Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LA SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA
Berger + Luckman = descrivono il processo di socializzazione secondaria che aiuta l’uomo a conoscere i ruoli
che dovrà assumere nell’ambiente in cui si trova.
(la socializzazione primaria = fin da bambini) la socializzazione secondaria è tipica delle società moderne più
complesse dove sono diffuse la divisione del lavoro e la possibilità di accesso ad ambienti sociali diversi.
La socializzazione secondaria è l’interiorizzazione di “sottomondi” (= interiorizzati nella socializzazione
secondaria, solitamente sono realtà parziali in contrasto con il “mondobase” che si apprende in quella
primaria) istituzionali o fondati su istituzioni. Essa è l’acquisizione della conoscenza legata ad un ruolo, il
quale è direttamente/indirettamente collegato alla divisione del lavoro.
Socializzazione primaria + secondaria = processi fondamentali nella formazione e nell’interiorizzazione della
realtà sociale da parte di un soggetto.
La socializzazione secondaria presuppone sempre quella primaria. Questo significa che la persona che sta
attraversando questo tipo di socializzazione ha già interiorizzato un mondo e dei valori attraverso quella
primaria (che avviene durante l’infanzia, in famiglia). Non si può costruire qualcosa dal nulla: esiste già una
realtà soggettiva e interiorizzata. Questo può portare un problema perché la realtà già interiorizzata tende
a persistere, rendendo difficile sovrapporre nuovi contenuti a quella realtà che già esiste. Quindi ogni
nuova conoscenza appresa grazie alla socializzazione secondaria deve integrarsi con quello che è stato già
interiorizzato. Questo crea la coerenza a seconda di quanto le nuove info siano diverse rispetto a quelle già
interiorizzate.
Infine la socializzazione primaria si distingue da quella secondaria da un punto di vista emotivo. La primaria
richiede un’intensa identificazione emotiva con chi la trasmette (famiglia), mentre con quella secondaria
può avvenire senza questa identificazione, ma usando un apprendimento più razionale e meno emotivi.
Quindi:
1. Socializzazione primaria il bambino interiorizza il mondo tramite la realtà dei propri genitori, che
à
rappresentano per lui il “mondo”. Quindi durante la crescita, il bimbo scopre che il mondo dei
genitori non è l’unico che esiste, ma si inserisce in una collocazione sociale più ampia. Questa
scoperta da parte del bimbo può portare a crisi, perché la realtà che ha interiorizzato
precedentemente si contra con quella attuale, che possono peggiorare.
2. Socializzazione secondaria qui i ruoli sono più impersonali, caratterizzati da un grado di
à
anonimato. La conoscenza che si trasmette in questa fase non è legata a chi la insegna. Questo tipo
di socializzazione avviene in contesti meno affettivi rispetto alla primaria.
Essa presenta due tratti distintivi: ufficialità e anonimato. I rapporti nella secondaria sono più
formali e legati a funzioni specifiche (es insegnare la matematica), mentre nella primaria i legami
sono affettivi e personali.
Chi si occupa della socializzazione primaria (es la maestra) può passare, gradualmente, a quella
secondaria.
In conclusione: la socializzazione primaria crea una realtà radicata e affettiva, mentre quella secondaria è
più formale e facilmente modificabile.
ADOLESCENZA E INFANTILIZZAZIONE 20
L’età adulta coincide con la piena responsabilità legale. L’adolescenza è, invece, una fase di transizione. Le
persone oggi escono dall’infanzia versi i 9 anni ed entrano nell’età adulta a 24 o più tardi. La maturazione
intellettuale si raggiunge tardi, l’età puberale si raggiunge alle elementari.
Gli adolescenti tardano a diventare adulti e gli adulti vogliono rimanere giovani (= complesso di Peter Pan)
infatti il settore del benessere in forte crescita.
à
Devianza e adolescenza: i concetti di infanzia e adolescenza risalgono alla modernità, mentre nella società
tradizionale, prima dell’età adulta esisteva solo una speranza e una promessa di vita e non una vita di senso
proprio. Le società tradizionali sono adultocentriche, mentre quelle moderne sono puerocentriche e a volte
“colpite” da un’infantilizzazione generale.
Hall si comprende che l’adolescenza è un’età critica, non solo perché avviene la consapevolezza
à
dell’identità di genere, ma prende forma lo sviluppo successivo della vita, per via delle decisioni che
riguardano scuola/lavoro.
Prima l’età dell’adolescente andava tra l’età di un bambino e l’età adulta. Successivamente si iniziano a
studiare gli adolescenti in base all’appartenenza culturale.
Rousseau “capostipite” della scoperta dell’infanzia (ma solo entro i suoi confini nazionali, perché in ogni
à
nazione cambia).
L’infantilismo degli adulti: l’infantilizzazione è una caratteristica della società dei consumi, perché richiede
desiderio e dipendenza, caratteristiche del bambino.
Avviene una distinzione tra: bambino, adolescenti e adulti, la quale distinzione si accorcia perché sotto certi
aspetti queste tre età della vita si confondono. Sempre più adolescenti hanno comportamenti da adulti e gli
adulti subiscono processi di infantilizzazione specialmente a livello mentale.
Con l’arrivo della tv si è riformulata l’età della vita; infatti, possiamo definire le tre fasi della vita: infanzia,
infantilizzazione e vecchiaia possiamo notare la “scomparsa” della fase adolescenziale nei suoi termini
à
originari, ma allo stesso tempo assistiamo alla dilatazione dell’adolescenza in quasi tutto l’arco della vita.
Infantilizzazione è la regressione nel mondo degli adulti.
à
IL CONFORMISMO
Conformismo = adesione a valori, norme e comportamenti predominanti nel gruppo di appartenenza o di
riferimento. Conformismo è l’opposto della devianza.
Asch la sua ipotesi si basava sul fatto che un gruppo cambiava il proprio comportamento e i parametri di
à
giudizio per uniformarsi con altri componenti del gruppo. Nel 1951 fa un esperimento nel quale valuta il
grado di autonomia degli individui quando si confrontano con altri individui che esprimo pareri diversi dal
loro e stabilire quali condizioni modificano gli effetti che il gruppo ha sul gruppo. I risultati di questo
esperimento, conferma che i tre quarti dei soggetti ignari seguono la risposta sbagliata del gruppo almeno
una volta nel corso del test. Se non ci fosse stato il condizionamento da parte del gruppo, la percentuale
sarebbe salita. Quindi per Asch, il conformismo è dovuto dall’incertezza delle persone che si adeguano a
quello che fa il gruppo quando non sanno prendere una decisione in autonomia. Il conformismo da un lato
facilita la socializzazione ma dall’altro rende impotente il soggetto di fronte ai condizionamenti esterni.
Milgram sostiene che il conformismo fa compiere azioni contrarie alla volontà del soggetto. Infatti
à
conduce un esperimento sociale sull’obbedienza all’autorità prese in esperimento solo uomini di varia
à
età ed estrazione sociale e studiò l’effetto delle punizioni sull’apprendimento. Solo uno era il soggetto da
sperimentare, perché gli altri erano collaboratori del ricreatore. Il soggetto preso in esame aveva il ruolo di
istruttore, mentre gli altri avevano il compito di essere supervisori ed allievo. L’allievo veniva fatto sedere
su una “sedia elettrica” e gli altri dovevano leggergli una serie di parole e verificare la sua capacità di
memoria. Ad ogni errore i supervisori dovevano dare una scossa elettrica decidendo anche la potenza,
ovviamente era una simulazione: le scosse e il “dolore” dell’allievo erano finti, ma il soggetto che mandava
le scosse non sapeva che era tutto finto e quindi egli ascoltava quello che gli istruttori comandavano quindi
se aumentare o meno la potenza delle scosse. Questo esperimento ci ha fatto capire quanto gli istruttori
fossero obbedienti ai comandi dei revisori, nonostante gli studenti urlavano dal dolore. Milgram, si
domandò cosa spingesse gli istruttori a rispondere ai comandi, ed inoltre prima di condurre l’esperimento,
21
ha studiato i soggetti presi in esame ed ha dimostrato che fossero persone normali e non psicopatiche. Ma
la risposta al perché hanno comunque obbedito è la seguente: i cittadini educati alla democrazia sono
disposti all’estrema obbedienza nei confronti delle autorità.
Asch + Milgram = entrambi concordano sulle differenze comportamentali da parte dei soggetti in base alle
loro caratteristiche personali, infatti, le persone più istruite sono meno disposte a cedere rispetto a quelle
meno istruite e i soggetti di religione protestante. Quindi viene confermata l’osservazione di Asch, riguardo
l’importanza del sistema educativo e dei valori-guida nel favorire/ostacolare la tendenza al conformismo (=
seguire i valori del gruppo di appartenenza).
Milgram fa una distinzione tra obbedienza definisce l’azione di un soggetto e accetta il valore della
à
società e conformità è l’azione di chi agisce solo perché in accordo ai suoi simili. In relazione a ciò, egli si
à
chiede cos’è che porta il soggetto a comportarsi in determinate maniere, ed individua 4 moventi:
1. L’utilità: che dal sottomettersi la persona pensa indirettamente di ricavare qui il soggetto mette
è
in atto il processo per ragioni strumentali e opportunismo.
2. Pressione: che il gruppo/società esercitano su di lei perché si adegui alla norma sociale
3. Informazione: che il comportamento/idee degli altri le forniscano
4. Attrazione: che suscita in lei ciò che questi fanno/pensano
nelle ultime tre, invece, il conformismo è il risultato = la persona diventa il destinatario/bersaglio di
è
un processo attivato dal gruppo/società che costituisce la fonte di influenza.
Zimbardo studioso del condizionamento messo in atto dalle istituzioni sul comportamento
à
dell’individuo. Studia i mutamenti dei comportamenti in base all’ambiente in cui si trova il soggetto. Egli c
spiega che gli atti devianti non sono solo propri di una personalità disturbata, ma dipendono dal contesto in
cui gli individui sono inseriti e dal ruolo che devono svolgere.
Effetto Lucifero lo studioso paragona Lucifero, che da angelo di Dio sia diventato il demonio, agli esseri
à
umani che passano