Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
VIRUSOIDI
## che sono dei virus satelliti di alcuni virus delle piante cui
differenza sta nel fatto che presentano un virus ad RNA molto piccolo (200-375 nt)
e spesso vengono trovati con delle proteine e hanno bisogno di virus helper e
utilizzano le loro proteine per formare un capside vero e proprio. Dunque la
similitudine con i viroidi sta al livello genomico, mentre la similitudine con i virus sta
al livello strutturale per la presenza di un capside.
PARTE2
TECNICHE DI LABORATORIO
Un laboratorio di Virologia può essere o un laboratorio di ricerca sui virus oppure un
laboratorio clinico dove si fanno diagnosi e identificazione di eventuali virus.
Importante anche da un punto di vista epidemiologico. Un virologo deve saper fare
una diagnosi virologica ed essere preparato per i virus sconosciuti. Si dividono in
tre tipi (BSL 2, 3 e 4) a seconda del rischio e pericolosità del virus, fatta dal CDC di
Atlanta nel 1974. I laboratori di livello 2 hanno delle protezioni inferiori rispetto a
quelli di livello 4 proprio perché magari non ci si infetta facilmente con quelli di
livello 2 a differenza di quelli di livello 4 che basta semplicemente un’inalazione per
essere colpiti. Il livello 1 è quello normale e non ci sono virus. Il P2 è quello più
comune e non può dare malattie all’uomo o non può essere trasmesso al di fuori
del laboratorio qualora uno si dovesse infettare la patologia non sarebbe grave, il
P3 un po’ meno raro e il P4 molto raro e solo esperti ci lavorano, tant’è che ci sono
dei corsi appositi per questi tipi di laboratori (adesso anche per i P3), esiste una
zona intermedia prima di entrare nel laboratorio e richiede l’utilizzo di una tuta
protettiva come fosse una tuta spaziale con un apparato di respirazione
autosufficiente. Non ci deve essere il rischio di respirare niente in questi laboratori e
si deve essere SEMPRE in due nel caso di incidenti. Per l’uscita c’è un altra porta
(le entrate e le uscite sono controllate da sistemi di sicurezza) che porta ad una
doccia di detergente atta a sterilizzare il più possibile la tuta. Non può uscire niente
dal laboratorio, quindi prima si usavano i FAX per salvare dei dati, oggi i PC. Non si
adatta solo ai virus, anche ai batteri estremamente patogeni. Deve avere tutto ed
essere estremamente fornito.
Per quanto riguarda i BSL-2 si usano semplicemente le cappe a flusso laminare
che però sono di tipo verticale così da riciclare l’aria dall’alto verso il basso e non
infettare l’operatore. I filtri sono in HEPA ossia in microfibra di vetro.
COLTIVAZIONE DELLE CELLULE
Per lavorare con i virus bisogna saper lavorare anche con le cellule, per questo un
laboratorio di virologia è anche un laboratorio di biologia cellulare. Si deve
conoscere tutto (da signaling fino alla sintesi proteica) della cellula ospite per poter
caratterizzare le caratteristiche dei virus. Tant’è che sebbene il primo virus sia stato
scoperto nel 1850 la caratterizzazione di questi al livello molecolare è stato
possibile solo dal 1950 quando è stato messo appunto il primo metodo per la
coltivazione cellulare.
Si distinguono:
- LINEE CELLULARI PRIMARIE (prese direttamente dal tessuto vivo che sia
esso animale o umano) che sono le più idonee a caratterizzare un eventuale
meccanismo virale in quanto più simili a quelle d’origine. Il loro problema è che
possono fare 5 o 10 cicli di sub coltivazione non essendo queste immortalizzate.
Se si vuole fare un studio scientifico esse diventano per quest’ultima cosa le
meno indicate
- LINEE CELLULARI PERMANENTI che sono quelle che si usano in contrap-
posizione a quelle primarie. Almeno per gli studi iniziali e le diverse
categorizzazioni e solo dopo si cerca di confermare certe ipotesi con le cellule
primarie. Questi crescono in sospensione e creano dei tumori solidi negli animali.
Le si possono avere per trasformazione spontanea anche di cellule primarie
oppure trasformarle con virus oncogeni (in genere si usa un poliomavirus
SV40).
- LINEE DI CELLULE DIPLOIDI DA TESSUTO EMBRIONALE che sono una
buona alternativa alle cellule primarie perché non sono cellule trasformate e
hanno dei cicli di replicazione più elevate 40-50 generazioni.
Da considerare che LE UNICHE CELLULE che possono essere utilizzate per
produrre vaccini sono le cellule primarie in quanto sono quelle più “affidabili”.
La correlazione tipo di virus e tipo di linea cellulare è strettamente associata, tanto
più sono i virus con i quali si lavora tanto più sarà diversificata la tipologia di linee
cellulari che si avranno. Generalmente le cellule
utilizzate sono qui sotto
elencate e sono cellule
cellule tumorali. Le più
utilizzate sono le HeLa,
cellula del carcinoma
della cervice. Il nome
sta per Herietta Lacks
che è il nome della
pazienta a cui è stato
fatto il prelievo. Da più
di 50 anni queste cellu-
le danno un contributo
essenziale per la ricer-
ca.
Quasi tutti i tumori della cervice uterina sono prodotti da alcune specie di
papillomavirus, da cui le HeLa. Queste ultime non sono ottime per studiare
fenomeni di apoptosi o proliferazione cellulare in quanto contiene due proteine del
papilloma (E6 ed E7) che prendono il controllo di questi due fenomeni cellulari.
Le colture si fanno in dei contenitori che si chiamano FLASK fatti di un materiale
particolare che permettono l’adesione delle cellule ad un substrato. Per la crescita
si inseriscono in degli INCUBATORI A CO2 che ovviamente devono essere sterili e
che tengono la temperatura sotto controllo (a seconda delle T ideali per il virus) e
l’umidità dell’ambiente. Nelle flasks ci sono i terreni che poi a seconda del tipo
cellulare cambiano. Il più semplice e più utilizzato si chiama MEM (minima
essencial medium) contenente 13 aa essenziali, 9 vitamine, sali glucosio e
tampone bicarbonato (per tenere il PH stabile). Questi si comprano, prima si
facevano, e si aggiunge al momento un siero che generalmente è un siero (ormoni
e altre molecole importanti per le cellule) fetale di vitello o cavallo, antibiotici
(gentamicina o streptomicina, in genere) e indicatori di pH (rosso fenolo) per vedere
se le cellule stanno metabolizzando (passa da rosso a giallo, indica che il mezzo
vuole essere cambiato).
Generalmente non è consigliato usare le cellule murine per i virus perché si
comportano in maniera completamente diverse da quelle umane con un signaling
completamente diverso.
Per fare una coltura serve un pezzettino di tessuto che deve poi essere prelevato
con degli strumenti specifici come bisturi, ad essi si aggiungono soluzioni di
collagenasi e tripsina che serve ad allontanare le diverse cellule per evitare
contaminanti di quel tessuto in specifico come zone adipose (grasso in eccesso)
oppure fibrose, insomma servono ad allentare quello che non serve al tessuto di
interesse. In più ovviamente servono altissime dosi di antibiotici benché si lavori in
ambienti sterili e con strumenti sterili. Dopodiché si passano queste cellule in delle
retine con dei pori di dimensioni tali che passino le cellule separate e singole. Se
non si è contaminato nulla una volta passate le cellule nelle flasks esse iniziano ad
aderire e crescono fino ad occupare tutta la flask (fenomeno chiamato
CONFLUENZA). Una volta che hanno occupato tutta la falsa si fa una coltura
secondaria, che consiste essenzialmente nel cambiare la falska utilizzando la
tripsina per staccarle. Dato che in questo caso si tratta di cellule nuove, non si
conosce bene il comportamento in vitro e dunque bisogna provare diverse
condizioni, potrebbe succedere quindi che alcune crescano più di altre e allora in
quel caso si ottengono delle LINEE CELLULARI diverse ossia si trasformano.
Esse poi possono crescere in sospensione (cellule del sangue per esempio —
JUKART T cells) o in monostrato (endoteliali, ad esempio — HUVEC dai cordoni
ombelicali). Nel primo caso si utilizza tale metodo o perché alcune cellule non
crescono nel terreno solido oppure nelle industrie perché servono ingenti quantità
di cellule (per fare ciò servono dei trucchi: SPINNER COLTURE che non hanno Ca
e Mg e devono avere un agitazione continua, proprio per evitare che le cellule
vadano ad aderire).
Nel caso si voglia isolare una clone si può fare una cosiddetta diluizione in
piastra, che consiste prima in una forte diluizione in sospensione e poi si piastra (li
dove si vede una sola popolazione ben isolata) e si preleva la popolazione per poi
magari clonarla di nuovo e fare i diversi studi.
Le cellule, onde evitare spreco, vista la poca durata delle generazioni cellulari esse
si congelano e si scongelano quelle necessarie. I congelatori hanno poco terreno
con un’alta densità in glicerolo e DMSO (dimetilsulfossido) e ovviamente l’N liquido.
PRODUZIONE DEI VIRUS
Si utilizzano le colture cellulari MA ANCHE le uova embrionate. Quest’ultimo è
molto utilizzato, soprattutto per produrre grandissime quantità di virus, ma anche
utilizzate dalle industrie per produrre vaccini.
Questi devono essere sterili, ci si mette parecchio a farli e generalmente si
comprano ma costano tantissimo.
Si possono utilizzare diverse parti dell’embrione a seconda del tipo di virus, sopra
elencati nell’immagine.
La cavità allantoidea è quella più usata perché contiene più ml di cellule e quindi
potrebbe dare più quantità di virus. Se invece il virus è stato appena isolato si
utilizza la cavità amniotica che contiene minor liquido amniotico e quindi per
concentrare il virus.
La membrana corion allantoidea invece si utilizza per alcuni tipi di virus, tipo quelli
del sarcoma. Questo perché il virus riesce a
crescere solo su delle membrane, formando delle
pustole che è possibile contare. In verità oggi
quest’ultimo saggio non si utilizza più perché è
stata sostituita.
Si fa un piccolo foro, in una camera sterile.
In genere si procede prima sottoponendo l’uovo ad una lampada speciale atta ad
individuare la camera d’aria (serve per poter inoculare in qualsiasi parte della cavità
allantoidea). Poi si fa un foro e si procede con l’inoculazione. Si richiude il buco con
un cerottino per permettere al virus di replicare. Inoltre le uova devono essere
ferme e messe in un incubatore per 4-5 giorni. Successivamente si riapre il foro e si
preleva tutto il liquido della cavità allantoidea. Bisogna a questo punto aliquotarlo e
titolarlo per capire quanto virus è stato prodotto. Si congela, possibilmente in azoto
liquido.
VACCINO INFLUENZALE
Fare un vaccino di questo ge