Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 40
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 1 Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 40.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia moderna e contemporanea: 1800, 1900, 2000 Pag. 36
1 su 40
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Venezia rimane sotto il controllo austriaco, lo Stato Pontificio, amputato delle

• Romagne, sotto il governo del Papa e il Regno delle due Sicilie sotto la

monarchia assoluta dei Borbone. Intanto, nel 1859, era morto Ferdinando II,

re delle Due Sicilie, ed era salito al trono il figlio Francesco II; nel regno

sabaudo fu richiamato al governo Cavour.

Il 5 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi, contro il parere di Cavour, che temeva

• una risposta francese, salpò con i Mille da Quarto, nei pressi di Genova,

dando avvio alla famosa Spedizione. Con l'appoggio di Vittorio Emanuele II,

avanzò rapidamente risalendo lo stivale. Nel frattempo l'esercito sardo

batteva quello pontificio nella Battaglia di Castelfidardo, che permise

l'annessione delle Marche e dell'Umbria al Regno di Sardegna. In seguito

all'incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, avvenuto nella città

di Teano, anche tutte le regioni del sud entrarono nel regno sabaudo. Con

un'Italia oramai unificata dalle Alpi alla Sicilia (ma ancora mancante del

Triveneto e del Lazio), il 17 marzo 1861, il parlamento nazionale riunito a

Torino (capitale del nuovo Stato) proclamò la trasformazione del Regno di

Sardegna in Regno d'Italia di cui quindi Vittorio Emanuele II fu il primo re. Alla

completa riunificazione dell'Italia mancavano ancora la conquista

del Veneto annesso nel 1866, di Roma annessa nel 1870, di Trento con

il Trentino e di Trieste con la Venezia Giulia, annessi tra il 1915-1918 (prima

guerra mondiale). Il nuovo Stato italiano era poco incline a iniziare una nuova

guerra, mentre i rivoluzionari italiani puntavano ad azioni come la Spedizione

dei Mille che sfruttando l'appoggio della popolazione locale permettesse la

liberazione dei territori. Una spedizione di Garibaldi contro lo Stato

Pontificio fu fermata dallo stesso esercito italiano, che temeva una guerra con

la Francia, allora protettrice dello Stato Pontificio. Nel 1866 il regno d'Italia si

alleò con la Prussia contro l'Austria. La guerra sul fronte italiano fu segnata da

alterne vicende, ma la vittoria prussiana consentì al Regno d'Italia di

annettere il Veneto e parte del Friuli.

Si succedettero la destra storica, liberal-conservatrice, e la sinistra storica (1876-

1896), militarista ma anche leggermente riformista.

(Adua, 1896 → La battaglia di Adua, momento culminante e decisivo della guerra di

Abissinia, si combatté il 1º marzo 1896 nei dintorni della città etiope di Adua tra le

forze italiane comandate dal tenente generale Oreste Baratieri e

l'esercito abissino del negus Menelik II. Gli italiani subirono una pesante sconfitta,

che arrestò per molti anni le ambizioni coloniali sul corno d'Africa. )

L’Italia unita si trovò subito a dover affrontare i problemi relativi alle differenze

• tra le varie parti del paese. Gli uomini che composero la nuova classe di

governo (la Destra storica), subito dopo l’Unità d’Italia, si erano formati alla

scuola di Cavour ed erano per lo più di origine piemontese, per questo motivo

estranei alle diverse realtà che il territorio italiano presentava.

C’era inoltre una forte distanza tra il “paese legale” e il “paese reale”, le classi

dirigenti (compresa la Sinistra storica) erano molto ristrette e rappresentavano

solo una piccola parte della popolazione, soprattutto a causa della legge

elettorale piemontese, estesa a tutto il territorio, che dava il diritto di voto agli

uomini che avessero compiuto 25 anni, sapessero leggere e scrivere e

pagassero un’imposta annuale di almeno 40 lire. Non esistevano inoltre dei

veri e propri partiti, la politica era legata alla singola persona e alla sua

capacità di esercitare influenza. Il nuovo Stato che il nuovo governo era

chiamato a formare doveva essere liberale, laico, moderato e liberista,

secondo quella che era stata la politica di Cavour. Doveva essere dotato di un

apparato amministrativo e burocratico e doveva essere inserito in una

economia di mercato. Per ottenere questi risultati, i governi attuarono

una politica di accentramento, con una forte impronta statalista, deludendo le

aspettative di autonomia soprattutto del meridione. Tale politica fu dettata

anche dalla paura di spinte autonomistiche di stampo democratico, che

sfaldassero l’unità territoriale appena conquistata. La nuova organizzazione

dello Stato non fu quindi frutto di una riflessione sulle reali esigenze del

paese, ma venne attuata attraverso l’estensione dell’organizzazione dello Stato

sabaudo a tutto il resto d’Italia. L’unificazione politica e amministrativa

avvenne attraverso l’estensione dello Statuto Albertino a tutto il territorio. Un

altro passo nel percorso di unificazione del paese fu la Legge Casati, che

istituiva l’istruzione obbligatoria fino al primo biennio della scuola elementare

e regolamentava il sistema scolastico. Il nuovo Stato si mosse per ottenere il

Veneto (1866) e lo Stato Pontificio (1870) e trasferì la capitale da Firenze a

Roma. A causa di quest’ultima annessione territoriale, il nuovo governo

italiano entrò in conflitto con la Chiesa, la quale vietò ai cattolici di partecipare

alla vita politica del paese (Non expedit di Pio IX), nonostante lo Stato italiano

garantisse alla Chiesa una serie di libertà sancite dalla legge delle guarentigie

(1871): libero svolgimento delle funzioni spirituali, libertà di avere delle forze

armate, extraterritorialità, etc. In politica economica fu realizzata l’unificazione

monetaria e tributaria. Fu adottata una politica di stampo liberista, con

l’abbattimento delle barriere doganali per agevolare i commerci. Venne

avviato lo sviluppo industriale anche grazie alla costruzione di nuove

infrastrutture (strade, ponti, ferrovie). Uno degli obiettivi principali era anche

quello del pareggio del bilancio che si raggiunse nel 1875 attraverso una forte

politica fiscale che culminò con la tassa sul macinato, che andava a colpire

anche le fasce più povere della popolazione e che per questo provocò un

malessere diffuso contro la nuova classe di governo.

*La questione meridionale: fu il primo grande problema che il nuovo governo

dovette affrontare. Nell’ex Regno delle due Sicilie, la liberazione dal regime

borbonico era stata vista come liberazione dall’oppressione, dalla corruzione,

dai privilegi che le classi più deboli erano state costrette a subire da secoli. I

contadini speravano infatti in forme di autogoverno e di distribuzione delle

terre, ma videro rimanere la situazione uguale a quella di prima con la

differenza che adesso erano governati dai piemontesi. I grandi signori

rimasero al loro posto e in più venne aumentata la pressione fiscale e venne

imposto il servizio militare obbligatorio che sottraeva braccia al lavoro dei

campi. La conseguenza di questo malessere diffuso fu l’insurrezione dei

contadini e l’aggravarsi di un fenomeno già presente nel sud Italia: la presenza

di vere e proprie bande armate, al servizio dei baroni, che utilizzavano la forza

per il controllo del territorio in assenza di un forte potere centrale. Tali bande

di briganti divennero lo sfogo per tanti contadini impoveriti, determinando

l’ingrandimento e l’inasprimento di tale fenomeno che divenne una vera e

propria piaga del sud. Il nuovo governo, probabilmente non comprendendo le

reali cause del fenomeno e vedendovi solamente un rischio di ritorno del

regime borbonico, istituì lo stato di guerra (con la legge Pica del 1863) e inviò

l’esercito a reprimere il brigantaggio che come fenomeno venne debellato nel

giro di due anni. Il sud, sconfitto nella sua componente democratica, rimase

caratterizzato dalla presenza di una forte aristocrazia che ne controllava il

territorio.

L’ultimo governo della Destra fu messo in minoranza nel 1876 in seguito alla

• questione della nazionalizzazione dalle ferrovie. Il re affidò il nuovo governo

ad Agostino Depretis esponente dello schieramento di sinistra. Ebbe inizio così

il primo governo della Sinistra Storica. La nuova classe politica aveva una

composizione diversa dalla precedente, aveva una base sociale più ampia ed

era espressione di ceti medio-borghesi e comprendeva anche operai e

artigiani. Nei primi anni dell’Unità d’Italia portò avanti rivendicazioni

democratiche quali il suffragio universale e il decentramento amministrativo.

Riuscì a esprimere il desiderio di democratizzazione della società e a

soddisfare le esigenze di una borghesia in crescita. Ecco alcune riforme attuate

nei primi governi di sinistra di Depretis:

aumento dell’obbligo scolastico fino a nove anni (legge Coppino 1887);

• ampliamento della base elettorale: diritto di voto a 21 anni, pagamento

dell’imposta di 20 lire, alfabetizzazione minima (con questa legge poteva votare il 7%

della popolazione).

Dopo l’attuazione di queste riforme la politica della Sinistra prese una piega

più moderata, per paura del diffondersi di tendenze estremiste. Ha inizio una pratica

politica detta trasformismo attraverso accordi elettorali tra esponenti di sinistra

(Depretis) e di destra (Minghetti) che portarono alla creazione di un governo che non

era più né destra né sinistra ma si poneva al centro tra i due schieramenti.

In politica economica venne diminuita la pressione fiscale (abolizione della tassa sul

macinato) che insieme ad una spesa pubblica in aumento provocò un deficit nel

bilancio statale. Per favorire il decollo industriale e la ripresa dell’agricoltura venne

attuata una politica protezionistica mettendo al riparo l’economia dalla concorrenza

straniera.

In politica estera la Sinistra stipulò nel 1882 la Triplice Alleanza con la Germania e

con l’Austria-Ungheria per uscire da una situazione di isolazionismo, rinunciando

quindi alla conquista delle terre irredente, Trentino e Venezia Giulia. Nel frattempo si

inserisce nella politica imperialista che stava caratterizzando l’Europa e tenta

l’occupazione dell’Etiopia ma viene sconfitta a Dogali.

Nel 1892 veniva fondato il Partito Socialista italiano quale espressione della classe

operaia che si cominciava a presentare come soggetto politico. Nel frattempo si

andava formando anche un movimento cattolico, l’Opera dei congressi, il cui

programma rimaneva comunque ostile al nuovo governo.

Nell’ultimo ventennio dell’800 il governo venne affidato ad un uomo politico di

origine siciliana, Francesco Crispi che governò dal 1887 al 1896, con una interruzione

di un anno (primo governo Giolitti). Crispi attuò quella che venne definita

“democrazia autoritaria”: vennero emanati alcuni provvedimenti come l’eleggibilità

d

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
40 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeconomia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia Contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Chiavistelli Antonio.