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LA TELEVISIONE CAMBIA IL DIVISMO

Negli anni 80, anni di liberismo, con la Thatcher e Regan nasce una società competitiva dove

l’individuo deve crearsi da solo il proprio successo. Noi ci troviamo a vivere un periodo in cui il cinema

risente del fenomeno della deregulation, di competizione del marcato che caratterizza l’economia.

Si creano, quindi, grandi conglomerati economici, che includono, oltre al cinema, strutture mediali,

che operano in diversi ambienti mediatici. Dopo gli anni 80, per un discorso di tipo economico, si

sviluppa un tipo di prodotto cinematografico che punta su:

- poche pellicole, che sono caratterizzate da tante strutture elementari sul piano narrativo e,

sebbene altamente spettacolari, ricche di scene di azione ed effetti speciali, possono pensare

di superare le barriere culturali di ogni paese

Il divismo dell’epoca ’80-’90, del Novecento, si caratterizza per essere molto competitivo, si riflette,

infatti, quel clima che c’era durante quegli anni e, vi sono dei nuovi protagonisti come Rambo,

Terminator, con dei corpi che sono posti al centro della scena. I divi degli anni ’90 decidono con chi

vogliono lavorare perché appoggiati da agenzie forti che li aiutano a gestire la loro immagine (la

situazione si è quindi ribaltata), garantendo al progetto cinematografico maggiore appeal e loro

acquisiscono sempre più individualità.

Nella copertina di Vanity fair, Deni Moore viene fatta posare nuda all’8 mese di gravidanza per

affermare il potere della donna che lavora ma non rinuncia alla maternità. Un altro esempio

interessante, della gestione dell’immagine del divo, ha a che fare con l’impegno umanitario: come

una scrittrice racconta, questo riguarda di come un attore, presti la sua immagine per tutta una serie

di campagne umanitarie, che aiutano nella raccolta fondi per questo tipo di impegno sociale, e

prevedono anche che migliori l’immagine del divo.

Negli anni 90, arriva l’home video e internet che, incide sul cinema indebolendolo. Questo perché,

nascono una serie di nuovi player legati alle nuove piattaforme. Questi costringono le case

cinematografiche a reinventarsi per far restare lo spettatore in sala a guardare i film. Il cinema post

moderno si sviluppa agli inizi degli anni 2000 ed è un cinema che favorisce delle narrazioni che, non

sono più compatte ma frammentate in una serie di momenti d’attenzione; queste si basano sulla

capacita di coinvolgere lo spettatore all’interno della pellicola, attraverso i propri sensi. L’altro aspetto

interessante è la costruzione narrativa che è completamente aperta, non conclusa, sempre

disponibile per altri sviluppi in nuovi prodotti mediali. Abbiamo degli sviluppi di narrazione che si

avvalgono dei flashback, flash forward, che consentono continuamente nuovi di andare avanti nel

mondo del cinema, cercando di migliorare sempre i prodotti che si offrono allo spettatore. Molti

protagonisti di questi film, moderni, sono supereroi, soggetti che ci fanno sperare di superare tutti i

problemi della vita e che, in qualche modo, ci rassicurano e diventano un’espressione di capacità

dell’uomo di intervenire. 27

L’attentato terroristico, alle torri gemelle, dell’11 settembre 2001, ha avuto un grande impatto nel

mondo cinematografico poiché, ha creato questi personaggi “alla deriva” con fari drammatici che

caratterizzavano questo periodo. Si vede, ancora una volta, la figura della donna che tende a

rivestire i ruoli di cura che le venivano riservati in passato. C’è questo desiderio di protezione e

vigilanza che si traduce nella presenza di personaggi sovrumani come i supereroi. Questi supereroi

con i volti coperti, hanno però, visibilmente, indebolito il ruolo del divo, facendo si che il carattere,

l’inedita, degli attori, fosse subordinata al personaggio che interpretavano. Negli ultimi anni il divismo

del cinema americano si è indebolito anche a causa di Netflix, perché nel 90% dei casi gli attori sono

nuovi, a noi sconosciuti, ma guardiamo perché ci intriga la trama o il trailer, non più come nel passato

come quando si andava a vedere un film perché c’era un determinato attore. Ancora oggi possiamo

dire che il cinema americano rimane quello più forte che dal punto di vista degli incassi, rimanendo

con una posizione apicale rispetto agli altri media.

La televisione

La televisione arriva negli anni 50 e la prima trasmissione televisiva avviene nel ’54. Si tratta di un

medium assolutamente democratico che si basa sulle immagini, sul sonoro, sulla voce, che non

riguarda particolari competenze. Questo costava parecchio e, per molti italiani, l’ascolto avveniva

negli spazi pubblici o nelle case di soggetti con una buona disponibilità economica. Nel 1966, però,

la tv è già presente nel 50% delle abitazioni. Questa ha permesso la creazione di un’unica lingua al

di là delle forme dialettali.

Anche la televisione è sotto il monopolio della radio che aveva come obiettivo principale quello di

istruire, informare e, anch’essa voleva aiutare gli italiani verso un’alfabetizzazione più pedagogica.

La comunità si crea attraverso la presentazione di grandi eventi, che facciano sentire, gli individui,

parte di un’unica collettività. (Si parla di comunità immaginaria). Un altro aspetto interessante è che,

in questo periodo, ci sono solo due canali, che hanno il monopolio e possono contare su un gran

numero di spettatori, questi erano canali RAI che avevano grande libertà sui contenuti da riportare.

La televisione prima trasmetteva in bianco e nero, infatti si diceva fosse più “fredda”, per via di questi

colori, risultando così, molto meno emotivamente coinvolgente rispetto ad una tv a colori. Solo dal

1° febbraio 1977 la rai inizia a trasmettere a colori che, a loro volta, trasmettono sensazioni di

benessere e che rappresenta ancora meglio la realtà di quel periodo. A partire dagli anni 80 la RAI

non ebbe più il monopolio delle trasmissioni televisive, mentre fino al 79’ aveva avuto la possibilità

di trasmettere i programmi anche su RAI 3. Nascono così nuovi canali come Mediaset e infinity che

creeranno un’alta concorrenza fra di essi.

A partire degli anni 80 inizia a trasmettere canale 5 e, dopo di che, si inizia a sviluppare l’impero di

Berlusconi che proponeva dei contenuti molto diversi da quelli RAI, (che proponeva di educare ed

informare), infatti, avevamo, adesso, delle reti commerciali, un modello consumista con una tv che

è capace di far sognare. Non a caso nascono delle serie televisive che hanno come protagoniste

delle famiglie molto ricche, che rappresentavano la nostra società dei consumi attuale, con

affermazione, competizione, ricchezza, successo, per mostrare, far vedere un modello, quindi, di

opulenza.

L’eroismo, il piacere, il sogno e l’opulenza caratterizzavano le reti commerciali. Alla fine degli anni

’80 anche il modello della RAI, che voleva distinguersi, in realtà si integra sempre di più con il modello

delle reti commerciali, facendo propri questi aspetti con in primis l’intrattenimento. Diventa di primaria

importanza per il regime delle reti con cui si trova la RAI di sviluppare delle serie di intrattenimento.

Il ruolo dello spettatore con l’avvento della televisione

Lo spettatore ha con la televisione, dei primi anni, un rapporto molto diverso da quello che avrà con

l’arrivo del telecomando, perché lì le sue scelte aumenteranno, evitando le pubblicità, creando così

per queste una sfida per far arrivare al telespettatore le informazioni. Lo spettatore non è più quindi

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passivo ma diventa attivo. Nel 2003 arriva SKY che diventa un competitor davvero importante per

le reti Rai e Mediaset.

Quindi, la televisione, ci dimostra che abbiamo a che fare con un medium costituito da molti altri

media perché ha dei contenuti del cinema, del teatro e di molte altre forme espressive. (non è un

medium puro ma si costituisce da tutta una serie di altri medium). Con internet la televisione si ibrida

a tutto un sistema mediatico creando anche le “televisioni social” che fanno si che lo spettatore

possa interagire con il telefono, lo smartphone e una serie di tecnologie connesse ad essa.

Dagli anni 60 agli anni 80 la televisione sviluppa una sua identità, basata sulla capacità di:

- strutturare il flusso di suoni e immagini con una griglia temporale rigida

- Sintonizzare tale flusso ai ritmi della quotidianità

Un’identità, dunque, che consente alla tv di offrire ai suoi spettatori quell'istantaneità che

caratterizza:

- la diretta (presentare fatti che avvengono lontano ma nello stesso istante in cui si guarda)

- e la contemporaneità (fare sentire gli spettatori parte di un unico pubblico).

Nasce la figura dell’homo videos che assegna un ruolo centrale all'immagine. L’immagine diventa

sempre più importante, anche come forma di giudizio che diano alla realtà. Le immagini si

impongono con la verità della loro evidenza, anche se in realtà non sempre sappiamo se queste

sono state manipolate o decontestualizzate, ma la televisione ha la capacità di imporsi con la forza

delle immagini rispetto ad altri media. A causa della lunga esposizione alle immagini TV, gli spettatori

perdono la capacità di astrazione e dunque anche la capacità di critica. Ma perdono anche la

capacità di distinguere il vero dal falso.

La tv ha anche contribuito a scavalcare la barriera tra privato e sociale che è il risultato della

vetrinizzazione sociale, un fenomeno che si sviluppa alla fine del ‘700, che consentiva di mettere in

rilievo le merci e fare leva all’interesse dei passanti fino a condurli all’acquisto. Con la televisione, si

tende a far vedere tutta una serie di cose che portano a sollevare l’interesse dello spettatore facendo

si di utilizzare questo metodo dato dalla vetrina; questa, nella televisione era raffigurata dallo

schermo televisivo. (57min). Gli individui accettano di esporre nei reality i loro aspetti più intimi allo

scopo di ottenere successo.

Possiamo individuare 3 fasi di sviluppo della televisione italiana:

- Paleotelevisione è la tv che si sviluppa agli inizi con la nascita del medium, che si basa sulla

novità. Era un medium che affascinava, svolge la funzione di alfabetizzazione e lo spettatore

ha un ruolo passivo, esterno allo schermo

- Neotelevisione dove lo spettatore entra all’interno dello schermo televisivo; la tv parla sempre

meno della realtà esterna; da la sensazione di partecipare nel suo mondo grazie al

telecomando; la tv mette in scena se stessa i suoi meccanismi; offre un ruolo che non richieda

nozioni, ma condivisione di

Dettagli
A.A. 2023-2024
102 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia_panettaa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Codeluppi Vanni.