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A RAZIONALIZZAZIONE DEL MONDO CONDUCE AL PREVALERE DELL’INTELLETTO
Così come afferma Simmel,
SULLA RAGIONE. La scuola di Francoforte vede come la modernità dei basato su un processo di razionalizzazione basato però
sull’intelletto (che riguarda la dimensione strumentale della vita) che prevale sulla ragione e sui sentimenti.
’INTELLETTO
L è una facoltà essenzialmente logico-combinatoria, orientata alla calcolabilità che rinuncia ogni rinvio al valore o
al senso della vita come può fare la ragione
Se l’intelletto riguarda la dimensione strumentale della vita, la ragione riguarda invece la capacità dell’uomo di esprimere capacità
critica, capacità che la ragione dovrebbe dispiegare
Nel passaggio al positivismo vi è chiaramente l’abbandono delle valenze critiche della ragione su cui si fondava l’Illuminismo
MENTRE I PIONIERI DELLA SOCIETÀ BORGHESE AVEVANO USATO IL RICHIAMO ALLA RAGIONE COME PRESUPPOSTO
PER OPPORRE ALLE DISUGUAGLIANZE DEL SISTEMA FEUDALE I PRINCIPI DI EGUAGLIANZA, LIBERTÀ E TOLLERANZA,
IL PENSIERO POSITIVISTA APPIATTISCE LA RAGIONE ALLA RICERCA SCIENTIFICA E A QUELLA TECNOLOGICA
La ricerca scientifica, nel positivismo, si separa da tutto ciò che è valore e fini come affermava Weber, ribadendone l’avalutatività.
In questo modo eliminando ogni richiamo al valore la ragione non è più guida per la ricerca di un mondo migliore più giusto e più
libero, ma resta un criterio formale per la valutazione ed il conseguimento di obiettivi.
Neppure l’illuminismo, osserva H
orkeimer , è scevro da critica, e qui si radicalizza il pensiero della scuola di Francoforte
Per due motivi:
- Il primo motivo riguarda l’osservazione che il pensiero magico e religioso differente dal pensiero scientifico sembra
mostrare una maggiore consapevolezza del fatto che non tutto è manipolabile attraverso la ragione, né nel mondo
esterno ovvero nel rapporto con la natura, né nel mondo interno (e qui il riferimento è chiaramente all’inconscio osservato
da Freud)
- Il secondo motivo riguarda il fatto che esiste un nesso che non si riesce a dipanare tra la ragione nel suo complesso
(quella che comprende il rinvio ai valori) e non solo l’intelletto e la logica del dominio
Tutto il processo della razionalizzazione, il prevalere della ragione sulla natura, a ben vedere non riguarda solo l'Illuminismo: tutta la
storia occidentale dalla Grecia di Omero in poi, è un progetto di padroneggiamento del mondo.
Attraverso la ragione gli uomini cercano di comprendere il mondo, per dominarlo, per manipolarlo al loro volere
Nel fare ciò l’uomo si estranea dalla natura, il pensiero razionale si separa dalla natura e vi si contrappone
Questo comportamento ha portato il dominio del sapere tecnico e del dominio dell’uomo sulla natura, ed al contempo ha cancellato ogni
senso della vita che non sia il dominio tecnico sopra di essa
Così Horkheimer ed Adorno nella Dialettica dell’Illuminismo ripropongono la storia di Ulisse ed il canto delle sirene.
Ulisse non vuole rinunciare a sentire il canto delle sirena: pur tuttavia si reprime, legandosi al palo maestro della nave.
La forza di volontà ovvero la ragione contrapposta alla natura al desiderio che le sirene naturalmente evocano in Ulisse.
Il progresso così diviene solo il progresso della tecnica, ma comporta una separazione insanabile con la natura, il mondo va
conosciuto solo per dominarlo.
L’illuminismo non va però semplicemente negato, piuttosto va accompagnato ad una critica costante che ne mostri unilateralità e
contraddizioni Questa critica all’illuminismo è razionale ma di una razionalità che evita la feticizzazione di se stessa che riconosce la
propria ambivalenza
SOGGETTO
Da Freud in poi il non è il soggetto razionale borghese che ci descrive Voltaire, non è più interpretabile in termini
monolitici, bensì è una pluralità di tensioni esistenti tra l’es come inconscio come pulsione e il super io come istanza delle norme
morali, tensioni che vedono l’io, come principio di realtà, tentare continuamente mediazioni tra entità inconciliabili.
Questo principio basilare della psicoanalisi freudiana legata al marxismo genera un’originale interpretazione dell’olocausto
Come negare che proprio nel cuore dell’Europa occidentale si è consumato uno dei principali crimini dell’umanità che viene
ricordato con il nome di olocausto che ha comportato la morte di 6 milioni di ebrei?
Come è possibile che la classe del proletariato non solo abdichi ad un ruolo centrale nella trasformazione dello status quo, sia il
motore della rivoluzione, ma si integri nel sistema capitalistico e soprattutto nella Germania nazista?
Secondo la Scuola di Francoforte la razionalità non preserva l’uomo dalle barbarie: il fatto che l’uomo nella società moderna
abbia rimosso l’originario rapporto con la natura, non significa che principi barbari e pre-razionali non possano trovare
cittadinanza; è in questa fase che essi sviluppano una singolare teoria della la memoria, per la quale
LA MEMORIA DI QUESTI CRIMINI DIVIENE LA PROVA DELL’AMBIVALENZA DEL SISTEMA DELLA RAZIONALIZZAZIONE
E qui sul concetto di ambivalenza che troviamo l’ìnfluenza freudiana. Per quanto possa essere paradossale e orribile anche l’uomo
civile porta con sé la memoria delle fasi precedenti che ha attraversato. 12
In ogni uomo vivono ancora, più o meno sepolte, le paure gli impulsi le fantasie che accompagnavano l’uomo primitivo. Tutto ciò
trova spazio nell’es nell’inconscio di ogni individuo e dunque di quella parte di cui l’uomo non è consapevole
La parziale sospensione delle norme morali che la guerra porta con sé fa emergere i fantasmi di un’umanità primitiva mai
definitivamente scomparsa
L’uomo di per sé non è razionale (o meglio la ragione ha una parte nelle vicende umane ma si tratta di una parte modesta), gli
uomini sono attraversati da tensioni irrazionali: affetti, emozioni, la stessa razionalità è in realtà una mera razionalizzazione ovvero
un camuffare ex post motivi e spinte all’agire che poco hanno a che vedere con la ragione. E’ proprio tale irrazionalità che rende le
persone disponibili ad affidarsi all’autorità di leader carismatici, ed il riferimento è qui chiaramente ancora al nazismo.
DA COSA DIPENDE QUESTA IRRAZIONALITÀ’?
Certo l’industria culturale ha un ruolo centrale: la propaganda nazista si fonda sulla unidirezionalità del messaggio propagato dai
mezzi della persuasione. Ma l’industria culturale in qualche modo trova terreno fertile in una specifica tipologia di personalità che è
tipica del tempo: la personalità autoritaria.
p ersonalità autoritaria
La è l’esito del processo di socializzazione, operato dalla istituzione della famiglia, la quale è sì la cerniera tra
la società e l’individuo, ma che nella società capitalistica ha perso la capacità di formare individui auto responsabili, e favorisce
invece la formazione di individui dotati di un carattere autoritario.
’autoritario
L è colui che reprimendo in se stesso i propri impulsi libidici (l’es) e non riuscendo d’altro canto a darsi ragione di questa
repressione scarica sugli altri la propria frustrazione che accumula: incapace di assumersi la responsabilità di sé stesso è incline ad
affidarsi all’autorità.
Affidandosi all’autorità finisce per non metterla in discussione e tende a scaricare ogni disagio che prova sui più deboli, sui gruppi
minoritari e impotenti come le minoranze etniche. La vittime sono coloro che trovano conforto ad affidarsi a una personalità
autoritaria.
Non è forse vero che lo spirito nazionalsocialista di Hitler nasce sulle ceneri di una Germania uscita sconfitta dalla prima guerra
mondiale? Terreno fertile del nazismo: Germania a pezzi, classi sociali allo sbando, senso di frustrazione, hitler figura rassicurante
che incanalava tutti gli impulsi repressi (es. violenza, gli da una legittimazione).
Questa interpretazione viene definita come T
EORIA DEL CAPRO ESPIATORIO, riferendosi alle antiche usanze rituali quando gli
animali venivano sacrificati agli dei per suscitarne la benevolenza.
L’idealtipo della personalità autoritaria dunque evita di affrontare il proprio disagio (la depressione, lo spirito nazionale depresso a
causa della sconfitta) ed inconsciamente scarica sugli altri l’aggressività che tale disagio gli provoca.
USCIRE DALLA RAZIONALIZZAZIONE ↴
- svelare le mistificazioni del reale
- recuperare la dimensione dell’esperienza (la capacità del pensiero umano di dare un senso all’esistenza per modificare lo
stato di cose esistenti )
La crisi dell’esperienza non riguarda solo gli aspetti interiori ma anche la vita esteriore (ad es. il lavoro parcellizzato che sembra non
permettere più alcuna sedimentazione del sapere)
L’uomo che alla catena di montaggio ripete automaticamente gli stessi gesti non diventa più esperto ma solo più ABILE
Anche il sistema della cultura dimostra una crisi della esperienza laddove alle comunicazioni più antiche come le narrazioni si
sostituisce la centralità della trasmissione della informazione.
La difficoltà del narrare va ricercata nella difficoltà di porsi davanti alla vita come qualcosa che abbia una trama: se la vita si è
trasformata in un insieme di stimoli scollegati tra di loro ciò che vogliamo sapere non sono più storie ma bensì informazioni
frammentate
Siamo al corrente di ciò che accade e i mezzi di comunicazione ci aiutano in tal senso, ma ciò di cui siamo al corrente è
frammentato al punto da non riuscire ad operare una ricostruzione dotata di senso.
In tal senso Adorno parla di SEMICULTURA, la semicultura è la mera informazione, la cultura degradata per il semicolto.
La cultura perde così la sua funzione; al suo posto prodotti culturali, segni di un prestigio sociale. Consumo al posto di cultura
ovvero perdita del senso del proprio essere e del proprio essere nel mondo
«L’amusement è il prolungamento del lavoro nell’epoca del tardo capitalismo. Esso è cercato da chi aspira a sottrarsi al processo lavorativo
meccanizzato per essere poi di nuovo in grado di affrontarlo e di essere alla sua altezza».
«Divertirsi significa essere d’accordo. L’amusement è possibil