IMMIGRAZIONE: UNA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA
Le persone si spostano per tanti motivi diversi. Non importa quale sia la ragione o quanto lontano si spostino,
da una città all’altra o da un paese a un altro, il fatto è che muoversi da un posto all’altro è una caratteristica
importante del nostro mondo. Già fin dai primi tempi dell’umanità, molte persone hanno vissuto lontano dal
luogo dove sono nate.
Capire l’immigrazione dal punto di vista sociologico
La migrazione è il processo con cui le persone si spostano da un luogo a un altro. Dire che è un processo
significa capire che non è un evento singolo, ma qualcosa che dura nel tempo: dall’idea di partire, alla
pianificazione, al viaggio vero e proprio, fino agli effetti che ha sulla vita di chi si sposta e sui luoghi da cui
parte e dove arriva.
Spesso si fa una distinzione tra emigrazione e immigrazione. Per capire bene la migrazione, bisogna guardare
tutte le fasi, considerando anche le caratteristiche delle persone che si spostano e le condizioni dei paesi di
partenza e di arrivo. Un altro aspetto importante per i sociologi è il contesto sociale, cioè la situazione
economica e politica che chi vuole migrare deve affrontare. Anche se la decisione di partire dipende molto da
motivazioni personali e dal carattere di ognuno, è vero che leggi, politiche e norme sociali dei vari paesi
influenzano molto chi può e chi non può spostarsi.
Un punto chiave è capire perché alcune persone che vorrebbero migliorare la loro vita si muovono e altre no,
come fa lo spostarsi a migliorare davvero la vita di qualcuno, perché persone di certi luoghi hanno più
probabilità di migrare e perché chi viene da certi paesi tende a spostarsi in specifici altri paesi.
I sociologi guardano sia i paesi di partenza (dove le persone emigrano) sia quelli di destinazione (dove le
persone arrivano). Alcuni paesi, come gli Stati Uniti, sono principalmente paesi di destinazione, altri, come il
Messico, sono soprattutto paesi di partenza. Ci sono anche paesi che hanno sia persone che emigrano sia
persone che immigrano, come la Russia o la Germania. Le migrazioni riguardano tutto il mondo, anche se
negli ultimi anni sono aumentate le migrazioni dal Sud del mondo verso i paesi ricchi del Nord, molte persone
si spostano anche all’interno delle stesse aree geografiche del Sud. Le migrazioni seguono modelli precisi, non
sono casuali: coinvolgono certi popoli e certi posti più di altri.
Le migrazioni e la globalizzazione
Le migrazioni contemporanee fanno parte del fenomeno della globalizzazione. Questo significa che
coinvolgono molti Stati allo stesso tempo. Negli ultimi anni il numero dei migranti è aumentato. Le persone si
spostano per motivi diversi, come ad esempio per cercare lavoro o per chiedere asilo. Inoltre, oggi migrano
sempre più anche le donne: questo fenomeno è chiamato femminilizzazione delle migrazioni.
Tra i concetti fondamentali legati alle migrazioni troviamo quello di “flusso migratorio”, che indica il numero di
persone che attraversano un confine per andare a vivere in un altro Paese durante un certo periodo. C’è anche
il “saldo migratorio”, che misura la differenza tra quante persone arrivano in un territorio (immigrati) e quante
ne partono (emigrati).
Le diverse tipologie di migranti
Esistono diversi tipi di migranti. Alcuni si spostano per motivi economici, e sono la maggioranza. Altri sono
sfollati interni, cioè si spostano all’interno del proprio Paese. Ci sono poi i migranti forzati a livello
internazionale, tra cui troviamo i rifugiati e i richiedenti asilo.
Una panoramica storica delle migrazioni
Storicamente, le migrazioni sono iniziate con il colonialismo a partire dal 1500. Un’altra fase importante è stata
quella della grande emigrazione di massa, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento. Nel
1986 si è tenuta la prima conferenza internazionale sulle migrazioni e nel 1990 è stata approvata la
Convenzione dell’ONU per la protezione dei diritti dei migranti e delle loro famiglie. Tra il 1990 e il 2010, molti
Paesi hanno modificato le proprie leggi in materia, rafforzando il controllo dei confini.
Il progetto migratorio individuale
Ogni persona che migra ha un proprio progetto migratorio. Le cause possono essere economiche, politiche o
sociali. A volte la scelta è volontaria, altre volte è forzata. Spesso si tratta di una combinazione di motivi. Il
viaggio, inoltre, comporta anche un cambiamento dell’identità e l’inizio di una nuova vita.
Secondo l’ONU, un immigrato è una persona che si è spostata in un Paese diverso da quello in cui viveva, ha
attraversato un confine e vive nel nuovo Paese da almeno un anno. Tuttavia, spesso nella società l’immigrato
viene visto solo come uno straniero povero, mentre per i cittadini dei Paesi più ricchi si preferisce parlare di
“mobilità”, che ha una connotazione più neutra o positiva.
Migrazione e disuguaglianza
Le migrazioni sono legate alle disuguaglianze nelle opportunità. È vero che chi migra spesso viene da contesti
difficili, ma non necessariamente dai Paesi più poveri del mondo. Inoltre, chi riesce a partire non è il più povero
del proprio Paese, perché servono risorse economiche per affrontare un viaggio migratorio. Le persone che
arrivano da più lontano tendono ad essere più selezionate. In molti casi, l’emigrazione è una scelta estrema
fatta per cercare di mantenere uno stile di vita da classe media.
Vediamo molti migranti poveri perché la povertà è più evidente rispetto all’integrazione. Inoltre, i migranti non
possono contare su aiuti familiari, come pensioni dei genitori o dei nonni. Molti di loro non riescono a
risparmiare, perché una parte importante dei loro guadagni viene inviata ai familiari rimasti nel Paese d’origine,
sotto forma di rimesse.
Migrazioni forzate e crisi dei rifugiati in Europa
Oggi le migrazioni sono molto grandi e complesse. Non sempre le persone si muovono solo per migliorare la
loro vita: a volte sono costrette, senza scelta, a lasciare il proprio paese a causa di guerre, persecuzioni
politiche o religiose, o emergenze ambientali. I migranti sono un gruppo molto diverso, e ogni volta parlare di
tutti con un unico discorso rischia di dare un’idea sbagliata o incompleta del fenomeno.
I sociologi distinguono tra :
• migrazioni volontarie, cioè quando le persone scelgono liberamente di spostarsi per migliorare la loro vita
• migrazioni forzate, cioè quando le persone sono costrette a spostarsi per motivi indipendenti dalla loro
volontà. Le migrazioni forzate possono essere interne, quando le persone devono lasciare una zona ristretta
per esempio a causa di inquinamento o lavori infrastrutturali, oppure internazionali, quando fuggono dal
proprio paese verso un altro, in cerca di sicurezza o protezione. Tra i migranti forzati ci sono uomini, donne e
bambini che scappano da conflitti, persecuzioni, fame o disastri ambientali. Ci sono anche persone che
vengono portate via con la forza o l’inganno, come nel traffico di esseri umani, dove le vittime vengono
sfruttate per lavoro o per il sesso.
Negli ultimi anni il numero di persone costrette a fuggire è aumentato molto. Molti di questi migranti sono
rifugiati. Secondo una legge internazionale, un rifugiato è una persona che vive fuori dal proprio paese e ha
timore di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, gruppo sociale o opinioni politiche. Per
questo motivo non può o non vuole tornare a casa.
Negli ultimi tempi, molti paesi europei hanno reso più difficile entrare legalmente, riducendo le possibilità di
migrare regolarmente e chiedere protezione. Per questa ragione, molte persone che fuggono usano vie
irregolari, cioè viaggiano senza documenti o autorizzazioni. Un caso importante è la guerra in Siria, che ha
costretto oltre cinque milioni di persone a scappare, soprattutto verso paesi vicini come la Turchia. Nel 2015
più di un milione di migranti irregolari sono arrivati via mare in Europa. Questo ha provocato quella che è stata
chiamata “crisi dei rifugiati”. La crisi non riguarda solo il numero di persone arrivate, ma anche le difficoltà dei
paesi europei nell’accoglierli e le misure restrittive adottate, come la costruzione di muri, recinzioni o blocchi ai
confini.
Le restrizioni all’immigrazione
Molte persone vogliono trasferirsi da un posto a un altro, ma non sempre è permesso o ben visto. Nella storia,
molti paesi hanno cercato di controllare chi poteva entrare o uscire dal proprio territorio. Alcuni paesi hanno
vietato del tutto di uscire, come quelli comunisti dell’Europa dell’Est durante la Guerra Fredda. Altri hanno
vietato a certi gruppi di partire, come è successo agli ebrei nella Germania nazista. Ci sono anche casi in cui le
persone sono state costrette ad andarsene, come accadde a Dante, esiliato da Firenze nel 1302.
Oggi molti paesi sono preoccupati per la “fuga di cervelli”, cioè per la partenza di persone molto istruite e
qualificate che vanno a lavorare all’estero. Per evitarla, si cerca di creare più opportunità lavorative nei paesi di
origine o di far tornare chi è emigrato.
Anche l’ingresso in un paese è spesso regolato. La maggior parte dei paesi richiede un permesso speciale,
chiamato permesso di soggiorno, che può essere temporaneo o permanente. Decidere chi può avere questo
permesso è parte centrale delle politiche migratorie. Queste regole sono molto importanti per capire
l’immigrazione. Non si tratta solo di una scelta personale, ma anche di leggi e situazioni sociali, economiche e
politiche sia nei paesi di partenza che in quelli di arrivo. Spesso, quindi, il desiderio di partire si scontra con
limiti e divieti imposti dai confini nazionali.
PERCHÉ LE PERSONE SI SPOSTANO? AUTOSELEZIONE, FATTORI DI SPINTA E DI ATTRAZIONE, E
DINAMICHE MIGRATORIE
Le persone decidono di emigrare, cioè di trasferirsi in un altro Paese, per tanti motivi:
• Motivo principale
Uno dei principali è il desiderio di migliorare la propria vita e quella della propria famiglia, in particolare dei figli.
I sociologi studiano questo fenomeno confrontando ciò che una persona pensa di poter ottenere rimanendo
nel proprio Paese con ciò che immagina di poter raggiungere trasferendosi altrove. Questo confronto dipende
sia dalle caratteristiche personali del migrante, come età, genere, istruzione, competenze, sia dalle condizioni
del Paese d’origine e di quello di destinazione.
In sociologia si parla di fattori di spinta (push) e fattori di attrazione (pull). I fattori di spinta sono quelle
condizioni sfavorevoli che sp
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