una cicatrice del viso anziché trapiantare cute degli altre zone, ricoprivo la
cicatrice con la proliferazione di cellule.
5. Iperplasie relative: un esempio è la gastrite atrofica in cui cellule che producono
acido cloridrico nell’anemia perniciosa smettono di produrre HCl e quindi è impossibile
assorbire la vitamina B12 e le cellule G dello stomaco iniziano a produrre una proteina
che va a stimolare le cellule cromaffini del fondo dello stomaco. Quindi da un lato lo
stomaco è atrofico, dall’altro invece c’è iperplasia relativa determinata dalle cellule
enterocromaffini.
6. Idiopatiche: in cui non sappiamo in che modo si verifichi l’ipertrofia. Un esempio può
essere l’ipertrofia prostatica che affligge gli uomini dopo i cinquant’anni, a sua volta
responsabile dell’ipertrofia della vescica, ma c’è anche la psoriasi chi è un ispessimento
cutaneo.
7. Da aumentata richiesta funzionale: abbiamo il cuore bovino nei grassi bevitori (la
birra fa aumentare la volemia), l’ipertrofia muscolare dell’atleta, ipertrofia
compensatoria del rene (facendo una nefrectomia il rene controlaterale non aumenta il
numero reale dei glomeruli, ma la funzionalità), ipertrofia della vescica, ipertrofia
epatica, ipertrofia del midollo emopoietico, iperplasia mieloide o linfatica (nelle infezioni
biogene abbiamo una iperplasia mieloide, con i parassiti abbiamo quella linfatica),
ipertrofia cardiaca e ventricolare.
[ Ipertrofia cardiaca: I fattori che determinano ipertrofia sono due, lo stiramento meccanico e lo
stress emodinamico (stimoli vasoattivi che agiscono sia sul cuore che sulle resistenze
periferiche). Sostanzialmente il cuore deve produrre una forza maggiore perché subisce una
tensione maggiore, per cui deve dare una spinta più grande per far fronte alle resistenze
periferiche. In seguito allo stress emodinamico si ha l’attivazione di una serie di geni e di fattori
di crescita in grado di aumentare la sintesi delle proteine contrattili presenti nel cuore (actina e
miosina) e l’espressione di geni fetali che determinano la produzione di proteine, che in un
cuore non ipertrofico non ci sarebbero più: queste proteine riescono a dare una contrazione più
efficiente rispetto alla quantità di ATP che noi riusciamo a utilizzare (è una contrazione più lenta
ma che sfrutta meno ATP). Inoltre viene prodotto l’ANP che è un fattore compensatorio in
quanto diminuisce il volume di sangue quando l’ipertrofia è dovuta all’ipervolemia. Infine
vediamo che cambia anche il metabolismo del cuore, questo infatti in condizioni normali
utilizza principalmente gli acidi grassi, ma questo punto shifta verso un metabolismo dico litico
il quale ha bisogno di meno ossigeno rispetto quello che richiede la beta ossidazione per
ottenere ATP. All’ipertrofia si associa quindi un aumento delle unità contrattili e un aumento dei
nuclei che diventano poliploidi, il che vuol dire che c’è più DNA, questi si replicano, si
moltiplicano ma non si riesce a fare divisione cellulare, però hanno una trascrizione maggiore
avendo moltiplicato il patrimonio genetico. Succede che abbiamo cellule più grandi, ma la rete
capillare che irrora il cuore non cresce di pari passo all’ipertrofia, si può andare incontro a
ischemia: quello che conta nelle cellule per gli scambi è la superficie e in seguito all’aumento
del volume la superficie cresce al quadrato, mentre il volume cresce al cubo. Una cellula che si
ingrossa ha una diminuzione delle sue capacità di scambio con l’ambiente esterno. Quindi si
capisce quanto ipertrofia sia meno vantaggiosa rispetto all’iperplasia che è sicuramente il
sistema più vantaggioso in quanto la cellula mantiene il suo volume E la sua conformazione.
Infatti il fegato che può scegliere fa iperplasia compensatoria mentre il muscolo non potendo
scegliere fa l’ipertrofia. Ci sono due modalità con cui il cuore risponde ad un aumento di
pressione o di volume:
Ipertrofia concentrica: si ha quando abbiamo un sovraccarico pressorio che può
essere causato sia da un aumento della pressione generale sia da una stenosi aortica
(restringimento dell’ostio valvolare). In seguito a questo sovraccarico pressorio nella
camera cardiaca aumenta la pressione e quindi deve aumentare chiaramente la spinta
che la parete effettua per poter avere la stessa gittata cardiaca. Quindi si ha un
aumento dello spessore parietale che serve a compensare e ad evitare che la parete
venga sottoposta a troppa tensione, quindi la tensione resta costante e si espelle così la
quantità di sangue che entra all’interno. Quindi è il meccanismo che sia in caso di una
stenosi aortica, dove c’è l’ostio valvolare più piccolo del normale, e quindi il sangue
deve passare attraverso un orifizio più piccolo e ci vuole una forza molto maggiore per
fare questo.
Ipertrofia eccentrica: anche in questo caso si ha un meccanismo di tipo
compensatorio. Si ottiene quando abbiamo un sovraccarico di volume (ipervolemia) o
l’insufficienza (per esempio quella aortica). Nell’insufficienza aortica a differenza della
stenosi i lembi non si chiudono adeguatamente e quindi il cuore al momento della
sistole pompa tranquillamente il proprio sangue, invece al momento della diastole il
sangue dall'aorta ritorna nel ventricolo, quindi alla successiva sistole c’è il sangue che
arriva dall’atrio che si somma a quello che è tornato indietro dall’aorta, perciò si ha un
volume maggiore di sangue che deve essere espulso all’esterno. In questo caso lo
spessore della parete non aumenta tanto come nell’ipertrofia concentrica.
Quale compensa meglio? Nessuna delle due compensa perfettamente. Tra le 2 tipologie di
ipertrofia cambia la modalità con la quale si allungano o aumentano di volume di fibre. Se vari
sarcomeri vengono inseriti parallelamente noi avremo un maggiore spessore della parete, cioè
la parete diventerà più grande e questo si ha nella ipertrofia concentrica. Nella eccentrica,
dove la parete è meno spessa, abbiamo sempre ipertrofia perché in unità il numero di
sarcomeri e di massa muscolare aumenta, però le fibre non vengono messe in modo parallelo,
ma si allungano. Questo non è un grande vantaggio, perché è vero che secondo la legge di
Starling la gittata cardiaca e la forza è proporzionale all’allungamento della fibra, ma fino a un
certo punto, se la fibra diventa troppo lunga la legge di Starling non vale più. La legge di
Laplace dice che la tensione o post-carico che fa la parete al momento della contrazione
muscolare è proporzionale alla pressione per il raggio e inversamente proporzionale a due volte
lo spessore della parete. L’ipertrofia concentrica si ha quando aumenta la pressione all’interno
del cuore perché devo far fronte o ad una stenosi aortica o ad una pressione generale
aumentata e quindi ad una resistenza periferica. Quindi naturalmente per tenere la tensione
sulla parete cardiaca costante, perché sia efficiente, devo diminuire il raggio perché altrimenti
la tensione diventa molto elevata e devo aumentare lo spessore. E in effetti questo si fa
l’ipertrofia concentrica, che compensa per molto tempo. Quindi se uno ha una stenosi aortica
c’è una compensazione perché la tensione superficiale viene per lungo tempo mantenuta
costante, riuscendo a mantenere la gittata cardiaca. Questo fino a quando naturalmente la
parete riesce a mantenere la tensione e non si slarga, non cede, quindi fino al certo punto è
vantaggiosa. Nell’ipertrofia eccentrica i sarcomeri vengono inseriti in modo diverso, quindi
abbiamo lunghi cardiomiociti e in questo caso aumenta la quantità di sangue che è all’interno
del ventricolo e aumenta il raggio. Lo spessore normalmente è leggermente aumentato ma non
così tanto come nell’ipertrofia concentrica. Quindi questo tipo di ipertrofia compensa poco,
questo vuol dire che la tensione che fa la parete è aumentata notevolmente, la gittata non sarà
rispettata nel modo corretto. In definitiva l’ipertrofia concentrica a una buona resa, mentre
l’eccentrica no, la prima ha un effetto positivo, la seconda un effetto negativo.
Ipertrofia fisiologica (da sport): è un’ipertrofia dell’atleta, perlomeno per certi tipi di
sport, in cui la cellula cresce in modo armonico, i sarcomeri sono disposti sia in
parallelo sia in lunghezza, quindi abbiamo una compensazione adeguata e migliora la
performance. Questo anche perché l’ipertrofia dell’atleta ha il vantaggio di un aumento
della vascolarizzazione, quindi non siamo di fronte ad un cuore ischemico come
nell’ipertrofia da aumentata pressione o aumentato volume. Inoltre lo sport ha anche
altri benefici perché abbassa la frequenza cardiaca, quindi aiuta riempire meglio il
cuore, abbassa la pressione sistolica. In quella concentrica invece abbiamo una
caratteristica dell’ipertensione, migliora parzialmente la performance: nella prima fase
funziona abbastanza bene, in un secondo momento tende ad uno sfiancamento, quindi
ridurrà la sua efficienza. Nell’ipertrofia eccentrica invece abbiamo una performance
peggiore, perché siamo di fronte ad una grossa quantità di sangue, ad una parete
sostanzialmente sottile, anche se per unità contrattile abbiamo avuto di ipertrofia, non
si ha una contrazione adeguata all’ipertrofia stessa.
La maggior parte dell’ipertrofie abbiamo una carenza di ossigeno, sia perché non c’è una
irrorazione adeguata, sia perché la superficie non compensa il volume cellulare e pertanto gli
scambi sono abbastanza limitati. Quindi molti cardiomiociti vanno incontro a morte cellulare e
quindi in un cuore ipertrofico si viene a perdere materiale contrattile. In questo mondo si ha
una diminuzione della gittata cardiaca accompagnata dall’aumento del tessuto connettivo, si
va quindi incontro ad una fibrosi del cuore. Quindi il cuore rimane grande dal punto di vista
macroscopico, ma ha perso materiale contrattile e acquistato materiale non contrattile. Quindi
l’ipertrofia è un adattamento, ma un adattamento che non funziona benissimo. Quindi quando
abbiamo un’ipertensione, ipervolemia o delle valvulopatie, il peso del cuore può aumentare di
molto, da 250g a 1 kg, con conseguente disfunzione cardiaca, con un cuore molto affaticato
perché non ce la fa più a pompare il