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TOGAVIRIDIE
La loro storia è legata ad una epidemia di rosolia, nel 1941, che permise di associare l’infezione da
parte di questo virus in una donna in gravidanza ad un ruolo teratogeno. Oggi il virus della rosolia
non fa più parte delle togaviridae, ma appartiene alla famiglia delle Matonaviridae.
Le Togaviridae sono arbovirus ed un tempo la classificazione comprendeva due generi Alphavirus e
Rubivirus, oggi però questi ultimi sono una famiglia nuova, quindi l’unico genere delle togaviridae
è l’Alphavirus.
Le specie degli Alphavirus più famose sono: Sindbis, Semliki forest, Chikungunja, Venezuela
equine encephalitis.
Classificazione Togaviridae (unico genere alphavirus): si distinguono per omologia di sequenza in
4 complessi:
• Semliki forest
• Encefalite equina dell’ovest (degli Stati Uniti)
• Encefalite equina dell’est (degli Stati Uniti)
• Encefalite equina del Venezuela
Questi quattro complessi possono essere raggruppati in due tipi:
• Tipo del Nuovo mondo: prediligono il SNC e il midollo spinale, sono infatti encefaliti sia
nel cavallo che nell’uomo e sono mortali nel 30% dei casi, mentre nel 70% dei casi è
asintomatica.
• Tipo del Vecchio mondo (Europa, Africa, Asia e Australia): generalmente associati a
malattie meno gravi. Sintomi: febbre, dolori muscolari ed in particolare dolori articolari che
sono strettamente associati al virus Chikungunja. I vettori di Chikungunja sono A. aegypti e
albopictus, per Sindbis e Semliki Forest sono veicolati da Culex e Culiseta, per Ross River
virus è veicolato da vari tipi di vettori ed è la arbovirosi più frequente in Australia. Per
quanto riguarda il tropismo, prediligono la pelle, le articolazioni e i muscoli.
Struttura
Sono a RNA singolo filamento a polarità positiva con struttura simile all’mRNA, ha un Cap e un
Poli-A. Sono incapsidati in un capside icosaedrico formato da una sola proteina, la proteina C; sono
rivestiti da un envelope, sono virus rivestiti, in cui ritroviamo due specie di proteine (in tutti i virus),
la E1 e la E2 che formano dei trimeri eterodimerici che interagiscono direttamente con il capside
(caratteristica di questi virus), non vi è matrice.
Hanno una dimensione media 70nm.
Nell’’immagine con i due genomi sono rappresentati gli Alphavirus e Matonaviridae che sono simili
ma non abbastanza da appartenere alla stessa famiglia.
Nel filamento di RNA degli Alphavirus si hanno 4 proteine non strutturali e 3-5 proteine strutturali,
quali la capsidica, una proteina E3 in alcuni virus, E2 e E1 che compongono l’envelope, ed in fine
6K. In Chikungunja vediamo E1, E2 e CP.
Una caratteristica di questi virus è di avere due tipi di traduzione: la traduzione del genoma con la
produzione di nsP1, nsP2, nsP3 e nsP4, e la traduzione di un altro RNA che è sintetizzato in un
secondo momento, prende il nome di RNA subgenomico e prevede la formazione delle proteine
strutturali. Rispetto a quando detto nella generale, ovvero che i virus a DNA distinguono due
momenti, la sintesi di proteine non strutturali e proteine strutturali, mentre gli RNA generalmente
non lo fanno, questo caso è un’eccezione: vengono sintetizzate proteine on strutturali appena
entrano nella cellula e proteine strutturali solo dopo che hanno iniziato la sintesi di RNA genomico.
Anche per questi virus, si producono delle poliproteine, l’RNA non è monocistronico ma
bicistronico, in particolare si produce una poliproteina per i geni non strutturali, che poi verrà
tagliata non solo dalla proteasi virale che hanno questi virus, la nsP2, ma anche dalla furina e dalla
peptidasi del segnale, ovvero quella proteina che taglia il segnale da tutte le proteine che finiscono
del reticolo endoplasmatico. Quindi anche questi virus dipendono strettamente dal reticolo
endoplasmatico in cui vi si replicano.
Ciclo replicativo
Prendiamo come esempio Chikungunja, che entra con un recettore non noto, si scapsida negli
endosomi in seguito all’acidificazione e libera un RNA e viene tradotto il tratto che codifica le
proteine non strutturali. Quindi la prima parte della traduzione è dedicata a formare delle proteine
non strutturali, fra cui si ha anche il complesso replicativo, ovvero nsP1, nsP2, nsP3 e nsP4 si
assemblano e bloccano la replicazione della cellula ed in particolare le difese intrinseche della
cellula. A questo punto inizia la trascrizione che in parte porta alla formazione di nuovo RNA
genomico passando attraverso un intermediario a polarità negativa e anche RNA subgenomico che
codifica per le proteine strutturali. Si ha quindi la formazione della capsidica, di un pezzo codificato
nel reticolo endoplasmatico e quindi un incapsidamento molto simile a quello che avviene nei
Flavivirus ma meno dipendente dal reticolo endoplasmatico in quanto ci sono due modalità. Una
modalità è quella di dipendere per la traduzione delle proteine dell’envelope dal reticolo
endoplasmatico e che poi vengono trasportate da sole alla membrana e l’altra è la produzione del
capside che avviene a livello del citosol e va a gemmare sulla superficie della cellula e non nel
reticolo endoplasmatico.
Patogenesi
In alcuni casi il virus Chikungunja può entrare nel sistema nervoso centrale attraverso vari sistemi,
il flusso retrogrado dei nervi sia sensoriali che motori e anche olfattivi, mentre solitamente
attraversa la barriera ematoencefalica entrando nel SNC per infezione dell’endotelio e i leucociti
infettati.
CHIKUNGUNIA
La prima epidemia nel 1952 in Tanzania e Mozambico. Il nome Chikungunja significa “camminare
per i dolori. Il sintomo principale è una grave artralgia. Mentre nei casi meno gravi
piegato”
vediamo una febbre modesta e talvolta esantema cutaneo.
Dopo la sua scoperta ha dato diverse epidemie, in India, nel 1963, e nel dicembre del 2005 da cui
poi è stato importante in Italia e in tutto il mondo. Inoltre, si è differenziato in varie linee, linea
asiatica, indiana, si hanno quindi vari ceppi virali associati ai diverti tipi di andamenti
dell’epidemia. In genere, l’insorgenza e la diffusione di questi ceppi hanno portato ad un sempre
c’erano
maggior numero di casi nei paesi dove sono endemici. Ad esempio, in Asia nel 1960-1970
64 casi l’anno, mentre oggi sono circa 5999; in Europa c’erano 5 casi, probabilmente tutti di
importazione, mentre oggi sono 255. Un caso di epidemia che si è espansa in maniera autoctona, a
partire da un paziente indiano, nel giugno del 2007 in Emilia-Romagna causando più di 200 casi.
Sintomi
Febbre; esantema caratteristico nelle mani e nei piedi; rigonfiamento delle articolazioni associati a
dolori molto forti a livello articolare.
Dal punto di vista patogenetico entra attraverso l’inoculo nel derma mediato dalla zanzara, viene
portato nei linfonodi da cui segue una viremia altissimi. Segue una febbre causata dall’interferone.
La viremia dissemina il virus in diversi distretti, principalmente nei cheratinociti e nei fibroblasti.
Pertanto, oltre alla deposizione di sistemi Ag-Ab ma si ha anche una vera e propria infezione delle
articolazioni.
Nei casi più gravi si ha encefalite e danni a livello renale, epatico, muscolare e cardiaco. Questi
sono però sono limitati nel numero, in quanto il Chikungunja è una malattia molto lunga che però
tende e regredire da sola: nel giro di giorni passa l’infezione, mentre ci vogliono mesi o anni per far
passare l’artralgia.
Patogenesi e marcatori
È trasmessa dalla zanzara Aedes. È poco distinguibile dalla flavivirosi poiché il periodo di
incubazione è circa la stessa, 3-7 giorni. È possibile una differenza nella quantità di viremia, nel
5 9
Chikungunja può essere abbastanza alta 10 -10 copie/ml. Al momento dei sintomi si ritrova il virus
nel sangue. Circa 7 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi si ritrovano le IgM nel sangue che
perdurano per circa 2-3 mesi, associate a infezione acuta, e che verranno sostituite da IgG quindi nel
corso della vita del paziente rimarrà un titolo anticorpale.
Diagnosi
Ricerca del genoma al momento della comparsa dei sintomi; dopo qualche giorno compariranno
anche le IgM nel sangue.
Quindi: coltura e PCR nella prima settimana; sierologia dalla seconda settimana rispetto alla
comparsa dei sintomi.
Vaccino
Non sono presenti vaccini. Si sta cercando di farne di ricombinanti o attenuati.
MATONAVIRIDIE
Questa famiglia è di recente descrizione, fino a poco tempo fa era classificata come genere
Rubivirus delle Togaviridae.
Vi è una sola specie patogena ed è il virus della rosolia che ha come ospite esclusivamente l’uomo a
diffusione aerogena.
ROSOLIA
Il virus della rosolia oggi è difficile da trovare in quanto la rosolia viene prevenuta da un vaccino
efficace. È una malattia trasmessa per aerosol ed ha un’incubazione lunga, di circa 2-3 settimane.
Presenta una replicazione iniziale nelle vie aeree superiori, raggiunge i vasi linfatici determinando
l’organo bersaglio che sono i capillari della cute e delle mucose.
la viremia, per poi raggiungere
Nell’endotelio di questi capillari il virus si replica e produce il tipo esantema maculo-papulare che
dura circa 3 giorni. È una malattia generalmente leggera, con febbre e limitata linfoadenopatia
cervicale e occipitale.
Un tempo veniva contratta nell’infanzia in quanto il virus era estremamente diffuso, oggi è quasi
sparita in quanto i bambini vengono vaccinati (in Italia il vaccino non è obbligatorio).
dagli anni 70, in quanto è strettamente correlata all’insorgenza di gravi
È una malattia da notificare,
deficit a livello fetale.
Nel 25% dei casi decorre in forma asintomatica, nel 70% dei casi si ha linfadenopatia
retroauricolare e può essere distinta dal rash morbilliforme (assomiglia a quello del morbillo) e che
è di natura immunologica: i linfociti T reagiscono con l’endotelio causando zone di arrossamento di
forma particolare.
Si replica in diversi organi, non solo nella cute e nell’endotelio, anche nella placenta pertanto se
contratta durante la gravidanza, in particolare durante le prime 12 settimane, è associata alla
Sindrome della rosolia congenita nel bambino caratterizzata da: microcefalia, anomali cardiache,
cataratta, sordità e ritardo mentale.
Diagnosi
Come prima scelta si ha la ricerca delle IgM (compaiono in tempi tardivi rispetto al rash) e non la
PCR poiché la viremia è di brevissima durata pertanto la molecolare su campione ematico può
essere fatto se prelevato precocemente. È possibile fare tampone faringeo perché a livello della
faringe il virus persiste più a lungo, mentre nel sangue scompare nel corso del rash. Quindi per
diagnosi