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SINTOMI MORBOSI
A partire dalla metà degli anni Venti, la ripresa dell’economia internazionale e le stesse esportazioni americane
erano alimentate dai flussi di capitali che dagli Usa si dirigevano verso l’Europa. Negli stessi anni il declino dei
prezzi dei prodotti agricoli rappresentava un fattore di incertezza per le sorti dell’economia americana e
internazionale. Segnali inascoltati di crisi sia all’interno degli Stati Uniti sia sul piano internazionale perché il
boom della Borsa di New York richiama molti di quei capitali prima diretti in Europa. 5
GLOBAL CAPITALISM, ITS FALL AND RISE IN THE TWENTIETH BY FRIEDEN
Il rallentamento dell’economia in Europa e in Asia favorisce il rientro di capitali attirati dal boom della borsa (il
DJ passa da 191 a inizio 1928 a 381 nel settembre 1929) e in parallelo diminuiscono i flussi verso l’estero da una
media mensile di 140 milioni di dollari a 70 dimezzati ulteriormente nella seconda metà del 29. In Europa per
fermare il deflusso dei capitali alzano i tassi e questo si traduce in politiche di austerità con l’idea che questo
avrebbe contribuito ad abbassare i salari e i profitti rendendo i prodotti più competitivi sul mercato
internazionale. I mercati finanziari sono ormai interconnessi e così la decisione della Fed nell’agosto del 29 di
alzare i tassi per frenare la speculazione di Borsa aumenta le difficoltà delle altre economie, che scontano una
ulteriore fuga dei capitali verso gli Usa.
Lezione 12 La crisi del ‘29
La crisi ebbe inizio negli Stati Uniti ma nell’arco temporale di un solo anno si generalizza colpendo gli stati europei
oltre che i paesi esportatori di materie prime per i paesi industriali. Il crollo di Wall Street determinò la recessione
mondiale. Il crack segnò la crisi economica, ma non ne costituì la causa più importante. Esso colpì dapprima il
sistema finanziario. I broker non furono in grado di pagare i debiti contratti con le banche e fallirono. Il valore
dei titoli dati a garanzia precipitò e incrinò la solidità degli istituti di credito. Per salvarsi le banche bloccarono i
flussi di denaro alle imprese, colpendo rapidamente l’economia reale generando una spirale deflazionistica. La
fragilità del sistema era insita nella debolezza del sistema creditizio che avrebbe dovuto supportarlo.
Tre fattori caratterizzanti la debolezza del sistema creditizio erano:
1. Le speculazioni di alcuni grandi operatori
2. Le politiche di credito facile
3. I nuovi strumenti di gestione del denaro come gli investment trust
L’INIZIO DELLA CRISI
Secondo la classe dirigente americana la ricchezza degli Stati Uniti derivava dall’industriosità, risparmio,
distribuzione più ampia della ricchezza tra la popolazione e conseguente maggiore domanda, anche di beni di
lusso, e commercio estero in espansione.
Tra il 1926 e il 1927, dapprima lentamente e poi con intensità crescente, il prezzo delle azioni cominciò a salire
contemporaneamente all’aumento di agenti e società di investimento (Investment Trust) che operavano nel
mercato privi di controllo.
Fino al primo semestre del ’28 la crescita della Borsa era stato il risultato della crescita del PIL, del PIL pro capite,
della produttività e dei profitti ed i valori borsistici erano allineati con l’andamento dell’economia. Tuttavia, tra
ottobre e dicembre del 1928 la FED notò come la speculazione stava determinando una crescita eccessiva del
mercato borsistico, sproporzionato rispetto ai valori reali dell’economia, di conseguenza agì aumentando per 2
volte il tasso di sconto (dal 3,5% al 5%) nel tentativo di frenare la corsa della speculazione.
In questo contesto, la produzione industriale diminuì del 10% e le importazioni del 20%. Il prezzo delle materie
prime crolla, in controtendenza rispetto ai valori della borsa: gomma, rame, seta, cotone, caffè, grano. I prodotti
industriali perdono meno di quelli agricoli. I paesi produttori di commodities che scontano la riduzione della
domanda dei prestiti Usa sono in difficoltà, tra questi Argentina, Brasile, Australia, Canada sospendono la
convertibilità della moneta.
La crescita inarrestabile dei valori di borsa, favorita dall’ assenza di regole e controlli, si arresta e la corsa a
vendere travolge gli argini che si cerca di costruire e il 13 novembre si registra un nuovo violento controllo dei
valori azionari. 6
Il crollo dei titoli il 10 ottobre segnò l’inizio della crisi, ma non
ne fu l’origine; le motivazioni principali alla crisi risalivano fino
ai problemi irrisolti negli anni appena successivi alla guerra.
Dopo la guerra era mancata una concentrazione
internazionale che cercasse di ripristinare la cooperazione
internazionale caratteristica del sistema aureo (data la
mancanza della regia dell’economia britannica). Di
conseguenza ognuno agì singolarmente senza alcuna
cooperazione tra stati.
La caduta dell’indice Dow-Jones (-43% in un mese) innescò
una spirale perversa che travolse broker e banche, le cui
difficoltà si ripercossero sulle imprese e su tutti coloro che
avevano contratto mutui i cui tassi di interesse restano invariati. Si innesca una catena di fallimenti resa più acuta
dalla fragilità del sistema bancario dove operavano molte piccole banche non controllate dalla FED. La fase più
critica della crisi si protrasse fino al 13 novembre.
UNA CRISI GLOBALE
La crisi del ’29 fu una crisi diversa dalle bolle finanziare del passato:
o Per durata (se ne uscirà davvero solo al traino dell’economia di guerra)
o Per estensione (tutti i paesi furono coinvolti)
o Conseguenze economiche:
o Crollo della domanda interna
o Crollo della produzione industriale, dei salari e di conseguenza dell’occupazione
o Adozione di politiche protezionistiche da più paesi = crollo del commercio internazionale
o Conseguenze sociali = crollo dell’occupazione ed aumento della povertà
o Conseguenze politico-istituzionali: il perdurare, l’aggravarsi e l’estendersi di una crisi ormai mondiale
portò ad accorgersi che gli assetti istituzionali vigenti contribuivano ad aggravare la crisi, di conseguenza
vengono prese misure di contrasto della crisi direttamente dallo Stato, per la prima volta lo Stato
interviene attivamente nell’economia del paese (caratteristica degli stati odierni)
UNA CRISI CHE SEMBRA NON FINIRE
La crisi finanziaria si trasformò in depressione investendo l’economia reale:
o Frenata della produzione industriale (soprattutto settore automobilistico)
o Disoccupazione dilagante = riduzione della domanda
o Crollo dei prezzi agricoli = scoraggia la produzione + espropriazioni = emigrazione della popolazione
contadina verso la California
Dati i valori che avevano permesso la grande espansione dell’economia statunitense, privi dell’intervento del
governo, portano il presidente Hoover a decidere di non intervenire immediatamente attendendo un
aggiustamento automatico del mercato. Tra il 1930 e il 1932 il governo si limitò a sollecitare le amministrazioni
dei singoli stati a promuovere lavori pubblici ed a prendere misure di assistenza. Finalmente nel ’32
l’amministrazione Hoover decise di prende misure volte ad aumentare l’occupazione, di finanziamento delle
grandi banche e di lavori pubblici (Reconstruction Finance Corporation) così da far ripartire l’economia e viene
istituita una tariffa iper-protezionistica pari al 30% (non portò alcun miglioramento).
LA DEPRESSIONE SI ALLARGA
Riducendo le importazioni da parte degli Stati Uniti, i paesi esportatori subirono un crollo anche della propria
economia e di conseguenza adottarono anche loro misure protezionistiche determinando una caduta del
commercio mondiale (-70%). A peggioramento della situazione, la mancanza di una concentrazione
internazionale non aveva permesso la presenza di un “prestatore di ultima istanza”. 7
Nel 1931 la Gran Bretagna rinuncia al Gold Standard.
Nel 1933, Roosevelt, nuovo presidente, decide di rinunciare
anch’esso al Gold Standard = moneta libera di fluttuazione.
Andamento del prezzo del grano
1. Grande crescita fino al 1919
2. Caduta
3. Piccola ripresa
4. Crollo fino alla crisi ‘29
Tab 9.2
Indice 100 del 29
Crollo degli indici
Nel 37 a differenza degli altri stati che più o meno sono tornati ai livelli del 29 o addirittura superati, il nord
America registra ancora valori inferiori sintomo di una ripresa molto più lenta
LA CRISI INTERNAZIONALE (GERMANIA ED EUROPA)
3 furono i fattori di crisi che colpirono l’Europa:
1. Ritiro dei capitali americani
2. Crollo della domanda americana
3. Scelta protezionistica
Pur senza rinunciare ai propri crediti, nel 1931 Hoover concesse agli europei una moratoria di un anno sui debiti
che include anche le quote di riparazione della Germania.
➢ GERMANIA
La crisi ebbe pesanti riflessi sulla vita politica delle maggiori
nazioni europee, in particolare la Germania la cui economia
dipendeva per la maggiore dai capitali statunitensi.
Ostinata politica deflazionistica del governo (nel
timore che una crescita del debito pubblico potesse
riaccendere l’inflazione)
Caduta del commercio internazionale = crisi
dell’industria
Aumento della disoccupazione = affermazione dei
nazionalsocialisti
La Germania venne colpita ancora di più dal fallimento della
Credit Anstald, una banca austriaca diffusa su tutto il
territorio europeo, che di conseguenza fu slavata e
nazionalizzata. Le nazionalizzazioni degli anni ’30 furono interventi emergenziali presi per “salvare il salvabile”
in modo da evitare una catena di fallimenti di banche e imprese. 8
INUTILI TENTATIVI DI RICOSTRUIRE UNA STRAGEGIA COMUNE
Anche i paesi europei e non solo la Germania sono alle prese con la crisi e la caduta dell’economia internazionale
e con forti convulsioni interne. Se l’abbandono del Gold Standard non aveva ridato fiato all’economia inglese,
alle prese con una disoccupazione dilagante, anche i paesi che, come Francia e Italia, aveva deciso di mantenere
la convertibilità aurea della loro moneta a prezzo di rigide politiche deflazionaste non se la passavano meglio
(vedi capitolo successivo).
Nel giugno del 1933 si consuma l’ultimo tentativo di dare vita a una cooperazione internazionale promosso dalla
Società delle Nazione: la Conferenza monetaria di Londra cui presero parte 66 nazioni si concluse in un nulla di
fatto a fronte della dichiarazione di Roosevelt di non voler sottoscrivere accordi che potessero rallentare l’azione
di rilancio dell’economia americana
Lezione 13 Lo Stato interventista
Banche universali o miste = banche se svolgono diverse attività, tra queste la più rile