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TRIBUTI NEL SISTEMA ECONOMICO ITALIANO

L'attuale configurazione del sistema tributario è il risultato di una serie di riforme. si parte dalla

riforma, poi riforma visco in due tappe, la riforma Tremonti e governi Monti, Renzi eccetera.

Riforma ’73/’74: mette le mani sul sistema arcaico, cercando di modernizzarlo soprattutto a vista

l'evoluzione del sistema economico. La prima cosa è un'imposta unica sul reddito complessivo con

finalità di redistribuzione e il pilastro della riforma è la personalità e l'aliquota progressiva sui redditi

maturati dalla persona. L'obiettivo non viene raggiunto in quanto i redditi finanziari non entravano

nell'imponibile e sfuggivano all'imposta progressiva. Il secondo punto era la riforma tributaria su

un'imposta di scambi IVA sul modello europeo. Il terzo punto è l'impostazione accentuata dei

tributi, prelevati direttamente dallo stato e poi redistribuiti alle regioni, comuni eccetera.

Quali punti non verranno risolti dalla riforma tributaria? L'elusione e l'evasione delle imposte

perché i lavoratori non dipendenti potevano evadere quindi l'imposta si appesantisce sul reddito da

lavoro dipendente.

Cambiò poi l'esigenza, non più l'equità ma aumentare l'efficienza non dovendo modificare la scelta

sull'investimento a capitale proprio o a debito. Nel mentre, la mobilità dei capitali aumenta in

maniera molto rapida perché le imprese spostano produzioni e sedi in favore di tasse basse per

arginare questo, cioè ridurre il prelievo sulla d'impresa e i redditi finanziari.

Elementi fondamentali della riforma Visco: attenzione alla riduzione degli effetti distorsivi delle

imposte e introduzione del IRAP e quindi decentramento per finanziare la sanità nelle regioni.

Riforma tremonti: smantellare gli elementi della riforma Visco, ridurre il cuneo fiscale, modifiche

sulle imposte immobiliari.

Governo Renzi: abbassamento delle imposte sui redditi finanziari, bonus 80 €.

Principali problemi della base imponibile e la sua scelta: nella scelta ci sono due obiettivi:

individuare il concetto di reddito dell'individuo e la capacità contributiva del soggetto, e la scelta

della base imponibile deve avere una buona efficienza. Reddito prodotto, reddito entrata, reddito

spesa/consumo sono diverse definizioni del reddito che si basano sulle fonti o sugli usi del reddito.

È importante perché si ricava l'imponibile e bisogna inoltre scegliere se reddito reale o normale.

FONTI: USI:

Yl: reddito da lavoro Consumo

Yk: redditi da capitale Spesa

CG: plusvalenze Risparmio

AE: entrate straordinarie

Con reddito prodotto RP faccio riferimento alla sommatoria di Yi con i=l,k.

Se invece considero reddito entrata RE faccio riferimento alla sommatoria Yi+CG+AE.

C'è un problema di calcolo di costi all'interno del RP dal punto di vista dell'efficienza, se non

distribuissi gli utili si potrebbero considerare i redditi da capitale come plusvalenze e tirarli fuori

dalla tassazione.

Nel caso di reddito entrata è un problema di tasse su plusvalenze. Potrei mantenere il titolo nel

portafoglio avere un guadagno potenziale o venderlo ad incassare il capitale. Si tassa in entrambi i

casi? Nel caso del guadagno potenziale si potrebbero non avere soldi per pagare l'imposta,

nell'altro caso invece potrei non vendere il titolo per cui non pagare. la teoria taglierebbe le

plusvalenze per il motivo che esse siano maturate; tuttavia, il criterio del realizzo cioè incasso

potrebbe spingerle a non averle mai incassate.

Tipicamente nell'IRPEF troviamo Yl, con una tassazione differente in caso di rendita o da lavoro

dipendente.

Come funziona il reddito consumo/spesa: è data dal consumo annuale del contribuente, ma

esente dall'imponibile il risparmio che considerato come un comportamento virtuoso. Nella pratica

è difficile considerare questo reddito a causa della tracciabilità delle transazioni. RS evita

distorsione nella scelta di consumo intertemporale, problema eputativo.

RS=RP+(prelievi-versamenti)

Si vuole entrare nella doppia tassazione del risparmio, la possiamo inquadrare in ottica pluri

periodale.

Ipotizziamo un individuo con alta propensione al consumo.

Ipotizziamo un individuo che risparmia.

Si analizza: r=0,05 è il tasso di interesse della doppia tassazione. Il

reddito t2 è dato dal tasso di interesse sul risparmio.

Una tassazione sul consumo dovrebbe essere regressiva, redditi alti hanno meno propensione al

consumo e viceversa per i redditi bassi.

Il lato positivo della imposta sulla spesa e che non distorce il

consumo intertemporale come quella sul reddito. L'andamento

del consumo e del reddito a seconda dell'età Secondo il

reddito consumandosi hanno imposte più alte quando si è

giovani e anziani (in giallo). Problema equitativo.

Con il risparmio previdenziale i contributi sono esenti dall'imposta. Con reddito 100 leviamo i

contributi previdenziali e poi calcoliamo l'imponibile, poi ci saranno le imposte sul reddito

pensionistico. Il sistema italiano prende spunto dal reddito del consumo, sulla non tassazione del

risparmio.

A quali redditi bisogna far riferimento? Quale unità impositiva?

Due alternative:

1. individuo, in cui la base sono i redditi percepiti dal singolo.

2. Famiglia, in cui la base l'insieme dei redditi del nucleo familiare.

Se la scelta è il cumulo dei redditi, l'imposta progressiva è maggiore. bisogna seguire il criterio di

giustizia, le imposizioni non devono interferire nella scelta di formare o meno una famiglia o una

convivenza.

Le imposte erariali sul reddito

La struttura delle imposte dirette è importante per capire un sistema tributario. Le grandezza alle

quali fanno riferimento sono reddito e patrimonio.

Reddito diviso in varie parti: reddito da lavoro, profitti (reddito di impresa), rendite ed interessi.

Le attività patrimoniali sono divise a seconda della loro natura mobiliare (att. finanz.) o immobiliari

(case, terreni..)

Ci sono delle particolarità nelle definizioni degne di nota, come ad esempio la differenza tra redditi

da lavoro autonomo e redditi da lavoro dipendente, oppure per quanto riguarda il reddito di

impresa che al suo interno comprende i profitti, i redditi derivanti da terrenio attività finanziarie

dell’impresa, o i guadagni/perdite in conto capitale.

Lo stesso reddito d’impresa a sua volta può essere conseguito all’interno di istituti giuridici molto

diversi: le imprese familiari, gli artigiani, ecc ecc. Ci sono attività minori che trovano un riscontro

differente nel codice civile (“imprenditore agricolo” o “piccolo imprenditore”).

Le imposte dirette

Nel sistema tributario italiano le imposte dirette sono rappresentate quasi esclusivamente dai tributi

che colpiscono i redditi. Esse colpiscono una manifestazione immediata della capacità contributiva.

Le imposte dirette sono il 15% del PIL, quasi metà delle entrate tributarie.

Il ruolo principale è svolto dall’imposta personale e progressiva sul reddito, cioè l’IRPEF. E’ un

contributo che ha carattere personale in quanto tiene conto della caratteristiche soggettive o del

nucleo familiare del soggetto passivo.

In questo tipo di imposta avviene la progressività, che mira a redistribuire il reddito (se ci fossero

soltanto imposte reali, legate al soggetto dell’imposta, questo non sarebbe possibile).

Come mai all’IRPEF si affiancano altri tipi di imposta ?

- 1 realizzare in modo corretto la tassazione dei redditi d’impresa

- 2 differenziare il trattamento fiscale di alcune categorie di redditi

Bisogna inoltre considerare che ula pluralità delle imposte è necessaria per realizzare la giustizia

contributiva, che richiede riferimenti a molteplici manifestazioni della capacità contributiva.

Esempio specifico punto 1:

Le imprese nel loro operato producono un reddito, il quale necessita la decisione dell’eventuale

distribuzione dell’utile. Se gli utili fossero sempre distribuiti allora il modello dell’imposta personale

non avrebbe problemi, tuttavia la società può decidere di trattenere tutti e quindi in tal caso si

porrebbe il problema della tassazione.

Ci sono tre grandi forme di imposizione erariale: IRPEF, IRES e le Imposte sostitutive.

Poi bisogna far riferimento alle altrettanto importanti imposte locali : IRAP e le Addizionali

regionali e comunali all’irpef.

Quanto più è sviluppata l’autonomia finanziaria dei livelli inferiori di governo, tanto più è

probabile osservare una differenziazione delle forme di imposizione.

In caso di non distribuzione ci pensa l’IRES, anche se il successivo problema, in sede di

distribuzione degli utili e quindi, di guadagno per gli azionisti, sarebbe la integrazione tra la

tassazione personale e societaria per di evitare una doppia tassazione.

A questo problema ci sono state diverse soluzioni: inizialmente con l’integrazione completa

l’imposta societaria è concepita come un acconto dell’irpef e riconosciuta come credito di imposta,

se e quando l’utile è effettivamente distribuito (poi ci sono stati cambiamenti con riforma tremonti

nel 2003).

Queste decisioni derivano in parte dalla riforma del 1974, la quale non voleva che tali redditi

fossero calcolati ai fini della progressività, favorendo una fetta di popolazione.

Con il passare del tempo altre componenti sono state escluse dalla base imponibile (i premi di

risultato per i lavoratori dipendenti, canoni di locazioni ad uso abitativo....)

Le attività patrimoniali invece sono la seconda grande fonte su cui si può fondare il prelievo fiscale

diretto. Il loro peso è meno rilevante rispetto ai flussi di reddito e, in Italia, forme di tassazione

diretta del patrimonio sono praticamente assenti eccetto IMU (imposta municipale propria) e TASI

(Tassa sui Servizi Indivisibili).

Lo stock di patrimonio si “aggredisce” in altre forme: imposte di successione e donazione. Molto

importanti e legate a questo argomento il ruolo delle imposte di registro e di bollo che finiscono per

tassare il valore della ricchezza, soprattutto immobiliare, al momento del trasferimento.

Tassazione della famiglia

Pro: è un'unità più appropriata per valutare il benessere dei cittadini e quindi la loro capacità

contributiva.

Contro: scoraggia il matrimonio e disincentiva la partecipazione femminile al mercato del lavoro.

La tassazione su base individuale penalizza i nuclei familiari monoreddito. Per rimediare i problemi

con sistemi di tassazione su base del reddito familiare si potrebbe creare sistemi su base

individuale che tengano conto delle condizioni familiari del contribuente.

Si dovrebbe tenere co

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Desiana02 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Crespi Francesco.