Estratto del documento

Il Piano di Governo del Territorio viene introdotto con la legge n.12 del 2005, permise

una riorganizzazione del sistema di pianificazione regionale e sostituì le zone

funzionali con i tessuti urbani che introducono un concetto di pianificazione territoriale

piùù̀ flessibile. La legge prevede anche: Piano Territoriale Regionale, Piano Territoriale di

Coordinamento Provinciale e Piani attuativi. In particolare, il PGT sostituisce il PRG,

stabilisce le linee guida generali per l'uso del territorio, indicando le aree di

espansione e ha PGT ha una durata differenziata. Include studi sull'ambiente,

l'economia, la demografia e le infrastrutture; definisce gli obiettivi di sviluppo

sostenibile, le politiche di crescita e le strategie per affrontare problemi come la

mobilità, l'ambiente e l'inclusione sociale; orienta le scelte urbanistiche, i progetti di

trasformazione e le modalità di attuazione delle politiche.

È composto da tre documenti:

- Documento di Piano: ha durata quinquennale, non ha valenza normativa e serve a

fornire delle previsioni future sull’assetto generale del territorio locale. Deve essere

accompagnato dalla Valutazione Ambientale Strategica, riguardante la fattibilitàù̀

ambientale e socioeconomica delle previsioni sul territorio comunale.

- Piano dei Servizi: non ha termini di validità ed è sempre modificabile. Pianifica e

organizza l'offerta dei servizi pubblici e collettivi di cui il comune necessita, come

scuole, ospedali, aree verdi, infrastrutture sportive e culturali. Assicura quindi che lo

sviluppo del territorio sia accompagnato da un adeguato sistema di servizi.

- Piano delle Regole: come il precedente, non ha termini di validità ed è sempre

modificabile. Definisce la disciplina urbanistica di dettaglio, regolamentando l'uso del

suolo, le destinazioni d'uso, le modalità di edificazione e le prescrizioni per la tutela del

patrimonio storico e ambientale.

Il PGT del Comune di Milano, approvato nel 2019, segue la stessa struttura tripartita:

Documento di Piano di Milano: Milano punta a diventare una metropoli globale

sostenibile, inclusiva e innovativa. Il DdP stabilisce obiettivi come la riduzione

dell'impatto ambientale, la promozione della mobilità sostenibile e l'inclusione sociale.

Tra gli obiettivi ci sono la rigenerazione urbana, la valorizzazione del patrimonio

storico, e la creazione di nuovi spazi verdi e servizi.

piano dei Servizi di Milano: Identifica le carenze attuali e pianifica nuovi servizi per

quartieri in espansione come la zona nord-est e sud della città. Include il

potenziamento delle reti scolastiche e sanitarie, la creazione di nuovi parchi urbani e

infrastrutture sportive, e la riqualificazione di aree dismesse.

Piano delle Regole di Milano: Suddivide Milano in diverse zone con regolamentazioni

specifiche, incluse aree di sviluppo prioritario come Porta Nuova e Citylife. Stabilisce

linee guida dettagliate per la costruzione e la ristrutturazione, comprese misure per la

sostenibilità ambientale, come l'efficienza energetica e l'uso di materiali

ecocompatibili. Prevede norme stringenti per la conservazione del centro storico e di

edifici di particolare valore architettonico.

2)

Piccinato è definito il fondatore dell’urbanistica italiana. Ottiene la prima cattedra di

Urbanistica in Italia, conia il termine urbanistica e definisce la figura dell’urbanista

come artista, antropologo, medico, giudice. Impegnato nell’INU e nel GUR, elabora

l’idea della figura di urbanista come libero professionista, in grado di integrare gli

aspetti tecnico economici del progetto. Sostiene la subordinazione di architettura e

urbanistica ed elabora l’idea di metafora organica in cui paragona l’urbanistica a un

organismo vivente.

Ha uno stile asciutto e chiaro, è evidente una certa ripetizione tra i vari piani, definito

da Secchi come «l’ultimo urbanista felice» presenta un eccellente capacità di

intuizione e di collaborare in modo virtuoso con le amministrazioni. Questo lo parta a

produrre quasi 100 Piani in 50 anni di attività: Roma, Pisa, Foggia, Assisi…; elabora il

piano per la nuova città di Sabaudia e anche piani regionali per Lazio e Campania.

Astengo ha ricoperto diversi ruoli importanti: progettazione, docenza, consulenza di

Ministeri, concepimento del Corso di laurea in Urbanistica, direzione della rivista

Urbanistica, presidente INU.. Propone la separazione tra architettura e urbanistica per

costruire un linguaggio unificato dell’urbanistica. L’inizio della sua carriera è definito

dallo studio per un piano regionale per il Piemonte nel 1944/45, con una anticipazione

rispetto al suo tempo, in quanto è il primo in una scala così vasta. Progettò il quartiere

INA CASA Falchera e lavorò ai piani di Assisi, Gubbio e Genova che risultarono

fallimentari a causa delle incongruenze con le amministrazioni. In particolare, per

Assisi realizza 1 PRG e 2 piani particolareggiati per il Centro Storico e per l’espansione

per gestire lo sviluppo economico e la tutela del paesaggio. Approvato nel 1957 ma

rigettato dall’amministrazione comunale. Nel 1966 ha un incarico per riordinare gli

esiti del boom edilizio, ma anche questo viene abbandonato e stravolto dal cambio

dell’amministrazione. Anche se non utilizzato diventa un riferimento importante della

Storia della pianificazione Urbanistica.

Anche il Piano di Gubbio e Genova risultarono fallimentari, ebbe una svolta positiva nei

piani di Bergamo e di Pavia.

Campos Venuti fu uno dei personaggi che maggiormente legò la politica all’attività

professionale: fu animatore della posizione riformista e militante del Partito Comunista.

Fu assessore al comune di Bologna contribuendo a rendere la città un esempio

riconosciuto a livello internazionale.

In molti piani interpreta l’urbanistica riformista come quella impegnata a tutelare nel

miglior modo possibile gli interessi generali di tutta la comunità, che riconosce il

mercato e le sue esigenze e impone regole di comportamento, che, sono necessarie a

garantire l’interesse generale della comunità. Elabora proposte verso la tutela del

centro storico e la costruzione di quartieri popolari nelle zone centrali. Oltre che

all’insegnamento si dedicò alla consulenza delle amministrazioni.

Elabora per Pavia il piano delle cinque salvaguardie: pubblicistica, sociale, produttiva,

ambientale e programmatica; proposte poi come modello di Piano. Redige poi diversi

piani per l’Emilia Romagna, il piano di Madrid, di Roma e per la piana di Firenze.

3)

Jane Jacobs ha criticato aspramente le teorie urbanistiche del suo tempo, in particolare

quelle promosse da Moses e sostenute dai principi modernisti. Nel suo libro, "Vita e

morte delle grandi città” critica l'urbanistica ufficiale e i piani di rinnovamento urbano

che stavano trasformando le città americane negli anni del movimento moderno. Si

scaglia contro Le Corbusier e Mumford, definendo le loro teorie pericolose per la città.

Le sue principali critiche riguardano:

-la zonizzazione, ovvero la separazione rigida delle funzioni urbane, che creava

ambienti urbani sterili e privi di vitalità e impediva la mescolanza di usi che

caratterizzava le città vivaci e dinamiche.

- gli interventi di rinnovamento urbano, che spesso comportavano la demolizione di

interi quartieri storici, sostituiti da grandi progetti edilizi come complessi di edilizia

popolare o superstrade. Jacobs sosteneva che ciò distruggeva le comunità esistenti e il

tessuto sociale.

- la costruzione delle autostrade, promossa da urbanisti come Moses, era vista da

Jacobs come un modo per incentivare l'uso dell'automobile a scapito del trasporto

pubblico e della pedonalità, che portava a città congestionate.

- l'approccio modernista che prediligeva un design astratto e uniforme, spesso

alienante per i residenti. Gli spazi pubblici progettati in questo modo tendevano a

essere inutilizzati e percepiti come insicuri. Si sofferma sui parchi di quartiere, non

sempre un bene ma spesso abbandonati e deserti che diventano pericolosi.

Per limitare queste conseguenze suggeriva:

- la progettazione di strade come luogo sicuro per i pedoni. Raccomandava

marciapiedi ampi, negozi e attività al piano terra, e una densità abitativa che

assicurasse una presenza costante di persone, perché più è ricca la gamma di

interessi che le strade urbane riescono a soddisfare, tanto più sicura sarà la strada.

Prevedeva anche la presenza di parchi verdi con affaccio su strada affinché possano

essere ben visibili e controllati.

- la necessità di mescolare diverse funzioni nello stesso quartiere, per favorire la

presenza di persone nelle strade in diverse ore, rendendole più sicure e vivaci.

- la conservazione e il restauro dei quartieri esistenti, incoraggiando interventi di

rinnovamento su piccola scala piuttosto che grandi progetti di demolizione e

ricostruzione. Integrando la presenza di edifici di diverse età per poter alimentare la

diversità economica e sociale.

-l’eliminazione degli slums attraverso l’auto risanamento.

Jacobs ha cambiato il modo in cui le città vengono concepite e pianificate. Le sue idee

hanno contribuito alla nascita di movimenti di pianificazione urbana più partecipativa

e al riconoscimento dell'importanza della vita di strada e della comunità locale. Anche

oggi, le sue teorie influenzano il dibattito sull'urbanistica sostenibile e sul ruolo delle

città nel promuovere la qualità della vita.

4) La progettazione partecipata è un approccio che coinvolge direttamente i cittadini

nel processo decisionale. In Italia molti urbanisti hanno trattato questo tema: De Carlo

ne è stato l’ideatore e l’ha messo in atto con il progetto del Quartiere Matteotti; Mazza

con il Piano di Alessandria e Secchi con il progetto del Grand Paris.

Dal punto di vista teorico questa metodologia è stata discussa da numerosi autori,

come:

Karen Christensen: che elaborò uno schema con obiettivi e soluzioni in cui distingueva

per il primo consenso e conflitto, e per le soluzioni conosciute e sconosciute; creando

4 casistiche in cui è evidente come siano molte di più i casi in cui le soluzioni ai

problemi necessitino di un confronto con la popolazione.

Sherry Hanstein: ha scritto un articolo “la scala della partecipazione” per delineare che

ci sono diversi livelli di pianificazione, al più bassi c’è la manipolazione o la terapia, poi

c’è un secondo livello in cui colloca l’informazione, la consultazione e il contenimento

dei conflitti e un livello più alto in cui si parla di partn

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher melchiondagabriella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Alessandro Sacchetti.
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