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RIPETE SEMPRE

Cose che non possono esserci in un documento ufficiale, in termini di diritto, le regole

‘’Alla tua epoca parlavano in questo modo

non si ripetono]. (si rif. Sempre a Lattanzio)

i funzionari, io non direi nemmeno gli stallieri? Costantino sceglie per sé che quelli

siano intercessori, non sceglie quelli come intercessori …

Lezione 4 – 09/03/21

(ricordiamo che stiamo leggendo questo testo in quanto è un falso: mai stato scritto

da Costantino, al quale gli era stata attribuita l’autenticità, smentita nella storia da più

persone (Cusano, Concilio di Costanza ecc..) e ora leggiamo questa di Valla, perché gli

argomenti di Valla sono simili a quelli che usa oggi un filologo per verificare

l’autenticità di un testo). Abbiamo detto che è un’orazione, ma più propriamente un

commentario al testo della Donazione. Leggendolo ovviamente capiamo quali sono gli

strumenti utilizzati da Valla.

‘’Ma alla tua epoca parlavano in questo modo i funzionari di Cesare? Io non direi

TRAD:

neanche gli stallieri’’.

[A LIVELLO GRAMMATICALE il verbo èligo, scegliere, non regge la proposizione

oggettiva, dunque, il fatto che abbia scritto ‘’eligentes nobis ipsum principem

apostolorum vel eius vicarios esse patronos’’ non è corretto, e non è latino dell’epoca

di Firmiano; eligo regge il complemento predicativo dell’oggetto]

‘’Costantino scelse in suo favore (sibi) quelli non come patroni, ma che siano

intercessore, quindi ha interposto quell’infinito ‘’esse’’ affinchè rendesse il ritmo più

armonico. Bella spiegazione! Parlare in modo barbaro (barbarismo  forme non in uso

affinchè il discorso corra più armonioso, seppure c’è qualcosa di

nel latino, scorrette)

bello in tanta schifezza!’’

[Ecco perché Valla è filologo = conosce la lingua, conosce gli usi e quindi conosce

anche gli errori, e riconosce che ha messo quell’esse per rendere il ritmo più

armonioso. Caratteristica del linguaggio medievale, il ‘’cursus’’, ritmo del finale di una

frase, che deve rispettare alcune regole metriche, di cui una delle principali era la

regola che consigliava di terminare una frase come termina un esametro, cioè dattilo

seguito da un bisillabo -> èsse pàtrònos; quindi Valla non solo ha riconosciuto l’errore,

ma anche le ragioni dell’errore  parlare in modo scorretto pur di rispettare il cursus.

QUESTA è LA PRIMA OBIEZIONE]. ‘’scegliendo in nostro favore sott.) il

[seconda obiezione, di natura giuridica] (nobis

primo pontefice, oppure i suoi vicari tu non puoi

(quelli che sono venuti dopo Pietro):

scegliere Pietro e poi i suoi rappresentanti, ma o scegli questo, escludendo i suoi

rappresentanti, o scegli i suoi rappresentanti escludendo Pietro?

[La donazione è un atto che rientra nell’ambito del diritto privato, in particolar modo

prevede sempre un donante e un beneficiario; inoltre bisognava passare attraverso un

testimone, che oggi per esempio è il notaio. Costantino sta donando l’impero romano

d’occidente a Pietro. Qual è l’errore? In termini giuridici non si può donare x a una

persona oppure ad un’altra. Dunque, chi ha redatto questa donazione è un’ignorante

di diritto, mostrato dalla disgiuntiva ‘’vel’’.]

‘’e poi chiama i pontefici romani vicari di Pietro, come se, o vivesse Pietro, oppure gli

altri fossero di un’importanza minore di quanto lo fosse Pietro’ ’

[altro problema di natura giuridico nomina un morto, Pietro, non si può certo fare

una donazione ad un morto, è una follia; un’altra follia è chiamare i pontefici, non con

il termine pontefici, ma con ‘’vicari’’, screditandoli, perché saranno pontefici anche

loro allo stesso modo di Pietro].

‘’Forse non è improprio quell’espressione;

(il cui contrario è eleganscioè ‘’proprio’’)

da noi e dal nostro imperio ), come se

(espressione che ha ripreso parafrasando

l’impero avesse la volontà di concedere e come se avesse anche il potere di

concedere’’

[qui sta criticando qualcosa di più profondo, perché un funzionario dell’età di

Costantino non avrebbe potuto usare quell’espressione? Perché si manifesta il

concetto astratto dell’impero che legifera, cioè questa espressione non

corrisponde al modo di legiferare dei romani, ma invece è molto più vicina alla

mentalità moderna; c’è un’entità astratta che si prende la responsabilità della

donazione, vale a dire l’impero. Ma sappiamo che in età repubblicana le due entità

erano il Senato e il Popolo, oppure il pontefice massimo, o il console, non c’è mai

l’entità astratta = ecco perché barbaro, perché estraneo alla mentalità con cui un

romano avrebbe scritto una legge  non può un’entità astratta fare una

donazione].

-- ricordiamo che Valla aveva studiato diritto a Pavia, dunque in questo testo dimostra

le sue capacità—

‘’E quell’espressione firmos patronos: quanto è appropriata! Perché certamente vuole

che siano fermi i suoi intercessori affinchè non siano corrotti dal danaro o affinchè non

scivolino per paura’’

(nel peccato sott.)

[Qui sta dicendo che ‘’firmos’’ in latino ha due significati: o il significato proprio

elegans, o essere una persona ferma di fronte alla corruzione, quindi incorruttibile,

oppure una persona che non arretra di fronte al timore. Avere utilizzato il termine

firmos nei confronti dei pontefici che si sono susseguiti a Pietro, è un’espressione

barbara, impropria, e non elegans. Perché? Perché è ovvio che il pontefice non è

corruttibile, e poi, invece, è tipico di un soldato il quale non arretra per la paura; infatti

nella famosa ‘’olpe chigi’’ notiamo la fermezza dei soldati nella strategia oplitica;

quindi firmos non c’entra nulla con i pontefici, dunque uso improprio].

‘’E quella dispregiativo) espressione terrena imperialis potentia: due

(illud sempre

aggettivi senza una congiunzione!’’ [avrebbe dovuto scrivere terrena imperialisque

potentia]

‘’E ancora quell’espressione veneranter honorare’’ [non è latino usare l’avverbio vicino

al verbo, bisognava usare o veneratione o cum veneratione]

‘’E ancora la mansuetudine della nostra imperiale serenità’’ [ma questi non sono

termini tecnici per designare un imperatore]

‘’questa espressione profuma dello stile lattanziano (ovviamente è ironico, questa

quando si tratta della potenza imperiale, chiamarla serenità e

espressione è barbara)

mansuetudine, al posto di ampitudo e maestà!’’

[cioè sta dicendo che quando si nomina la potenza dell’impero non bisogna chiamarla

‘’serenità e mansuetudine’’, ma bisogna chiamarla con termini tecnici, ‘’sua maestà e

sua amplitudo’’, quindi sta dicendo che qui i titoli con cui si nomina l’imperatore sono

sbagliati  la terminologia con cui bisogna chiamare l’imperatore è sempre una

terminologia tecnica, es. ‘’Magnifico’’ per indicare il Rettore]

DUNQUE

Abbiamo visto che il metodo di Valla è filologico, gli elementi da lui dimostrati essere

incompatibili con la cultura dell’età di Costantino, sono tutti interni al testo della

donazione. E per dimostrare la falsità punto per punto, ha usato questo genere nato in

età alessandrina, quella del commentario.

Ma per arrivare a questo giudizio di condanna, Valla doveva conoscere

 benissimo la lingua e lo stile dell’epoca di Costantino, così come doveva

conoscere le leggi ecc., quindi doveva avere una conoscenza in generale di

usus

tutto quel mondo, questa conoscenza assume un nome preciso:

scribendi (dispensa punto n.6) -> cioè per poter analizzare un testo bisogna

conoscere la pratica scrittoria di quell’autore (in questo caso di Lattanzio

Firmiano e più in generale di Costantino).

Caratteristiche di usus scribendi:

- Sallustio preferisce le forme arcaizzanti in -tudo, per i termini astratti, piuttosto che in

-tas.

- Virgilio per la terza declinazione, per il plurale, preferisce la desinenza is (che non è

la desinenza arcaica, ma popolare, quella usata nel parlato) al posto di -es.

- Tacito preferisce le frasi nominali, senza l’uso del verbo essere

- Sallustio e Tacito amano abusare degli ablativi assoluti; Cesare ama i genitivi con

causa o gratia; Cicerone ama iniziare il periodo con cum.

- Gli usi metrici: differenza tra esametro Ovidiano e Virgiliano.  l’esametro ovidiano

tende ad avere un’isometria tra contenuto e verso, cioè il senso logico della frase

tende a compiersi a fine verso; quando questo non avviene vuol dire che c’è un

collegamento tra la parte finale del verso precedente alla parte iniziale del successivo

(enjambement), e questo è l’esametro virgiliano. Quindi studiano autori successivi a

loro, possiamo vedere come si comportano in termini metrici e valutarne il modello.

- Ricordiamo che le opere di Valla furono messe all’indice, e quindi non potevano

essere lette. Venivano stampate solo nelle città riformate (per esempio fu

stampata un’edizione a Basilea, ma il nome dello stampatore fu cancellato. Nell’

indice del libro è scritto chiaramente ‘’deest’’ cioè manca. Nel senso che alcune

parti mancano del tutto, oppure ‘abscissa est’ -> è stata strappata via; oppure

‘’deeleta sunt’’ ecc. il bibliotecario del Monastero dei Gesuiti di Napoli scrive

appunto che alcune parti mancano, proprio perché ‘’messe all’indice’’. Ma è

stato il bibliotecario ad averla tagliata via, perché sa esattamente le pagine.

L’opera gli è arrivata intera, è stato lui a rimuovere le parti messe all’indice.

Fu stesso la chiesa a non far pubblicare quest’opera, che fu pubblicata soltanto

nelle parti luterane.

CASO DI INTERPOLAZIONE: La Casina di Plauto.

Sappiamo che la Casina fu sicuramente scritta da Plauto, in quanto facente parte delle

21 commedie Varroniane, ma il prologo sicuramente non è di Plauto.

‘’Comando di salutare i

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
24 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/05 Filologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sal.Richy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Abbamonte Giancarlo.