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I LIVELLI DELLA PROGETTAZIONE
CURRICOLO-MODULO-SESSIONE
Granularità’: la parola è di uso comune, fa riferimento alla consistenza di un elemento, di un
oggetto o cosa. Quando si parla di granularità in relazione all’azione didattica si fa riferimento a
questa struttura fatta a blocchi che ci permettono di identificare l’intero processo dell’azione
struttura fatta a blocchi più o meno grandi o più o meno piccoli che ci permettono di identificare
l’intero processo dell’azione didattica guardandolo da punti di vista diversi, apprezzandolo nei
suoi aspetti più sottili, minuti, più globali e generali
Quando si parla dell’azione didattica possiamo parlare di CURRICOLO, MODULO, SESSIONE o
SINGOLA ATTIVITA’. Naturalmente quando mi riferisco all’attività sto parlando di qualcosa che
accade nell’arco di mezz'ora/un'ora. L’attività si rintraccia all’interno di una sessione. La sessione
è l’insieme delle attività che contribuiscono all’apprendimento di un determinato concetto,
argomento o questione. Es: se la costruzione del fiore è l’attività, la sessione è fatta dalla
discussione iniziale, sul lavoro delle immagini, debriefing finale e dalla presentazione del lavoro
finale. Tutte queste attività insieme formano la sessione.
Perché non parliamo di lezione ma di sessione? Perché mentre la lezione, di solito, dura un’ora e
si comincia e finisce nell’arco di queste ore, la sessione ci permette di pensare a qualcosa che si
sviluppa in più giorni. Es: io posso fare una sessione di lavoro sul paesaggio marino perché
faccio un’uscita e porto ai bambini sulla spiaggia e il giorno dopo recupero quello che è successo
nell’uscita, ci facciamo un cartellone, scriviamo un testo ecc.. tutte queste parti fanno parte della
stessa sessione anche se si sviluppano in due giornate diverse.
LA SESSIONE è un elemento di un MODULO/Uda. Esso è un’unità che dura per un mese, due
settimane ed è costituita da sessioni di lavoro che trattano uno stesso argomento. Es: se io
faccio storia in una IV e parlo delle civiltà, io posso avere un modulo che parla delle civiltà egizia
e all’interno posso trovare 4-5 sessioni di lavoro che sviluppano i diversi aspetti di questa civiltà.
Invece, se lo sguardo mira ad un lavoro che dura tutto l’anno si riflette sul CURRICULO. Se
penso ad una situazione annuale io mi chiedo cosa voglio che i miei studenti padroneggino al
termine di questo anno scolastico e quindi rifletto sul curricolo. Es: vorrei che alla fine dell’anno i
miei studenti conoscessero gli articoli, il nome, il verbo, le parti del discorso, vorrei che
sapessero comunicare in lingua italiana ecc.. Se io mi pongo ai livelli dei traguardi che voglio
raggiungere in un determinato arco di tempo, sto ragionando sul curricolo.
Queste categorie fanno riferimento a diversi documenti progettuali e a diversi livelli: MACRO,
MESO E MICRO.
1- MACRO: parliamo di progettazione annuale, curricolo d’istituto, programmazione annuale.
Sono tutti modi di chiamare questo piano di lavoro a lungo termine che coinvolge l’azione che noi
mettiamo in campo in lungo periodo.
2- MESO: qualcuno parla di attività didattica, UDA, progettazione periodica, programmazione
mensile. Non è uguale dappertutto, soprattutto, mentre “unità didattica” fa riferimento ad un
lessico legato alla programmazione per obiettivi, dalle indicazioni in poi si sente parlare sempre
più spesso di “unità di apprendimento” (UDA) che ha caratteristiche diverse, ma entrambe fanno
riferimento a questo livello. Un’UDA non è mai di durata annuale, riguarda un periodo più
circoscritto ma non è neanche nel livello della singola attività.
3- MICRO: parliamo di lezione, sessione, programmazione giornaliera, TLA (teaching learning
activity) quindi è quello che io faccio il giorno prima per il giorno dopo. “cosa faccio domani a
lezione?”
Nel passato si pensava che questi tre livelli fossero 3 cerchi concentrici uno dentro l’altro, come
fosse una matrioska. Oggi, invece, ci rendiamo conto che c’è un elemento in cui queste 3
progettazioni si incontrano.
Questo punto di tangenza è L’AZIONE DIDATTICA. Se è vero che da un punto di vista logico ci
immaginiamo il curricolo come dei moduli uno sotto l’altro, in realtà spesso non è così. Le lezioni
non vanno una dietro l’altra, le singole sessioni si richiamano tutte al modulo e tutte al curricolo.
Se io nel curricolo definisco le finalità, in ognuna delle mie lezioni ci deve essere un pezzetto di
quella finalità; in ogni lezione io ho sempre presente che quella sessione sta in quel modulo e in
quel curricolo e lavora in sinergia con loro. Questo significa che, in ogni azione didattica che noi
facciamo rintracciamo anche gli obiettivi a breve e lungo termine.
Quindi, anche nella singola azione fatta in classe intervengono i livelli meso e macro e non sono
a catena ma sono tutti insieme contemporaneamente, concentrati nella singola azione didattica.
Per questo adesso ci sono delle avvertenze: fra strategico, tattico e operativo la differenza non è
solo di tempo (tempo lungo-macro e tempo breve-micro), ma la granularità la dobbiamo leggere
come una durata permanente di senso, obiettivi e attività. Il senso non riguarda solo il macro ma
bisogna rintracciarlo anche nel micro. Lo stesso, i contenuti hanno un senso solo se rientrano
nell’orizzonte di senso della finalità.
Alcuni testi dicono che c’è un’ambiguità tra l’azione che appartiene al livello micro e uno sguardo
che appartiene al livello macro come se fossero due elementi separati. Il prof. ROSSI dice che
questa visione non convince. Ogni attività propone un’interazione fra soggetto e ambiente che
fonde insieme i livelli micro con i livelli macro perché è sempre lo stesso soggetto che deve
percorrere lo spazio del curricolo.
Ogni spazio può essere focalizzato sull’istante e in questo istante, un filosofo francese
(DERRIDA) dice con una frase: “l’azione vissuta si articola in una storia che non si lascia
riassumere nella semplicità del presente”. Quindi, ogni azione è come se contenesse dentro di
sé un po' di passato, presente e futuro. Quando impariamo qualcosa di nuovo, in questa azione
c’è il nostro passato, c’è il presente (l’azione che stiamo facendo) ma anche il futuro perché nella
cosa che stiamo imparando c’è una trasformazione dell’attività, c’è qualcosa che ci cambia e
modifica il nostro futuro. Il MICRO è l’azione didattica ma senza MACRO e MESO non se ne
individuerebbe il senso.
Quando il docente scrive la progettazione annuale fa una previsione, cioè, mette su carta quello
che vorrebbe fare durante l’anno ma non è sicuro di farlo. Nelle fasi finali si fa memoria di ciò che
effettivamente si è riusciti a fare e si fa una sintesi per ricostruire il senso. Quello che si era
previsto all’inizio dell’anno non è detto che si è realizzato perché esso si costruisce a mano a
mano che la lezione si fa.
Dovremmo parlare di previsione a BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE. La previsione riguarda
dove vogliamo arrivare e cosa fare per arrivarci. Non cambia l’importanza, non è che la
progettazione micro è piccola conta di meno e, viceversa, la macro è grande e conta di più.
Cambia lo spazio-tempo della previsione: previsione di un anno contro la previsione di 2 o 4 ore.
Fra macro e micro c’è una relazione quotidiana e non si può ricondurre a delle scatole cinesi
diverse tra loro.
Oggi, le lezioni hanno più strutture perché è previsto che gli alunni siano attivi e coinvolti. Però si
è persa l’unicità della struttura, ma siamo consapevoli che nella singola azione ci sono elementi
che lavorano su degli obiettivi micro ma esso ha sempre una forte relazione con i livelli macro o
quelli che sono i livelli più alti della progettazione didattica
Nell’idea di programma c’è l’idea di qualcuno (ministero) che costruisce le cose da sapere, quindi
non è il docente.
Il senso viene dall’esterno, il programma e il modo di fare è imposto dall’esterno. Oggi, si crede
che il senso sia co-costruito nell’azione didattica stessa, nel contesto. Questa è una prospettiva
molto complessa rispetto alla precedente perché avere un programma e sapere quello che c’è da
fare può sembrare facilitante in quanto ogni docente sa quello che deve fare, in quale mese e
anno ma in realtà è un vincolo che limita la libertà del docente e soprattutto prescinde dal
contesto. Es: se ci viene detto che entro le prime settimane di ottobre tutte le terze devono aver
fatto la moltiplicazione significa considerare che le terze primarie d’Italia sono tutti ugual. È un
modo di pensare che spinge l’acceleratore sul fatto che tutti devono fare la stessa cosa e molto
meno all’attenzione del contesto, al coinvolgimento degli studenti ecc..
Sapere che non c’è un programma ma ci sono le INDICAZIONI significa dare al docente la
libertà ma anche la responsabilità di decidere come e quando farlo. Qui non si ha un senso che
ci viene dato da qualcun altro ma dobbiamo costruirlo insieme ai nostri studenti nel contesto.
Fare in questo modo è più difficile che avere la lezione pronta ma è anche una forza e crescere
degli studenti responsabili. Quindi, nella visione classica questa granularità del curricolo è
rappresentata come una matrioska: il macro contiene il meso che contiene i micro che contiene
la sessione e poi l’attività. Ogni livello è singolo ad una collana: modulo 1,2,3 ecc.. Invece, nella
visione attuale le attività sono suggerite da tutti e 3 i livelli. In ogni singola attività ci stanno dentro
macro e meso. C’è la rappresentazione di un’intersezione. Quindi, il modulo suggerisce la
struttura, la procedura, la disposizione dell’ambiente ma le singole attività contengono al proprio
interno i riferimenti necessari al modulo e al curricolo.
Il Docente può analizzare il proprio agire secondo 3 logiche:
1- sguardo MICRO: osserviamo il dispositivo da mettere in atto e, quindi, se c’è coerenza tra
conflitto e micro obiettivo, tra attività che abbiamo proposto e la valutazione che andiamo a fare,
se quello che proponiamo è sostenibile. Lo sguardo del livello micro riguarda la singola lezione
composta da queste attività