ASPETTI STAMINALI DEL TUMORE EPATICO
Oggi parleremo di staminalità nel tumore epatico. Sicuramente avrete già sentito parlare di staminalità e
tumore in qualche altro corso.
Gli argomenti che andremo a valutare oggi sono i seguenti:
— Il concetto di staminalità tumorale si inserisce in un contesto più ampio, ovvero si parla di ETEROGENEITA’
TUMORALE, quindi in questo contesto si inserisce l’idea della presenza di una popolazione particolare
tumorale con proprietà simili a cellule staminali. Questa sottopopolazione che sono le cancer stem cells,
ovvero cellule staminali con un’implicazione clinica importante e ne capiremo il motivo.
— Valuteremo e capiremo quali sono i metodi utilizzati per
l’isolamento e l’identificazione di questa
sottopopolazione (CSC).
— Scopriremo che cosa sappiamo del tumore epatico in
generale e, nello specifico, analizzeremo il
colangiocarcinoma.
— Vi farò analizzare i dati che produciamo nel nostro
laboratorio riguardo più ad aspetti metabolici di questa
sottopopolazione.
Quando si parla di ETEROGENEITA’ TUMORALE si fa
riferimento a quella situazione in cui il tumore è costituito
da tutta una serie di popolazioni cellulari che si diversificano
per tante proprietà e caratteristiche. Quindi le cellule che
costituiscono la porzione tumorale possono avere delle
differenze nella capacità proliferativa, delle alterazioni
genetiche ed epigenetiche, differenze nella risposta immunitaria, nella senescenza, nel secretoma. Queste
cellule, quindi, produrranno delle citochine e interleuchine,
quindi tutte quelle molecole che regolano sia gli scambi con le
altre porzioni cellulari che anche il potenziale angiogenico.
Se questa è una sezione di un tumore, all’interno co-esistono
delle popolazioni diverse, che avranno proprietà diverse e
queste popolazioni diverse risponderanno in modo diverso alla
terapia.
Il concetto di staminalità tumorale e quindi di CSC prevede che
all’interno del tumore ci sia una sottopopolazione cellulare che
ha delle proprietà simili alle cellule staminali e in particolare la
capacità del self-renewing, ovvero dell’autorinnovamento, ma
anche la capacità di andare a differenziarsi in cellule che
daranno origine alla gran parte della popolazione tumorale. 1
Questo grafico presenta una cellula con proprietà
staminale elevate e man mano che il
differenziamento prosegue, si osserverà la perdita
di questa staminalità.
Questa popolazione di CSC ha anche un’altra
grande caratteristica ovvero ha un alto potenziale
tumorigenico ed un’alta resistenza farmacologica.
Ad oggi il modello delle CSC viene definito plastico,
perché non è fisso e ci sono tutta una serie di fattori
che possono essere intrinseci o estrinseci: quelli
intrinseci sono rappresentati da alterazioni
genetiche ed epigenetiche, mentre quelli estrinseci
sono il microambiente che può andare a modulare e convertire queste cellule più differenziate in cellule con
un potenziale staminale più elevato all’interno del tumore.
Esiste un meccanismo che va a regolare le proprietà staminali ed è il programma EMT (Stemness and
Epithelial to Mesenchymal Transition). Questo è un processo
attivato fisiologicamente nella regolazione dello sviluppo
embrionale e utile per regolare la staminalità delle cellule. Il
meccanismo dell’EMT è associato a delle condizioni
patologiche, nello specifico nel tumore/nel cancro, e va a
regolare dei processi importanti come quello dell’invasione.
L’EMT permette il differenziamento di una cellula che varia il
suo fenotipo da epiteliale a mesenchimale. Il fenotipo
mesenchimale è prolungato e permette l’invasione dei tessuti.
L’EMT quindi regola la formazione di metastasi ma, attraverso
studi successivi, hanno evidenziato che questo meccanismo
molecolare regola la staminalità tumorale e regola anche la
resistenza farmacologica.
L’attivazione di un programma EMT è molto importante per
regolare la staminalità delle cellule tumorali. 2
IMPLICAZIONI TERAPEUTICHE DEL CONCETTO CSCla massa tumorale è molto eterogenea, quindi si hanno
cellule che non sono tumorigeniche, ovvero sono molto differenziate, e ci sono cellule che hanno un
potenziale tumorigenico più elevato, fino ad arrivare alla
componente CSC.
Una terapia convenzionale è in grado di andare ad eliminare tutte
quelle cellule che crescono molto rapidamente e proliferano
rapidamente, ma non è in grado di andare ad interagire e ad
eliminare il fulcro del tumore. Infatti molto spesso ritroviamo, tra
le tipologie di tumore, quella che viene chiamata
recidiva. Idealmente e molto teoricamente, una
terapia specifica per questa sottopopolazione
cellulare va ad eradicare il tumore, perché si va ad
eliminare questa sottopopolazione che la radice del
tumore. Quindi, invece di andare incontro ad un
relapse, idealmente si va incontro ad una remissione
completa del tumore.
Ci sono diverse metodologie per andare ad
identificare e isolare queste cellule nei diversi modelli
tumorali. Quelle più utilizzate sono quattro (il primo è
antigenico e il restante degli approcci sono più
funzionali) e sono:
APPROCCIO ANTIGENICO
ALDEFLUOR
SIDE POPULATION
SPHERE ASSAY
APPROCCIO ANTIGENICO
Nell’immagine riconosciamo uno studio al
FACS, quindi si ha una sospensione
cellulare mescolata ad un anticorpo
fluorescente. Questa miscela viene fatta
passare nel FACS. Si hanno delle piastre di
detezione che ci fanno separare quelle
cellule che esprimono quell’Ag, perché
quella cellula avrà un determinato Ag che
verrà riconosciuto dall’Ab, che
successivamente si colorerà. Quelle cellule
che non esprimeranno l’Ag non verranno
riconosciute e legate dall’Ab. Si possono
separare due componenti cellulari: una
che esprime l’Ag e una che non lo esprime.
Al FACS, attraverso un dot plot, si può andare ad identificare tutte quelle cellule che esprimono un
determinato marcatore. Il marcatore di staminalità dev’essere noto e, in generale, sono CD133 o il CD44. Se
non ci fosse un marcatore specifico difficilmente si isola una popolazione, perché non si sa quale marcatore
andare ad identificare. 3
ALDEFLUOR
È un’altra tecnologia che fa sempre
uso del FACS e sfrutta la capacità delle
cellule di overesprimere un
particolare enzima che è l’ALDEIDE
DEIDROGENASI (ALDH). Questo
enzima correla molto bene con una
prognosi infausta di diverse tipologie
di tumore (tumore alla postata e alla
mammella) che solitamente sono quei
tumori che esprimono tanto ALDH1 in
pazienti che, quindi, sono in una
condizione più critica ma si è
osservato che c’è una correlazione
importante con la resistenza farmacologica. Infatti, in quei tumori con un’elevata espressione di ALDH1, si ha
un’elevata resistenza farmacologica e rispondono peggio alla terapia farmacologica.
Questa metodologia prevede la presenza di un substrato sintetico per questo enzima e viene chiamato
ALDEFLUOR KIT. Vengono colorate le nostre cellule, fatte passare nel FACS e si identifica un dot plot.
Attraverso un gate andiamo ad analizzare quelle cellule che esprimono quest’enzima, che si coloreranno e
poi si osserveranno quelle cellule che non esprimono il marcatore.
È una metodologia funzionale perché si basa su di un’attività e una funzione specifica delle cellule tumorali.
SIDE POPULATION(SP)
anche in questo caso viene utilizzato il
FACS, ma in questo caso si utilizza un
colorante che è chiamato Hoescht
(33342) e, solitamente, viene utilizzato
in un laboratorio per andare a colorare
i nuclei cellulari e poi analizzarli al
microscopio confocale. Questo
colorante viene utilizzato anche per
questa tecnologia per isolare le cancer
stem cells, ovvero vengono incubate
con il colorante Hoescht e,
successivamente, si va ad analizzare il
tutto al FACS. Quello che si vede è
questa “coda” o “naso” che identifica
quella popolazione posizionata di lato,
nella parte sinistra, in basso del dot
plot. Queste cellule avranno un basso contenuto di Hoescht rispetto alla
totalità in alto, a destra, perché queste cellule sono dotate di un alto contenuto
di trasportatori ABCG.
Se sono caratterizzati da una forte espressione di questi trasportatori, sono in
grado di trasportare fuori, in modo molto più rapido, un farmaco o, in questo
caso, il colorante Hoescht. Se quindi sono colorate di meno, quelle cellule si
troveranno in basso, a sinistra, del dot plot. Quelle cellule che tratterranno più
colorante, risulteranno più colorate e, quindi, è come se trattenessero più
farmaco. In questo modo di vanno ad identificare e diversificare le due
componenti cellulari: una componente più resistente dal punto di vista
farmacologico rispetto alla restante parte del tumore. 4
SPHERE ASSAY
È una tecnologia che si basa
sull’isolamento di cellule
staminali tumorali in
coltura.
L’immagine di sinistra
rappresenta le cellule in
adesione osservabili da
microscopio ottico e sono
un “tappeto”, ovvero
aderiscono alla plastica.
Mentre, se osserviamo
l’immagine di destra, si nota
che le stesse cellule
osservate però in 3D
formano dei corpi sferici. Quindi, tra le due immagini, che cosa si osserva di diverso? Sicuramente la
composizione del terreno, infatti nell’immagine di destra le cellule sono cresciute in un terreno altamente
selettivo, molto simile al terreno utilizzato per far crescere le cellule staminali embrionali. Le cellule
cresceranno in 3D e saranno arricchite dalla componente staminale. Queste saranno cellule con un potenziale
di autorinnovamento. Queste metodologie sono utilizzate in
vitro per andare ad arricchire la
componente staminale e, quindi, per
la capacità di overesprimere
marcatori o la capacità funzionale di
ALDH, la capacità di esprimere dei
trasportatori/pompe ABCG o la
capacità di formare dei copri
sferici/embrionali. Quando, però, si
va a selezionare questa componente,
si deve testare e verificare il
potenziale tumorigenico e quindi si
deve analizzare quelle cellule in grado
di formare dei tumori nel modello in
vivo.
I topi utilizzati sono
immunocompromessi, utili per facilitare l’attecchimento delle cellule umane, altrimenti andremmo incontro
a rigetto.
Questi sono
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