Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L’abuso deve avere come effetto il costringimento della vittima a dare o promettere: il reato si
consuma infatti nel momento della dazione o della promessa. Il dolo sussiste quando si ha la
consapevolezza dell’indebita natura della dazione o della promessa: se l’agente è in buona
fede il dolo è escluso.
La norma intende tutelare sia la p.a. che la persona che subisce il danno particolare
(soggetti passivi) contro l’abuso del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, che
in questo modo si procura un vantaggio che non gli spetta.
Pena: reclusione da quattro a dodici anni.
Aggravanti od attenuanti: -
Reato: Corruzione per atto di ufficio (corruzione impropria)
Riferimenti normativi: art. 318 c.p.
Fattispecie: La corruzione consiste in un accordo tra pubblico funzionario ed un privato
con il quale il primo accetta dal secondo un compenso che non gli è dovuto per effettuare
un atto relativo (c.d. corruzione impropria) o contrario (c.d. corruzione propria) alle sue
funzioni.
Il reato è consumato quando il pubblico ufficiale accetta il compenso o anche solo la
promessa. Il dolo del funzionario è costituito dalla coscienza e volontà di ricevere una
retribuzione non dovuta con la consapevolezza che essa è stata data per il compimento di un
atto d’ufficio non dovuto; il dolo del privato corruttore consiste nella coscienza e volontà di
dare un compenso al pubblico ufficiale per ottenere l’esecuzione di un atto non dovuto.
A differenza della concussione, dove il pubblico funzionario opera in condizione di
metus),
superiorità rispetto al privato che è in una condizione di soggezione o timore (c.d.
nella corruzione le parti sono in condizioni di parità. Quandanche non lo fossero del
tutto, si configura la corruzione e non la concussione, in quanto è il privato ad avere
l’intenzione di conseguire un vantaggio a danno della p.a. e non il pubblico funzionario.
Pena: reclusione dai sei mesi ai tre anni. È un reato pluri-soggettivo per cui soggiace alla
stessa pena anche il privato corruttore.
Aggravanti od attenuanti: in caso di corruzione susseguente, ovvero qualora il pubblico
ufficiale riceve una retribuzione per un atto d’ufficio da lui già compiuto, la pena è della
reclusione fino ad un anno ed il privato corruttore non è punito.
Reato: Corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (corruzione propria)
Riferimenti normativi: artt. 319 e 319 bis c.p.
Fattispecie: La corruzione consiste in un accordo tra pubblico funzionario ed un privato
con il quale il primo accetta dal secondo un compenso che non gli è dovuto per effettuare
un atto relativo (c.d. corruzione impropria) o contrario (c.d. corruzione propria) alle sue
funzioni. La corruzione propria è considerata più grave perché si turba la p.a. ed il regolare
svolgimento della sua attività.
La fattispecie si integra quando il compenso sia dato o promesso per omettere o ritardare un
atto o per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio. Il reato è consumato quando il
pubblico ufficiale accetta il compenso o anche solo la promessa.
Pena: reclusione dai due ai cinque anni.
Aggravanti od attenuanti: L’art. 319 bis c.p. prescrive che quando l’atto di cui all’art. 319
c.p. ha per oggetto il conferimento di pubblici impieghi, stipendi o pensioni o la
stipulazione di contratti nei quali sia interessata l’amministrazione alla quale il pubblico
ufficiale appartiene la pena è aumentata (aggravante speciale).
Reato: Corruzione in atti giudiziari
Riferimenti normativi: art. 319 ter c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando i fatti previsti negli artt. 318 e 319 c.p. sono commessi
per favorire o sfavorire una parte in un processo, civile, penale o amministrativo che
sia.
Pena: reclusione dai tre agli otto anni.
Aggravanti od attenuanti: se dal fatto deriva l’ingiusta condanna di qualcuno alla
reclusione fino ai cinque anni, il colpevole è punito con la reclusione dai quattro ai dodici
anni; se dal fatto deriva l’ingiusta condanna di qualcuno alla reclusione superiore ai cinque
anni o all’ergastolo, il colpevole è punito con la reclusione dai sei ai venti anni.
Reato: Induzione indebita a dare o promettere utilità
Riferimenti normativi: art. 319 quater c.p.
Fattispecie: La norma è stata introdotta dall’art. 1 co. 75 l. 190/2012, il quale ha scisso il
reato di concussione rimuovendo l’induzione indebita dalla fattispecie dell’art. 317 c.p. (a
seguito della riforma si ha concussione solo in caso di costringimento). Il reato sussiste
quando il pubblico funzionario o l’incaricato di un pubblico servizio, abusando della sua
qualità o dei suoi poteri, induce altri a dare o promettere indebitamente a lui od a terzi
denaro od altra utilità.
Pena: reclusione dai tre agli otto anni; reclusione fino a tre anni per il privato
corruttore. Reato: Istigazione alla corruzione
Riferimenti normativi: art. 322 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando qualcuno offre denaro od altro ad un pubblico
ufficiale per indurlo a compiere un atto del suo ufficio, ma questi non accetta l’offerta o la
promessa, oppure quando è il pubblico funzionario a sollecitare la promessa o la
dazione di denaro. Sia la corruzione propria che impropria integrano questa fattispecie.
Pena: reclusione dai sei mesi ai tre anni ridotta di un terzo per il tentativo di corruzione
impropria; reclusione dai due ai cinque anni ridotta di un terzo per il tentativo di
corruzione propria. Abuso d’ufficio
Reato: Abuso d’ufficio
Riferimenti normativi: art. 323 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando un pubblico ufficiale od un incaricato di pubblico
servizio nello svolgimento delle loro funzioni, in violazione di leggi o regolamenti oppure
omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto
o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto
vantaggio patrimoniale oppure arreca ad altri un danno ingiusto.
Il reato si consuma con la realizzazione dell’evento dell’ingiusto vantaggio patrimoniale o del
danno ingiusto, anche per effetto di un comportamento omissivo. Il dolo consiste, oltre che
nella volontà, nella consapevolezza dell’esercizio di una pubblica funzione e della violazione di
norme di legge o regolamenti anche tramite l’obbligo di astensione in presenza di interessi
propri o di un prossimo congiunto, procurando a se o ad altri un ingiusto vantaggio o
arrecando un danno ingiusto ad altri.
ratio
La della norma è quella di assicurare il buon andamento e l’imparzialità
dell’amministrazione (art. 97 Cost.). Questa norma si applica anche quando il fatto sia
disciplinato già da un’altra disposizione, a patto che non si tratti di un reato più grave: ad es.,
non si applica l’art. 609 c.p. “perquisizione e ispezione arbitraria da parte di pubblico ufficiale”
(reclusione fino ad un anno) e si applica solo l’art. 323 c.p., mentre si applicano
congiuntamente l’art. 323 c.p. e 605 c.p. “sequestro di persona” (reclusione fino ad otto anni).
Pena: reclusione dai sei mesi ai tre anni.
Aggravanti od attenuanti: La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno
hanno un carattere di rilevante gravità.
Reato: Utilizzazione d’invenzioni o scoperte conosciute per ragioni d’ufficio
Riferimenti normativi: art. 325 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico
servizio impiega a proprio o altrui profitto invenzioni, scoperte scientifiche o
applicazioni industriali che egli conosca per ragione del proprio ufficio e che debbano
rimanere segrete.
Pena: reclusione da uno a cinque anni e multa non inferiore ad € 516.
Reato: Rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio
Riferimenti normativi: art. 326 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando il pubblico ufficiale o la persona incaricata di un
pubblico servizio, nell’esercizio delle proprie funzioni ed abusando della propria qualità,
rivela o agevola la conoscenza di notizie d’ufficio segrete.
La notizia deve essere d’ufficio, e cioè riguardare un atto della p.a., su cui è posto il segreto
da una disposizione di legge o da un atto di un’autorità, che proibisce la divulgazione ad
estranei. Il reato si consuma con la realizzazione del fatto, e non è necessario che da ciò la
p.a. abbia effettivamente avuto un danno.
Pena: Reclusione fino ad un anno in caso di responsabilità per colpa. Reclusione fino a due
anni se il fatto è commesso con dolo (specifico) al fine di procurare a sé od ad altri un
ingiusto profitto non patrimoniale o di cagionare ad altri un danno ingiusto. Reclusione dai
due ai cinque anni se il fatto è commesso con dolo (specifico) al fine di procurare a sé od ad
altri un ingiusto profitto patrimoniale.
Reato: Violazione di doveri inerenti alla custodia di cose sequestrate
Riferimenti normativi: art. 334 c.p. ed art. 335 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste in caso di sottrazione, dispersione o danneggiamento di
cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità
amministrativa ed affidata alla sua custodia, al solo scopo di favorirne il proprietario.
È richiesto il dolo generico (art. 334 c.p.) o la responsabilità per colpa (art. 335 c.p.).
Pena: reclusione dai sei mesi ai tre anni e multa da € 51 ad € 516 per dolo. Reclusione
fino a sei mesi e multa fino ad € 309 per colpa.
Aggravanti od attenuanti: si applica la reclusione da tre mesi a due anni e la multa da
€ 30 a € 309 se il fatto è commesso dal proprietario della cosa affidata alla custodia del
proprietario stesso. Si applica la reclusione da un mese ad un anno ed una multa fino ad
€ 309 se il fatto è commesso dal proprietario della cosa, non affidata alla sua custodia.
Omissioni dolose di doveri funzionali
Reato: Omissioni o rifiuto di atti d’ufficio
Riferimenti normativi: art. 328 c.p.
Fattispecie: Il reato sussiste quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico
servizio rifiuta indebitamente un atto del suo ufficio, quando questo deve essere
compiuto senza ritardo per ragioni di giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico, igiene o
sanità.
Fuori da questi casi, il reato sussiste anche quando il pubblico funzionario fa decorrere
trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse senza rispondere per iscritto per
esporre le ragioni del ritardo. In questo secondo caso si presuppone quindi una richiesta
chiara ed univoca di un interessato, a seguito della quale il pubblico funzionario ha 30 giorni
per adempiere l’atto oppure non adempierlo e rispondere p