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Storia del restauro (Parte 2) Pag. 1
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Brandi dice che se con un prodotto dell’attività umana avviene questo riconoscimento è opera d’arte. Se è

riconosciuta come opera d’arte merita di essere conservata per quel suo carattere specifico di opera d’arte.

A questo punto, nel momento in cui il restauro è dell’opera d’arte, esce fuori il primo corollario.

Qualsiasi comportamento verso l’opera d’arte, ivi compreso l’intervento di restauro, dipende dall’avvenuto

riconoscimento o no dell’opera come opera d’arte.

Non è però solo il riconoscimento dell’opera d’arte, ma è un riconoscimento di quel valore e di quelle qualità che

portano ai modi in cui bisogna porsi per il restauro (non restauriamo solo perché riconosciamo quell’oggetto come

opera d’arte, ma anche perché in quell’oggetto riconiamo un valore e delle qualità).

Il Colosseo

È stato costruito nel lago della Domus Aurea di Nerone. Si fonda infatti su un enorme blocco di calcestruzzo.

Il Colosseo versava in un pessimo stato di conservazione all’inizio del XIX secolo. Aveva però una sua parziale parte

monumentale, la facciata, costituita da tre ordini di arcate romane inquadrate dall’ordine e un quarto ordine attico

(blocchi di travertino squadrati).

In gran parte era interrato (come possiamo vedere dall’immagine di Piranesi, il primo ordine lo era quasi del tutto) ed

era utilizzato per vari usi, quello più antico è quello di cava (essendo la facciata presente per metà ed essendo le

arcate delle strutture spingenti non trovavano un contrasto negli estremi; questa condizione precaria consentiva man

mano di togliere più facilmente le pietre. I terminali erano deboli e permettevano di portare via pezzi del Colosseo) ,

deposito di letame (che porta al consumo del travertino).

Già nel tardo medioevo la facciata del Colosseo era parziale, si conserva solo metà della facciata.

Nella pianta (imm. 2) è possibile vedere che la facciata del Colosseo non è completa, ma ne abbiamo soltanto metà.

Struttura del Colosseo:

• Fondazione in calcestruzzo

• Procedendo dall’esterno verso l’interno sono presenti tre facciate, collegate tra di loro da volte che

costituiscono dei corridoi anulari, tutti in blocchi di travertino.

• Infine, ci sono tanti muri come dei setti triangolari, tra cui ci sono delle volte a botte inclinate su cui si

disponevano i posti per sedersi, i gradini

• Tra le facciate c’erano poi i passaggi per andarsi a sistemarsi sui gradini (le varie arcate erano numerate)

È stato dimostrato dagli archeologi che in un periodo antico già era crollato ed erano state costruite le tombe, in più

c’era l’evidenza che si utilizzasse già in periodo antico come cava.

È possibile osservare le volte in opus cementicium, calcestruzzo romano, con le impronte delle tavole ignee che

servivano per il getto del calcestruzzo. Dove non ci sono queste impronte si vedono i blocchi di pietra messi in file ,

schiacciati nella volta.

I muri triangolari sono in opus testacium, mattoni esternamente e all’interno opus cementitium; su questa si attacca

l’ultima delle tre facciate in blocchi di travertino squadrati.

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Publisher
A.A. 2022-2023
5 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara01gio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Como Maria Teresa.