Francia si ispirò al modello britannico, con una distinzione tra “banche di deposito” (breve
termine) e “banche d’affari” (investimenti industriali).
11.6 Il gold standard
Altro fattore importante fu l’adesione dei paesi al gold standard, inizialmente solo da parte
della Gran Bretagna, mentre gli altri paesi avevano acquisito il sistema del bimetallismo,
tranne qualcuno con il silver standard. Tutto ciò cambiò nel 1870, quando furono scoperte le
miniere del Nevada che avevano tantissimo argento, abbassando il valore di quest’ultimo: la
moneta cattiva (argento) scacciava la moneta buona (oro) dalla circolazione, secondo la
legge Gresham (di Thomas G.). Per questo i paesi decisero di adattarsi al gold standard
intorno alla fine dell’800. Con questa adesione si realizzava un sistema di cambi fissi fra le
monete, in base al quantitativo di oro della moneta, eliminando il rischio di cambio, e
favorendo il commercio estero.
12 Le attività produttive
12.1 Le innovazioni in agricoltura
Fino al 1914, la scomparsa delle carestie in Europa occidentale fu resa possibile
dall’aumento della produttività agricola e dalle importazioni da altri continenti. Tale
miglioramento derivò dall’introduzione di:
a) macchine agricole: inizialmente mosse da animali o a vapore, furono sostituite a fine
Ottocento da trattori a motore, aumentando la produttività e riducendo la necessità di
manodopera. Tuttavia, si diffusero solo nelle grandi proprietà o attraverso
cooperative, incontrando spesso l’opposizione dei braccianti.
b) fertilizzanti, prima naturali, furono affiancati dal guano, nitrato di sodio e dai concimi
chimici, che aumentarono i rendimenti e resero possibile l’uso di antiparassitari per
proteggere le colture.
12.2 L’agricoltura mondiale e l’Europa
Lo sviluppo dell’agricoltura fu favorito sia dall’estensione delle terre coltivabili con bonifiche e
deforestazioni in Europa, sia dalle importazioni alimentari. L’agricoltura europea crebbe con
l’industrializzazione, diventando un fattore complementare allo sviluppo industriale.
Le zone temperate (Stati Uniti, Canada, Argentina, Australia) adottarono un’agricoltura
estensiva su grandi superfici, con limitati investimenti e basso rendimento per ettaro,
producendo grano, bestiame e lana per l’esportazione.
Nelle zone tropicali (Antille, Brasile, Indonesia, Africa) le piantagioni, sfruttando manodopera
indigena a basso costo, producevano beni destinati all’esportazione (cacao, caffè, tè,
banane e gomma). La gomma brasiliana, estratta dall’albero hevea, ebbe inizialmente
grande successo, poi superata dalla produzione in Asia, organizzata dagli Inglesi a costi più
bassi= declino della città brasiliana di Manaus, prima nota per la gomma.
12.3 Lo sviluppo della tecnologia e della ricerca
Alla vigilia della Prima guerra mondiale, l’industria e il settore terziario, legato principalmente
all’industrializzazione, avevano ormai superato l’agricoltura come attività economica
principale in Europa. Nel secondo Ottocento si verificò una vera rivoluzione tecnologica, con
il progressivo legame tra scienza, tecnica e industria. Le invenzioni si diffusero rapidamente:
la macchina a vapore impiegò più di un secolo per adattarsi alle locomotive, mentre il motore
elettrico e quello a scoppio furono applicati in tempi molto più brevi, grazie alla crescente
collaborazione tra ricerca scientifica e applicazioni industriali.
La ricerca scientifica si sviluppò anche nelle grandi aziende nel settore chimico. Le imprese,
come la Bayer in Germania, finanziavano la ricerca, considerandola funzione essenziale per
il progresso> collaborazione tra i laboratori industriali e quelli universitari.
12.4 Una nuova fonte di energia: il petrolio
Nel corso del XIX secolo, il petrolio divenne una nuova fonte di energia, affiancandosi al
carbone. L’estrazione del petrolio iniziò negli Stati Uniti nel 1859, e inizialmente veniva
utilizzato per l’illuminazione e la lubrificazione. La sua applicazione aumentò con il motore a
scoppio, estendendosi alla produzione di elettricità e al riscaldamento. Nel 1913, gli Stati
Uniti rappresentavano il 60% della produzione mondiale di petrolio.
La lavorazione del petrolio diede vita a nuove industrie, come quella petrolchimica. Tuttavia,
l’Europa era povera di petrolio, contrariamente agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica, che
avevano abbondanti riserve. Nel 1950, gli Stati Uniti detenevano ancora più del 50% della
produzione globale, ma paesi come Venezuela, Iran, Arabia Saudita e Kuwait iniziarono a
emergere come produttori. Per controllare il mercato, venne formato un accordo tra le
principali compagnie petrolifere: le “sette sorelle” nel 1928: comprendeva società americane,
inglesi e olandesi, che controllavano il petrolio a livello globale.
12.5 Nuove e vecchie industrie
Durante la seconda rivoluzione industriale, le industrie tradizionali come quella tessile
continuarono a crescere, ma persero importanza in Europa a causa della dipendenza dalle
materie prime importate da altri continenti e la concorrenza di paesi come gli Stati Uniti e il
Giappone. L’industria siderurgica, con l’introduzione dei convertitori Bessemer e
successivamente di tecniche più avanzate, riuscì a produrre acciaio a costi più bassi,
favorendo l’espansione della produzione mondiale di acciaio, che crebbe enormemente tra il
1865 e la Prima guerra mondiale.
Le nuove industrie che caratterizzarono questa fase includono la metallurgica, con l’uso di
metalli come alluminio, rame e nichel, fondamentali per lo sviluppo industriale. L’industria
automobilistica, che si sviluppò rapidamente con imprese come Ford negli Stati Uniti e Fiat
in Italia, divenne un settore fondamentale. Inoltre con la macchina per scrivere, la macchina
tipografica e la macchina fotografica nacquero nuove industrie e si modernizzarono quelle
esistenti, rendendo queste tecnologie accessibili a un pubblico più ampio.
12.6 Chimica ed elettricità
Le industrie chimiche produssero una vasta gamma di beni, dai coloranti artificiali agli
esplosivi, dai fertilizzanti alle materie plastiche. Tra le invenzioni più importanti ci furono la
dinamite (Alfred Nobel), la soda (Ernest Solvay), e le fibre tessili sintetiche (nylon). La
gomma, grazie al processo di vulcanizzazione (Charles Goodyear), divenne un materiale
fondamentale, con gli Stati Uniti come leader nel consumo.
L’industria elettrica, inizialmente lenta a svilupparsi, subì una svolta grazie alla macchina di
Zenobe Gramme (1869) che convertiva l’energia meccanica in elettricità. L’elettricità divenne
essenziale per l’illuminazione (con la lampada a incandescenza di Thomas Edison nel
1878), i trasporti (tram e metropolitane), e le comunicazioni (telegrafo, telefono, radio). La
produzione di elettricità aumentò drasticamente, e l’elettrificazione divenne una delle
innovazioni più importanti, influenzando anche la nascita dell’industria cinematografica con i
fratelli Lumière nel 1895.
12.7 Commercio e investimenti esteri
Nel XIX secolo, l'aumento della produzione e l’evoluzione dei trasporti stimolarono il
commercio, sia interno che internazionale. Il commercio interno si trasformò, con
l’apparizione del commesso viaggiatore, dei negozi fissi e dei grandi magazzini, come il “Bon
Marché” di Parigi (1852). Negli Stati Uniti, si svilupparono anche forme moderne di pubblicità
e vendita, come i saldi e la vendita per corrispondenza. Il commercio mondiale crebbe
significativamente; l’Europa che partecipava per la maggior parte agli scambi globali,
importando materie prime e esportando manufatti, come tessuti, abbigliamento e
macchinari.
Il commercio internazionale era accompagnato da ingenti investimenti esteri, principalmente
da parte di Gran Bretagna, Francia e Germania, che finanziavano progetti come ferrovie e
infrastrutture in paesi come Stati Uniti, Russia, America Latina, Canada, Australia e Nuova
Zelanda. Gli investimenti esteri provenivano dai risparmiatori europei che acquistavano
azioni e obbligazioni emesse da società o titoli pubblici. Nonostante la Gran Bretagna
avesse un saldo negativo nelle sue importazioni ed esportazioni, gli investimenti esteri
continuarono grazie ai soldi inviati dagli emigranti e ai profitti accumulati in passato.
13 La grande impresa
13.1 La formazione della grande impresa
La grande impresa o corporation aveva un capitale elevato e concentrava in fabbrica un
gran numero di lavoratori, inoltre costituiva un centro di accumulazione di conoscenze
scientifiche e tecniche, un luogo di concentrazione del potere economico e un sistema di
organizzazione. Essa si diffuse per far fronte ai periodi di depressione. Forma giuridica era o
società per azioni o società anonima.
La grande impresa si formò in seguito ad un processo di concentrazione:
- concentrazione orizzontale: riunisce sotto un’unica direzione strategica imprese che
lavorano nello stesso settore
- concentrazione verticale: imprese che partecipano al processo di fabbricazione di
uno stesso prodotto.
In questo periodo nascono le imprese multinazionali, cioè che operano in diversi paesi
mantenendo una direzione centrale nel paese d’origine: la prima sembra essere stata la
Singer, produttrice di macchine da cucito. Parallelamente, si diffusero accordi tra imprese:
- i cartelli, che fissavano prezzi, quote di produzione e mercati (diffusi in Germania);
- i trust, prevalenti negli Stati Uniti, dove una holding controllava varie aziende.
Nonostante le leggi anti-trust, queste concentrazioni continuarono ad avere grande potere
economico.
Le imprese inizialmente erano familiari, ma con la crescita delle dimensioni e la necessità di
maggiori risorse, si separò la proprietà dal management. I proprietari affidavano la gestione
a manager professionisti, formati in apposite scuole di commercio e business schools, come
quella fondata ad Harvard nel 1908.
Molte imprese familiari seguivano un ciclo: la prima generazione fondava l’azienda, la
seconda la espandeva, mentre la terza spesso perdeva interesse, portando al declino.
Questo fenomeno è noto come la “sindrome dei Buddenbrook”, ispirata al romanzo di
Thomas Mann (1901).
13.2 Taylorismo e fordismo
Nella grande impresa americana, il lavoro fu organizzato “scientificamente”, grazie agli studi
di Frederick Taylor, che introdusse il taylorismo (1911). Questo sistema suddivideva il lavoro
in operazioni semplici con tempi standard, incentivando gli operai con prezzi a cottimo
(prezzo x prodotto). Questo modello, insieme alla catena di montaggio, aumentava la
produttività ma