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La teoria dei piani come strumento per l'agire deliberato
La teoria dei piani sostiene che l'agente si costituisce nel tempo come agente collettivo-individuale attraverso la formulazione di piani. I piani hanno autorità nel tempo perché appartengono a uno stesso agente che è l'agente che è grazie ai piani che hanno. I piani hanno funzione pratica e metafisica di costituire e sostenere l'agire deliberato nel tempo di un certo agente individuale o collettivo, sono strutture che si intrecciano e si specifcano vicendevolmente. Questa tesi è stata lodata per la semplicità ma anche criticata per essi. E. Milllgram sostiene che la teoria dei piani è motivata da preoccupazioni che riguardano la limitatezza delle risorse cognitive, i piani non fanno altro che correggere difetti cognitivi e volizionali, risolvono problemi deliberativi in condizioni che i teorici dell'azione chiamano condizioni di risorse deliberative scarse. Queste sono condizioni tipiche dell'agente umano, limitato, situato nel tempo.
nello spazio limitato anche nelle sue risorse cognitive. La nostra capacità referenziale è limitata e abbiamo volontà difettosa che è ostacolo importante per deliberazioni perché impedisce alle azioni di essere portate avanti in maniera conclusiva. Metodologia che Millgram attribuisce a Bratman è la seguente: si determina ciò che deve essere fatto considerando condizioni costitutive di limitatezza, considerazioni circostanziali ma anche che riguardano ciò che le persone limitate nel tempo e limitate cognitivamente possono affrontare questione scelta. Bratman determina ciò che la razionalità richiede considerando come è che la mente funziona, ovvero sia come dovrebbe funzionare una mente limitata con risorse limitate e una estensione temporale finita. La formulazione di Millgram è importante: dice che Bratman parte dai fatti sulla psicologia.caratteristiche dell'essere umano ma poi ricava norme che riguardano come dovrebbe funzionare una mente limitata. La considera tesi riduzionista (ridurre soggetti collettivi a soggetti individuali), si può pensare che Millgram stia riducendo l'agente plurale nei termini di una psicologia individualista, ma c'è un'altra tesi sottesa perché lui sostiene che norme di razionalità precedentemente identificate (coerenza, stabilità) non sono norme di razionalità pratiche, sono norme ma non hanno natura pratica perché non si applicano direttamente agli scopi ma alle credenze che stanno alla loro base. Le intenzioni sono volontà o cognizioni, sono modi di porci di fronte all'azione in maniera conativa ascoltando un impulso che ci porta verso azione o sono credenze che noi abbiamo su ciò che dovremmo fare. Questa domanda sulla natura delle intenzioni porta alla luce un programma di natura riduzionista, le norme che vigono per.Le intenzioni sono le stesse che valgono per razionalità di tipo epistemico. La scoperta di una incoerenza nell'ambito delle credenze dal punto di vista razionale impone immediatamente revisione. A volte non sappiamo quale sia la proposizione vera e quale quella falsa, con conflitto tra credenza causata dalla nostra posizione limitata. Bratman sembra abbia in mente queste norme di razionalità epistemica quando fa norma di razionalità pratica. È riduzionista non tanto perché riduce soggetto collettivo a individuale, non perché adotta metodologia individualista sia nel caso di agire collettivo che individuale trans temporale ma perché adotta norme di razionalità epistemica, adatte alla credenze, e le generalizza a tutta la razionalità, come se norme di razionalità pratica dovessero essere le stesse dell'ambito epistemico. La posizione di Millgram non è così chiaro perché sia tanto.importante, ma anche di organizzare e strutturare le connessioni interpersonali e interpersonali. Inoltre, i piani hanno autorità per quanto riguarda il problema dell'identificazione, in quanto organizzano contenuti normativi distintivi. Non riguardano solo la motivazione, ma sono anche sostenibili a livello riflessivo. Il problema sollevato da Wallace è che il loro compito non è solo di essere importanti, ma anche di organizzare e strutturare le connessioni interpersonali e interpersonali.organizzazione di ciò che al primo livello psicologico vorremmo fare o crediamo, ma hanno anche il ruolo di giustificazione. Nella riflessione pratica l'intenzione viene chiamata a giustificare certi elementi desiderativi. L'esplicitare intenzione serve non solo a spiegare perché abbiamo fatto qualcosa ma anche a giustificare e questo è un compito cognitivo della intenzione e non volizionale. Questa osservazione è analoga, anche se meno polemica, con la posizione di Millgram perché entrambi notano ambivalenza del concetto che intenzione che non spiega semplicemente l'azione ma serve da giustificazione retrospettiva dell'azione. Questo aspetto retrospettivo sembra essere un aspetto che pertiene alla razionalità teoretica dell'azione piuttosto che della razionalità di tipo pratico. In risposta a queste di coltà per Bratman modello intenzione è volizionale, riguarda concetto di volontà dell'agente,
ma lo si fa puntando sul ruolo di un concetto che viene accolto dalla psicologia ordinaria e gli viene dato l'intenzione. Non dice che cosa agente il ruolo di costituire il punto di vista dell'agente. Farà, come potrebbe fare previsione, né spiega la relazione normativa che c'è tra agente e la sua azione. L'intenzione secondo Bratman identifica prospettiva dell'agente (punto di vista pratico dell'agente che identifica agente e la sua identità). A livello riflessivo è vero che l'agente si situa nella riflessione, esiste un agente perché c'è un agente auto-riflessivo, agenti non auto-riflessivi non contano perché non sanno fare piani di pianificazione. Bratman identifica il punto di vista dell'agente come speculativo sull'azione, ma l'autorità del piano dipende dal fatto che strutturano volontà agente. Il fatto che pianiVengono elaborati in una fase riessiva non pregiudica la loro funzione organizzativa. Il piano può fungere da struttura che organizza e costituisce agente perché formulato in maniera riessiva. Concetto di intenzione, anche nel linguaggio ordinario, ha funzione di catalizzare elementi strutturali della pianificazione e anche delle relazione con il prendersi responsabilità dell'agire. Ci sono casi di deliberazione, però, che hanno aspetti più complessi rispetto a quelli che possono essere descritti in modo plausibile da Bratman. Deliberazione ha dimensione temporale: accade nel tempo, ma ci sono molti modi di caratterizzare quello che può sembrare una banalità. Deliberazione orientata nel futuro ma nel farlo consideriamo in che modo le scelte che stiamo facendo disegnano un futuro coerente con il passato (piani ancora validi e vincolanti). Alcune scelte sono difficili perché i desideri, le preoccupazioni di oggi non hanno nessuna
Relazione con il passato e quindi alcune delle scelte e deliberazioni lo sono perché c'è tensione tra impegni presi in passato e le nostre convinzioni attuali. Oppure sono scelte che ci obbligano a rispettare vincoli rispetto a persone con le quali non abbiamo più rapporti. Permangono obblighi nonostante la ragione per cui questi obblighi siano stati contratti non ci siano più. Questo crea una tensione tra carattere vincolante degli obblighi normativi e anche obbligo mentale dell'agente. Autorità dell'obbligo verso qualcuno, quando questo viene contratto in passato, possono essere obbliganti nonostante il piano originario non esista più. Teoria di Bratman ha di colto a spiegare casi di questo tipo perché l'agente non è cambiato profondamente, per spiegare questi fatti bisogna spiegare continuità temporale. Ci sono esempi, per esempio conversione ad un'altra religione o immigrazione in una nuova nazione.
queste persone si devono adattare i contesti la cui storia pesa nella gestione delle deliberazioni. Non sono casi che si possono descrivere come interruzione dell'identità personale, ci sono scelte che sono gravi non per incoerenza interna ma perché temporalità della deliberazione è tale per cui agente è in di coltà a trovare la prospettiva dell'agente. Agente può maturare ragioni per abbandonare piani che non hanno a che fare con ragioni esterne identificate da Bratman. Bisogna pensare che condizione di rivedibilità, questa i piani non sono scolpiti nella pietra ma sono strumenti che si aggiornano continuamente, questa ipotesi ci fa scoprire un'altra posizione alternativa sul valore dei piani: ossia il fatto che noi stessi, o da un certo punto di vista della teoria liberale dell'agire, i cittadini sono liberi di alterare i loro piani, guardare in maniera critica il loro passato e vissuto e sono liberi di mettere in.discussione impegnipassati. Questa libertà ci preme, non possiamo avere piani che non potremmo mai cambiare, obblighi che non potremmo sostenere. Libertà fondamentale e non solo frutto di una limitatezza temporale. Nella deliberazione degli esseri situati nel tempo la temporalità della deliberazione è consapevole. Agenti temporali sono consapevoli del cambiamento e considerano il cambiamento una possibilità. Questo vuol dire che quando un agente situato nel tempo delibera su cosa fare, nella deliberazione rientra in maniera decisiva la consapevolezza del cambiamento e quindi solitamente gli agenti spaziotemporalmente situati si preoccupano di mantenere un governo razionale sul tempo e di proteggere il loro diritto a cambiare prospettiva del piano. Questo vuol dire che capacità deliberative che abbiamo sono impiegate direttamente allo scopo di preservare il cambiamento. Possiamo chiederci che cosa è la temporalità. Possiamo dire cheIllustrando queste due opzioni di fronte a cambiamento (teoria dei piani e quella secondo la quale cambiamento è qualcosa di cui l'agente è consapevole) vediamo due concezioni: