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Georg Simmel (Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 26 settembre 1918) è stato un sociologo e filosofo
tedesco.
Ad oggi è considerato uno dei padri fondatori della sociologia, insieme ad Émile Durkheim e Max Weber. Il
suo pensiero ha ispirato molti e in modi diversi, anche per la vastità della sua opera. Attraverso la mediazione
di Robert Park divenne un autore di riferimento per la Scuola di Chicago; la sua sociologia venne accostata
alla psicologia sociale di George Herbert Mead.
Simmel per primo si interessa dal punto di vista sociologico dei fenomeni legati ai grandi agglomerati
metropolitani. Per Simmel la sociologia studia le forme dell'interazione più di quanto queste incidano
effettivamente; in pratica i sociologi non possono spiegare il perché di un'azione, perché l'azione è legata alla
spontaneità individuale, ma possono analizzare le forme che l'azione può assumere. Simmel analizza gli
effetti sociali della modernizzazione e nella sua opera troviamo riferimento a tre temi fondamentali:
• la dimensione
• la divisione del lavoro
• il denaro-razionalità
Egli studia il passaggio dal piccolo gruppo al grande gruppo (il quale, raggiunta una certa dimensione, deve
sviluppare forme e organi), in cui l'individuo diventa sempre più solo, analizzando gruppi di elementi (diade,
triade, ecc.). La divisione del lavoro porta alla frammentazione della vita sociale, le cerchie sociali da
concentriche diventano tangenziali e incoraggia l'individualismo e l'egoismo. Il denaro è la fonte e
l'espressione della razionalità e dell'intellettualismo metropolitano ed è qualcosa di assolutamente
impersonale, è un livellatore, riduce qualsiasi valore qualitativo ad una base quantitativa, portando quindi al
determinarsi dell'ipertrofia della cultura oggettiva e all'atrofia della cultura soggettiva. La città moderna, la
metropoli, porta ad una vita alienata. Nell'individuo metropolitano le sfere della famiglia e del vicinato,
tipiche della comunità, perdono il loro peso, per essere sostituite dalla sfera dei mille contatti superficiali.
L'individuo metropolitano vive una vita nervosa, perché un susseguirsi frenetico di immagini colpiscono il suo
sistema nervoso, causando una diminuzione della capacità di reazione agli stimoli (uomo blasé). L'individuo
è quindi costretto a cercare rifugio negli spazi interstiziali dove si sostanzia la ricerca dell'"altrove" e dove è
totalmente assente il condizionamento rigido del contesto sociale.
L'autore distingue tra sociologia generale, formale e filosofica. La sociologia generale ha per oggetto l'intera
vita storica per come è determinata dalle relazioni sociali. Quella formale studia le forme della società per
come emergono dalle interazioni tra gli individui. La sociologia filosofica riguarda l'epistemologia delle
scienze sociali e e la metafisica degli specifici argomenti d'investigazione. Il pensiero di Simmel è
sostanzialmente caratterizzato da idee relativistiche, in quanto egli non ritiene che vi siano leggi storiche
valide obiettivamente. A questa conclusione perviene con "L'intuizione della vita" del 1918, in cui individua
il contenuto storico in "forme" in cui si cristallizza la vita, ovvero il modo in cui si esprime, ma non si esaurisce
solo in esse, ma anche nello stesso meccanismo evolutivo che le muta, per cui non si può pervenire
all'individualizzazione di un fattore intrinseco, riconoscibile, poiché delle due componenti, forma e
meccanismo evolutivo, solo il primo può essere noto.
La filosofia del denaro
Nel 1889, Simmel pubblica un articolo denominato La Psicologia del denaro in un seminario di scienze
politiche. Questo sarà il primo di tanti altri articoli che verranno pubblicati tra il 1896 ed il 1899 e che
formeranno la base sulla quale verrà pubblicato nel 1900 il libro La filosofia del denaro. Il denaro, per Simmel,
rappresentava tutta una visione del mondo basata sullo scambio e sulle mille interrelazioni sociali che questi
scambi contribuiscono a creare. Nelle intenzioni dell'autore, l'opera non dovrebbe contenere una singola riga
relativa all'economia.
Nel libro il denaro viene visto come vero simbolo astratto di relazioni astratte di tipo economico. Goldscheid
e Conrad Schmidt hanno criticato questa opera per aver ignorato la funzione di capitale, ovvero accumulo,
del denaro, per come viene visto in Karl Marx. In difesa dell'autore è stato scritto che, sebbene La filosofia
del denaro non sarebbe stata possibile senza Il Capitale, i due libri trattando lo stesso argomento, hanno
punti di vista molto diversi. Marx vede l'aspetto economico, Simmel quello sociologico.
Weber afferma che Simmel abbia eseguito una dettagliata analisi della razionalità dei mezzi e dei fini ed abbia
trovato nel denaro il primo esempio di un mezzo che diventa un fine.
Alcune delle tematiche principali del libro sono le seguenti:
• l'idea di valore è puramente psicologica. Il valore, secondo Simmel, è creato a partire dai desideri di
oggetti che rimangono insoddisfatti
• lo scambio è visto come un mezzo pacifico ed equo per superare la distanza tra se stessi e gli oggetti
desiderati; e la situazione nella quale un individuo sia in possesso di oggetti non desiderati e ne cerchi
altri
• una tematica che non viene messa in discussione, ma data per scontata, è quella della proprietà. La
proprietà è qualcosa che non esiste in natura, il che significa che il furto e la pirateria presuppongano
l'aver stabilito dei diritti di proprietà delle cose
• l'idea di scarsità è collegata all'idea di sacrificio, inteso nel senso religioso del termine
Riguardo alle specifiche proprietà del denaro, viene affermato che:
• il denaro non ha bisogno di avere un valore intrinseco
• il prezzo espresso in denaro non ha bisogno di rappresentare un valore reale ma rappresenta una
proporzione tra la quantità di denaro disponibile e la quantità di denaro che può essere chiesta in
cambio di un oggetto
• la disponibilità fisica del denaro diventa sempre meno necessaria per l'aumento della produzione e
della ricchezza
• gli scambi monetari stabiliscono delle relazioni tra le persone, tali relazioni possono anche avere
solamente un carattere monetario
Sumner
economista e sociologo statunitense (Paterson, New Jersey, 1840-Englewood, New Jersey, 1910). Ministro
della Chiesa episcopale, fu professore di economia politica e di scienze sociali nell'Università di Yale (1872-
1909), dove impartì il primo corso di sociologia mai tenuto in un'università americana. È considerato
l'iniziatore dell'indirizzo di ricerca empirica e induttiva sul comportamento umano che è tuttora una
caratteristica della sociologia americana: egli analizza la sfera dei comportamenti sociali regolata dalle
consuetudini, da lui denominate folkways (costumi di gruppo). Esponente del darwinismo di H. Spencer,
sostenne che la competizione e la concorrenza sono leggi naturali della società e che la disuguaglianza sociale
è necessaria per garantire il progresso. In economia fu liberista e studiò i problemi della moneta e del credito.
Fra le sue opere: Folkways (1907; Costumi di gruppo), War and Other Essays (postumo, 1913; La guerra e altri
saggi), The Science of Society (1927; pubblicazione completata dall'allievo A. G. Keller).
La devianza
Il concetto di d. può avere più interpretazioni: quella negativa di violazione di norme (sociali e giuridiche) e
quella neutrale di scostamento positivo/negativo da un criterio di normalità. Dal comportamento 'deviante'
si passa facilmente al concetto di persona 'deviante', un'etichetta che si attribuisce alle persone che si
comportano in un modo così definito socialmente. Per quanto gli studiosi abbiano cercato di mantenere un
approccio avalutativo, considerando deviante tutto ciò che è al di là di una curva di normalità, il
comportamento deviante, e quindi il soggetto deviante, è diventato sinonimo di disapprovazione sociale. Nel
tempo ha assunto connotati prevalentemente negativi sia nel linguaggio comune, sia in quello scientifico,
dove è raro riscontrare un uso positivo del concetto di devianza. L'aggettivo 'deviante' viene quindi usato
insieme a sostantivi diversi. È deviante un comportamento, una persona, un'opinione. Si tratta di attributi
dipendenti dalle norme sociali di riferimento che stabiliscono un diffuso concetto di 'normalità', il quale varia
sia nel tempo sia nello spazio. Il termine devianza diventa discutibile quando viene usato come sinonimo di
criminalità. Le norme sociali e le norme giuridiche variano tra loro nei contenuti e nelle sanzioni e non sempre
un comportamento deviante è automaticamente criminale e viceversa.
Il comportamento deviante è diverso da quello criminale per la diversità delle regole violate. Il primo è una
violazione di norme sociali e morali, il secondo di quelle giuridiche. Il primo riceve le sanzioni conseguenti
alla violazione di norme sociali, come la riprovazione. Il secondo riceve le sanzioni conseguenti alla violazione
di norme giuridiche: la multa (sanzione amministrativa) e il carcere (sanzione penale). Si tratta soltanto di
alcune tipologie di sanzioni, essendo la loro gamma vastissima e in continua trasformazione. Il sociologo
americano W.G. Sumner (1906) ha distinto tre tipi di norme: quelle di uso (folkways), morali (mores) e
giuridiche. Alla prima categoria appartengono i diversi modi di comportarsi. Esiste un'aspettativa generale
che in ciascuno di questi settori si seguano alcune regole. Se ciò non accade, gli altri reagiranno con sanzioni
informali. Più dure saranno le reazioni se non si rispettano le norme morali, se si mente, se si va nudi in luoghi
pubblici, se si bestemmia. Alcune di tali norme possono diventare giuridiche. A differenza di quelle di uso o
morali, quelle giuridiche prevedono sanzioni formali per chi le viola. Nei diversi Paesi le norme giuridiche
sono stabilite dal Parlamento e diventano leggi, oppure sono il risultato di decisioni prese dai tribunali che
costituiscono precedenti con potere vincolante. I rapporti tra cittadini sono regolati dal diritto civile, quelli
tra Stato e cittadino dal diritto amministrativo se riguardano la regolazione di comportamenti con valore
pubblico o dal diritto penale se si tratta di regolazione di comportamenti che hanno effetti sulla sicurezza
degli altri.
Norme e controllo sociali
Le norme sociali poggiano su un complesso di valori, di norme, di aspettative che la maggioranza delle
persone definisce come accettabili/inaccettabili, vere/fal