Dopo le guerre Napoleoniche, nel 1816, il valore della sterlina fu confermato a 7,32 g d’oro e
fu ristabilita nel 1821 la convertibilità dei biglietti della Banca d'Inghilterra, sospesa nel
periodo bellico> GOLD STANDARD in Inghilterra. Nel 1833 le banconote della Banca di
Inghilterra vennero dichiarate moneta a corso legale e potevano essere adoperate in tutti i
pagamenti. Ma quante banconote stampare? A risolvere il dubbio fu la legge bancaria o
Bank Charter Act del 1844, cioè biglietti fino a 14 milioni di sterline senza copertura metallica
in titoli di Stato. Oltre questa cifra, le banconote dovevano essere garantite al 100% da
riserve in oro o monete metalliche. La legge proibiva la creazione di nuove banche di
emissione e prevedeva che quelle esistenti, una volta rinunciato al diritto di emettere
banconote, trasferissero questo privilegio in via definitiva alla Banca d'Inghilterra, che con il
tempo divenne l’unico istituto di emissione in Inghilterra e Galles. Le limitazioni delle
banconote senza copertura garantì la stabilità della sterlina, ma la carenza di denaro fu
superata solo con l’uso degli assegni bancari.
7.3 I problemi del lavoro
Nella società preindustriale, prevaleva l'idea di una società protetta, in cui i salari dovevano
essere stabili, i profitti contenuti e i consumatori tutelati in termini di qualità e prezzo. Con
l'inizio della prima rivoluzione industriale, emerse l'idea di una società basata sulla libera
iniziativa e la ricerca del profitto, con scarsa protezione per i lavoratori. I lavoratori salariati
provenivano principalmente da contadini, artigiani e lavoratori a domicilio. Gli operai
inizialmente resistettero al cambiamento, ma molti contadini finirono per costituire la maggior
parte della nuova classe operaia. Le condizioni di vita peggiorarono durante il passaggio
dalle campagne alle città.
Il sistema dell'apprendistato, che un tempo regolava le professioni, cadde in disuso con
l'avvento delle fabbriche, che non richiedevano particolari competenze. Le fabbriche,
soprattutto quelle tessili, impiegarono molti bambini e donne, sfruttandoli duramente con
orari massacranti e pessime condizioni igieniche. Nel 1833, furono introdotte leggi per
limitare le ore di lavoro dei bambini, fissando la durata della giornata lavorativa a nove ore
per i minori di 13 anni. Più tardi, nel secolo, la giornata lavorativa fu ridotta a 10 ore per
donne e ragazzi tra i 13 e i 18 anni.
7.4 Le associazioni operaie e le Trade Unions
Nel XVIII secolo nacquero molte unioni di mestiere fra gli operai specializzati al fine di
proteggere i privilegi di cui godevano, e spesso queste unioni prevedevano delle norme
sull’apprendistato regolate dal Parlamento, anche se in seguito questa scelta mutò per
seguire l'onda della libera concorrenza, così che gli imprenditori fossero liberi di assumere e
licenziare dipendenti in base alla produzione. Le unioni di mestiere praticavano anche il
mutuo soccorso. I lavoratori generici, al contrario di quelli specializzati, non avevano
costituito proprie associazioni, ma spesso si univano per difendere i loro interessi. Le unioni
di mestiere aiutavano i lavoratori in caso di malattia, disoccupazione o infortuni. I lavoratori
senza unioni si univano per difendere i loro diritti, come nel caso dei luddisti, che si
opponevano alle macchine nelle fabbriche. I Combination Acts (1799-1800) vietavano le
associazioni e reprimevano il movimento. In seguito nacquero le Trade Unions, i sindacati,
che lottavano per salari e orari migliori. Questi sindacati, però, accettarono il sistema
capitalistico che si era sviluppato con la rivoluzione industriale.
7.5 Il problema degli sbocchi e il trionfo del libero scambio
Dal 1793, la Gran Bretagna fu coinvolta in una lunga guerra contro la Francia, che durò 22
anni. Sebbene il conflitto ostacolò il commercio estero, stimolò la produzione agricola e
metallurgica, con un forte incremento delle attività industriali grazie alle esigenze belliche.
Alla fine della guerra (1815), si verificò una riduzione dei prezzi e dei profitti, ma l'economia
continuò a crescere, specialmente grazie al commercio estero e alle prime ferrovie.Tuttavia,
la Gran Bretagna dovette scegliere tra industrializzazione e protezione dell'agricoltura.
Le Corn Laws, che regolavano il commercio di grano per proteggere gli agricoltori, furono
difese dai proprietari terrieri, ma contrastate da industriali e operai, che le consideravano
dannose per i salari e l'export. Nel 1838 fu fondata a Manchester una Lega contro queste
leggi, finanziata dagli industriali tessili. La carestia del 1845-46 convinse il governo ad
abolire le Corn Laws, favorendo la libertà di importazione dei cereali. Con questa scelta,
l'Inghilterra puntò sull'industria e sul libero scambio, seguendo le teorie economiche di Adam
Smith e David Ricardo.
7.6 Libero scambio e sistema capitalistico
Adam Smith, in "La ricchezza delle nazioni", esaltava il libero mercato, convinto che fosse
regolato da una "mano invisibile" che permetteva l'autoregolamentazione senza l'intervento
dello Stato. Sosteneva che la ricerca del profitto individuale aumentasse il benessere
collettivo e che la ricchezza di una nazione dipendesse dal lavoro dei suoi abitanti. La
produttività doveva essere accresciuta tramite la divisione del lavoro, sia a livello nazionale
che internazionale.
David Ricardo, con il teorema dei "costi comparati", confermò la convenienza della divisione
internazionale del lavoro e del commercio internazionale. Jean-Baptiste Say, con la sua
"legge degli sbocchi", sosteneva che l'offerta crea sempre domanda, eliminando il rischio di
crisi da sovrapproduzione.
La borghesia inglese adottò il libero scambio quando i benefici del protezionismo finirono,
visto che la Gran Bretagna non aveva più rivali nella produzione di manufatti. Tuttavia, Marx
criticò violentemente il capitalismo, vedendolo come destinato a crollare a causa delle sue
contraddizioni: il progressivo impoverimento della classe operaia, la caduta del profitto e le
crisi di sovrapproduzione. Marx prevedeva che la sostituzione degli operai con le macchine
avrebbe ridotto i salari e portato a una ribellione che avrebbe instaurato un sistema
socialista.
8 I secondi (Francia e Stati Uniti)
8.1 First comer e second comers
Secondo una concezione condivisa anche da Marx, i paesi industrializzati mostravano a
quelli rimasti indietro come sarebbe stato il loro futuro: l’Inghilterra era vista da tutti come il
paese da imitare. Lo sviluppo inglese era spontaneo, lento e graduale: al suo sviluppo
avevano contribuito diversi fattori, tra cui gli imprenditori innovativi, in parte le banche e
relativamente poco lo Stato. La gradualità e la progressiva lentezza consentivano un
progressivo adattamento della popolazione e dei lavoratori alle innovazioni, che
cominciavano a trasformare il modo di lavorare e vivere. La Gran Bretagna era il First
Comer, il paese decollato per prima, e che quindi poté godere di numerosi vantaggi, tra i
quali la sostanziale assenza di concorrenza sulla produzione. Un lato negativo fu che,
essendo il primo paese, commise degli errori e affrontò situazioni sconosciute.
I paesi ritardatari cioè i followers, o anche second comers e last comers, viceversa,
poterono godere di quelli che lo storico statunitense Alexander Gerschenkron ha chiamato i
vantaggi dell'arretratezza, cioè la possibilità di utilizzare innovazioni e processi tecnologici
sperimentati dalla Gran Bretagna. Il principale svantaggio dei ritardatari, invece, era dato
dalla necessità di compiere un grande sforzo per «agganciare» il paese leader. Per indicare
questo sforzo, gli economisti hanno adoperato il termine catching up. Agli inizi del
Settecento, però, la Gran Bretagna non era il paese più sviluppato dell'Europa. I Paesi Bassi
facevano registrare, un Pil pro capite superiore del 50 per cento a quello britannico.Gli
Olandesi avevano trasformato in fertili poderi molte terre sottratte al mare mediante la
costruzione di imponenti dighe; praticavano l'allevamento del bestiame nelle stalle;
disponevano di un vasto impero coloniale e si erano specializzati nel trasporto per conto
terzi, e, infine, erano all'avanguardia nelle operazioni finanziarie, grazie alla Borsa, alle
banche e alle compagnie di assicurazione. Con la decadenza dell’Olanda, la Gran Bretagna
non ebbe più rivali e il suo modello di sviluppo fu imitato dagli altri paesi europei. Fra costoro
spicca il piccolo Belgio.
8.2 Fattori favorevoli e sfavorevoli allo sviluppo economico francese
L‘industrializzazione francese fu meno evidente di quella inglese, alcuni parlarono di un
modello proprio francese che nel lungo tempo avrebbe dato risultati producenti quanto quelli
inglesi. Secondo gli studiosi, verso la metà del XVIII secolo, la Francia aveva la possibilità di
svilupparsi almeno contemporaneamente all’Inghilterra, infatti nella seconda metà del ‘700
aveva raggiunto buoni risultati. I motivi per cui rimase indietro tuttavia furono:
a) lungo periodo di guerra (rivoluzioni e periodo napoleonico, seguito inoltre da
insurrezioni politiche del 1830 e 1848);
b) modesta crescita demografica, che aumentò dell’80%, da 20 a 36 milioni tra il 1750 e
il 1850, mentre la popolazione inglese si triplicava. Inoltre vi era un’alta percentuale
di anziani. La popolazione inoltre stava nelle campagne e non vi furono flussi
consistenti di emigrazione, quanto di immigrazione. Tutto ciò rallentò la domanda e
l’offerta di manodopera
c) insufficienza di risorse naturali (carbone e minerali, questi ultimi scoperti molto tardi).
Lo sviluppo francese poté contare su alcuni elementi favorevoli, tra cui:
a) la Rivoluzione francese, che da una parte rallentò lo sviluppo ma dall’altra lo favorì,
eliminando l’Ancien Régime, liquidando le feudalità, sopprimendo i dazi interni,
permettendo a merci e uomini di spostarsi liberamente sul territorio nazionale. Le sue
idee furono inoltre esportate in molti altri paesi.
b) l’insegnamento e la ricerca, soprattutto nelle materie scientifiche come matematica e
fisica. Per lungo tempo gli ingegneri francesi furono richiesti per realizzare opere
all’estero.
c) l’opera dei sansimoniani: considerati gli apostoli dell’industrialismo, erano i seguaci di
Claude Henry de Rouvroy, conte di Saint-Simon, inneggiavano al progresso
scientifico poiché ritenevano fosse capace di assicurare la felicità all’umanità. A loro
si deve la costruzione del canale di Suez.
8.3 Le attività produttive in Francia
Durante la prima rivoluzione industriale, la Francia rimase legata all’agricoltura: era la patria
della fisi