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I CARATTERI MOBILI DI JOHANNES GUTEMBERG

Johannes Gutenberg (1400, Magonza – 1468, Magonza)

Verso la metà del '400, i caratteri mobili diventarono un'alternativa più economica rispetto alla stampa con blocchi di legno, ossia alla xilografia. Inoltre, si può dire che i Cinesi ricorsero di rado a questo sistema, probabilmente perché il grande numero di ideogrammi lo rendeva relativamente poco vantaggioso. Invece fu importantissimo in Europa, dove venne introdotto dal tedesco Johannes Gutenberg a metà del XV secolo. Il meccanismo di stampa introdotto da Gutenberg si fondava su caratteri mobili realizzati in metallo, che venivano disposti a mano su una sorta di vassoio in modo da formare la pagina che si voleva ottenere. Una volta compiute tutte le copie necessarie di quella pagina, il vassoio veniva liberato e si componeva la pagina successiva. L'umanista francese Guillaume Fichet, professore alla Sorbona, esprimeva la propria meraviglia di fronte

Al potere di conservazione del sapere che la stampa portava con sé: "Sono stati divinizzati Bacco e Cerere per aver insegnato all'umanità l'uso del vino e del pane, ma l'invenzione di Gutenberg è ancora più grande e divina, perché egli ha inciso dei caratteri con i quali tutto ciò che si pensa e si dice può essere impresso e conservato nella memoria dei posteri".

Molti degli umanisti dell'epoca contemporanea all'invenzione di Gutenberg erano consapevoli dei vantaggi che questa scoperta avrebbe portato, ossia il consolidamento e la sollecitazione di una evoluzione culturale ed una mutazione nella produzione del libro, che naturalmente si era avviata anteriormente alla stampa prima nei monasteri e poi nelle botteghe di copiatura che si diffusero nei grandi centri di cultura europei tra il XIII e il XIV secolo. Queste botteghe di copiatura erano gestite da cartolai laici o "stationarii".

(stazionari) e rifornivano le facoltà universitarie e gli ordini religiosi. Lo studente universitario solitamente affidava la trascrizione dei testi a uno o più copisti che prendevano in affitto le "peciae" (fascicoli separati in cui erano organizzati i testi) necessarie; questa organizzazione consentiva una fabbricazione molto più rapida rispetto a quella degli antichi "scriptoria", luoghi nei quali si effettuava l'attività di copiatura da parte degli amanuensi. Gli stazionari non erano gli unici a produrre libri per la distribuzione e vendita: quest'attività era anche amministrata da associazioni corporative di cui facevano parte scribi e calligrafi a pagamento insieme ad artigiani legati al mestiere del libro come miniaturisti, rubricatori e legatori. Però la qualità dei libri che venivano trascritti non era sempre alta soprattutto a causa dei continui passaggi da una mano all'altra e all'esigua.preparazione tecnica e culturale degli scribi. Talvolta i significati dei testi venivano ampiamente alterati per la trascuratezza di alcuni scribi. In merito a questo argomento Francesco Petrarca, amareggiato, affermò: "Non riusciresti a riconoscere gli stessi scritti che hai composto". Per un processo di stampa affidabile Gutenberg si preoccupò di perfezionare anche molti altri aspetti, primo fra tutti il supporto di stampa. Fino a quel momento venivano adoperati, la carta pecora o la pergamena, ottenute dalla pelle di pecora o di agnello opportunamente trattata. Erano un supporto molto resistente e durevole nel tempo, ma troppo costoso per produrre libri in gran numero. A tale proposito si prestava meglio la carta, quindi l'invenzione di Gutenberg richiese anche un notevole miglioramento delle tecniche di produzione di questo materiale per avere fogli abbastanza resistenti da rendere possibile la preservazione dei libri per molti secoli. Per di più,

Visto che la carta necessitava di specifici inchiostri, Gutenberg inventò un inchiostro a base di olio che garantiva una maggiore durata dei caratteri stampati, ed efficienti sistemi di pressatura dei caratteri sul foglio: a tal fine l'inventore tedesco modificò e rese adeguati al loro scopo i modelli di torchio che venivano usati per la spremitura dell'uva o delle olive.

L'introduzione della fabbricazione della carta in Europa fu per mano degli Arabi durante l'invasione in Sicilia e in Spagna nel XI secolo. Tuttavia, questo nuovo materiale non fu fin da subito accolto con entusiasmo: si pensava fosse di scarsa qualità e molto più fragile rispetto alla pergamena, tanto che in un editto del 1221 Federico II ne proibì l'utilizzo per gli atti pubblici e per la produzione di manoscritti di lusso. Ma col tempo la carta guadagnò terreno e nel corso del 1400 le cartiere si diffusero nella maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale.

Tra i copisti più noti era Colard Mansion che nella seconda metà del '400 avrebbe aperto anche una stamperia. L'invenzione della stampa non fu soltanto preceduta da un aumento e da una diversificazione della produzione del libro, ma anche da cambiamenti della modalità di lettura. Nel corso del Medioevo si era consolidata la lettura visiva e silenziosa, resa possibile dalla divisione delle parole introdotta da parte degli scribi irlandesi e anglosassoni, questo diminuì l'esigenza di oralizzazione durante la lettura. Dal XIII secolo in poi i lettori aumentarono esponenzialmente, accanto al pubblico urbano che frequentava le università, comincia ad apparire in Europa "un pubblico di alfabeti capaci sia di leggere sia di scrivere, soprattutto in volgare" (Petrucci 1983°). Le biblioteche private rivelano tra fine 300' e fine 400' un aumento dei volumi presenti e anche una conseguente crescita della domanda di libri.anche tra i ceti mercantili e tra le professioni liberali. L'avvenimento a cui viene effettivamente attribuita l'invenzione della stampa come la conosciamo adesso, ha come cornice la città tedesca di Mainz: qui Johannes Gutenberg sviluppò la prima macchina da stampa a caratteri mobili. La "miracolosa invenzione" di Gutenberg rappresentò veramente per tutti gli storici una rivoluzione nella cultura scritta dell'Europa del XV e XVI secolo? A questa domanda si può dare risposta dividendo gli umanisti in due gruppi: chi prese in considerazione le trasformazioni nel lungo periodo ha visto in questa scoperta una vera e propria innovazione e anche una sorta di distaccamento dai metodi di circolazione della conoscenza antecedenti. Al contrario, gli studiosi del libro manoscritto e degli incunaboli, ossia dei primi libri a stampa (prodotti nel corso del XV secolo), hanno invece insistito sul carattere continuativo tra il mondo degli scribi equello dei stampatori in quanto in entrambi i metodi i testi che venivano riprodotti facevano parte dello stesso repertorio ed inoltre l'impaginazione, il materiale e il formato rimanevano quelli. Però d'altra parte l'uso della stampa a caratteri mobili prese parte anche alla formazione di un nuovo ambiente sociale in cui le figure professionali avevano una preparazione che non aveva nulla a che fare con quella degli scribi. Di fatto gli uomini che tra il 1430 e il 1450 contribuirono alla realizzazione della stampa in occidente, facevano parte del mondo degli artigiani. Svariate studiosi sostengono che Gutenberg, era stato orafo, anche se su questo aspetto, come su quasi tutto ciò che lo riguarda, vi sono molti dubbi. Un numero ingente di stampatori della prima generazione proveniva dal mondo della lavorazione dell'oro e dei metalli. Tutto ciò che concerne l'invenzione della stampa è stato messo in discussione, persino la

paternità dell'invenzione stessa. La stampa a caratteri mobili in una xilografia del 1568. Infatti, fin dai primi anni della circolazione della stampa molti cercarono di mettere in ombra e dimettere in discussione la paternità di Gutenberg e addirittura numerosi tipografi tedeschi tentarono di essere considerati come i veri inventori di questa incredibile scoperta. Tutte queste rivendicazioni ci fanno capire che Gutenberg non era il solo ma che anche in altre parti d'Europa le ricerche nel campo della tipografia erano state avviate. La stampa a caratteri mobili sembra soprattutto debitrice nei confronti dei progressi dell'ingegneria meccanica tedesca. A Strasburgo, dove probabilmente aveva seguito il padre, esiliato a causa di contrasti politici, Gutenberg mise a punto tecniche diverse di lavorazione del metallo, su cui però poco sappiamo, dato lo scarso numero di documenti rimasti. Invece, sappiamo con certezza che nel 1448 egli fondò una

società con Johann Fust, un banchiere che gli assicurò un cospicuo finanziamento, e con Peter Schöffer, genero dello stesso Fust e valente copista che si era avvicinato al mondo della stampa. L'accordo tra i tre era quello di impegnarsi nella cosiddetta "opera dei libri". Dalla loro collaborazione, uscì verso la fine del 1454 la Bibbia a 42 linee, in latino, detta anche "Mazzarina". Questo lo si può attestare anche grazie ad una lettera del 1455 di Enea Silvio Piccolomini, umanista e diplomatico al servizio del Papa, che ad un Cardinale spagnolo racconta: "Non ho visto Bibbie complete, ma un certo numero di fascicoli di cinque fogli di svariati libri [della Bibbia], di scrittura molto chiara e corretta, senza errori da nessuna parte, che Sua Signoria avrebbe letto senza fatica e senza occhiali [...]. Mi sforzerò, se possibile, di ottenere una di queste Bibbie in vendita e di acquistarla". Un esemplare della

Bibbia 42 linee di Gutenberg (Biblioteca del Congresso, USA)

Con l'affermarsi della stampa, sorsero le prime officine specializzate nella fabbricazione dei caratteri. Dato che il costo di essi era decisamente elevato i tipografi spesso acquistavano le matrici da altri colleghi. Le prime grandi officine in grado di rifornire gli stampatori europei più noti si affermarono nel corso del 1500. Di particolare prestigio erano le aziende gestite da Claude Garamond, Robert Granjon e Guillaume Le Bé. Grazie alla stampa vennero introdotti nuovi mestieri, un nuovo ambiente di lavoro e nuove tecniche che rimarranno tali fino ai primi anni del 1800. Malgrado ciò le distinzioni tra i mestieri del libro furono sin dall'inizio molto presenti e in qualche modo gerarchizzate. Il lavoro nelle officine era quello più duro in quanto si produceva a ritmi disumani; questo venne confermato da una xilografia francese di fine 400' intitolata "Danse des morts des imprimeurs".

rni alla settimana, si trovavano immersi in un ambiente rumoroso e polveroso, dove il calore e la fatica erano costanti compagni di lavoro. Le loro mani abili e veloci si muovevano con precisione, creando opere d'arte con maestria e dedizione. Le macchine a vapore, con i loro motori potenti e rumorosi, erano il cuore pulsante della fabbrica. Il loro ruggito costante riempiva l'aria, mescolandosi con il rumore delle macchine da taglio e delle presse. Il suono delle ruote dentate che si ingranavano e dei pistoni che si muovevano avanti e indietro creava una sinfonia industriale unica. I compositori, con i loro grembiuli sporchi di inchiostro e le mani macchiate di colore, erano i veri artisti di questa sinfonia. Con pennelli e spatole, creavano opere d'arte su carta e tela, dando vita a immagini che raccontavano storie di vita e di lavoro. I loro movimenti erano veloci e precisi, come quelli di un danzatore sul palcoscenico. I torcolieri, invece, erano gli artigiani che si occupavano della stampa. Con abilità e forza, facevano scorrere i fogli di carta sotto i pesanti rulli di pressione, trasferendo l'immagine incisa sui compositori sulla superficie bianca. Il loro lavoro richiedeva una grande resistenza fisica, poiché dovevano spingere e tirare con forza per ottenere una stampa perfetta. Questa danza frenetica di movimenti e suoni era la vita quotidiana degli operai della fabbrica. Ogni giorno, immersi in questo ambiente caotico ma affascinante, creavano opere d'arte che sarebbero state ammirate da molti. Il loro lavoro era duro e logorante, ma era anche una fonte di orgoglio e soddisfazione.
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Publisher
A.A. 2021-2022
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sofiafazi2 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Martelli Fabio.