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Elementi che sono assenti nel mondo greco

L'indictio Belli, la dichiarazione di guerra. Perché per dichiarare guerra i romani avevano bisogno di un benestare religioso. Un nullaosta sacrale da ottenere mediante specifiche formule e procedure "ius fetiale", dei "fetiales" componenti di un gruppo sacerdotale con funzioni religiosa, normativa e giurisdizionale. L'operazione culturale era rappresentata dall'inditium bellico allo ius fetiale.

Il fenomeno bellico veniva racchiuso nella condizione giuridica che rassicurava i cittadini chiamati a fare la guerra. Li rassicurava nel senso che facendo la guerra essi non sarebbero incorsi nell'ira degli Dei. Cioè quella guerra in qualche modo doveva essere dichiarata giusta perché era fetiala dai sacerdoti, per liberare i milites dal sacrilegio del sangue sparso.

Quindi i soldati sono i contadini romani chiamati a combattere che devono essere rassicurati del fatto che ciò che

stanno facendo non va contro la volontà degli dei, anzistanno andandogli incontro. E lo facevano quindi lottando con determinazione e con orgoglio, tant'è che questa affezione all'esercito è uno degli elementi che caratterizza la forza dello stesso. Queste figure sacerdotali non ci sono nell'Antica Grecia, dove il carattere sacro e giusto della guerra non aveva bisogno di questa declaratoria giuridica, mentre nel mondo romano si. Questi riti fetiali vengono da Numa Pompilio diceva che fare la guerra non bastava, ma bisognava farla con delle regole, infatti si inizieranno a fare riferimenti al casus belli, quando è legittimo fare la guerra (es. recuperare qualcosa che il nemico aveva tolto). La guerra doveva essere indetta secondo determinate regole e lo spargimento di sangue non veniva considerato un atto impuro e sacrilego. Non si trattava solo di sottrarre il bellum dalla sfera malvagia, ma anche attrarla in quella lecita: la guerra èconforme alla volontà degli Dei. Il Ius e il Fas cioè qualcosa che appartiene alla volontà divina, il bellum non è qualcosa di negativo. Cominciano a venir fuori dei requisiti formali che caratterizzano il pensiero dei grandi pensatori romani, soprattutto Cicerone. Dal quale possiamo prendere le mosse per poi passare anche ai pensatori cristiani. Cicerone dice "sono ingiuste le guerre che non hanno una causa giusta ma al di fuori di questa agiscono nei confronti degli altri per sconfiggerli, ma senza avere una giusta causa". Per essere ium, il bellum, deve essere indetto ufficialmente, deve presentarsi come risposta ad un'aggressione, quindi legittima difesa, può essere dovuto a qualcosa che è stato sottratto o come una vendetta ad un'offesa subita. Cominciano a venire fuori da questo ius fetiale sacrale il diritto delle genti, e il modo di comportarsi nei confronti dei nemici. Da qui il diritto romano inizia a costruire la sua.

Visione del mondo, se ci fate caso infatti stanno iniziando a venire fuori degli elementi per una reazione di legittima difesa. Sono gli elementi che caratterizzano la guerra nel mondo romano che vanno a legarsi con il diritto fetiale, cioè con questo ruolo che viene acquisito nel corso dei secoli da questi sacerdoti che danno la garanzia che la guerra sia giusta. Con Cicerone ci stiamo avvicinando all'era cristiana e con questa, il problema della guerra, genera una serie di problematiche che emergeranno con forza alla fine del 3° e all'inizio del 4° secolo dC, quando ci si pone il problema della partecipazione dei cristiani all'esercito romano. Anche se, nella prassi almeno in un primo momento solo un esiguo numero di cristiani ne prese parte, anche perché gli eserciti imperiali erano fatti di soldati proveniente dall'Africa. Ora il problema era sorto in realtà prima perché alcuni pensatori cristiani si erano apertamente schierati

Control' esercizio della guerra da parte dei cristiani, avevano ritenuto incompatibile l'uso delle armi con l'adesione alla religione cristiana. Il primo esempio è Tertulliano l'episodio del monte degli ulivi, Vangelo di Matteo, quando vanno a catturare Cristo Pietro tira fuori una spada e colpisce uno dei... e cristo dice chi di spada ferisce di spada perisce. Da li si dice disarmando Pietro il signore ha disarmato tutti. Su questo passo ci saranno interpretazioni diverse perché la lettura delle sacre scritture ha generato tutta una serie di riflessioni. Altro padre della Chiesa: Lattanzio si esprime, nelle divine istituzioni, contro la guerra. Poco importante se si uccida qualcuno con la spada o con la parola perché ciò che è proibito è uccidere, uccidere è sempre un crimine. Ma le cose stanno cambiando. Nel 313 c'è stato l'Editto di Costantino che ha reso la religione cristiana lecita e si fa palese.

La necessità di difendere il mondo in cui il cristianesimo si è diffuso. Si genera una quasi fusione tra l'Impero e la Chiesa, tra la Chiesa e l'esercito, tra l'Imperatore e l'Onnipotente. Un esempio, la battaglia di Ponte Milvio nel 212 tra Costantino e Massenzio, una storia celebrata anche attraverso affreschi e dipinti, qui il cristiano fa la guerra. La monarchia imperiale diventa una sorta di monarchia divina. Cambia il mondo, le guerre condotte dall'imperatore assumono l'importanza divina, ma questa volta non si chiede il permesso agli dei ma a Dio. Bisogna cominciare a cambiare un po' la prospettiva. Se prima, l'uso della forza non era legittimo, ora si dice che quelli che disertano devono essere scomunicati, perché si sono allontanati dalla comunione avendo abbandonato le armi in tempo di pace o in tempo di guerra. Il cambiamento strutturale avverrà nel 4° secolo con Ambrogio da Milano che è la perfetta.

incarnazione della dicotomia tra laicità dell'impero e sacralità della Chiesa. Era un personaggio importante perché aveva una carriera alle spalle da prefetto, ed era di famiglia patrizia romana. Nella sua predicazione si inizia a vedere qualche elemento di novità: chi si espone ai pericoli per proteggere gli altri, chi si impegna per la patria minacciata e considera giusto affrontare in guerra i barbari che assalgono l'Impero, tutto questo è legittimo. Non c'è più il problema se sia legittimo o meno versare sangue, è convinto di un'altra cosa e cioè che dopo aver fatto la guerra però bisogna fare delle penitenze, ma comunque si deve difendere la Patria e quindi l'Impero. L'Impero Romano in qualche modo rappresenta il regno di dio in Terra, il protettore del vangelo, e quindi non ci può essere giustizia che quella di difendere l'impero stesso dalle popolazione dei barbari invasori.

e vendicarne gli oltraggi ricevuti.
A lui si deve la prima grande distinzione tra IUS IN BELLO e IUS AD BELLUM. La guerra deve essere condotta nella giustizia e nella buona fede, lealmente senza abbandonarsi a saccheggi e distruzioni, cioè anche nel fare la guerra bisogna avere delle regole di "buona condotta", bisogna rispettare il giorno, non bisogna saccheggiare o comunque rispettare il bottino ricavato che deve essere diviso fra tutti in modo equo. Si cominciano a dettare da parte di un personaggio delle regole che in qualche misura caratterizzano la storia successiva. Pensate che non fece rientrare l'imperatore Teodosio in cattedrale perché in Tessalonica aveva fatto una strage e lui gli disse "prima ti devi pentire poi entri". La guerra è legittima per carità, ma comunque hai compiuto una strage di persone quindi devi pentirti di quello che hai fatto. Sono i due poli, il foro della coscienza e il foro esterno che ancora non si sono separati, chesi separeranno solo all'inizio dell'età moderna. Ultimo personaggio Sant'Agostino. Agostino è una figura cruciale nell'evoluzione storica del concetto di guerra perché poi caratterizzerà non solo la sua epoca, ma soprattutto quelle successive. Gli storici e i teorici sui suoi pensieri sono divisi ma su alcune cose sono tutti d'accordo cioè su quelli che sono i principi fondamentali che possono essere estrapolati dalla sua visione complessiva della guerra. cioè 3 principi cardini: 1. La guerra dev'essere indetta da una legittima autorità. 2. Deve avere una iusta causa per rivendicare un in iura (qualcosa di contrario al diritto). 3. La retta intenzione. Qualche elemento ciceroniano si trova anche qui. Agostino era un personaggio di alto profilo culturale e scientifico, diventerà santo nella seconda parte della sua vita. È chiaro che anche per lui la guerra è un male, ma in alcuni casi è

La guerra è una realtà complessa e controversa, spesso giustificata in nome di ideali e obiettivi che sembrano contrastare con i principi di pace e amore predicati nel Vangelo. Agostino, uno dei più importanti teologi cristiani, ha cercato di trovare una giustificazione alla guerra, pur tenendo conto degli insegnamenti evangelici.

Agostino ha affrontato la questione del Vangelo analizzando attentamente l'Antico Testamento, alla ricerca di passi che potessero avvalorare la sua tesi. Nei primi sette libri del Vecchio Testamento, si inizia a parlare del concetto di "bellum iustum", ovvero una guerra giusta.

Tuttavia, il pensiero di Agostino non è rimasto immutato nel corso della sua vita e possiamo individuare due fasi nella sua costruzione del pensiero.

Nella prima fase, Agostino sostiene che la guerra sia necessaria per combattere una battaglia spirituale, piuttosto che materiale. L'obiettivo finale è la restaurazione dell'ordine divino sulla terra, anche se questo obiettivo risulta irraggiungibile a causa della corruzione umana causata dal peccato. La guerra diventa quindi inevitabile a causa della corruzione umana.

è l'ingiustizia del nemico che obbliga il saggio ad accettare le guerre giuste. È il nemico che si comporta in maniera ingiusta che ci costringe a reagire. L'uomo deve dolersi di questa ingiustizia perché appartiene agli uomini, ma è Dio decide gli svolgimenti e i termini delle guerre. Non si può abbandonare del tutto la vecchia legge mosaica non che qualcuno non possa diventare buono a suo malgrado, ma il timore e la sofferenza indesiderata lo induce abbandonare ciò che conosceva e a conoscere una verità che ignorava. Cosa sta dicendo quindi “La chiesa deve trattare i suoi fedeli come il padre tratta i figli di famiglia”; ma tornando alla guerra come si mette in certe occasioni? Qui fa un esempio storico che è abbastanza discutibile sono i ragionamenti che vedremo poi ripresi da Vittoria, e da Sepulveda. C'è un passo in cui egli cerca di interpretare la presa di una città da parte del popolo di

re il popolo di Israele nella conquista della terra promessa. Questo evento è descritto nel libro di Giosuè nella Bibbia.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
24 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/13 Diritto internazionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cami.zeta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del Diritto Internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Minnucci Giovanni.