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CHRISTIAN THOMASIUS
Fa parte del filone razionalistico. Thomasius vive tra il 1655 e il
1728, a cavallo con il secolo dei lumi, ed è considerato un po’ il
continuatore della dottrina del Pufendorf. Docente di diritto
all’università di Lipsia, siamo sempre nel filone del giusnaturalismo
Fundamenta iuris naturae et
moderno. Nel 1706 pubblica i
gentium ed è considerato il pioniere dell’illuminismo tedesco. Qual
è il nucleo del suo pensiero? Ha molti punti di contatto con
Pufendorf perché anche lui distingue tra diritto e morale e fa una
distinzione molto chiara, perché sostiene che il diritto è oggetto
della scienza giuridica, mentre la morale è oggetto della teologia
morale. Naturalmente, questa dottrina viene elaborata, viene
sviluppata nel corso del tempo e nelle opere più mature – quando
ha sviluppato in toto il suo pensiero – Thomasius argomenta così
questa distinzione: secondo Thomasius lo scopo, il fine della vita
dell’uomo è la ricerca della felicità. Ma qual è la condizione per cui
si possa ricercare la felicità? È la pace. Questo è un argomento
ancora attuale. Però la pace si può distinguere in due settori, la
pace interna e la pace esterna. La pace interna, la chiameremo oggi
pace spirituale, è quella dell’uomo con sé stesso e la si compie con
le azioni buone. La dottrina del Thomasius è molto complicata, ma
perché vuole arrivare a certi obiettivi. La pace esterna è quella che
l’uomo raggiunge con i suoi simili e nei confronti degli stessi; è
prodotta dalle azioni giuste e la pace esterna esiste in natura, basta
non turbarla con azioni cattive o ingiuste. Divide le azioni in buone,
cattive e aggiunge un altro tipo di azione, le cd azioni medie. È così,
su questi presupposti, Thomasius viene a costruire la teoria delle
azioni, e questo perché colloca le azioni in tre categorie: quelle che
honestum
entrano nella categoria dell’ , le azioni cd buone, ma
questa categoria abbraccia la sfera puramente morale del
comportamento umano e comprende tutte quelle regole che
rientrano in quella che si definisce virtù e saggezza, quelle regole
che servono a raggiungere la pace interiore dell’uomo. Il secondo
decorum
grado di azioni rientra nella categoria del e comprende le
azioni cd medie, quelle azioni che non hanno a che fare né con la
pace interna né con la pace esterna; queste azioni medie sono
quelle in cui confluiscono le regole sociali del buon vivere. Le azioni
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decorum
che rientrano in questa categoria del sono quelle che
procurano la benevolenza, quindi sono quelle che si hanno nei
rapporti con gli altri: la pietà, la carità, la generosità, ecc.. La terza
justum
categoria è quella dello e comprende le azioni che si
contrappongono alle azioni cattive e ingiuste, sono quelle azioni che
mantengono e contribuiscono a mantenere la pace sociale, sono
quelle che quindi mantengono la pace esterna e in queste azioni
rientra il diritto.
Tutta questa complicata suddivisione e teoria delle azioni mira a
justum,
collocare il diritto in un ristretto campo. Le regole dello che
sono oggetto della giurisprudenza e quindi del diritto, come regola
madre delle azioni giuste ha la massima secondo cui non si deve
fare agli altri ciò che non vuole sia fatto a sé stessi. Che differenza
justum
c’è tra le regole dello e le regole delle altre due categorie?
justum
Le regole dello sono norme munite di sanzione e quindi
riguardano azioni coercibili, azioni che possono essere sottoposte a
sanzione che è obbligatorio comminare. Tutta questa suddivisione
mira a limitare quello che è il ruolo, l’ambito in cui agisce il diritto e
la giurisprudenza. Lo scopo di Thomasius è quello di escludere il
diritto da qualsiasi intervento in campo morale o religioso.
Ricordiamoci che siamo nel secolo delle guerre di religione, dove
con il pretesto di intervenire nelle guerre di religione lo Stato
condannava alcune religioni invece di altre, intromettendosi. Questa
osmosi tra politica e religione c’è sempre stata, come per esempio
con le Crociate, dove la guerra aveva lo scopo di liberare le Terre
Sante o come adesso con i disordini che portano alcuni settori della
religione islamica, così come la religione cristiana ha fatto in
passato, per scopi puramente politici. È una strumentalizzazione
della religione. Inoltre tutte queste regole contenute nella terza
categoria sono disponibili su due gerarchie di valori a seconda,
secondo Thomasius, se si considerano in relazione all’importanza
del bene che creano oppure a seconda del male che evitano. Qual è
la gerarchia in queste regole in relazione dell’importanza del bene
l’honestum,
che animano? Al punto più alto c’è ossia quelle azioni
decorum
che producono il bene dell’anima; poi c’è il e infine le
justum.
azioni dello L’importanza del bene che assicurano il diritto è
all’ultimo posto. Se le consideriamo in rapporto al male che evitano,
justum,
in prima posizione abbiamo lo perché queste azioni evitano
decorum
il male peggiore, ossia la guerra; poi c’è il che evitava il
l’honestum,
male medio; infine c’è ossia le azioni che possono
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evitare conflitti interni e spirituali che colpiscono il singolo individuo
e non la società. Questa costruzione del Thomasius è piuttosto
macchinosa, ma ha importanza dal punto di vista storico politico
perché è la prima espressione del liberalismo giuridico tedesco
rivolta alle materie spirituali, prende quindi in considerazione anche
le materie spirituali. Perché vuole rinchiudere in un settore le
materie spirituali? Perché vuole porre, identificare, i limiti che lo
Stato dovrebbe porsi nella creazione delle discipline giuridiche, il
diritto non deve prevalere, non deve dare allo Stato la facoltà di
prevalere su altri settori della vita pubblica. Tutti i giuristi
rapportano le loro dottrine all’epoca in cui essi vivono: Thomasius
vive in un’epoca di disordini, di guerre, di tentativi dello Stato di
allargare la sua sfera di azione anche all’interno della vita privata
degli individui. Lo scopo del disegno politico del Thomasius è quello
di creare una dottrina giuridica atta a mantenere la pace esterna,
non gli interessa quella interna, e che di fatto mette in subbuglio
tutta la società. Per mantenere la pace esterna bastano poche
regole che riguardino i rapporti interindividuali; non è necessario,
quindi, creare una marea di regole. Il sovrano deve disinteressarsi di
quelli che sono i comportamenti interni, ossia quelli che creano il
pensiero di ognuno: allo Stato non deve interessare se una persona
è cattolica o protestante, in modo da estromettere lo Stato dalle
guerre di religione. Ne deriva che le azioni morali non sono oggetto
di un obbligo giuridico: se l’azione morale non porta un danno, un
disordine alla società e diventa ingiusta, non diventa tema del
diritto. Siamo in un periodo in cui – tra ‘600 e ‘700 – inizia ad
infiltrarsi l’idea di Stato assoluto, che trova piena affermazione nel
‘700 e dopo il periodo illuminista. Essi intervengono in tutti i settori,
non è ancora però affermata la libertà di pensiero; siamo in quel
periodo che precede la Rivoluzione Francese e la Dichiarazione dei
Diritti del 1789, quando incominciano a richiedere delle garanzie e
un’eguaglianza di tutti di fronte alla legge, esplicando
esplicitamente le varie libertà. Sono tutti tasselli che vengono posti
per le varie libertà. Certamente secondo Thomasius le azioni morali
non dovevano rientrare nelle tematiche regolamentate dal diritto.
Un secondo corollario che deriva dal pensiero di Thomasius è che
sono giuste solo quelle azioni conformi al precetto giuridico, ossia
conformi alla legge. E solo queste azioni previste dalla legge
possono essere sottoposte a sanzione, a coercizione, all’obbligo di
essere osservate. Questa complicato meccanismo, questa
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tripartizione, suddivisione in scala gerarchica delle azioni aveva lo
scopo di evidenziare la piena libertà di pensiero in campo morale e
religioso. Incomincia ad emergere il positivismo legislativo, ossia la
legge deve essere seguita a pena di coercizione e viene seguita
solo quella posta dall’autorità costituita, tutto il resto è libertà. E
perché viene trattata così male la parte delle azioni interne? Perché
mette da parte il campo morale dall’intromissione della legge?
Perché si sta rompendo definitivamente il binomio tra volontà divina
e legislazione. Nel medioevo, e per tutto il periodo, l’idea era che la
legge dovesse rappresentare sulla Terra la volontà divina e la
morale religiosa aveva un enorme peso nella formulazione della
legge, mentre adesso il diritto si sta laicizzando e non deve avere
nulla a che fare con la morale religiosa. Nell’alto medioevo ciò che
era buono era ciò che la religione considerava buono, ciò che per la
religione era peccato era cattivo per la legge; sono queste tradizioni
che iniziano ad essere rotte e si arriva alla laicizzazione del diritto.
Nella sua opera Thomasius fa anche distinzione tra diritto naturale e
dritto positivo. Il diritto naturale si riconosce attraverso la ragione,
perché è un diritto razionale, logico. Il diritto positivo, invece, si
conosce attraverso un atto di volontà – del monarca – che però
deve essere reso di pubblico dominio attraverso la pubblicazione;
tutti devono conoscere la legge, il diritto positivo. È un po’ come
oggi che la legge si conosce attraverso la pubblicazione in Gazzetta
justum,
Ufficiale, con cui entra in vigore. Le regole dello ossia le
regole del diritto, nascono dalla somma del diritto naturale e del
diritto positivo. Il diritto positivo non deve pretendere di
comprendere la religione, è un altro campo. Abbiamo detto che le
leggi positive sono leggi dotate di sanzione, sono coercitive: se c’è
una sanzione e se la legge non viene osservata, deve esserci anche
una pena. Vediamo un po’ come Thomasius interpreta il concetto di
pena: il pensiero dell’autore è un po’ a metà strada, è il ponte, il
passaggio, tra le dottrine penalistiche dell’assolutismo seicentesco
e quello dell’illuminismo settecentesco, è un pensiero che fa da
collegamento. Qual è l’opera del Thomasius in cui sviluppa questi<