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Protocolli internazionali per la tutela dei diritti dell'infanzia
1. Protocollo sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati - Entrato in vigore il 12 febbraio 2002 - Ratificato da 52 Stati 2. Protocollo sulla compravendita dei bambini, la prostituzione minorile e la pornografia infantile - Entrato in vigore il 18 gennaio 2002 - Ratificato da 52 Stati In Italia, dal 1989 al 2014, sono stati messi in atto dispositivi per tutelare l'infanzia in conformità alla Convenzione del 1989, che ha rappresentato un importante impulso per indirizzare risorse ed energie verso la promozione dei diritti dell'infanzia. Sono stati adottati il "Piano d'azione mondiale per l'infanzia" nel 1990 e la legge del 1991, che ha segnato un cambiamento culturale e ha affrontato il rischio dei minori coinvolti in attività criminali. Nel 1997-1998 è stato redatto e promosso il primo "Piano per l'Infanzia e l'Adolescenza". Nel 1997 è stata approvata la legge 285 "Promozione diritti e opportunità infanzia/adolescenza" che mira a tutelare i bambini e gli adolescenti e promuovere il loro benessere.diritti e opportunità si rivolge anche alle famiglie, legge finanziata che riserva denaro a tutte le realtà territoriali (comuni) che mettendosi in partnership danno vita a iniziative per l'adolescenza e l'infanzia (centri giovanili, iniziative per l'educazione sessuale, scuole per genitori ecc...). legge 451
Sempre in questo anno con la Osservatorio Infanzia Adolescenza, funzione di osservare come nel nostro paese si dà conto a quelli che sono i diritti fondamentali dei bambini, sia nelle condizioni di adattamento sia dal punto di vista della cultura che si sviluppa intorno all'infanzia (Osservatorio istituto degli innocenti). È anche l'interlocutore che ci aiuta a rimanere sulle condizioni dell'infanzia nel nostro paese.
Si susseguono altre leggi: sfruttamento e prostituzione (1998) Ratifica Convenzione Aia 1998 legge 476 sull'adozione, adottare bambini solo che hanno sottoscritto la convenzione dell'Aia. Certezza
che sono state rispettate leggi. Dopo il primo piano d'azione, il nostro governo attraverso l'osservatorio per l'infanzia e la famiglia a dar vita a piano d'azione per problemi prevalenti ed eventuali interventi di miglioramento. In anni recenti, il garante per l'infanzia e l'adolescenza, legge 112 del 2011, promuovere, vigilare in modo ravvicinato e puntuale sulla possibilità che ai bambini sia dato il massimo. Le Finalità Specifiche Art. 4: servizi finalizzati al contrasto della povertà e al ricovero in istituti educativo-assistenziali, assistenza nei casi di abuso sessuale, maltrattamenti o violenza. Art. 5: offerta di servizi socio-educativi per la prima infanzia e per i genitori. Art. 6: sostegno e sviluppo di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero dei ragazzi nei periodi di sospensione dell'attività didattica. Art. 7: promozione del diritto al miglioramento della qualità di vita dei bambini.ragazzi ed adolescenti anche valorizzando le differenze di genere, etniche e culturali. È Innovativa perché è un grande investimento a favore delle nuove generazioni, prescinde dalle condizioni sociali e culturali, dall'etnia. Richiede alle istituzioni e alle organizzazioni senza fini di lucro di collaborare per la realizzazione di interventi chiari e mirati. Intreccia la solidarietà sociale al miglioramento della qualità della vita.
L. 451/97 Istituzione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia. La CPI (Commissione Parlamentare Infanzia) ha compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione di accordi internazionali e sulla legislazione. Formula osservazioni, proposte, segnala limiti e richiede adeguamenti della legislazione per uniformarla alla CRC e alla normativa UE. L'Osservatorio predispone ogni 2 anni il Piano nazionale d'azione.
perl’infanzia e l’adolescenza.
L. 328 del 2000
La Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
Principali cambiamenti culturali introdotti:
- Il cittadino non è solo utente e le famiglie non solo portatrici di bisogni, ma si promuove la partecipazione e le esperienze aggregative nonché la solidarietà organizzata.
- La rete non si rivolge solo agli ultimi, ma si assicurano livelli essenziali in tutte le realtà territoriali.
- L’approccio non è solo riparatorio ed economico assistenziale, ma si potenziano i servizi alla persona come la diversificazione e la personalizzazione degli interventi.
- Il sapere non è solo professionale e gli interventi sociali non sono opzionali, ma si valorizzano le risorse e le esperienze esistenti, le professioni sociali, il sapere quotidiano, un governo del sistema più vicino alle persone.
- Sussidiarietà.
Obbiettivi della legge sull’area
- Minori-Famiglia:Sostegno alla conciliazione delle responsabilità familiari con quelle del lavoro.
- Aumentare i servizi integrativi al nido, prescolastici, ludoteche.
- Misure di sostegno alla responsabilità genitoriali.
- Misure di sostegno economico alle famiglie con figli e a quelle con particolari carichi di cura.
- Incentivazione delle forme di partecipazione degli adolescenti.
- Creazione di spazi di socializzazione, ascolto, aggregazione, orientamento professionale.
- Campagne informative sulle dipendenze.
- Strutture familiari di accoglienza.
- Incentivare gli interventi di educativa di strada.
- Misure di sostegno e cura per i casi di maltrattamento e abuso.
L'ultima legge che prendiamo in considerazione, la più recente è la Legge 107 del 2015. Essa istituisce il Sistema Integrato 0/6.
in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunità di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali. Art. 2 Per le finalità di cui al comma 1 viene progressivamente istituito, in relazione all'effettiva disponibilità di risorse finanziarie, umane e strumentali, il Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita fino ai sei anni. L'ETNOGRAFIA COME METODO PER LO STUDIO DELL'INFANZIA Rendere Familiare l'ignoto.. e viceversa Tradizionalmente l'etnografia è considerata un modo di fare ricerca per "rendere familiare l'ignoto", per far conoscere mondi di vita che altrimenti rimarrebbero sconosciuti a chi non vi appartiene. Contemporaneamente e, specialmente in alcuni contesti, il compito dell'etnografia è anche quello,Derivato dall'Etnometodologia, di rendere strano ciò che è familiare, di "defamiliarizzate il già noto", di non dare per scontato il "dato per scontato" di una cultura (Delamont, Atkinson, 1995).
Etnografia
L'etnografia è lo studio delle persone nel loro contesto naturale, o "campo" tramite metodi di raccolta dei dati che catturano i significati sociali e le loro attività ordinarie richiedendo che il ricercatore partecipi direttamente al contesto se non addirittura alle attività, per raccogliere i dati in maniera sistematica (Brewer, 2000, p.6).
Osservazione Etnografica
Complessa procedura di costruzione della base empirica di una ricerca sociale che assume come principale fonte di informazione il comportamento non verbale dell'attore sociale (individuo o collettivo).
Approccio qualitativo di produzione di conoscenza. L'osservazione può essere:
Coperta: osservazioni nascoste (specchio unidirezionale),
Il gruppo non sa di essere osservato, il problema etico;
Aperta: il gruppo sa di essere osservato;
Partecipante: I ricercatori sono coinvolti nelle osservazioni.
Ricerca Etnografica
Si parla propriamente di ricerca etnografica quando si ricorre all'uso dell'osservazione partecipante quale tecnica privilegiata di rilevazione delle informazioni per accedere allo studio di culture e subculture in contesti spazialmente determinati e si integra l'osservazione partecipante con l'utilizzo di altre tecniche di rilevazione (ad es., interviste non standardizzate, racconti di vita) e di altre fonti documentarie (dati secondari, resoconti storici, articoli di giornale, ecc.).
Quando è necessario ricorrere all'osservazione partecipante?
- Quando l'obiettivo cognitivo predilige la ricostruzione di:
- tratti peculiari di determinate sub-culture o culture comunitarie,
- reazioni ad eventi significativi che hanno coinvolto una comunità o un gruppo.
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sociale,
dinamiche relazionali interne ad un gruppo delimitato di persone;
2. Quando esistono forti differenze tra il punto di vista dall’esterno il ricercatore, e il punto di vista interno, i gruppi, le comunità, bambini, giovani, donne, stranieri…;
3. Quando il fenomeno si svolge al riparo dagli sguardi estranei (rituali religiosi, vita familiare, rapporto medico-paziente);
4. Quando la ricerca si svolge all’interno di contesti chiusi e/o delimitati (comunità educative, scuole, carceri, ospedali psichiatrici, comunità di recupero per tossicodipendenti, piccole comunità abitative, residenze universitarie, organizzazioni, luoghi di vita o familiari agli attori sociali): case studies.
Applicazioni in Sociologia massimo sviluppo a partire dagli anni ’20, nell’ambito di la scuola di Chicago, particolarmente interessata ai problemi del disagio urbano.
La Scuola di Chicago negli anni ’20 e ’30, sotto la guida di Robert Ezra Park,
realizzò tutta una serie di studi sulla società urbana americana – prestando particolare attenzione ai fenomeni della devianza e della marginalità sociale – che tuttora rappresentano un punto di riferimento fondamentale per la storia e lo sviluppo della ricerca etnografica. L'intento di Parker è esplicitamente quello di applicare allo studio delle subculture urbane lo stesso approccio che alcuni antropologi avevano impiegato per lo studio della vita e dei costumi degli Indiani dell'America settentrionale, integrandolo con un'analisi socio-demografica dei quartieri di Chicago (città come laboratorio sociale). Tradizioni Di Ricerca Slide 8 Applicazioni in Campo Sociologico 1. STUDI DI COMUNITÀ: Si tratta di indagini condotte all'interno di piccole comunità sociali o relativamente piccole, territorialmente.