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TECNICHE IMMUNOCHIMICHE
Con le metodiche immunochimiche si sfrutta il legame, più possibilmente
specifico e molto forte, tra ANTIGENE E ANTICORPO!
Con tali metodiche posso andare alla ricerca sia di antigeni sia di anticorpi
presenti nei fluidi biologici.
Posso ricercare un ANTIGENE, che può essere intercettato da un ANTICORPO,
che è quindi il mio strumento di ricerca.
Posso ricercare malattie nel sistema immunitario autoimmuni ad esempio
anticorpi prodotti per qualche motivo in quantità abnorme e anomala; dunque
posso ricercare ANTICORPI, in questo caso lo strumento di ricerca è
l’ANTIGENE.
Se utilizzo come strumento di ricerca gli anticorpi, questi possono essere
monoclonali o policlonali.
Ci sono cinque classi di IMMUNOGLOBULINE (Ig), gamma globuline, quelle
più utilizzate nelle metodiche immunochimiche sono le IgG, le quali sono poi
purificate da un siero di un animale immunizzato, perché comunque si tratta di
una sequenza proteica oppure il siero viene utilizzato tal quale.
Fondamentale nelle metodiche immunochimiche è la formazione
dell’immunocomplesso, spesso associato anche al sistema enzima-substrato,
il tipo di legame che si istaura è non covalente, ma si tratta di forze di
Coulomb, Forze di Van der Waals, legami H, il tipo di legame è intenso.
Quando noi utilizziamo questi strumenti come gli anticorpi parliamo di tecniche
immunochimiche, la specificità delle reazioni antigene-anticorpo non è
sufficiente; All’interno della miscela devo avere il riconoscimento di antigene-
anticorpo (posso ricercare l’antigene con un anticorpo oppure posso ricercare
l’anticorpo nel mio siero con un antigene), per vedere se si è formato
l’immunocomplesso occorre utilizzare marcatori, traccianti che possono
essere enzimi, isotopi, sostanze fluorescenti, i quali vengono combinati per
compiere un dosaggio immunologico.
Gli IMMUNODOSAGGI si dividono in Metodi non marcati e Metodi
marcati
I tipi di reazione che avvengono sono sostanzialmente le stesse e sia
agglutinazione precipitazione
l' che la prevedono la formazione
immunocomplesso
dell' (antigene-anticorpo) infatti è fondamentale che si
formi un polimero ad alto peso molecolare di questo complesso.
-
In particolare, se questa aggregazione avviene:
soluzione acquosa agglutinazione –
in si parla di
matrice solida precipitazione
in si parla di
agglutinazione
Relativamente all' vedremo che può essere:
- diretta antigeni corpuscolati
se ci si avvale di ossia gli antigeni di
interesse sono dati direttamente da cellule o batteri
- indiretta se ci sono dei supporti
adatte condizioni sperimentali adeguati rapporti
È infatti solo in e con
stechiometrici complesso
che si può ottenere l'aggregato, ossia il
antigene-anticorpo.
reazioni di agglutinazione determinazione
Le sono quelle utilizzate per la
del gruppo sanguigno.
test indiretto per la ricerca di anticorpi positivo
Si parla di : si vanno a
comprare sfere in lattice con l'antigene necessario e si vanno a ricercare nel
siero gli anticorpi corrispondenti. Quando le particelle sono legate con
l'antigene, l'agglutinazione indica la presenza di anticorpi.
test indiretto per la ricerca di antigeni positivo
Al contrario si ha il : si ha
la funzionalizzazione non dell'antigene ma degli anticorpi sempre con le sfere
in lattice per la ricerca di antigeni su agenti patogeni.
IMMUNODIFFUSIONE RADIALE SEMPLICE agar o
I gel utilizzati nell'ambito biologico sono tipicamente a base di
agarosio.
A temperatura ambiente infatti sono delle polveri completamente insolubili per
cui bisogna riscaldarle per far sì che, grazie all'elevata temperatura, la
soluzione di agar o agarosio si chiarifichi e diventi limpida. Essa viene fatta poi
raffreddare un po' e, prima che diventi nuovamente solida e si abbia quindi la
polimerizzazione, si funzionalizzano queste matrici e ciò viene fatto in questo
immobilizzare
caso con una soluzione di anticorpo. Così facendo si riesce ad
in maniera omogenea la soluzione di anticorpo all'interno del gel . Poi,
utilizzando solitamente come formine le pipette Pasteur e si vanno a creare
pozzetti di uguale dimensione. A questo punto il nostro sistema di indagine è
dato da un gel con dei pozzetti e un anticorpo omogeneamente distribuito
all'interno dello stesso. determinare la concentrazione incognita di un
Il fine è sostanzialmente
analita in un fluido biologico , in un siero. Mettendo una goccia di siero (circa
diffondere
20 microlitri) all'interno di un pozzetto, esso andrà pian piano a in
tutte le direzioni uniformemente rispetto al pozzetto.
"anello di precipitazione"
Si andrà a formare il cosiddetto ossia si forma un
alone biancastro La
vero e proprio all'interno del gel che invece è trasparente.
formazione di questo anello indica che nel siero è sicuramente presente
l'antigene che è stato infatti riconosciuto dall'anticorpo arrivando così alla
formazione dell'immunocomplesso nello spazio necessario, a seconda della
quantità, per raggiungere la zona di equivalenza.
IMMUNODIFFUSIONE DOPPIA (METODO DI OUCHTERLONY)
Un'altra metodica basata sempre sulla precipitazione dell'immunocomplesso è
sia per sapere se ci sono o meno degli
l'immunodiffusione doppia utilizzata
antigeni ma soprattutto per sapere se antigeni differenti hanno epitopi uguali o
differenti.
A seconda del tipo di linee che vengono fuori, si possono quindi ricavare
diverse informazioni:
- si può sapere se un antigene ha diversi epitopi
- oppure se due antigeni differenti hanno gli stessi epitopi, epitopi differenti o
se c'è un'identità parziale degli stessi.
Se nel gel di agarosio ci sono anticorpi anti-A e due antigeni differenti, l'intento
è quello di capire se ad avere l'epitopo A è sia il primo che il secondo antigene.
Essi verranno quindi caricati in pozzetti adiacenti mentre in un terzo pozzetto
(rosso nell'immagine) verrà caricato l'anticorpo anti-A.
Sono 3 i casi possibili: antigeni entrambi con epitopi A, antigeni con epitopi
completamente differenti e antigeni con un solo epitopo in comune.
IMMUNOELETTROFORESI
reazioni di precipitazione
L'immunoelettroforesi si basa su ed essa unisce la
separazione di proteine (antigeni) mediante elettroforesi con la specificità della
prima
reazione di immunoprecipitazione per cui si fa avvenire
un'elettroforesi e poi una diffusione . Sostanzialmente si ha una miscela
risolvere,
complessa che si cerca di separare, cioè di rendendola più semplice
nei suoi elementi e poi, si può capire se nella miscela in analisi è presente un
determinato antigene, una determinata proteina. A partire dai pozzetti ci sarà
una diffusione e di conseguenza un incontro di antigeni e anticorpi. In
particolare, nel pozzetto grande viene messa la soluzione di anticorpo mentre
le macchie colorate che, dopo essersi separate per via elettroforetica,
cominciano a diffondere nel supporto di gel.
Laddove anche l'anticorpo inizi a diffondere dal pozzetto sino ad incontrare gli
archi di precipitazione
antigeni, nelle zone di equivalenza si formano degli e
in base alla posizione all'intensità di questi ultimi è possibile fare delle indagini
qualitative molto utili soprattutto:
alterato anabolismo delle IgG
nell’ anomalie della sintesi proteica
nello studio delle IMMUNOISTOCHIMICA (IHC)
colorazione dei tessuti
Prevede la con un opportuno enzima generalmente
collegato all'anticorpo e in grado di trasformare il suo substrato in un prodotto
colorato. Sezioni istologiche di tessuti vengono quindi colorate in
corrispondenza dell'antigene scovato dall'anticorpo che, a sua volta, viene
funzionalizzato con un enzima in grado di dare una reazione colorata. Nella
sezione di tessuto in cui avviene il riconoscimento antigene-anticorpo si ha
infatti la precipitazione, proprio in corrispondenza dell'immunocomplesso, del
prodotto colorato e questo ci permette di capire con precisione dov'è
posizionato l'antigene all'interno della sezione del tessuto analizzata.
immunoistochimica sezioni di tessuto,
Di solito con l' si parla di mentre
mmunofluorescenza (IF)
l'i non è strettamente legata ad un tessuto e con
colture cellulari.
essa si può parlare anche semplicemente di
ricercare un antigene utilizzando un anticorpo
Il principio quindi sta nel e
immunoistochimica
per l' possiamo distinguere:
METODO DIRETTO
un se è l'anticorpo che materialmente si lega
anticorpo primario marcato
all'antigene (definito per questo ) ad essere con
il tracciante
METODO INDIRETTO marcato anticorpo
se ad essere non è l' primario
secondario
ma un che si lega al primario
CITOFLUORIMETRIA (CFM)
È un’altra metodica molto usata anche da istituti come il CROB che usa
appunto le analisi di citofluorimetria per la tipizzazione delle malattie
oncoematologiche e quindi sulle cellule del sangue.
qualitativo e quantitativo
È una tecnica che dà luogo ad un’analisi di tipo
perché permette di stabilire sia quali cioè che tipo di antigeni di superficie proteine
e molecole sono presenti appunto sulla superficie delle cellule analizzate sia
quante sono di quel tipo. cellule sospese
La cosa importante affinchè ciò possa avvenire è avere ossia
pool cellulare sospeso in un fluido
ci deve essere un ed è per questo che è
una tecnica molto usata per le malattie oncoematologiche e quindi applicata
cellule ematiche
sulle che sono sospese nel sangue. Viene applicata anche
tessuti .
sui utilizzo di anticorpi
Anche con questa tecnica il presupposto è l’ infatti la
cellula presenta dei marcatori, quindi degli antigeni di superficie, e abbiamo
prova della loro presenza perché andiamo a farli reagire con l’anticorpo
corrispondente. Gli anticorpi usati in citofluorimetria sono generalmente
monoclonali fluorescenti
analizzare un elevato numero di cellule in breve tempo
Permette di e
valutare
incubando le cellule con una miscela di anticorpi si riescono a
contemporaneamente numerosi parametri di ogni singola cellula.
metodica molto potente
La citofluorimetria quindi è una che permette di
valutare qualsiasi cosa (DNA, organelli intracellulari ecc) per cui, per quanto
richieda l’impiego di strumentazioni molto costose e delicate, i risultati sono
assolutamente